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Il calcio mi ha fatto sentire parte di una squadra, protagonista!

19 Maggio 2025 - 1:26pm

«Il calcio è vita, mi ha fatto sentire parte di una squadra, protagonista»: lo ha detto un giovane atleta di Special Olympics, il movimento di sport praticato da persone con disabilità intellettive, durante l’incontro di presentazione della “XXV Special Olympics European Football Week“, evento che si protrarrà fino al 24 maggio in oltre 45 Paesi di Europa-Eurasia, coinvolgendo più di 35.000 atleti/atlete con e senza disabilità intellettive

«Il calcio mi ha dato fiducia, mi ha insegnato a credere in me stesso» e «Il calcio è vita, mi ha fatto sentire parte di una squadra, protagonista»: lo hanno detto rispettivamente Antonio Barbato e Kristian Trifolelli, due giovani atleti di Special Olympics, il movimento di sport praticato da persone con disabilità intellettive, durante l’incontro di presentazione, presso la sede della Federazione Italiana Giuoco Calcio, della XXV Special Olympics European Football Week, che ha già preso il via in questi giorni e che si protrarrà fino al 24 maggio in oltre 45 Paesi di Europa-Eurasia, appuntamento ormai “storico”, che vedrà impegnati oltre 35.000 atleti/atlete con e senza disabilità intellettive, protagonisti di centinaia di eventi, con il supporto delle federazioni calcistiche, delle scuole e delle comunità locali.

«Venticinque anni fa abbiamo avviato l’European Football Week come Paese pilota – ha sottolineato in sede di presentazione dell’evento Alessandra Palazzotti, direttore Nazionale di Special Olympics Italia, organizzazione che tra l’altro aderisce alla FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) – e oggi i Paesi coinvolti sono ben 45,  un traguardo che racconta un percorso costruito grazie al gioco di squadra. Un’esperienza che continua a cambiare la vita, non solo degli Atleti, ma anche degli Atleti Partner coinvolti. Se in questi 25 anni siamo riusciti a realizzare tutto questo, immaginiamo dunque cosa potremo fare nei prossimi!». (S.B.)

A questo link è disponibile un testo di ampio approfondimento sulla presentazione della XXV Special Olympics European Football Week. Per altre informazioni: Ufficio Stampa Special Olympics Italia (Giampiero Casale), stampa@specialolympics.it.

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Il “Festival della Salute” è “sbarcato” in Emilia Romagna

19 Maggio 2025 - 12:47pm

Dopo 17 edizioni in Toscana, “sbarca” da oggi, 19 maggio, fino a sabato 24 in Emilia Romagna il Festival della Salute, tra Bologna e Casalecchio di Reno, con convegni in città, ma anche con iniziative per promuovere concretamente la prevenzione e l’educazione alimentare, il tutto ponendo l’accento sui due pilastri del vivere bene, salute e prevenzione, mettendo insieme rappresentanti delle Istituzioni, della Sanità, del Terzo Settore e del Volontariato

opo diciassette edizioni in Toscana, “sbarca” da oggi, 19 maggio, fino a sabato 24 in Emilia Romagna il Festival della Salute, tra Bologna e Casalecchio di Reno, con convegni in città, ma anche con iniziative per promuovere concretamente la prevenzione e l’educazione alimentare, il tutto ponendo l’accento sui due pilastri del vivere bene, salute e prevenzione, mettendo insieme rappresentanti delle Istituzioni, della Sanità, del Terzo Settore e del Volontariato.

«Il Festival della Salute – sottolineano i promotori – ha l’obiettivo di diffondere maggiore cultura e consapevolezza nei cittadini e nelle cittadine, promuovendo e tutelando il bene più prezioso quale è la salute. L’evento, dunque, vuole essere strumento di promozione, informazione e conoscenza, finalizzato alla promozione della salute e alla modifica di comportamenti inadeguati che favoriscono l’insorgere di malattie quali l’obesità, di grande rilevanza epidemiologica oltre che piaghe sociali sempre più diffuse. Le parole chiave sono prevenzione, cura e fragilità, dove un atteggiamento propositivo delle persone rimane indispensabile».

Tutti gli appuntamenti promossi dal Festival della Salute – organizzato in collaborazione con i Comuni di Bologna e Casalecchio di Reno, in collaborazione con il Dipartimento Prevenzione dell’AUSL di Bologna – saranno gratuiti e aperti alla cittadinanza. (S.B.)

A questo link è disponibile un testo di ulteriore presentazione, a quest’altro link il programma completo. Per altre informazioni: Ufficio Stampa del Festival della Salute (Deborah Annolino), d.annolino@adcommunications.it.

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I due centenari celebrati dall’Istituto Statale Augusto Romagnoli

19 Maggio 2025 - 12:19pm

Dopo che nell’ottobre dello scorso anno era stato impegnato con il centenario della prima pubblicazione di “Ragazzi ciechi“ di Augusto Romagnoli, il 21 e il 22 maggio l’Istituto Statale Augusto Romagnoli di Roma celebrerà con un convegno internazionale un altro centenario, vale a dire l’istituzione nel 1925 della “Regia Scuola di Metodo per insegnanti e maestri istitutori dei ciechi”, diretta dallo stesso professor Romagnoli fino alla sua morte nel 1946 L’Istituto Statale Augusto Romagnoli di Roma è subentrato alla precedente “Regia Scuola di Metodo per insegnanti e maestri istitutori dei ciechi”

«Ciò che crea un evento è ciò che è vivo, e ciò che è vivo è ciò che non si protegge dalla perdita di se stesso» (Christian Bobin, 1997), per dirla con le parole di un poeta. I due centenari che, a breve distanza, l’Istituto Statale Augusto Romagnoli di Roma ha organizzato sono un’importante, poetica, testimonianza di vita. Il 23 ottobre dello scorso anno, infatti [se ne legga anche in Superando a questo link, N.d.R.], l’Istituto è stato impegnato nel centenario della prima pubblicazione di Ragazzi ciechi di Augusto Romagnoli, mentre i prossimi 21 e 22 maggio si occuperà di un altro centenario: l’istituzione nel 1925, con Regio Decreto 2483, della Regia Scuola di Metodo per insegnanti e maestri istitutori dei ciechi, diretta dallo stesso professor Romagnoli fino alla sua morte nel 1946. Successivamente alla scuola di metodo, è nato l’Istituto Statale Augusto Romagnoli.
Per celebrare dunque il centenario dell’istituzione della Scuola di Metodo, a Roma, presso l’Istituto Romagnoli (Via Gregorio VII, 601), avrà luogo il 21 e 22 maggio, come detto, un convegno internazionale organizzato dall’Istituto stesso, insieme al Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Roma Tre, in collaborazione con l’UICI Nazionale (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) e con il patrocinio della SIPeS (Società Italiana di Pedagogia Speciale) (a questo link è disponibile il programma completo del convegno).

Ma quale motivazione spinge l’Istituto Romagnoli a celebrare i due centenari? Di sicuro la consapevolezza della validità delle intuizioni tiflopedagogiche di Augusto Romagnoli, della modernità delle sue tesi, la necessità del compito di reinventare, come è sempre bene fare, non di imitare, le pratiche didattiche che Romagnoli proponeva. Reinventarle sulla base dei suoi sempre validi criteri educativi.
Il “metodo Romagnoli” in questi cento anni si è arricchito della mediazione del mondo e resiste alla perdita di se stesso. Lo dimostrano i numerosissimi contatti per consulenze, formazione, affiancamento che l’Istituto ha con le scuole tutte e non solo con quelle del Lazio. Lo dimostra la risposta dell’Istituto ai bisogni formativi dei docenti in servizio. E la risposta l’Istituto la trova guardando ai punti fermi che Augusto Romagnoli ha indicato, le cose essenziali che cento anni fa sono state individuate per un’educazione volta alla piena realizzazione di una persona con disabilità visiva: il gioco, l’orientamento, l’educazione al tatto, il Braille, l’educazione estetica, la musica, l’educazione immaginativa. E poi il confronto, la condivisione, tra persone che hanno diversi funzionamenti visivi: persone che vedono, persone che non vedono, persone che vedono poco, persone che vedono a loro modo. Inclusione!
La dinamicità dell’Istituto sta anche nel creare nuove strade, per interpretare, in modo sempre più convincente, il mandato istituzionale. E nel mandato istituzionale dell’Istituto la ricerca tiflopedagogica ricopre un ruolo importante. Con lo sguardo al passato, ma rivolti al futuro, l’Istituto ha dato avvio ad un importante accordo quadro di collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Roma Tre. Nato sotto l’impulso di un Dottorato di Ricerca sulla disabilità visiva e l’educazione immaginativa, tale accordo è l’occasione per disegnare insieme nuovi e importanti progetti di ricerca tiflopedagogica. Ed è questo il motivo per cui i due centenari sono stati promossi e organizzati congiuntamente dall’Istituto Romagnoli e dall’Università Roma Tre, ad avviare un proficuo percorso, caratterizzato da generosità professionale e autentico desiderio di esplorare insieme spazi di confronto, di confine, di superamento di barriere ed esclusioni, che se non si individuano si sommano.

Tornando al convegno dei prossimi giorni, il 21 maggio ci si focalizzerà sulla scuola di metodo e i criteri educativi di Augusto Romagnoli: I racconti dei luoghi e delle persone. Il 22 maggio, invece, sarà centrato innanzitutto su un tavola rotonda dedicata all’importanza dell’insegnamento e del laboratorio sulle disabilità sensoriali visive nel corso della specializzazione per le attività di sostegno. A seguire si parlerà del dono della testimonianza dei genitori, si presenteranno le buone pratiche delle scuole e anche un percorso di ricerca.

Nel ricordare dunque che l’Istituto Augusto Romagnoli è un Istituto Statale, di tutte e tutti, non si può che concludere con l’invito a tutte e tutti a partecipare, a raggiungerci, a contribuire a questa bella pagina di vita.

*Docente dell’Istituto Statale Augusto Romagnol” e PhD student del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Roma Tre.

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Le nuove misure per la tutela dei “clienti vulnerabili” nel settore energetico

16 Maggio 2025 - 6:20pm

La Legge 60/25, testo di conversione del Decreto Legge 19/25, recante “Misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale, nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza”, ha introdotto ulteriori supporti e tutele per i cosiddetti “clienti vulnerabili”, tra cui le persone con disabilità, rispetto allo stesso Decreto Legge che ha convertito

Nella Gazzetta Ufficiale n. 98 del 29 aprile scorso, è stata pubblicata la Legge 60/25, testo di conversione del Decreto Legge 19/25, recante Misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale, nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza.
Questa Legge, oltre a confermare le previsioni relative ai supporti e alle tutele per i cosiddetti “clienti vulnerabili”, presenti nel Decreto Legge che è andata a convertire, ne ha introdotto di ulteriori.

Prima di tutto, è opportuno ricordare che rientrano nella categoria dei “clienti vulnerabili”, secondo l’articolo 11 del Decreto Legislativo 210/21, coloro che si trovano in condizioni economicamente svantaggiate; coloro che versano in gravi condizioni di salute, tali da richiedere l’utilizzo di apparecchiature medico-terapeutiche alimentate dall’energia elettrica, necessarie per il loro mantenimento in vita, ai sensi dell’articolo 1, comma 75 della Legge 124/17; coloro che hanno il riconoscimento della propria condizione di disabilità, come da articolo 3 della Legge 104/92; le persone ultrasettantacinquenni; i titolari di utenze che si trovano nelle isole minori non interconnesse o ubicate in strutture abitative di emergenza, in ragione di calamità naturali.

Ebbene, le novità rivolte ai “clienti vulnerabili”, presenti nella Legge 60/25, sono quelle di seguito elencate.
° La recente normativa ha stabilito che per il 2025 venga riconosciuto un contributo straordinario di 200 euro, volto a coprire le spese di fornitura di energia elettrica, destinato a chi ha un ISEE pari o inferiore a 25.000 euro. A tale contributo si provvede nel limite delle risorse disponibili, necessarie a garantirne la copertura, a qualsiasi titolo, sul bilancio della Cassa per i servizi energetici ambientali.
È importante evidenziare che il suddetto contributo si aggiunge a quelli già esistenti nel nostro ordinamento, ovvero i “bonus sociali elettrico e gas”, che non vengono modificati.

° All’articolo 2, la Legge 60/25 conferma quanto già sancito dal Decreto Legge 19/25, relativamente al permanere dei clienti vulnerabili nel mercato tutelato. Essi potranno infatti evitare il passaggio obbligatorio al mercato libero fino al 31 marzo 2027.
In aggiunta, la norma introduce un regime transitorio per i clienti vulnerabili che non abbiano selezionato un fornitore nel mercato libero o nel servizio a tutele graduali, prevedendo che tali clienti continuino a essere riforniti attraverso il servizio di maggior tutela.

° Il nuovo comma 2 dell’articolo 2 stabilisce che non sia pignorabile l’abitazione di proprietà di una persona che abbia acquisito la qualifica di cliente vulnerabile, qualora il suo debito, derivante dal mancato pagamento delle bollette elettriche condominiali, non superi i 5.000 euro.
L’immobile, per essere non pignorabile in questa circostanza, deve essere l’unico posseduto dal debitore, deve essere il suo luogo di residenza e non deve rientrare nella categoria delle abitazioni di lusso.

° Lo stesso articolo, al comma 3, sancisce che coloro che dovessero diventare clienti vulnerabili e che al momento ricevono l’energia elettrica da servizi di fornitura a tutela graduale, continuino a ricevere tale prestazione energetica fino alla fine della sua durata, precedentemente stabilita.

° All’articolo 4, la Legge 60/25 introduce disposizioni in favore delle famiglie e microimprese vulnerabili, per far fronte all’emergenza dell’aumento dei prezzi del gas naturale e dell’energia elettrica, derivanti dall’aumento del prezzo internazionale del gas. Nello specifico, viene previsto che i soldi derivanti dall’aumento dell’IVA, causato dall’incremento del prezzo del gas, siano destinati a misure di sostegno per le famiglie e le microimprese vulnerabili, al fine di contenere il maggiore onere da queste sostenuto per la fornitura di gas naturale ed energia elettrica.
Le suddette somme saranno inserite in un apposito Fondo del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

*Centro Studi Giuridici HandyLex della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie).

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“InVisibili”, ovvero “In fondo basta guardarsi dentro”

16 Maggio 2025 - 5:54pm

Dopo una preparazione di mesi, andrà in scena nella serata del 17 maggio a Crema (Cremona) la rappresentazione di “InVisibili. In fondo basta guardarsi dentro“, spettacolo promosso dalla Fondazione Alba ANFFAS Crema (Cremona), che ha coinvolto una trentina di persone di tale organizzazione Le tante persone coinvolte nella rappresentazione di “InVisibili”

Dopo una preparazione durata mesi, siamo ormai alla vigilia della rappresentazione di InVisibili. In fondo basta guardarsi dentro, spettacolo promosso dalla Fondazione Alba ANFFAS Crema (Cremona), che andrà appunto in scena nella serata di domani, sabato 17 maggio, al Teatro San Domenico di Crema.

Ideatrici della rappresentazione – che coinvolge una trentina di persone dell’ANFFAS (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo), che hanno anche partecipato alla scrittura dei testi – sono state le educatrici Alice Guanzini e Chiara Marchesi, appassionate referenti del progetto, in collaborazione con l’attore e regista Nicola Cazzalini e la locale Associazione Liberi e Forti, il tutto avvalendosi del patrocinio del Comune di Crema.

«InVisibili – spiegano Guanzini e Marchesi – nasce da un percorso psico-corporeo sulla consapevolezza e sul riconoscimento delle emozioni, cominciato nel 2022, al quale ha partecipato un gruppo eterogeneo di persone adulte con disabilità. A gennaio 2023, il lavoro svolto nell’anno precedente è stato rappresentato attraverso una mostra, dal nome Emozioni, allestita presso il Servizio Diurno Alternativo». (S.B.)

A questo link è disponibile un testo di approfondimento. Per altre informazioni: comunicazione@fondazionealba.it (Luca Guerini).

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“Oltre il sipario, il cuore”: quando l’inclusione sale davvero sul palco

16 Maggio 2025 - 4:54pm

La recente rappresentazione a Savona dello spettacolo “Oltre il sipario, il cuore” non è stata una semplice performance, ma un’esperienza che ha coinvolto il cuore, che ha reso reale e palpabile il significato di inclusione. Giovani con e senza disabilità hanno lavorato insieme in un progetto, suscitando emozioni forti che hanno commosso ogni spettatore Un momento della rappresentazione di “Oltre il sipario, il cuore”

Con la rappresentazione di Oltre il sipario, il cuore, il 6 maggio scorso, al Teatro Gabriello Chiabrera di Savona, sul palco è accaduto qualcosa di straordinario. Non si è trattato di una semplice performance, ma di un’esperienza che ha coinvolto il cuore, che ha reso reale e palpabile il significato di inclusione. Giovani con e senza disabilità hanno lavorato insieme in un progetto, suscitando emozioni forti che hanno commosso ogni spettatore.

Una rete di persone, esperienze e territori
Ciò che ha reso unica quella rappresentazione non è stato tanto l’aspetto tecnico, quanto il percorso umano che lo ha preceduto. Un viaggio condiviso, fatto di ascolto, pazienza e della volontà di tirare fuori il meglio da ognuno. La forza di un progetto che ha unito esperienze diverse, creando relazioni vere.
Le Associazioni Seconda Stella A Destra e DNA Musica hanno avuto un ruolo centrale, focalizzando l’attenzione sulle persone e valorizzando le capacità di ognuno. Fondamentale anche il contributo di Marco Caudullo, direttore artistico di DNA Musica e direttore di scena dell’evento, che ha guidato il lavoro con visione e coerenza, contribuendo in modo decisivo alla riuscita dello spettacolo.
Tra le realtà che hanno partecipato all’iniziativa, pur non essendo presenti sul palco, vi è stata anche l’Associazione Genitori de La Nostra Famiglia Regione Liguria, che ha offerto un supporto concreto e prezioso. Insieme ad altre realtà del territorio e al Comune di Savona, ha reso possibile la realizzazione del progetto anche attraverso un impegno condiviso nelle risorse messe a disposizione.
Alla base di questa realtà, come detto, c’è stato un percorso più ampio, costruito nel tempo attraverso relazioni e alleanze, un’iniziativa frutto del lavoro congiunto di diverse Associazioni che fanno parte di Insieme si può, programma regionale ligure, nato per creare sinergie tra Enti del Terzo Settore e Istituzioni.
Questo progetto, dunque, ha visto la partecipazione di molteplici realtà, che hanno contribuito non solo con risorse, ma anche con competenze e impegno. Tale supporto ha permesso di offrire non solo opportunità, ma anche strumenti e risorse per dare forma ad esperienze concrete di inclusione, come quella vissuta sul palco del Teatro Chiabrera.
Un risultato che nasce dall’impegno condiviso di chi ogni giorno promuove una cultura capace di valorizzare ogni persona, mettendo al centro la partecipazione e il rispetto delle differenze. Ed è proprio da questa rete di alleanze e visioni condivise che ha preso forma qualcosa di più di uno spettacolo. Un’esperienza viva, fatta di presenze, voci e gesti capaci di toccare profondamente.

Un’altra immagine della rappresentazione di “Oltre il sipario, il cuore”

Il linguaggio universale delle emozioni
Ciò che è successo sulla ribalta è difficile da raccontare. Ogni gesto e ogni sguardo trasmettevano sincerità, la bellezza di un incontro che non aveva paura di mostrarsi per quello che era.
In un mondo che spesso teme la differenza, questo spettacolo ha dimostrato che la diversità è un valore, una risorsa da mettere al centro. Il pubblico lo ha percepito, ha sentito l’energia che veniva dal palco. C’era una connessione speciale tra artisti e spettatori, un’energia che ha unito tutti in un’unica emozione.

Un modello da cui trarre ispirazione
Oltre il sipario, il cuore ci lascia un messaggio forte: l’inclusione non è un concetto astratto, ma un processo che richiede impegno, cura e relazioni vere. Non è qualcosa che si costruisce in un giorno, ma un cammino che si fa insieme, giorno dopo giorno. E questo progetto mostra che una cultura inclusiva è possibile. Non è un sogno, ma una realtà concreta che nasce quando le comunità si impegnano seriamente. Invita a guardare ogni persona per ciò che è, senza pregiudizi e senza etichette.

Guardare oltre il sipario: una scelta che cambia tutto
Il titolo dello spettacolo, Oltre il sipario, il cuore, non poteva essere più appropriato. È un invito a guardare oltre, a non fermarsi alla superficie, a scoprire l’altro nella sua totalità senza filtri ed a riconoscere il valore di ogni persona.
Iniziative come questa ricordano che l’arte può essere uno strumento potente di cambiamento, capace di unire e di costruire ponti. Tali progetti insegnano inoltre che la vera bellezza nasce quando incontriamo l’altra persona con rispetto e senza pregiudizi.
Se vogliamo una società più giusta e accogliente dobbiamo partire da qui: dall’ascolto, dalla partecipazione e dalla relazione. Solo così possiamo andare oltre il sipario e scoprire che, alla fine, il cuore è il vero protagonista di ogni cambiamento.

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Elena Tomei, talento e inclusione sul palco con “La casalinga imperfetta”

16 Maggio 2025 - 4:22pm

Elena Tomei, attrice con disturbo dello spettro autistico, torna sul palco con “La casalinga imperfetta”, monologo in gara il 18 maggio alla rassegna “Artisti sul Comò” al Teatro Antigone di Roma. Dopo il successo di “Come dentro un Film”, Tomei porta in scena una storia di quotidianità e cambiamento, confermando un teatro da vivere come spazio di inclusione e crescita Elena Tomei

Il teatro si fa inclusione con Elena Tomei, giovane attrice con disturbo dello spettro autistico che continua a distinguersi sulla scena teatrale. Dopo il successo ottenuto con Come dentro un film, spettacolo scritto e diretto da Veronica Liberale (ne abbiamo parlato in più di un’occasione, come ad esempio a questo link), Tomei torna sul palco con un nuovo monologo, La casalinga imperfetta, che sarà in gara il 18 maggio alla rassegna comica Artisti sul Comò presso il Teatro Antigone di Roma (Via Vespucci, 42, ore 18).

Scritto da Francesca Nunzi e diretto da Romina Bufano, La casalinga imperfetta racconta la vita di una donna schiacciata da obblighi e preconcetti che, attraverso il racconto sincero e senza filtri delle proprie esperienze, invita il pubblico a riflettere e sorridere.
Nel suo percorso, Tomei ha dimostrato come l’arte sia uno strumento di espressione e crescita, vincendo tra l’altro, il Premio Lysistrata e affermandosi con spettacoli che mettono in luce il valore della diversità.
La sua interpretazione in Come dentro un film ha emozionato il pubblico con una storia di amicizia e riscatto, mentre nel nuovo spettacolo si cimenta con ironia in un racconto sulla vita quotidiana delle donne.

Un appuntamento da non perdere, quindi, quello del 18 maggio, dove Elena Tomei porta in scena una storia che parla di vita quotidiana e cambiamento, mostrando ancora una volta il valore dell’inclusione nel teatro. (C.C.)

Per ulteriori informazioni: elenatomei1990@gmail.com.

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L’anima “invisibile” delle imbarcazioni: il Museo Omero racconta la costruzione navale

16 Maggio 2025 - 4:06pm

Il Museo Tattile Statale Omero di Ancona propone un percorso accessibile per esplorare la costruzione navale, con l’anteprima della mostra “Barche e Navi – Forme, Strutture, Materiali”, in programma dal 17 al 22 maggio. L’esposizione, pensata per essere fruita anche da persone con disabilità visiva, porta alla luce l’anima invisibile delle imbarcazioni

Un viaggio nel mondo della costruzione navale, tra tecnica, ingegno e cultura del mare, accessibile a tutti e a tutte. È questo il cuore della mostra Barche e Navi – Forme, Strutture, Materiali, anteprima di un progetto espositivo più ampio, curato dal Museo Tattile Statale Omero di Ancona e dall’Associazione Culturale Uomini delle Navi, con il sostegno di Fincantieri, CRN, IIS Volterra-Elia, Cooperativa Motopescherecci e Società Rimorchiatori.

L’esposizione, ospitata dal 17 al 22 maggio nel Foyer Auditorium della Mole Vanvitelliana di Ancona, permette di esplorare il mondo delle imbarcazioni attraverso modelli in scala, disegni tecnici in rilievo e materiali autentici, nel pieno rispetto dell’approccio inclusivo che da sempre contraddistingue il Museo Omero.
Affacciandosi su un porto o scrutando il mare aperto, lo sguardo viene inevitabilmente catturato dalle sagome delle imbarcazioni. Alcune sostano silenziose all’ormeggio, altre solcano l’acqua, generando scenari sempre nuovi. Ogni nave racconta una storia diversa: la vela del diportista, il peschereccio, il traghetto carico di auto e persone, la nave passeggeri, lo yacht scintillante o la gigantesca porta-container. Di ciascuna vediamo solo la parte emersa, ma è ciò che si cela sotto la linea di galleggiamento a costituirne la vera anima strutturale.
La mostra si concentra proprio su questo “invisibile”, portandolo alla luce attraverso una selezione di modelli in scala che illustrano forme e strutture degli scafi, permettendo di comprendere come si progetta e si costruisce una nave, quali materiali vengono utilizzati e come si passa dall’idea iniziale alla sua concreta realizzazione.

L’inaugurazione ufficiale è prevista per la mattinata del 17 maggio (ore 11), nell’àmbito del festival Tipicità in blu, dedicato al mare e alle molteplici espressioni di esso. (C.C.)

Durante i giorni di apertura, il pubblico potrà visitare la mostra sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19, mentre da lunedì a giovedì sarà accessibile dalle 16 alle 19. Per ulteriori informazioni: redazione@museoomero.it (Monica Bernacchia).

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I risultati di “Artemisia” nei confronti della violenza contro le donne con disabilità

16 Maggio 2025 - 12:45pm

Il convegno “Nessuna esclusa”, in programma per il 20 maggio a Milano, sarà l’occasione per presentare i risultati di tre anni di lavoro di formazione e sensibilizzazione, ovvero di quanto fatto nell’àmbito del progetto “Artemisia”, per fare emergere la violenza di genere ai danni delle donne e delle ragazze con disabilità e favorirne la presa in carico Artemisia Gentileschi, “Autoritratto come allegoria della Pittura” (particolare), (1638-39), Royal Collection Trust, Londra (Foto: Bridgeman/Aci). Alla pittrice secentesca si ispira il nome del progetto promosso in Lombardia

In questi anni abbiamo seguito costantemente sulle nostre pagine il progetto avviato in Lombardia il 3 dicembre 2022, con il nome di Artemisia – abbreviazione per “Attraverso Reti TErritoriali eMersione di SItuAzioni di violenza”, ma chiamato così anche in onore di Artemisia Gentileschi (nata nel 1593 e deceduta tra il 1652 e il 1656), la nota pittrice che subì una violenza sessuale a cui reagì facendo processare e condannare il colpevole) –, iniziativa promossa dalle Fondazioni Somaschi, ASPHI e Centro per la Famiglia Card. Carlo Maria Martini, insieme alla LEDHA (la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) e al CEAS (Centro Ambrosiano di Solidarietà).
Quelle stesse organizzazioni hanno ora promosso per la mattinata del 20 maggio a Milano, presso la Sala Alessi di Palazzo Marino, il convegno Nessuna esclusa, che sarà appunto l’occasione per presentare i risultati di tre anni di lavoro di formazione e sensibilizzazione, per fare emergere la violenza di genere ai danni delle donne e delle ragazze con disabilità e favorirne la presa in carico.

«La collaborazione tra le organizzazioni che hanno promosso Artemisia – spiegano dalla LEDHA – si è concretizzata in un percorso formativo che ha coinvolto sia le operatrici dei Centri Antiviolenza, sia quanti operano nell’àmbito della disabilità. Questo lavoro in rete ha permesso di ottenere in soli tre anni risultati importanti, che verranno presentati durante il convegno del 20 maggio, a partire dall’approccio all’accoglienza delle donne con disabilità che si sono rivolte ai Centri Antiviolenza per chiedere aiuto».

Aperto dai saluti della ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, dell’assessore al Welfare del Comune di Milano Lamberto Bertolè e del direttore di Fondazione di Comunità Milano Filippo Petrolati, il convegno prevede poi gli interventi delle realtà coinvolte nel progetto che illustreranno le azioni messe in campo e le prospettive future di Artemisia.
A concludere, vi sarà una tavola rotonda con Giuseppe Arconzo, delegato del Sindaco di Milano per le Politiche sull’Accessibilità; Elena Lucchini, assessora alla Famiglia, alla Solidarietà Sociale, alla Disabilità e alle Pari Opportunità della Regione Lombardia; Miriam Pasqui della Direzione Welfare e Salute, Area Diritti e Inclusione del Comune di Milano; Mirco Fagioli della Struttura Complessa Rete Sociosanitaria e Sociale di ATS Milano Città Metropolitana; Manuela Zaltieri, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali. (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione: ufficiostampa@ledha.it.

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Inclusione e territorio: la nuova sede della Cooperativa Margherita di Sandrigo

16 Maggio 2025 - 12:19pm

La Cooperativa Margherita inaugura la sua nuova sede a Sandrigo (Vicenza), uno spazio pensato per accogliere e supportare persone con disabilità, anziani e bambini. L’evento, aperto alla cittadinanza, segna anche l’inizio del percorso verso la creazione di una Fondazione per garantire la continuità delle attività e rafforzare il legame con il territorio

Nella mattinata di sabato 17 maggio (ore 10), nel Comune di Sandrigo, in provincia di Vicenza (presso la Sala Teatro Arena di Via San Gaetano, 12), si terrà l’inaugurazione ufficiale della nuova sede della Cooperativa Margherita, nata grazie al progetto Un cuore grande come una casa.
L’evento, aperto alla cittadinanza, celebrerà la ristrutturazione dell’immobile concesso gratuitamente per 22 anni dalla Parrocchia di Sandrigo e presenterà il percorso verso la nascita di una Fondazione dedicata alla sostenibilità delle attività della Cooperativa che da trent’anni progetta e gestisce servizi per persone con disabilità, anziani, bambini e ragazzi.

La nuova sede, situata in Via San Gaetano, 14, ospiterà servizi innovativi per la comunità: Dopo di Noi e Vita Indipendente per persone con disabilità, In Gaja per anziani fragili e le loro famiglie, e Creability, un progetto creativo per bambini con disabilità. «Non solo uno spazio fisico – dichiara Valeria Ferraro, presidente della Cooperativa Margherita -, ma un luogo di relazioni e opportunità».

Alla cerimonia del 17 maggio parteciperanno sostenitori, volontari, tecnici della ristrutturazione e rappresentanti istituzionali, con la possibilità di visitare l’immobile e conoscere da vicino il progetto. (C.C.)

Per ulteriori informazioni: comunicazione@cooperativamargherita.org.

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Con “Tutti in Campo” il protagonista è il calcio integrato

16 Maggio 2025 - 12:06pm

“Tutti in Campo” è un torneo di calcio integrato, organizzato da 60 giovani dell’ITS JobsAcademy Lombardia e dal CSI Milano, che il 17 maggio riunirà oltre 300 atleti al Centro Sportivo Sandro Pertini di Cornaredo (Milano). L’evento celebra lo sport come strumento di inclusione e mira a diventare un modello replicabile a livello nazionale, abbattendo barriere e valorizzando le diversità Foto di gruppo alla presentazione di “Tutti in Campo”

Un evento sportivo che è molto più di una competizione: Tutti in Campo, il torneo di calcio integrato organizzato da 60 giovani della Fondazione ITS JobsAcademy Lombardia, in collaborazione con il CSI Milano (Centro Sportivo Italiano), si terrà il 17 maggio al Centro Sportivo Pertini di Cornaredo, in provincia di Milano (ne avevamo dato qui l’annuncio).

Presentato nei giorni scorsi presso il Comune di Milano, Tutti in Campo rappresenta l’esame finale che gli studenti dell’ITS devono sostenere a conclusione del programma didattico Sport for Good, coordinato dal professor Enrico Gelfi, che tratta lo sport a partire dai valori di cui è depositario.
Il prossimo 17 maggio, dunque, il Centro Sportivo Sandro Pertini di Cornaredo diventerà il cuore pulsante della manifestazione che vedrà la partecipazione di oltre 300 giovani atleti, tra cui atleti con disabilità, famiglie e studenti. L’iniziativa vuole celebrare il potere dello sport come strumento capace di eliminare le barriere e valorizzare le diversità attraverso appunto il calcio integrato, dove atleti con e senza disabilità si uniscono in squadre miste, mettendo in evidenza le capacità individuali di ciascun partecipante.

«Tutti in Campo è molto più di un torneo sportivo, è un esempio concreto di come lo sport possa diventare strumento di inclusione, crescita e cittadinanza attiva – ha dichiarato in sede di presentazione dell’iniziativa Martina Riva, assessora allo Sport, al Turismo e alle Politiche Giovanili del Comune di Milano -. È particolarmente significativo che a guidare questa iniziativa siano stati 60 giovani studenti, che con impegno e passione hanno saputo costruire un evento capace di unire persone con storie e vissuti diversi».
«Il calcio integrato attira su di sè sempre maggiore attenzione e questa proposta avanzata da Fondazione ITS JobsAcademy Lombardia ci ha lusingati, ma allo stesso tempo ci ha caricati di responsabilità perché abbiamo dovuto trovare le giuste parole per illustrare agli organizzatori il modo in cui i valori che regolano questo sport, ovvero inclusione e collaborazione, possano fondersi con il sano agonismo che si vive nelle nostre partite . Il torneo Tutti in campo sarà un’importantissima vetrina per il nostro movimento, che punta non solo ad allargarsi, ma anche ad essere considerato come esempio per gli altri territori», ha commentato Simone Argentin, coordinatore del progetto di calcio integrato del CSI (Centro Sportivo Italiano).

L’inclusione non sarà solo in campo: Tutti in Campo proporrà infatti anche eventi collaterali, attività ludiche e performance musicali. (C.C.) 

Per ulteriori informazioni: info@testoriufficiostampa.it.

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Prezioso quel protocollo d’intesa tra AISM e ANCI

16 Maggio 2025 - 11:52am

Un protocollo d’intesa è stato sottoscritto tra l’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) e l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), allo scopo di rafforzare la collaborazione reciproca nel promuovere l’inclusione, la qualità di vita e i diritti delle persone con sclerosi multipla e patologie correlate, oltreché, in generale, quelli di tutte le persone con disabilità, in un quadro di crescita dei territori Il presidente dell’AISM Francesco Vacca (a sinistra) e il vicepresidente dell’ANCI Roberto Pella sottoscrivono il protocollo d’intesa presso la sede nazionale dell’ANCI

Un protocollo d’intesa è stato sottoscritto nei giorni scorsi tra l’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) e l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), allo scopo di rafforzare la collaborazione reciproca nel promuovere l’inclusione, la qualità di vita e i diritti delle persone con sclerosi multipla e patologie correlate in un quadro di crescita dei territori.
«Questo accordo – sottolineano dall’AISM – rappresenta un importante passo avanti verso un modello di welfare territoriale più inclusivo, fondato sulla coprogrammazione e coprogettazione di interventi che rispondano concretamente ai bisogni delle comunità locali. Valido per i prossimi tre anni, e ulteriormente rinnovabile, il protocollo parte dalle esperienze virtuose già maturate nelle città e nelle regioni ed apre la strada a una serie di iniziative congiunte che mirano alla promozione dei diritti delle persone con disabilità e alla loro piena partecipazione alla vita sociale. Particolare attenzione sarà rivolta ai giovani e giovanissimi, con azioni di sensibilizzazione nelle scuole per promuovere l’inclusione scolastica ed educativa degli studenti con disabilità e gravi patologie. È prevista inoltre la possibilità di attivare progetti a supporto della salute, dello sport inclusivo, del benessere e dell’integrazione sociale, anche attraverso attività di tutela (advocacy), per migliorare prassi e normative. Altro àmbito chiave, infine, sarà la condivisione di dati e conoscenze, a fini di ricerca sociale e sanitaria, per orientare meglio le politiche locali in risposta ai bisogni delle persone con disabilità».

A partire da questa intesa, dunque, verranno valorizzate e declinate a livello locale campagne e iniziative nazionali già consolidate dall’AISM, come il laboratorio esperienziale sui sintomi Senti come mi sento, promosso in vista della mostra PortrAIts, dove le persone con sclerosi multipla presentano per immagini i loro sintomi invisibili attraverso l’intelligenza artificiale. Ma anche la diffusione e la sottoscrizione della Carta dei Diritti delle Persone con Sclerosi Multipla e Patologie Correlate, loro Familiari e Caregiver, la Settimana Nazionale della Sclerosi Multipla, eventi sportivi inclusivi, iniziative di promozione e sostegno della salute e progetti territoriali di affermazione dei diritti, in stretta collaborazione con le Amministrazioni Comunali. Senza trascurare lo sviluppo di percorsi di formazione per operatori e volontari, gli interventi di educazione digitale e altre iniziative rivolte ai giovani, in coerenza con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030, e in particolare sui temi della salute, dell’uguaglianza, del lavoro dignitoso e delle comunità sostenibili.

«La sottoscrizione di questo accordo con l’ANCI – afferma Francesco Vacca, presidente nazionale dell’AISM – rappresenta per noi un punto di svolta, lungo una strada tracciata da oltre cinquant’anni all’insegna della prossimità e vicinanza, che ci rende da sempre parte attiva della rete dei servizi dei territori e fattore di coesione e sviluppo delle comunità in sui siamo presenti.  Attraverso la coprogrammazione e la coprogettazione, intendiamo mettere insieme la comune esperienza e il profondo radicamento nei territori, per tradurre in progetti concreti le necessità di chi convive quotidianamente con la sclerosi multipla. Si tratta dunque di un protocollo che segna il potenziamento di una collaborazione strategica e partecipata, facendo leva sull’esperienza di ogni attore coinvolto, per costruire un modello di welfare inclusivo e vicino alle esigenze di tutti, trasformando le sfide sociali in opportunità di crescita e condivisione».
Soddisfazione per l’iniziativa, anche a nome del presidente dell’ANCI Gaetano Manfredi, viene espressa da parte del vicepresidente Roberto Pella, «convinto che la reciproca volontà di collaborare e il comune impegno contro le barriere sociali, per la promozione della salute e la piena attuazione dei diritti si concretizzerà in azioni tangibili volte alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla patologia e sul suo impatto sulle condizioni di vita delle persone e sulla comunità». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa e Comunicazione AISM (Barbara Erba), barbaraerba@gmail.com.

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L’UICI al Salone Internazionale del Libro di Torino

15 Maggio 2025 - 6:24pm

Anche quest’anno l’UICI è presente con un proprio stand al Salone Internazionale del Libro di Torino, in corso di svolgimento fino al 19 maggio, con uno spazio espositivo curato dal Centro Nazionale del Libro Parlato e la partecipazione congiunta di altre realtà dell’UICI stessa. L’Associazione, inoltre, ha promosso anche due altri momenti di sensibilizzazione presso lo stand del Ministero dell’Istruzione e del Merito

Anche quest’anno, per la quarta volta consecutiva, l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) è presente con un proprio stand al Lingotto Fiere di Torino, per il Salone Internazionale del Libro di Torino, in corso di svolgimento fino al 19 maggio, con uno spazio espositivo curato dal Centro Nazionale del Libro Parlato e la partecipazione congiunta di altre realtà dell’UICI stessa, quali la Stamperia Regionale Braille di Catania, la Biblioteca Italiana per i Ciechi Regina Margherita di Monza e l’IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione).
Presso lo stand, dunque, sarà possibile scoprire strumenti, risorse e supporti innovativi dedicati alle persone con disabilità visiva per la fruizione dei libri. Inoltre, il Centro Nazionale del Libro Parlato offrirà la possibilità di donare la propria voce per la trasposizione di libri in audiolibri. Il tutto con particolare attenzione rivolta alle scuole, agli insegnanti e allo sviluppo di nuove metodologie utili alla socializzazione tra i ragazzi.

Da segnalare ancora che l’attività di sensibilizzazione del pubblico promossa dall’UICI si sostanzia al Salone di Torino anche con due preziosi momenti presso lo stand del Ministero dell’Istruzione e del Merito, consolidando una collaborazione volta a potenziare l’inclusione scolastica e la diffusione di materiali accessibili.
Il primo incontro, svoltosi nel pomeriggio di oggi, 15 maggio, si è intitolato Insieme leggiamo il mondo – Il Braille: strumento di autonomia e inclusione, viaggio alla scoperta della storia del Braille e del ruolo di esso nella lettura inclusiva, con interventi di Annalisa Antonelli e Giada Voci, che hanno presentato anche la storica rivista per bambini «Gennariello».
Il secondo incontro sarà invece nel pomeriggio del 18 maggio (ore 15.30), sul tema Un museo per tutti – Accessibilità e Inclusione al centro, per parlare di accessibilità museale per ciechi e ipovedenti, con la presentazione di modellini tattili, audioguide e un video sul Braille e sulla Stamperia Regionale Braille di Catania.
In altra parte del giornale, infine, abbiamo già segnalato l’iniziativa di Lettura al buio, cui hanno collaborato anche le componenti dell’UICI del Piemonte e di Biella. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ustampa@uici.it (Maria Rita Zauri).

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Il quinto torneo di calcio “SKF Italia Meet the World” per giovani con disabilità intellettive

15 Maggio 2025 - 5:59pm

Giungerà il 18 maggio alla sua quinta edizione il torneo di calcio giovanile “SKF Italia Meet the World”, in programma come sempre a Porte (Torino), iniziativa riservata a squadre composte da giocatori e giocatrici con disabilità intellettiva certificata

Ben volentieri segnaliamo anche quest’anno il torneo di calcio giovanile SKF Italia Meet the World, iniziativa che il 18 maggio giungerà alla sua quinta edizione, riservata a squadre composte da giocatori e giocatrici con disabilità intellettiva certificata.
Sempre presso l’impianto sportivo Il Podio di Porte (Torino) (Località Malanaggio, Via Martellotto, ingresso gratuito), si sfideranno dunque gli Insuperabili di Torino, l’Accademia Sport di Porte, il Bulè Bellinzago di Bellinzago Novarese (Novara) e gli Invincibili di Omegna (Verbano-Cusio-Ossola).
Come per le edizioni precedenti del torneo, anche quest’anno una delle formazioni iscritte si qualificherà per il Gothia Special Olympics Trophy, evento internazionale riservato a formazioni aderenti al movimento Special Olympics, la cui tredicesima edizione si terrà a Göteborg, in Svezia, dal 13 al 17 luglio prossimi. (S.B.)

A questo link è disponibile un testo di ulteriore approfondimento. Per altre informazioni: Ilaria Delmonte (ilaria.delmonte@it.ey.com).

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Lunga e tortuosa è la strada che porta quei fondi ai caregiver

15 Maggio 2025 - 5:17pm

«Prima che i caregiver familiari possano realmente accedere a quei fondi stanziati a livello nazionale – sottolineano dall’ANFFAS – vi sono sin troppi passaggi e adempimenti. Appare quindi necessario un importante intervento di semplificazione, per garantire ai caregiver interessati la continuità nell’assegnazione delle risorse a loro destinate e dei relativi interventi finanziati da quei fondi»

Nei giorni scorsi, all’interno della Gazzetta Ufficiale (n. 104 del 7 maggio, pagina 44) è stato dato avviso della pubblicazione del Decreto Interministeriale recante Criteri e modalità di riparto della quota parte di euro 30 milioni del Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità per finanziare interventi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale del caregiver familiare per l’anno 2024, risorse destinate alle Regioni per il successivo trasferimento agli ambiti territoriali sociali. «Ma prima che i caregiver delle persone con disabilità (e purtroppo ancora oggi si tratta di una ridottissima platea) possano accedere a tali fondi – commentano dall’ANFFAS Nazionale (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo) -, sono numerosi i passaggi e gli adempimenti che i soggetti a vario titolo coinvolti sono chiamati a porre in essere, con il concreto rischio di non garantire la continuità nell’erogazione di queste necessarie risorse per i caregiver interessati».

Da un’analisi di quel Decreto di Riparto effettuata infatti dal Centro Studi Giuridici e Sociali dell’ANFFAS Nazionale (la si legga integralmente a questo link), emerge che, prima che quelle risorse arrivino agli Ambiti Territoriali (e quindi solo dopo ai caregiver), vi sono una serie di adempimenti e scadenze, ovvero innanzitutto che le Regioni entro il 7 agosto prossimo dovranno trasmettere al Dipartimento per le Politiche in favore delle Persone con Disabilità la richiesta delle risorse, congiuntamente alla Delibera di Giunta Regionale contenente gli indirizzi di programmazione della regione stessa in materia, unitamente al monitoraggio sull’utilizzo del Fondo relativo, addirittura, all’annualità 2022. Solo dopo il 7 agosto, quindi, i Ministeri competenti potranno procedere alla verifica della coerenza della documentazione inviata dalle Regioni e avranno, a loro volta, quarantacinque giorni per dare loro riscontro: pertanto, saremmo già arrivati a fine settembre.
«Ma non finisce qui – sottolineano dall’ANFFAS – in quanto le Regioni, una volta ricevuto il via libera da parte dei Ministeri, avranno a disposizione ulteriori sessanta giorni per trasferire concretamente le risorse agli Ambiti Territoriali. Pertanto, se tutto dovesse andare bene e nella migliore delle ipotesi, i caregiver non vedrebbero assegnate loro le risorse prima della fine del mese di novembre. Appare quindi evidente come tale meccanismo necessiti di un importante intervento di semplificazione, per garantire ai caregiver interessati la continuità nell’assegnazione delle risorse a loro destinate e dei relativi interventi finanziati dal Fondo».

«Se per il 2023 – concludono dall’ANFFAS – le risorse erano state pari a 25.807.485,00, è certamente apprezzabile che per il 2024 esse siano state incrementate dal Ministero per le Disabilità a 30 milioni, ma, come detto, si auspica di poter intervenire per il futuro in termini di semplificazione. A ciò sicuramente potrà contribuire anche il Tavolo Tecnico – costituito attraverso il Ministero per le Disabilità d’intesa con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – per l’analisi e la definizione di elementi utili per una Legge statale sui caregiver familiari, auspicandone al più presto la conclusione dei lavori per arrivare appunto a una norma nazionale che riconosca e sostenga il fondamentale ruolo svolto dai caregiver familiari». (S.B.)

Per ulteriori informazioni:  comunicazione@anffas.net.

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“Se combatto vinco io”: la storia di una madre e di un’artista “senza limiti”

15 Maggio 2025 - 4:33pm

Graziella Saverino, cantautrice con disabilità, racconta la propria maternità e la forza di affrontare le difficoltà nel brano “Se combatto vinco io”, scritto con Giuseppe Anastasi: «La musica diventa così lo strumento per alzare lo sguardo e andare oltre la disabilità, abbattendo muri e pregiudizi» Graziella Saverino (foto di Iwan Palombi)

«Guardami, sono un’artista anch’io / e certe volte faccio cose da prestigiatore, / su queste ruote vado forte, / in braccio ho il mio grande amore. / Guardami, lavoro duro anch’io, / e certe volte mi scoraggio come tutti quanti, / per quanto possa abituarmi agli occhi dei passanti. / Dormi, dormi, dormi, dormi, dormi, dormi bene amore mio»: è la prima strofa di Se combatto vinco io, nuovo brano di Graziella Saverino, scritto a quattro mani con Giuseppe Anastasi, che ne esprime l’essenza e il significato profondo.

Madre di due bambini e presidente dell’Associazione EntusiasmAbili, Saverino, in carrozzina a causa di una paralisi cerebrale infantile, vive la musica come un mezzo per superare le barriere, non solo architettoniche ma anche culturali. La sua voce dà vita a una ninnananna che racconta il suo percorso, la sua maternità e la volontà di condurre una vita piena. «Mi piacerebbe che questo brano ci ricordasse quanto sia preziosa la vita e come ognuno di noi abbia l’impegno a farla splendere. Ecco, questo mi farebbe sentire appagata», commenta l’artista.

Il brano vuole essere un messaggio di speranza per chi affronta ostacoli e pregiudizi per realizzare i propri sogni. La voce delicata di Graziella si unisce alla sensibilità di Anastasi, autore già noto per il suo lavoro con Michele Bravi, Emma e Arisa.
Ad accompagnare la canzone, disponibile su tutte le piattaforme digitali, anche un videoclip realizzato da Ania Art, che celebra la maternità e la forza di affrontare la vita. (C.C.)

Per ulteriori informazioni: Mauro Caldera (maurocaldera@361comunicazione.it).

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L’AISLA chiama a raccolta l’Italia della cura

15 Maggio 2025 - 4:21pm

«In un tempo in cui la fragilità rischia di essere invisibile, la nostra Associazione continua a mettersi al fianco delle persone con la sclerosi laterale amiotrofica, per garantire ascolto, cura e diritti»: a dirlo è Fulvia Massimelli, presidente dell’AISLA, Associazione che si prepara a dar vita alla propria Conferenza Nazionale, all’insegna delle parole “AISLA chiama a raccolta l’Italia della cura”, in programma il 16 e il 17 maggio a Jesi (Ancona)

«La nostra Assemblea è un momento di democrazia associativa, ma anche un esercizio collettivo di rigenerazione. In un tempo in cui la fragilità rischia di essere invisibile, la nostra Associazione continua a mettersi al fianco delle persone con la SLA (sclerosi laterale amiotrofica), per garantire ascolto, cura e diritti. Questo è il nostro impegno. E il nostro modo di costruire il futuro»: a dirlo è Fulvia Massimelli, presidente dell’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), che reduce dal contributo concreto fornito a Napoli in occasione del Tour Mediterraneo della Nave Amerigo Vespucci (se ne legga approfonditamente a questo link), si prepara a dar vita alla propria Conferenza Nazionale, all’insegna delle parole AISLA chiama a raccolta l’Italia della cura, in programma venerdì 16 e sabato 17 maggio a Jesi (Ancona), un’occasione per condividere risultati, affrontare nuove sfide e rafforzare l’alleanza tra istituzioni, professionisti e comunità nella cura delle disabilità complesse.

Gli eventi nella città marchigiana si apriranno dunque venerdì 16, con un incontro di formazione con gli studenti dell’Istituto Sociosanitario Carlo Urbani di Porto Sant’Elpidio (Fermo) e con un’Agorà dedicata al dialogo con i Dipartimenti Nazionali dell’Associazione.
Successivamente, nel pomeriggio, è in programma un evento pubblico a ingresso gratuito, presso l’Hotel Federico II, inaugurato dai saluti istituzionali della ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, della viceministra al Lavoro e alle Politiche Sociali Maria Teresa Bellucci, del vicepresidente e assessore alla Sanità della Regione Marche Filippo Saltamartini e del vicesindaco di Jesi Samuele Animali.
Momento centrale dell’incontro sarà la tavola rotonda sul tema Nuove prospettive normative e il Progetto di Vita, moderata da Stefania Bastianello, direttore tecnico dell’AISLA, alla quale parteciperanno tra gli altri Antonio Pelagatti, in rappresentanza dell’Autorità Garante dei Diritti delle Persone con Disabilità, Paolo Bandiera della Direzione Nazionale AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), componente dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità e Michela Coccia, direttore Clinico del Centro NeMO di Ancona (NeuroMuscular Omnicentre).
Altro momento particolarmente significativo sarà il racconto della beata Armida Barelli, la “prima Beata SLA”, con le testimonianze di Ernesto Preziosi, Alberto Fontana e di Mario Sabatelli.
La cerimonia dell’Albero della Vita di AISLA rappresenterà un segno tangibile dell’impegno e della dedizione di ogni volontario.

Sabato 17, infine, è prevista l’Assemblea Nazionale AISLA, durante la quale verrà anche presentato in anteprima un progetto digitale innovativo che integra intelligenza artificiale e tecnologie avanzate per il monitoraggio e la cura delle persone con la SLA. (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione: ufficiostampa@aisla.it (Elisa Longo).

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Premiata l’app che abbatte le barriere dell’accessibilità

15 Maggio 2025 - 1:55pm

Il progetto “Kimap” ha vinto il premio nazionale “Coltivare la Speranza” di Confcooperative e FondoSviluppo: la piattaforma supporta gratuitamente le persone con disabilità motoria a muoversi in autonomia con informazioni aggiornate sull’accessibilità. In Toscana sono state realizzate mappature a Firenze, Pisa, Grosseto e Prato La premiazione di “Kimap”

La piattaforma digitale Kimap, che elimina le barriere informative sull’accessibilità di luoghi e itinerari, ha ricevuto il premio nazionale Coltivare la Speranza di Confcooperative e FondoSviluppo.
Il riconoscimento è stato assegnato alla Cooperativa Impresa Sociale ReteSviluppo di Firenze, fondata nel 2008 da un gruppo di giovani ricercatori e professionisti, che ha sviluppato il progetto in collaborazione con Kinoa Innovation Studio, per il suo impegno nel migliorare la mobilità delle persone con disabilità motoria attraverso una tecnologia innovativa e partecipativa.

L’app mobile Kimap, gratuita e già attiva in diverse città italiane, fornisce informazioni aggiornate sull’accessibilità di strade, negozi, musei e servizi pubblici, permettendo agli utenti di pianificare i propri spostamenti in autonomia (ne avevamo già parlato in Suoperando, all’interno di questo pezzo).
In Toscana sono state effettuate mappature a Firenze, Pisa, Grosseto e Prato, con l’obiettivo di ampliare il servizio coinvolgendo pubbliche amministrazioni e associazioni per rendere le comunità sempre più accessibili.

La tecnologia di Kimap permette agli utenti di segnalare ostacoli e problematiche, contribuendo a costruire una rete informativa condivisa. «Kimap è un esempio concreto di come le cooperative possano mettere insieme tecnologia, intelligenza collettiva e impatto sociale», sottolineano da Confcooperative Toscana, evidenziando il valore del premio per tutto il Terzo Settore toscano, sempre più orientato verso soluzioni innovative per migliorare la vita delle persone. (C.C.)

Per maggiori informazioni: Confcooperative Toscana – Ufficio Stampa (confcooperativetoscana@gallitorrini.com).

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Nascono le “Fiabe Inarrestabili”

15 Maggio 2025 - 1:22pm

Sono disponibili gratuitamente sulle principali piattaforme di streaming “Fiabe Inarrestabili”, quattro storie dedicate alla disabilità, alla forza interiore e alla bellezza delle differenze, che ampliano il podcast “Fila a nanna”. Obiettivo: sensibilizzare, fin da piccoli, all’inclusività e all’accoglienza dell’altro

Un viaggio narrativo per sensibilizzare, fin da piccoli, all’inclusività e all’accoglienza dell’altro: il podcast Fila a nanna, promosso dalla Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani, in collaborazione con la Fondazione Paideia, si arricchisce di un nuovo ciclo di racconti, Fiabe Inarrestabili. Quattro storie, scritte da Selene Baiano, che esplorano la disabilità attraverso il potere dell’immaginazione, trasformando difficoltà in occasioni di crescita.

Dalla determinazione di Miele, un piccolo Yorkshire che sogna di diventare cane guida, alla resilienza di Andy in Saetta, volare sull’acqua, fino alla dolcezza di Riccio e Tina e alla scoperta del proprio valore in Casty, la diga perfetta, ogni fiaba invita a guardare la diversità con occhi nuovi.

Disponibili gratuitamente sulle principali piattaforme di streaming, queste storie si inseriscono nel successo di Fila a nanna, che ha già superato i 682.000 download e conta 350 fiabe pubblicate, tra i podcast più ascoltati nella categoria Bambini e Famiglie. (C.C.)

Per maggiori informazioni: Ufficio stampa MAYBE (Luna Rondana), lrondana@maybepress.it.

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I referendum sul lavoro e le persone con disabilità: un approfondimento

15 Maggio 2025 - 11:36am

Presentiamo oggi un ampio approfondimento di informazione, dedicato alle consultazioni referendarie del prossimo mese di giugno, riguardanti il mondo del lavoro, e segnatamente le possibili conseguenze per i lavoratori e le lavoratrici con disabilità dall’esito di quelle stesse consultazioni referendarie

Una premessa
Davanti ai prossimi referendum di giugno crediamo sia necessario sottrarsi alla semplificazione dello scontro ideologico e conoscere bene cosa siamo chiamati davvero a decidere. Il nostro voto, infatti, avrà effetti concreti sulla vita di chi lavora in condizioni di maggiore fragilità. E la complessità, stavolta, non è un alibi: è responsabilità.
Innanzitutto va ricordato dunque che l’8 e il 9 giugno i cittadini e le cittadine saranno chiamati a esprimersi su cinque quesiti referendari, quattro dei quali riguardanti il mondo del lavoro. Tra questi, assume particolare rilievo quello relativo all’abrogazione del Decreto Legislativo 23/15, noto come Jobs Act. In caso di vittoria del “Sì”, verrebbe cancellato il sistema delle tutele crescenti — applicato ai contratti di lavoro a tempo indeterminato stipulati a partire dal 7 marzo 2015 — e reintrodotto in modo generalizzato il vecchio articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (Legge 300/70) come unico meccanismo di tutela contro i licenziamenti illegittimi.
Anche ammettendo – ipotesi non da tutti condivisa – che l’abrogazione del Decreto 23/15 comporti effettivamente un ripristino generalizzato dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, applicabile quindi anche alle assunzioni successive al 2015, è importante precisare che non si tornerebbe alla versione originaria del 1970, bensì a quella riformata dalla cosiddetta “Riforma Fornero” nel 2012 (Legge 92/12).
Al di là dunque del dibattito “ideologico”, il ritorno all’articolo 18 potrebbe sembrare un rafforzamento delle garanzie per i lavoratori. E tuttavia, per alcune categorie particolarmente vulnerabili, come le persone con disabilità, la reintroduzione del vecchio sistema potrebbe determinare, anziché un ampliamento, una riduzione delle tutele. Il testo dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, infatti, nella sua formulazione attuale non garantisce una tutela ripristinatoria piena ai lavoratori con disabilità, salvo che il licenziamento non venga espressamente qualificato come discriminatorio.
A meno che non si affronti esplicitamente questo nodo, dunque, il referendum potrebbe portare a reintrodurre un sistema non pienamente coerente con i princìpi del diritto antidiscriminatorio nazionale ed europeo.

L’analisi
Prima di affrontare il cuore del tema, pare necessario inquadrare il problema centrale posto dal testo del citato articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, così come novellato dalla cosiddetta “Riforma Fornero”, partendo da un presupposto teorico.
Il licenziamento per sopravvenuta inidoneità psicofisica alla mansione è stato ed è tradizionalmente inquadrato nell’àmbito del giustificato motivo oggettivo, in quanto riconducibile ad una causa legittima di recesso non imputabile al comportamento del lavoratore, ma piuttosto ad una sopravvenienza oggettiva che incide sulla possibilità di utilizzare il lavoratore “proficuamente” nell’organizzazione aziendale. Tale sistemazione teorica è consolidata nella dottrina prevalente secondo la quale l’inidoneità – in particolare quando non temporanea o non superabile con adeguamenti ragionevoli – può determinare un’interruzione del sinallagma contrattuale [nesso di reciprocità, N.d.R.] tale da legittimare la cessazione del rapporto.
Sulla scia di questi approfondimenti teorici, la giurisprudenza ha chiarito più volte come l’inidoneità, se accertata e persistente, integri una situazione obiettiva di impossibilità della prestazione lavorativa, idonea a giustificare il licenziamento ai sensi dell’articolo 3 della Legge 604/66, purché il datore di lavoro abbia previamente valutato – e dimostrato – l’impossibilità di adibire il lavoratore ad altre mansioni compatibili con il suo stato psicofisico. La legittimità del licenziamento, quindi, viene tradizionalmente subordinata alla verifica dell’impossibilità di adibire il lavoratore ad altre mansioni compatibili, secondo la regola giurisprudenziale del cosiddetto repêchage [ripescaggio].
Tuttavia, nelle fattispecie in cui la sopravvenuta inidoneità derivi da una condizione di disabilità — secondo la definizione data dalla Direttiva 2000/78/CE, dal Decreto Legislativo 216/03 e dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità— l’ordinamento impone obblighi ulteriori e più stringenti in capo al datore di lavoro. In base infatti all’articolo 5 della citata Direttiva 2000/78/CE e all’articolo 3, comma 3-bis del Decreto Legislativo 216/03, come pure all’articolo 2 della Legge 67/06 sulle discriminazioni, il datore di lavoro è tenuto a valutare e ad adottare accomodamenti ragionevoli, ovvero misure organizzative, tecniche o ambientali idonee a consentire al lavoratore di continuare a svolgere la propria attività, pur in presenza di limitazioni funzionali. In particolare, l’articolo 3, comma 3-bis del Decreto 216/03 impone l’adozione degli accomodamenti ragionevoli, intesi come «misure appropriate e necessarie, che non comportino un onere sproporzionato, per consentire alla persona disabile di conservare il posto di lavoro».
Proprio il rispetto di questo disposto normativo si concretizzerebbe dunque in un obbligo che condiziona “a monte” l’esercizio del potere di recesso, atteggiandosi in modo del tutto peculiare. In tali casi, infatti, non si tratterebbe solo di “cercare” mansioni alternative – il cosiddetto repêchage – ma di modificare l’organizzazione aziendale, anche in senso adattivo, al fine di mantenere il rapporto (si confronti in M. Aimo, Licenziamento disciplinare per indebita fruizione dei permessi per l’assistenza a familiare disabile, nota a Cassazione 25 marzo 2019, n. 8310, GI, 2019, 1872). Il principio di intangibilità dell’assetto organizzativo, pertanto, che è tradizionalmente garantito, viene qui ridimensionato alla luce della logica solidaristica e inclusiva propria del diritto antidiscriminatorio. Un’impostazione che, se portata alle sue estreme conseguenze, implica che l’omessa adozione di accomodamenti ragionevoli configuri, secondo la citata Direttiva Comunitaria e la Convenzione ONU, una discriminazione indiretta, con conseguente nullità del licenziamento. In questo caso, quindi, il licenziamento non sarebbe soltanto e semplicemente ingiustificato, ma più propriamente illegittimo, in quanto fondato su una violazione di norme imperative a tutela delle persone con disabilità (si confronti qui A. Donini, L’applicazione indistinta del comporto è discriminatoria se la malattia è riconducibile a disabilità, nota a Cass. 31 marzo 2023, n. 9095 e App. Napoli 17 gennaio 2023, n. 168, RIDL, 2023, II, 254, relativamente ad una fattispecie che ruotava intorno al superamento del periodo di comporto).
Accogliere questa prospettiva significa quindi ammettere che la disabilità “riduca” il perimetro del potere datoriale di licenziamento: non è sufficiente dimostrare che non esistono mansioni compatibili, ma occorre che il datore di lavoro provi altresì che le misure di adattamento organizzativo sono effettivamente irragionevoli o sproporzionate.

Alla luce di quanto detto, si è ormai consolidato l’orientamento giurisprudenziale secondo cui il licenziamento di un lavoratore con disabilità divenuto inidoneo allo svolgimento delle proprie mansioni per ragioni psicofisiche non può essere qualificato come recesso legittimo, se prima non sia stata verificata – in modo serio, concreto e documentabile – la possibilità di adottare accomodamenti ragionevoli idonei a conservare il rapporto di lavoro. Secondo la Corte di Cassazione, infatti, il datore di lavoro ha l’onere di attivarsi per individuare soluzioni alternative, quali lo spostamento a mansioni compatibili, modifiche delle condizioni operative, o adattamenti dell’orario di lavoro. Non è sufficiente una valutazione generica o astratta sull’impossibilità di riorganizzare l’attività produttiva, essendo, invece, necessario dimostrare che gli accomodamenti ragionevoli, pur astrattamente ipotizzabili, avrebbero comportato un onere sproporzionato per l’azienda o un pregiudizio apprezzabile per gli altri lavoratori (Cassazione 6497/21 e 27502/19).
È evidente, dunque, che l’inidoneità sopravvenuta non legittima automaticamente il licenziamento: essa impone al datore di lavoro una condotta attiva e collaborativa, coerente con gli obblighi derivanti dall’articolo 5 della Direttiva 2000/78/CE e dall’articolo 3, comma 3-bis del Decreto Legislativo 216/03. In questa prospettiva, ne esce un quadro di tutela ulteriormente rafforzato il quale implica che l’omessa valutazione degli accomodamenti configuri discriminazione indiretta per effetto della disabilità, con conseguente nullità del licenziamento e applicazione della tutela reintegratoria piena (Tribunale di  Firenze, 150/20).
Questo arricchimento dei presupposti che devono ricorrere al fine di verificare il corretto operato del datore di lavoro non lascerebbe quindi “indifferente” il sistema sanzionatorio. La soluzione presentata in giurisprudenza e sostenuta anche in dottrina, per altro, non trova un preciso riscontro nel dettato dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, che anzi al comma 7 sanziona il licenziamento per inidoneità alla mansione del lavoratore con disabilità con la tutela ripristinatoria attenuata.

Per comprendere meglio il cuore del problema, occorre partire nuovamente dalle conseguenze sanzionatorie ricollegate dal testo dello Statuto dei Lavoratori alla fattispecie del giustificato motivo oggettivo, per lo stretto rapporto di parentela fra questa fattispecie e le fattispecie di cui allo stesso articolo 18, comma 7 (inidoneità: articolo 2110 del Codice Civile).
In via generale, infatti, l’articolo 18 della Legge 300/70 (lo Statuto dei Lavoratori, appunto), in caso di illegittimità del licenziamento per giustificato motivo oggettivo, distingue tra due ipotesi, affidando al giudice il compito di verificare l’effettiva consistenza del motivo addotto. La regola “ordinaria” prevede che qualora il giustificato motivo oggettivo non risulti «manifestamente insussistente», non sia possibile disporre la reintegrazione nel posto di lavoro. Se non manifestamente infondato, il licenziamento per GMO (Giustificato Motivo Oggettivo) determina la definitiva cessazione del rapporto e il datore di lavoro è condannato esclusivamente al pagamento di un’indennità risarcitoria, determinata in misura compresa tra un minimo di dodici e un massimo di ventiquattro mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto percepita dal lavoratore.
L’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori prevede tuttavia una tutela distinta e rafforzata in alcune ipotesi oggettive – in particolare, l’inidoneità e la violazione dell’articolo 2110 del Codice Civile – ammettendo in tali casi la reintegrazione – seppure attenuata – come eccezione alla regola indennitaria. La ratio della modifica risiede nell’intento del Legislatore di separare, sotto il profilo sanzionatorio, le ipotesi di licenziamento per ragioni oggettive, fondate su esigenze economico-produttive dell’impresa, da quelle in cui il recesso del datore di lavoro intervenga per sopravvenuta inidoneità fisica o psichica del lavoratore, ovvero in violazione dell’articolo 2110 del Codice Civile, situazioni che assumono una connotazione più grave sul piano sociale e valoriale.
La garanzia più incisiva proposta dal Legislatore in queste ipotesi non si spinge però verso la tutela reintegratoria “piena”, ma – rinviando all’apparato sanzionatorio del comma 4 dell’articolo 18 – verso la reintegrazione “attenuata” del lavoratore.

L’interpretazione della Corte Costituzionale, con riferimento al Decreto Legislativo 23/15 (“Jobs Act”)
Il quadro normativo già sufficientemente complesso si complica ulteriormente se si vanno a verificare quali conseguenze sanzionatorie siano ipotizzabili nei casi di licenziamento di un lavoratore con disabilità per inidoneità alla mansione, ovvero per violazione dell’articolo 2110 del Codice Civile.
A conferma della centralità attribuita alla tutela reintegratoria rafforzata, nei casi di maggiore vulnerabilità del lavoratore, si deve richiamare l’opera interpretativa sviluppata dalla Corte Costituzionale che ha offerto un’interpretazione dell’articolo 2, comma 1 del Decreto Legislativo 23/15 (Jobs Act), che sanziona con la tutela reintegratoria “forte” (determinata ipotesi di nullità), coerente con i princìpi sottesi all’articolo 18, comma 1 dello Statuto dei Lavoratori (Cassazione 9897/25).
L’attenzione si rivolge in modo particolare alla Sentenza della Corte Costituzionale 22/24 nella quale i giudici della Consulta hanno affrontato appunto la legittimità dell’articolo 2, comma 1 del Decreto Legislativo 23/15, nel quale, come ricordato, si disciplinano le conseguenze sanzionatorie conseguenti ad un licenziamento nullo per i lavoratori assunti con contratto a tutele crescenti.
Il nodo interpretativo affrontato dai giudici della Consulta si appuntava sulla limitazione dell’applicazione dell’apparato sanzionatorio – ovvero della tutela reintegratoria “forte”- ai soli casi nei quali la nullità del licenziamento fosse “espressamente” prevista dalla legge. Così come formulato il testo di legge, infatti, esso risultava escludere l’applicabilità della tutela reintegratoria in tutte quelle ipotesi nelle quali il licenziamento fosse stato nullo per violazione di norme imperative, qualora nella norma non fosse stata prevista espressamente la relativa sanzione. Una simile dizione – fondata sulla restrizione letterale introdotta dalla parola “espressamente” – è stata ritenuta dalla Corte Costituzionale lesiva dell’articolo 76 della Costituzione, in quanto eccedente i limiti della delega contenuta nella Legge 183/14, che invece faceva riferimento più ampio alle “ipotesi di nullità” in generale. La Corte ha quindi dichiarato l’illegittimità costituzionale della parola “espressamente”, affermando che la reintegrazione deve operare ogni volta che il licenziamento è nullo, anche implicitamente.
Questa pronuncia, pur non riguardando direttamente i lavoratori con disabilità, ha avuto importanti ricadute sistemiche anche nell’àmbito del diritto antidiscriminatorio. Proprio sulla base di tale interpretazione, infatti, la giurisprudenza ha potuto riconoscere la natura discriminatoria indiretta del licenziamento comminato al lavoratore con disabilità, in assenza di una concreta valutazione degli accomodamenti ragionevoli e ha potuto, quindi, ricomprendere questa fattispecie nel campo di applicazione dell’articolo 2, comma 1 del Decreto Legislativo 23/15. Le leggi di tutela alle discriminazioni per disabilità, pur prevedendo in via generale la nullità degli atti discriminatori non qualificano, infatti, espressamente come nullo il licenziamento illegittimamente fondato sulla mancata adozione degli accomodamenti.

A questa conclusione consente di arrivare proprio l’espansione del campo di applicazione dell’articolo 2 del Decreto Legislativo 23/2015, raggiunta per il tramite della citata Sentenza 22/24 della Corte Costituzionale: non è più cioè necessaria una previsione espressa di nullità, perché anche situazioni come queste, implicando la violazione di norme imperative, rientrino nell’alveo della nullità e, quindi, abbiano come conseguenza sanzionatoria la tutela reintegratoria “forte”. In tal modo, viene rimossa ogni ambiguità interpretativa circa la compatibilità tra il sistema delle tutele crescenti e il diritto antidiscriminatorio, rafforzando l’effettività del divieto di discriminazione e della tutela della persona con disabilità nel rapporto di lavoro. Quella Sentenza della Consulta è stata pertanto accolta come una svolta correttiva nel disegno del Jobs Act, capace di riequilibrarne gli effetti alla luce dei princìpi del diritto antidiscriminatorio e del diritto del lavoro costituzionalmente orientato, non potendosi intendere la nullità del licenziamento in modo formalistico o restrittivo, ma piuttosto in funzione della gravità dell’offesa giuridica subita dal lavoratore.
Da ciò deriva una conclusione netta: non è conforme alla Costituzione un sistema sanzionatorio che, in caso di discriminazione indiretta fondata sulla disabilità, non preveda espressamente la reintegrazione, trattandosi di una violazione grave della dignità e dei diritti fondamentali della persona. Il giudice del lavoro è dunque tenuto a disapplicare l’articolo 2, comma 1 del Decreto Legislativo 23/15 nella parte in cui non consente tale esito, offrendo una protezione equivalente a quella prevista dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, nei casi di nullità del licenziamento.

Conclusioni
In questi casi, quindi, sia il sistema delle tutele crescenti – per effetto dell’interpretazione giurisprudenziale – sia l’articolo 18, comma 7, dello Statuto dei Lavoratori prevedono la reintegrazione del lavoratore. Ma con importanti differenze strutturali tra i due regimi.
L’articolo 18, comma 7 dello Statuto dei Lavoratori, infatti – come riformato dalla Legge 92/12 (“Riforma Fornero”) – tipizza la sanzione nei casi di licenziamento per inidoneità fisica o psichica del lavoratore con disabilità, riconoscendo una tutela reintegratoria attenuata: reintegra cioè nel posto di lavoro, ma con risarcimento limitato a un massimo di 12 mensilità. Se non si riesce perciò a trovare una distinzione fra campo di applicazione dell’articolo 18, comma 1 e le fattispecie di cui al comma 7, il rischio è che queste fattispecie specifiche siano sempre dichiarate nulle. Il giudice non sarebbe, quindi, vincolato a questa misura, salvo che in ipotesi qualifichi il licenziamento come discriminatorio in senso proprio, con conseguente applicazione della tutela reintegratoria piena (Cassazione 14307/24). In questo senso è di sicuro interesse l’interpretazione di chi ritiene che «non rientrerebbero, invece, nell’alveo della tutela assicurata dall’articolo 2 le ipotesi (assolutamente residuali, considerata l’ampiezza della nozione di disabilità europea) in cui il lavoratore divenga inidoneo alle mansioni contrattuali, non sia possibile collocarlo utilmente in altre mansioni, ma non sia qualificabile come disabile, nemmeno sotto il profilo del modello bio-psicosociale. Tale ipotesi dovrebbe a rigore rientrare nell’articolo 3, comma 1, del decreto legislativo n. 23/2015 che assicura solo la tutela indennitaria» (D. Garofalo, La risoluzione del rapporto di lavoro per malattia, 2023).
Diversamente, l’articolo 2, comma 1 del Decreto Legislativo 23/15 presenta una formulazione più generale: prevede cioè la reintegrazione solo nei casi di licenziamento nullo perché discriminatorio o per altre nullità previste dalla legge. Proprio questa apertura e la mancanza di ulteriori previsioni specifiche in merito al licenziamento, che dichiarino la non inidoneità del lavoratore con disabilità o la violazione dell’articolo 2110 del Codice Civile attraverso la Sentenza 22/24 della Corte Costituzionale, hanno consentito di includere nel campo della nullità (come da articolo 2 del Decreto Legislativo 23/15) anche i casi di mancato accomodamento ragionevole come forme di discriminazione indiretta.
È in questo spazio interpretativo che il sistema delle tutele crescenti ha mostrato una capacità di adattamento più flessibile, articolata e coerente con la protezione dei lavoratori in condizioni di fragilità.
Ed è proprio qui che si pone il nodo centrale della questione referendaria: non si tratta soltanto di scegliere tra due modelli di tutela, ma di comprendere quale dei due, nella pratica, possa garantire una maggiore giustizia sostanziale.
Il vecchio articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, per quanto simbolicamente importante, rischia di risultare più rigido e meno adattabile. La formulazione esplicita del comma 7 vincola infatti il giudice a una tutela attenuata, che può essere superata solo qualificando il licenziamento come discriminatorio (ma con tutti il limiti dell’articolo 112 del Codice di Procedura Civile.). Al contrario, il Jobs Act – proprio per la sua struttura più aperta – ha consentito alla giurisprudenza di valorizzare la reintegrazione piena in casi di inidoneità non adeguatamente gestita.

Nel cuore di questo dibattito si colloca un principio fondamentale, richiamato dalla nostra Costituzione e dalla Dichiarazione di Filadelfia del 1944, ossia che «il lavoro non è merce». Il lavoratore, cioè, non è un oggetto regolato dalle sole logiche del mercato, ma una persona titolare di diritti inviolabili, la cui dignità va tutelata in ogni fase del rapporto, soprattutto nelle situazioni di vulnerabilità.
Questo principio assume un rilievo ancora maggiore se riferito ai lavoratori con disabilità. Considerare il lavoro come merce equivarrebbe infatti ad accettare che chi diventa meno produttivo per ragioni di salute sia automaticamente sacrificabile. Al contrario, le normative più avanzate e le letture più sensibili della giurisprudenza affermano che la persona precede la funzione e che l’obbligo di adottare accomodamenti ragionevoli non è solo un’esigenza etica, ma un vincolo giuridico.

In conclusione, ci si potrebbe legittimamente domandare se la reintroduzione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, pur evocando un importante simbolo di tutela, sia davvero la scelta più adatta a proteggere i lavoratori con disabilità. In un contesto in cui il sistema delle tutele crescenti è stato interpretato in senso costituzionalmente orientato, offrendo già oggi una protezione efficace, tornare a un impianto più rigido potrebbe non essere la soluzione più equa. Forse la scelta più razionale è continuare a rafforzare – piuttosto che sostituire – un modello che ha già dimostrato capacità di evoluzione e attenzione alle fragilità del presente.

*Vincenzo Falabella è presidente della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) e consigliere del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro); Maria Paola Monaco è docente associata di Diritto del Lavoro all’Università di Firenze.

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