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Processi di negazione dell’identità di genere nelle persone con disabilità intellettive

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“Dai corpi alieni ai corpi neutri. Processi di negazione dell’identità di genere nelle persone con disabilità intellettive”: è questo il titolo di un saggio di Daniele Fedeli ed Eugenia Di Barbora, entrambi dell’Università di Udine, pubblicato su «MeTis journal» e liberamente fruibile online. Il testo indaga i meccanismi che rendono invisibili i corpi delle persone con disabilità intellettiva, private non solo dei diritti sessuali, ma anche della propria identità di genere Particolare di ritratto artistico sfocato di una donna, con effetto movimento, di Mert Coşkun (su Pexels)

Dai corpi alieni ai corpi neutri. Processi di negazione dell’identità di genere nelle persone con disabilità intellettive: è questo il titolo di un interessante saggio di Daniele Fedeli ed Eugenia Di Barbora, entrambi dell’Università di Udine, pubblicato da «MeTis journal», rivista internazionale di Pedagogia, Didattica e Scienze della Formazione Open Access e peer-reviewed (v. 15, n. 1 – 2025: La differenza fa paura: l’educazione come contrasto alla violenza e per la promozione di una cultura dell’alterità, pubblicato il 30 giugno scorso; nello specifico il contributo è pubblicato alle pagine 201-220 ed è liberamente fruibile in formato .pdf a questo link).

«Nel corso degli anni, c’è stato un progressivo riconoscimento dei diritti sessuali delle persone con disabilità fisiche, mentre nella disabilità intellettiva i corpi restano invisibili – argomentano Fedeli e Di Barbora nell’abstract –. La compromissione delle abilità comunicative considerate normative apre la strada a paure antiche, legate a una sessualità esplosiva, perversa, diabolica, in quanto priva di controllo razionale e di intelletto maturo. Il modo più immediato per esorcizzare queste paure è quello di de-sessualizzare e de-genderizzare il corpo, non più visto come alieno ma come neutro. Obiettivo del presente articolo è quello di indagare i meccanismi che rendono invisibili i corpi delle persone con disabilità intellettiva, private non solo dei diritti sessuali, ma anche della propria identità di genere. Questa analisi sarà condotta discutendo il dispositivo culturale sottostante: ridurre la disabilità al substrato biologico della menomazione, così come la costruzione sociale del genere al sesso biologico». (Simona Lancioni)

Si ringrazia Andrea Pancaldi per la segnalazione.

Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, insieme all’immagine utilizzata, per gentile concessione.

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La 24ª Conferenza Internazionale sull’Educazione dei Sordi (ICED)

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Sarà questa volta Roma, dal 7 all’11 luglio, ad ospitare la “24ª Conferenza Internazionale sull’Educazione dei Sordi (ICED)”, denominata “More than Words – Più delle parole”, momento di incontro, scambio e condivisione nel campo della formazione delle persone sorde e con ipoacusia che viene organizzato ogni cinque anni in Paesi diversi, riunendo migliaia di ricercatori, insegnanti, dirigenti scolastici e genitori nonché autorevoli esperti internazionali in diversi settori

Dal 7 all’11 luglio l’Auditorium della Tecnica di Roma ospiterà la 24ª Conferenza Internazionale sull’Educazione dei Sordi (ICED), denominata More than Words – Più delle parole, momento di incontro, scambio e condivisione nel campo della formazione delle persone sorde e con ipoacusia che viene organizzato ogni cinque anni in Paesi diversi, riunendo migliaia di ricercatori, insegnanti, dirigenti scolastici e genitori nonché autorevoli esperti internazionali in settori quali la psicologia, la medicina, l’audiologia, la linguistica, la sociologia, l’accessibilità, le arti, la logopedia e la tecnologia.
L’incontro è organizzato dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), insieme alla Scuola Magarotto (Istituto Statale per l’Istruzione Specializzata per Sordi), oltreché con il sostegno della Fondazione Famiglia Rana, della Stichting Kentalis International Foundation, del Rochester Institute of Technology di Segni di Integrazione (Lazio Cooperativa Sociale ONLUS) e della Società Hassler Roma. (S.B.)

A questo link è disponibile un testo di ampio approfondimento sulla conferenza. Per ulteriori informazioni: info@iced2025.com.

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Per un’adeguata presa in carico delle persone con lesione midollare: il Tavolo di Lavoro del Veneto

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«La persistente assenza di una presa in carico continuativa e strutturata per le persone con lesione midollare cronica – sottolinea il presidente della Federazione FAIP Falabella – è purtroppo diffusa in molte Regioni italiane. Per quanto riguarda il Veneto, è apprezzabile l’avvio di un Tavolo di Lavoro Tecnico Scientifico su tale tema e in esso è molto importante, per ottenere buoni risultati,  la partecipazione attiva delle strutture con Unità Spinali e quella della FAIP Veneto» Un giovane con leesione midollare

«Ho accolto con grande soddisfazione l’impegno con cui la Regione Veneto ha promosso e sostenuto l’attivazione di un Tavolo di Lavoro Tecnico Scientifico sulla presa in carico delle persone con mielolesione, iniziativa che dimostra attenzione, responsabilità e capacità di ascolto verso un tema di fondamentale rilevanza per la vita e i diritti delle persone con lesioni al midollo spinale»: lo dichiara Vincenzo Falabella, presidente della FAIP (Federazione delle Associazioni Italiane di Persone con Lesione al Midollo Spinale), ritenendo inoltre «incoraggiante vedere come, all’interno di quel Tavolo, si stiano affrontando con serietà e competenza aspetti cruciali, quali l’aggiornamento della gestione extra ospedaliera, la costruzione di percorsi riabilitativi integrati nella fase post-acuta e il tema dell’appropriatezza degli interventi. In tal senso, la partecipazione attiva delle strutture con Unità Spinali Venete e della FAIP Veneto rappresenta senz’altro un elemento di straordinaria importanza, testimoniando la capacità delle realtà territoriali della nostra Federazione di farsi interlocutori autorevoli nei confronti delle Istituzioni, mantenendo sempre al centro il valore della persona e la tutela dei suoi diritti».

«E tuttavia – aggiunge il Presidente della FAIP -, non possiamo ignorare la forte criticità emersa in questi primi incontri: la persistente e preoccupante assenza di una presa in carico continuativa e strutturata per la persona con lesione midollare cronica. Si tratta di una lacuna grave, che purtroppo non riguarda solo il Veneto, ma che riflette una prassi carente e diffusa in molte Regioni italiane, evidenziando un vuoto assistenziale e culturale che mina la qualità della vita delle persone, compromette i loro diritti fondamentali e rischia di vanificare i progressi ottenuti nella fase acuta e post-acuta».
«Anche per questo – conclude Falabella -, esprimo profonda gratitudine e stima nei confronti della FAIP Veneto che, ancora una volta, si dimostra all’altezza della responsabilità affidatale. L’azione concreta di essa, infatti, il costante lavoro di sensibilizzazione e la capacità di dialogare in modo costruttivo con le Istituzioni locali, rappresentano un modello da seguire a livello nazionale. Perché solo attraverso un’alleanza reale tra associazioni, professionisti e istituzioni potremo costruire un sistema realmente inclusivo, capace di garantire continuità assistenziale, risposte personalizzate e, soprattutto, il rispetto pieno dei diritti costituzionali delle persone con lesione al midollo spinale, troppo spesso negati o disattesi». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: segreteria@faiponline.it.
Al Tavolo di Lavoro Tecnico Scientifico per la presa in carico dei pazienti con mielolesioni, promosso dalla Regione Veneto, partecipano le strutture con Unità Spinali del Veneto e la FAIP Veneto (Federazione delle Associazioni Italiane di Persone con Lesione al Midollo Spinale).
I temi che vi vengono trattati sono stati suddivisi in 3 sottogruppi, vale a dire Aggiornamento della gestione della fase extra ospedaliera; Percorsi riabilitativi integrati in fase post acuta; Appropriatezza. Dai primi incontri del Tavolo – come sottolineato nel presente contributo dal presidente della FAIP Falabella – è emersa una preoccupante mancanza della presa in cura della persona mielolesa cronica.

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“Live for All”: per un sistema spettacolo che non lasci indietro nessuno

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«Norme e misure capaci di realizzare in concreto un sistema spettacolo che non lasci indietro nessuno: dalle persone con disabilità nel pubblico ai professionisti sul palco. Il tutto passando per la ripresa urgente dell’esame alla Camera della Proposta di Legge 1536, in materia appunto di partecipazione agli spettacoli dal vivo delle persone con disabilità»: lo hanno chiesto al Senato i promotori della conferenza stampa “Una Legge Live for All” Il senatore Scalfarotrto insieme ad alcune partecipanti alla conferenza stampa in Senato

Dopo decine di segnalazioni e articoli che hanno raccontato le esperienze limitanti e spesso discriminatorie vissute da spettatori e professionisti dello spettacolo con disabilità, dopo un anno dal lancio del Manifesto Live for All (ancora oggi aperto alle sottoscrizioni sulla piattaforma Change.org a questo link), sottoscritto finora da quasi 30.000 persone e dopo cinque anni di attività dell’Associazione AlDiQua Artists (Alternative Disability Quality Artists) , si è finalmente arrivati in Senato, per la conferenza stampa Una Legge Live For All, presentata nei giorni scorsi anche sulle nostre pagine.
L’evento, promosso dal senatore Scalfarotto e organizzato dal Comitato per i concerti accessibili e alla pari, insieme alla citata Associazione AlDiQua Artists, ha voluto portare all’attenzione delle Istituzioni e di tutto il mondo della politica i diritti, troppo spesso negati, delle persone con disabilità, per un accesso equo al mondo degli spettacoli dal vivo.
Per AlDiQua Artists e per il Comitato per i concerti accessibili e alla pari erano presenti in Senato Chiara Bersani, Valeria Carletti, Marina Cuollo, Federica D’Alessandro, Flavia Dalila D’Amico, Riccardo Di Lella, Marilena Lafornara, Haydée Longo, Alessandro Marziano, Giorgia Meneghesso, Lisa Noja, Simone Riflesso, Sofia Righetti, Arianna Talamona, Valentina Tomirotti e Serena Tummino.

«Il gruppo di attivisti – spiegano i promotori dell’iniziativa – ha chiesto norme e misure capaci di realizzare in concreto un sistema spettacolo che non lasci indietro nessuno: dalle persone con disabilità nel pubblico ai professionisti sul palco. Il tutto passando in particolare per la ripresa urgente dell’esame alla Camera della Proposta di Legge 1536, in materia appunto di partecipazione agli spettacoli dal vivo delle persone con disabilità, stigmatizzando a tal proposito l’interruzione dell’iter della Proposta stessa, ferma ormai da mesi in Commissione Cultura alla Camera. È stata an che sottolineata la necessità di approvare rapidamente gli emendamenti presentati a tale provvedimento, che riflettono le istanze espresse nel Manifesto Live for All. Dall’altro lato, si è richiesta l’assunzione di impegni precisi da parte del Governo per garantire i diritti di artisti/artiste e lavoratori/lavoratrici dello spettacolo con disabilità, assicurando pari opportunità e il pieno riconoscimento della loro professionalità». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Flora Casalinuovo (flora.casalinuovo@mateagency.it).

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FFSS e quelle tariffe oscillanti tra gratuità e mistificazione: persone con disabilità sì, allodole no!

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«Perché – scrive Vitaliano Ferrajolo a proposito delle tariffe delle Ferrovie dello Stato – si mistifica contraddittoriamente e pubblicamente un “sostegno” alle persone con disabilità, quando, invece, nella sostanza, spesso dobbiamo essere guardinghi, abbagliati dallo specchietto per le allodole? Persone con disabilità sì, allodole no!» Immagine n. 1 – FFSS

Me lo sono chiesto nell’organizzare il mio viaggio di lunga percorrenza tra Roma e Genova, per il quale le idee mi si sono schiarite all’istante. È noto pubblicamente che FFSS, le Ferrovie dello Stato, e ITALOTRENO, nell’ottica di garantire una maggiore inclusività sociale alle persone con disabilità (in gergo ferroviario PMR, ossia “Persone a Mobilità Ridotta”), garantiscono non solo l’accessibilità ai vagoni ferroviari con un servizio gratuito di “sollevamento” (solo in un circoscritto numero di stazioni), ma pubblicizzano e praticano tariffe che ricomprendono in un solo biglietto anche quello dell’accompagnatore. E fin qui nulla quaestio.
Sulla scorta di questo “dogma”, da sempre, quando organizzo un viaggio telefonando al Servizio Sala Blu della Rete Ferroviaria Italiana, la prima cosa che proferisco è che «sono un persona disabile e devo prenotare sulla tratta XY», certo che le tariffe non si contrattano, ma si applicano.
Dopo avermi chiesto se ho Carta Blu o Disability Card, mi indicano pure il costo del viaggio, calcolato con la tariffa base, se scelgo un treno FS. Apparentemente tutto chiaro, ma non è così. Almeno non lo è per la chiarezza sul prezzo, che potrebbe variare in funzione del vettore in duopolio prescelto e del tipo di treno prescelto.

Immagine n. 2 – FFSS

Quello che ho quindi appreso dopo anni di uso del treno è: 1) il servizio di accompagnamento e sollevamento (gratuito in ambedue i vettori) è scisso dal corrispettivo del biglietto; 2) se si sceglie un treno FS, la Sala Blu stabilisce il prezzo secondo la tariffa base; 3) se si sceglie ITALOTRENO, ci si limita alla prenotazione del titolo di viaggio direttamente con ITALO, che si occupa pure di coordinarsi con la Sala Blu.
Premesso che le tariffe sono variabili giornalmente, per cui le offerte Economy e Supereconomy cambiano in funzione di numeri limitati, emerge però sempre chiaro che FFSS pratica prezzi diversi tra categorie di persone, in cui la tariffa base è la più esosa (si veda l’immagine n. 4 qui pubblicata).
Il dubbio sulla “paraculaggine” (neologismo accettato pure sulla Treccani) delle FFSS sta proprio nel mistificare la generica e generalizzata gratuità dell’accompagnatore, che a volte è proprio completamente gratuita, ma a volte non lo è o addirittura è vessatoria, per cui non è conveniente dichiarare la disabilità proprio per il costo della tariffa. Ma qui entra in gioco l’abilità del viaggiatore a speculare su ciò, perché la Sala Blu non sempre è ligia a evidenziare la non convenienza. E chi non è svezzato alla malizia e avvezzo all’approfondimento online, paga pegno.

Immmagine n. 3 – ITALO non riferito alla tratta Roma/Genova ma ad una tratta generica, solo per evidenziare l’uniformità delle tariffe

Intanto c’è da dire che la reale gratuità completa e conveniente economicamente vale solo sui treni regionali, in cui la tariffa è unica. Quindi un biglietto, due persone. Se però già si sceglie un Intercity le cose cambiano. Intanto si moltiplicano le tariffe in Base, Economy e Supereconomy, Young e Senior. Se, per esemplificare, la tratta Frosinone-Caserta costa sul Regionale 9,50 euro e si viaggia in due, sulla stessa tratta su Intercity il biglietto sale a 18 euro in due, quando la Economy (di chi disabilità non ha) è quotata 15,90 euro (immagine n. 1 qui pubblicata): implicitamente già qui è evidente che la gratuità non è proprio completamente gratuita, ma te la fanno pagare, in questo caso, 2,10 €! E mi potrebbe pure stare bene… Ma se da Roma si va Genova, la tariffa base con Intercity è 63,50 euro (immagine n. 2 qui pubblicata), mentre la tariffa Supereconomy è 19,90 euro! L’assurdità dov’è? Che se ci si prenota come Persona a Mobilità Ridotta, paghi tre volte in più della Supereconomy; se acquisti invece due semplici biglietti adulti, il costo complessivo sarà 39,80 euro  (a fronte di 63,50).

Immagine n. 4 – Tariffe FFSS applicate in data successiva a quella dell’Immagine n. 2

Chi dunque non ha contezza della necessità di discernimento del “ginepraio tariffe”, inconsapevolmente prenota un viaggio “disabili” e automaticamente viene applicata la “sconveniente” tariffa base. Se si vuole beneficiare della Supereconomy, dobbiamo incongruentemente dichiarare di non utilizzare lo “status” disabilità nella prenotazione biglietto e acquistarlo senza alcuna opzione. Il paradosso è che si chiede un servizio previsto per la disabilità per il sollevamento, ma nell’acquisto biglietti non deve risultare!
Perché allora non si pratica chiarezza sulle tariffe affinché siano quelle veramente vantaggiose, se un vantaggio lo si vuole veramente garantire?
Diversamente ITALO, prevede tariffe, uguali per tutti (immagine n. 3 qui pubblicata) sia per passeggeri “normodotati” che con disabilità, anche scontate in caso di offerte, in cui non vi è alcuna indagine da fare. Scelta la tratta, la tariffa è quella, uguale per tutti, e per le Persone a Mobilità Ridotta vale doppio!

Ecco, la doglianza che pongo all’attenzione delle FFSS è proprio qui, nella motivazione che è sottesa alla “costruzione” della tariffa. L’immagine n. 2 è lampante: se per le categorie Young e Senior si vogliono incentivare alcune categorie sociali con costi ragionevoli, perché contraddittoriamente si mistifica pubblicamente un “sostegno” alle persone con disabilità, quando, invece, nella sostanza, spesso dobbiamo essere guardinghi, abbagliati dallo specchietto per le allodole? Persone con disabilità sì, allodole no!

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Consiglieri con sindrome di Down: dal diritto all’inclusione al diritto alla rappresentanza

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«Le nomine a Consiglieri di Tiziano, Michele e Luca in altrettante nostre Sezioni – commenta Gianfranco Salbini, presidente nazionale dell’AIPD (Associazione Italiana Persone con Sindrome di Down) – segnano un passaggio politico fondamentale: dal diritto all’inclusione al diritto alla rappresentanza, realizzando concretamente un principio che da troppo tempo è rimasto solo nelle parole, quale “Nulla su di Noi senza di Noi”» Tiziano Moretti, consigliere dell’AIPD di Belluno

«Includere non basta – sottolineano dall’AIPD (Associazione Italiana Persone con Sindrome di Down) – partecipare nemmeno: le persone con sindrome di Down possono, vogliono e devono essere protagoniste, soprattutto nei contesti in cui si prendono decisioni che li riguardano. E il protagonismo può nascere proprio all’interno della nostra stessa Associazione, consentendo loro di passare dal ruolo di “beneficiari” o di semplici “soci”, a quello di consiglieri. Un’idea non nuova, questa, all’interno della nostra Associazione, ufficialmente suggerita dalle stesse persone con sindrome di Down, che in occasione della nostra Assemblea dei Soci del 2023 presentarono una mozione (a questo link il testo integrale), dove si leggeva tra l’altro: “Noi persone con la sindrome di Down, seguendo il motto “con noi, non al nostro posto”, vogliamo che nei consigli di amministrazione delle sezioni e di AIPD Nazionale ci sia una persona con sindrome di Down”. Ebbene, di lì a poco vennero nominati i primi consiglieri con sindrome di Down, Tiziano Moretti e Michele Comai, la cui esperienza si sta rivelando molto positiva, non solo per la loro crescita personale, ma anche e soprattutto per un arricchimento dell’Associazione, in termini di relazioni e di progettazione».

Tiziano Moretti ha 39 anni e circa un anno fa è diventato consigliere dell’AIPD di Belluno. «Volevo essere disponibile per l’Associazione e dare il mio aiuto, soprattutto per le autonomie – racconta -, perché l’autonomia è fondamentale: in questi giorni, ad esempio, sono al mare con i ragazzi di Italia mia Dopo di noi. Il mio obiettivo è aiutare proprio nelle autonomie e anche nella raccolta fondi. Con gli altri consiglieri mi trovo benissimo, i miei genitori sono molto contenti che io sia diventato consigliere. E io voglio farlo per sempre!».

In primo piano Michele Comai, consigliere dell’AIPD del Trentino

Anche Michele Comai è stato nominato consigliere dell’AIPD del Trentino poco più di un anno fa e finora si è dato molto da fare. «Mi trovo benissimo nel gruppo – ha affermato – e per me è una scuola di vita, perché mi sento più responsabile e più capace anche nel relazionarmi».
«Ancora una volta – riflette Annalice Colacicco, presidente dell’AIPD trentina -, questi giovani adulti ci dimostrano che sono molto più pronti e preparati alle sfide di quanto non pensiamo noi, in particolare noi genitori, Questo mi fa pensare che ci sia bisogno di dare fiducia a queste persone, perché possano dimostrare quante risorse sanno mettere in campo. Michele ci sorprende ed è un esempio per la cura e l’attenzione che pone in quello che fa, per il rispetto con cui si esprime e si relaziona. Ci riporta molto spesso anche alla concretezza dell’azione, all’essenziale. Ci auguriamo dunque di avere sempre questa possibilità di fare quello che ormai 46 anni fa l’AIPD aveva indicato come strada: mettere al centro la persona con sindrome di Down, rendendola protagonista della sua vita, delle sue scelte, del suo futuro. E oggi siamo ancora più convinti che questa non sia solo una filosofia, ma la strada giusta. Ci sono ancora troppe realtà in cui “attori” e “arbitri” sono le persone che stanno intorno alla persona con disabilità. Quello che noi ci impegnamo a fare tutti i giorni è dare spazio e fiducia, a beneficio di tutti, come è stato nella nostra piccola esperienza con Michele. Potevamo farlo prima? Non so, volevamo una persona che fosse veramente pronta per ricoprire questo ruolo e sentisse necessario dare il proprio contributo. E questo, con la cura e l’attenzione che ha per l’Associazione e per le varie attività, Michele lo fa egregiamente».

Luca Di Stefano, consigliere dell’AIPD della Marsica

Luca Di Stefano, 40 anni il prossimo mese di novembre, ha invece appena assunto l’incarico e non sa ancora cosa lo aspetterà, ma ha le idee molto chiare sul motivo per cui ha pensato di diventare consigliere dell’AIPD della Marsica: è stato infatti lui stesso a proporsi: «Ho desiderato far parte del Consiglio per dare voce a tutti i ragazzi della nostra Associazione. Voglio condividere le loro proposte e i loro desideri per portarli in alto. E sono sicuro che il Consiglio ci ascolterà! I ragazzi sono stati felicissimi e mi hanno subito avanzato delle proposte per progetti a cui partecipare. Spero di contribuire un po’ alla realizzazione dei sogni dei miei amici. Ringrazio quindi la presidente Monica che ha accolto subito la mia richiesta e tutti i soci che mi hanno sostenuto».
Monica è Monica Carducci, presidente appunto della Sezione marsicana, che dice: «Luca ha un equilibrio e una sensibilità fuori dal comune. Eravamo a un evento, mi si è avvicinato e mi ha detto che avrebbe voluto fare qualcosa per i ragazzi. Così, gli ho proposto di partecipare all’Assemblea Generale che si sarebbe svolta a breve. Quando è venuto in assemblea, è stato chiaro che la sua volontà fosse quella di entrare nel Consiglio. Tutti i soci hanno accolto favorevolmente la sua proposta, a partire da me: se parliamo di inclusione, dobbiamo metterla in pratica nelle nostre Associazioni. E così Luca è entrato, con il consenso di tutti, a far parte dell’AIPD della Marsica. Ci aspettiamo che possa contribuire in maniera importante, fornendoci delle proposte che vadano a beneficio delle altre persone con sindrome di Down: si confronterà con loro e riporterà in Consiglio le esigenze, le difficoltà e i sogni».
Anche Michele Comai ha voluto trasmettere in un video (disponibile a questo link) gli auguri e i suoi consigli a Luca Di Stefano.

«Queste nomine – commenta Gianfranco Salbini, presidente nazionale dell’AIPD – segnano un passaggio politico fondamentale per la nostra Associazione e per l’intero movimento delle persone con disabilità: dal diritto all’inclusione al diritto alla rappresentanza. L’ingresso nei Consigli Direttivi di persone con sindrome di Down è infatti la realizzazione concreta di un principio che da troppo tempo è rimasto solo nelle parole: Nulla su di Noi senza di Noi. E del resto, la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che ormai da 16 anni è la Legge 18/09 dello Stato Italiano, ci ricorda che il rispetto per la dignità intrinseca, l’autonomia individuale, la libertà di scelta e la piena partecipazione sono diritti fondamentali. In questo senso, la nostra Associazione sceglie di andare oltre l’inclusione formale, promuovendo il protagonismo reale, l’ascolto autentico, la valorizzazione delle competenze».
«Tiziano, Michele e Luca – aggiunge – non sono simboli, ma cittadini attivi, capaci di visione e responsabilità. Il loro protagonismo rafforza la nostra rete, la rende più credibile, più giusta, più vera. Ora, dunque, è il momento che anche le Istituzioni e il mondo del Terzo Settore seguano questa direzione: serve un nuovo modello di governance inclusiva, dove le persone con disabilità siano parte integrante dei processi decisionali, a tutti i livelli. Solo così potremo attuare pienamente lo spirito e i princìpi della Convenzione ONU, mettendo davvero al centro la persona». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampaaipd@gmail.com.

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In Sicilia collegamento diretto tra il Registro Italiano Sclerosi Multipla e i Centri Regionali: un modello replicabile

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Un progetto pilota innovativo è stato avviato in Sicilia dall’AISM, insieme alla propria Fondazione FISM, per la creazione di una piattaforma digitale che collegherà direttamente i Centri Sclerosi Multipla della Regione e il Registro Italiano Sclerosi Multipla e Patologie Correlate con le farmacie ospedaliere e il sistema regionale. Si tratta di un modello che unisce innovazione, ricerca e diritti, e che potrà essere replicato anche in altre Regioni

Un progetto pilota innovativo è stato avviato in Sicilia dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), insieme alla propria Fondazione FISM, per la creazione di una piattaforma digitale che collegherà direttamente i Centri Sclerosi Multipla della Regione e il Registro Italiano Sclerosi Multipla e Patologie Correlate con le farmacie ospedaliere e il sistema regionale.
«Il Registro Italiano – ricordano dall’AISM – è uno dei più estesi in Europa con oltre 94.000 persone arruolate ed è una risorsa strategica per comprendere l’evoluzione della sclerosi multipla e orientare le decisioni cliniche su scala nazionale. Il nuovo strumento promosso in Sicilia nasce dunque per semplificare e automatizzare il flusso di dati clinici, permettendo a neurologi, farmacisti ospedalieri e operatori regionali di scambiare informazioni in tempo reale attraverso un’interfaccia informatizzata. Un ponte digitale che eviterà duplicazioni, renderà più efficiente la prescrizione e il monitoraggio dei farmaci ad alta efficacia, e migliorerà la continuità di cura tra territorio e ricerca clinica».

«È la prima volta – commenta Mario Alberto Battaglia, presidente della FISM – che si realizza un’integrazione diretta tra il Registro Italiano Sclerosi Multipla e un sistema regionale di prescrizione. Questo progetto potrà migliorare concretamente la presa in carico delle persone con sclerosi multipla, rendendo i dati clinici immediatamente fruibili e utili sia per chi cura, sia per chi monitora. Si tratta di un modello che unisce innovazione, ricerca e diritti, e che potrà essere replicato in altre Regioni».

In Sicilia vivono oltre 11.500 persone con sclerosi multipla, con circa 290 nuove diagnosi ogni anno: la maggior parte di esse è già inserita nel Registro Italiano Sclerosi Multipla, grazie all’adesione attiva dei Centri Sclerosi Multipla regionali al progetto nazionale. L’interfaccia permetterà dunque ai Centri stessi di condividere le informazioni cliniche con il Sistema Sanitario Regionale, in modo immediato e integrato.
Il progetto, va detto, reso possibile con la sponsorizzazione non condizionante di Novartis Italia, è nato all’interno dell’Osservatorio Regionale Sclerosi Multipla della Sicilia di cui fa parte anche l’AISM con la propria fondazione, in sinergia con l’Assessorato Regionale alla Salute e la rete dei Centri Neurologici autorizzati alla prescrizione. Avviato sin dai primi mesi di quest’anno, con tavoli tecnici e la definizione degli strumenti informatici, è entrato in queste settimane nella sua fase pilota attuativa. L’utilizzo a regime e il monitoraggio dei risultati è previsto entro la fine di quest’anno, mentre una relazione finale verrà pubblicata nel mese di maggio del prossimo anno. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa e Comunicazione AISM (Barbara Erba), barbaraerba@gmail.com.

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Ausili: il rispetto dei diritti non può dipendere da dove si abita o da quanto è efficiente la propria ASL!

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«Le parole del Ministro della Salute – affermano dalla Federazione FISH – non bastano a fermare i disagi riguardanti gli ausili per le persone con disabilità, né bastano a ripristinare i diritti violati e a garantire uniformità e rispetto delle norme su tutto il territorio nazionale: è infatti inaccettabile che il rispetto dei diritti delle persone con disabilità continui a dipendere da dove si abita, da chi risponde a uno sportello, da quanto è efficiente o meno una singola ASL»

Un ulteriore aggiornamento sulla questione da noi evidenziata con vari servizi pubblicati in queste settimane (se ne veda l’elenco in calce), riguardante il fatto che dal 1° gennaio di quest’anno spetterebbero agli utenti le spese legate alla manutenzione e alle riparazioni delle carrozzine a motore elettrico (batterie, motori, joystick, ruote), dopo l’entrata in vigore del Nomenclatore Allegato 5 al DPCM 12/2017, avvenuta il 30 dicembre 2024, con l’approvazione delle relative Tariffe dell’Elenco 1, arriva dopo la risposta del ministro della Salute Schillaci a un’Interrogazione Parlamentare sulla materia.
Come avevamo infatti riferito nei giorni scorsi, in tale risposta il responsabile del Dicastero della Salute aveva dichiarato che «per le carrozzine per le persone con disabilità le Regioni e le Asl devono stipulare contratti attraverso gare pubbliche ed i fornitori devono garantire l’adattamento e personalizzazione dei dispositivi da parte di professionisti abilitati, la manutenzione ordinaria, oltre alla sostituzione dei componenti come le batterie. Non è una raccomandazione, ma una norma di legge». «Il nuovo Decreto Tariffe del 2025 – aveva aggiunto Schillaci – non ha cambiato nulla sui diritti dell’assistito, poiché l’innovazione riguarda solo la modalità di approvvigionamento, ma i diritti dei cittadini sono rafforzati». «La riparazione – aveva quindi concluso – rimane a carico delle aziende sanitarie e all’assistito non dovrebbe essere richiesta alcuna compartecipazione alla spesa per la riparazione e sostituzione delle carrozzine, se questo sta accadendo, qualcuno non applica le normative. Non è accettabile».

Ebbene, secondo la FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), «quelle parole del Ministro non bastano a fermare i disagi, né bastano a ripristinare i diritti violati e a garantire uniformità e rispetto delle norme su tutto il territorio nazionale. Secondo Schillaci, infatti, il nuovo sistema introdotto dal Decreto Tariffe collegato al DPCM 12/2017 non avrebbe inciso negativamente sui diritti delle persone con disabilità, ma la realtà quotidiana è ben diversa, con segnalazioni che ci giungono continuamente, raccontando ritardi, rimpalli di responsabilità, interpretazioni divergenti, richieste improprie di pagamento, e difficoltà nell’ottenere interventi tempestivi su ausili essenziali».
E tutto ciò, secondo la FISH, «non vale solo per le carrozzine elettriche, ma per ogni ausilio riconosciuto dal Nomenclatore (Allegato 5 al DPCM 12/2017), approvato con il Decreto Tariffe dell’Elenco 1 il 30 dicembre scorso. È pertanto inaccettabile che il rispetto dei diritti delle persone con disabilità continui a dipendere da dove si abita, da chi risponde a uno sportello, da quanto è efficiente o meno una singola ASL».

«Riteniamo che le parole del Ministro – aggiungono dalla Federazione -, per quanto formali e corrette sotto il profilo normativo, non colgano la gravità del problema, se è vero che è proprio l’applicazione concreta della norma ad essere in crisi. Ed è in questa distanza tra il principio e la prassi che si consuma, ogni giorno, la frustrazione e la rinuncia forzata all’autonomia di migliaia di persone con disabilità. Gli ausili, infatti, non sono una “gentile concessione”, ma un diritto garantito dai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), sono strumenti di cittadinanza e la loro piena funzionalità non può essere oggetto di ambiguità, né rimandata per mancanza di indicazioni operative o disallineamenti tra Ministero e Regioni. Il quadro normativo è chiaro: le prestazioni devono essere garantite, anche oltre i limiti di garanzia, a totale carico del Sistema Sanitario. Il problema, quindi, non sta nelle regole, ma nella loro effettiva applicazione».

«Non servono altre dichiarazioni rassicuranti – commenta Vincenzo Falabella, presidente della FISH -, serve un intervento strutturale e immediato, una regìa nazionale più forte, in grado di intervenire quando i diritti sanciti non trovano applicazione effettiva. Non è accettabile che tanti mesi dopo l’adozione del nuovo Decreto Tariffe, e a più di sette anni dall’approvazione della norma di riferimento, le persone con disabilità siano ancora costrette a denunciare ciò che dovrebbe essere garantito. Il Governo ha il dovere di assicurare che i diritti non siano solo affermati, ma resi effettivi. Le parole non bastano più. Occorrono misure concrete, controlli veri e la volontà politica di non lasciare nessuno indietro. Chi ha una disabilità non può vivere in attesa di un’interpretazione o di una gara regionale. Ha diritto a una risposta, ora!». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishets.it.
Al tema trattato in questo contributo abbiamo già dedicato i seguenti testi: Batterie e riparazioni delle carrozzine a motore elettrico: pagano gli utenti? (a questo link); Cari Ministri, Care Regioni: e quindi, se mi si rompe la batteria, devo restare chiuso in casa? (a questo link); Carrozzine a motore elettrico e spese a carico degli utenti: bene il Veneto, ma la FISH scrive al Governo (a questo link); Far pagare le batterie sarebbe una palese violazione dei diritti umani (a questo link).

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Ancora un passo per riuscire a portare in Senato quel Disegno di Legge sull’epilessia

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Manca ormai poco, a quanto sembra, per far sì che approdi finalmente al Senato il Disegno di Legge 898 (Disposizioni per la tutela delle persone affette da epilessia”), ma in attesa di quel “poco”, il presidente dell’AICE (Associazione Italiana Contro l’Epilessia) Giovanni Battista Pesce continua con la propria iniziativa di sciopero della fame, giunta al 24° giorno

È giunto al 24° giorno lo sciopero della fame di Giovanni Battista Pesce, presidente dell’AICE (Associazione Italiana Contro l’Epilessia), davanti al Ministero della Salute, iniziativa di cui abbiamo già dato ampio resoconto, seguendone via via gli sviluppi, per far sì che venga sbloccato l’iter e pervengano al Senato sia la Relazione Tecnica del Ministero della Salute, sia il parere del Ministero dell’Economia e Finanze, rispetto al Disegno di Legge 898 (Disposizioni per la tutela delle persone affette da epilessia).

«Il 1° luglio – spiega lo stesso Presidente dell’AICE -, come già nei martedì precedenti, abbiamo incontrato i referenti dei ministri Schillaci e Giorgetti, ciò che ha permesso di comprendere come siano stati già inviati i contributi necessari per la Relazione Tecnica da parte di 3 Direzioni Generali su 4 dei Dicasteri coinvolti, attendendo quindi solo l’ultima. La prima Relazione Tecnica, inoltre, è stata già più volte integrata e ora, in attesa che si completi il percorso delle Direzioni Generali, si attende che essa presenti le giuste caratteristiche per la sua trasmissione alla Quinta Commissione del Senato».
«Ringraziando quindi i Ministri – conclude il Presidente dell’AICE – come pure i loro referenti sul caso, il consigliere Andrea Giordano e la dottoressa Maria Novella Luciani, per l’avviata collaborazione, continuiamo a rimanere impegnati per il perfezionamento di quanto è necessario». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: assaice@gmail.com.

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Il tirocinio come buona pratica

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Nonostante tutte le contraddizioni che porta in sé, quella del tirocinio resta comunque la migliore buona prassi a favore delle persone con disabilità, soprattutto per chi presenta problematicità di accesso al mondo del lavoro. Se è mirato e ben condotto, infatti, il tirocinio porta sempre al successo, a prescindere dal tipo di disabilità. Se ne occupa Marino Bottà, nel presente approfondimento

Nelle ultime settimane le Commissioni competenti del Parlamento Europeo hanno iniziato una discussione sul tema dei tirocini, strumento ampiamente utilizzato in Italia come rapporto di lavoro regolare a basso costo. Si tratta di un tema particolarmente interessante per il nostro Paese, in quanto viviamo in un parziale vuoto normativo, perché riguarda circa 300.000 giovani e anche perché, nonostante tutte le contraddizioni che porta in sé, resta comunque la migliore buona prassi a favore delle persone con disabilità, soprattutto per chi presenta problematicità di accesso al mondo del lavoro. Il tirocinio extracurricolare, infatti, è un indiscutibile ed efficace strumento di formazione al lavoro, e spesso è un’indispensabile premessa per un rapporto di lavoro regolare.

Esistono due tipologie di tirocini: il tirocinio curriculare e quello extracurriculare. Il primo consiste in un’attività formativa integrata nel percorso di studi (scuola superiore, università, master ecc.) e ha lo scopo di offrire un’esperienza di lavoro in un contesto coerente con il corso di studi. In sostanza, un’esperienza di alternanza tra la formazione teorica scolastica e quella pratica delle imprese.
Il tirocinio extracurriculare, invece, consiste in un’attività formativa/lavorativa rivolta ai giovani che hanno terminato il percorso scolastico e agli adulti che sono alla ricerca di una occupazione. Ha quindi lo scopo di favorire l’inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro, attraverso l’acquisizione di nuove competenze. Le norme di riferimento sono nazionali (Linee Guida definite dalla Conferenza Stato-Regioni con l’Accordo del 25 maggio 2017 e il Decreto Legislativo 81/15) e regionali. Ogni Regione ha leggi proprie e regolamenti che disciplinano l’attivazione, la durata, l’indennità minima obbligatoria, i soggetti promotori, i soggetti ospitanti ecc.
L’attivazione di un tirocinio extracurriculare presuppone una convenzione e un progetto personalizzato. Deve poi essere inviata una comunicazione obbligatoria al Centro per l’Impiego competente per territorio.
La convenzione dev’essere sottoscritta dal soggetto ospitante, dall’ente accreditato promotore, e dalla persona interessata. In essa vengono inoltre declinati: i nominativi dei tutor dell’ente promotore e dell’azienda ospitante, i riferimenti delle assicurazioni INAIL e RC (Responsabilità Civile), il compenso economico (borsa lavoro) e la durata del tirocinio.
Di norma l’esperienza non può durare oltre i 24 mesi. Fanno eccezione quei tirocini che hanno finalità risocializzanti occupazionali ecc. Il tirocinio prevede, come detto, un compenso economico (borsa lavoro), di norma finanziato da un servizio pubblico, da una fondazione o altro, erogato dall’ente promotore. Nulla vieta all’azienda di farsene carico.

Vista la finalità formativa, l’inserimento deve essere mirato. È pertanto necessario procedere attraverso una valutazione attenta del potenziale lavorativo della persona, e tramite una corretta analisi del contesto lavorativo e della mansione. In caso contrario, il tirocinio, non solo si rivelerà inutile, ma potrà causare ulteriori difficoltà per un successivo inserimento. Non dimentichiamo mai il concetto: «La persona giusta al posto giusto», base su cui fondare qualsiasi esperienza lavorativa.
I tirocini possono avere differenti finalità: formative, lavorative, occupazionali, riabilitative. Vediamole di seguito.
° Il tirocinio formativo è rivolto alle persone che necessitano di una formazione al lavoro finalizzata all’orientamento, per ampliare le abilità e approfondire le competenze acquisite o per apprendere nuove professionalità.
° Il tirocinio lavorativo è da considerarsi come un’iniziale esperienza presso l’azienda interessata ad una successiva assunzione.
° Il tirocinio occupazionale si rivolge alle persone che, pur esprimendo un bisogno lavorativo, non possono aspirare a breve ad un rapporto contrattuale regolare, nemmeno in àmbiti protetti (Cooperative Sociali di tipo B).
° Il tirocinio riabilitativo serve a sostenere il recupero psichico e/o fisico dopo un evento invalidante. Un’esperienza lavorativa positiva è sempre un’efficace terapia di sostegno!
° Il tirocinio di adozione lavorativa è uno strumento alternativo all’esonero o all’impossibilità dell’azienda di trovare un lavoratore idoneo. L’azienda, anziché ricorrere all’esonero (articolo 5 della Legge 68/99), sostiene l’inserimento lavorativo di una persona particolarmente fragile, erogando circa 10.000 euro ad un servizio accreditato al lavoro, che la prenderà in carico.
È bene precisare che le norme vigenti non prevedono l’obbligatorietà dell’assunzione al termine del tirocinio, e tuttavia alcune Province stabiliscono che si debba concludere con un contratto a termine. Questo non sarebbe in sé negativo, ma di fatto spinge le aziende a scegliere candidati “abili” anche per i tirocini, precludendo così la possibilità a chi è in attesa da anni di avere un’opportunità lavorativa. Al contrario, il tirocinio dovrebbe essere utilizzato solo da chi presenta particolari complessità di inserimento.

Se ben condotto, il tirocinio porta sempre al successo, a prescindere dal tipo di disabilità (cognitiva, mentale, sensoriale ecc.): se è mirato e ben monitorato da un tutor competente avrà sicuramente un esito positivo. Purtroppo, il monitoraggio “in dissolvenza” del tutor, l’affiancamento sulla postazione di lavoro, e il monitoraggio post-assunzione, sono stati sostanzialmente “dimenticati”, se è vero che oggi nessun ente se ne fa carico, cosicché sin troppo spesso, dopo la presentazione iniziale, il tirocinante e l’azienda ospitante vengono dimenticati a se stessi, causando il più delle volte un fallimento programmato.

È anche importante chiarire che il tirocinio in sé non preclude la possibilità di continuare a percepire le pensioni di invalidità. Bisogna però avere la cura di non superare il limite di reddito, stabilito e aggiornato annualmente dall’INPS (per l’invalidità totale il limite è di 19,461 euro, per l’invalidità parziale 5.725 euro, mentre l’indennità di accompagnamento – è sempre bene ribadirlo – non è soggetta ad alcun limite). Si ricorda inoltre che ogni compenso economico viene calcolato sul lordo e non sul netto percepito, e nel caso di superamento dei limiti stabiliti, l’interessato deve dare immediata comunicazione all’INPS.

A volte le famiglie non sono disponibili ad accettare una proposta di tirocinio; personalmente non concordo, in quanto è sempre meglio che restare in casa ed è utile per acquisire un’identità personale e un ruolo sociale, consentendo alla persona di sentirsi uguale agli altri, nonché di contribuire all’economia familiare. Il lavoro, infatti, offre opportunità di socializzazione ed è soprattutto una buona ragione per alzarsi l’indomani!

*Già responsabile del Collocamento Disabili e Fasce Deboli della Provincia di Lecco, oggi direttore generale dell’ANDEL (Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro) (marino.botta@andelagenzia.it).

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Il “Villaggio dello sport inclusivo” al Selinunte Stadium di Milano

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A tre anni dall’inaugurazione a Milano del Selinunte Stadium, spazio ricreativo e multisportivo nato dalla trasformazione dell’ex mercato comunale e avuto in affidamento dal Comune di Milano, CSI Milano (Centro Sportivo Italiano) vi promuoverà il 5 luglio, in collaborazione con la Fondazione Mazzola, un “Villaggio dello sport inclusivo”, con varie attività sportive dedicate alle persone con disabilità, dove tutti e tutte avranno la possibilità di mettersi in gioco

A tre anni dall’inaugurazione a Milano del Selinunte Stadium, spazio ricreativo e multisportivo nato dalla trasformazione dell’ex mercato comunale e avuto in affidamento dal Comune di Milano, CSI Milano (Centro Sportivo Italiano) annuncia per il 5 luglio l’installazione del primo Villaggio dello sport inclusivo, in Piazza Selinunte (parcheggio Viale Aretusa), appuntamento che proporrà varie attività sportive dedicate alle persone con disabilità, dove tutti e tutte avranno la possibilità di mettersi in gioco.
L’iniziativa sarà realizzata grazie alla collaborazione con la Fondazione Mazzola, da sempre impegnata nel trasformare i contesti sfavorevoli in opportunità nuove, dove la pratica sportiva rafforza la salute e la qualità della vita delle persone con disabilità o in situazione di fragilità.

«Tra tutte le azioni che abbiamo proposto in questi anni al Selinunte Stadium – dichiara Massimo Achini, presidente di CSI Milano – mancava un’iniziativa dedicata nello specifico al binomio sport e disabilità, uun tema la cui gestione è una prerogativa del CIP (Comitato Italiano Paralimpico), con cui siamo in ottimi rapporti e che sarà naturalmente partner dell’iniziativa, oltre alla Fondazione Mazzola, che ringraziamo per il fondamentale contributo».
«In realtà – aggiunge – con la proposta del Villaggio dello sport inclusivo il CSI torna alle sue origini, essendo stato apripista dello sport integrato. E l’idea di installarlo proprio a Selinunte permette di fare un altro passo verso la trasformazione di questo luogo in un polo accogliente e inclusivo a trecentosessanta gradi». (S.B.)

A questo link è disponibile un ulteriore testo di approfondimento. Per altre informazioni: info@testoricomunicazione.it (Alessia Testori).

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Ordinanze che parlano di continuità educativa e didattica

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Con una propria Ordinanza, il Consiglio di Stato ne ha confermato una precedentemente prodotta dal TAR del Lazio, respingendo il ricorso di chi si opponeva a un provvedimento applicativo del Decreto legislativo 66/17, riguardante misure finalizzate a garantire la continuità dei docenti a tempo determinato su posto di sostegno. Soddisfazione per il provvedimento viene espressa dalla Federazione FISH, che parla di «un quadro normativo volto a favorire la continuità educativa e didattica» e anche dall’Associazione ANGSA

Il tema è l’inclusione scolastica degli alunni/alunne con disabilità e la continuità didattica.
La norma è l’articolo 8 del Decreto Legge 71/24 (convertito con modificazioni nella Legge 106/24), applicativo dell’articolo 14 del Decreto Legislativo 66/17, secondo il quale «al fine di agevolare la continuità educativa e didattica […] di cui al comma 1, nel caso di richiesta da parte della famiglia, e valutato, da parte del dirigente scolastico, l’interesse del discente, nell’ambito dell’attribuzione degli incarichi a tempo determinato […], al docente in possesso del titolo di specializzazione per l’insegnamento agli alunni disabili può essere proposta la conferma, con precedenza assoluta rispetto al restante personale a tempo determinato, sul medesimo posto di sostegno assegnatogli nel precedente anno scolastico, fermi restando la disponibilità del posto, il preventivo svolgimento delle operazioni relative al personale a tempo indeterminato e l’accertamento del diritto alla nomina nel contingente dei posti disponibili da parte del docente interessato».
I provvedimenti sono l’Ordinanza del TAR del Lazio 2912/25 (Tribunale Amministrativo Regionale) e ora – storia di ieri, 2 luglio – l’Ordinanza del Consiglio di Stato 2444/25, che ha confermato i contenuti della precedente.
«Accogliamo con piena soddisfazione questa Ordinanza del Consiglio di Stato – è il commento della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) -, che ha confermato la fondatezza della precedente Ordinanza Cautelare del TAR del Lazio, ossia di un quadro normativo che mira a favorire la continuità educativa e didattica, un principio essenziale per garantire il pieno sviluppo del progetto formativo degli alunni e delle alunne con disabilità. Queste Ordinanze, infatti, hanno ribadito che quella disposizione non solo è conforme ai principi costituzionali e internazionali, ma risponde concretamente ai bisogni reali degli studenti, riconoscendo che la stabilità della relazione educativa rappresenta un fattore chiave per l’efficacia dell’inclusione scolastica».

«Non posso che esprimere piena soddisfazione per quanto sancito da queste due Ordinanze – dichiara Vincenzo Falabella, presidente della FISHche ci danno pienamente ragione e riconoscono la legittimità delle nostre posizioni. Ancora una volta, quindi, viene confermato che il movimento associativo delle persone con disabilità si è mosso nel pieno rispetto dei princìpi di tutela dei diritti fondamentali, agendo con responsabilità e in coerenza con le norme vigenti. Le nostre azioni, infatti, sono state guidate da un obiettivo chiaro: fare in modo che ogni studente e ogni studentessa con disabilità possa essere davvero protagonista del proprio progetto educativo, senza discontinuità né disuguaglianze».
«Con rammarico – aggiunge il Presidente della Federazione -, rileviamo invece che i ricorsi presentati contro l’Ordinanza del TAR del Lazio sono stati motivati da logiche corporative e autoreferenziali, che poco hanno a che fare con l’interesse degli alunni e molto con la tutela di posizioni di potere. Le pronunce dei giudici hanno confermato pertanto che la scuola dev’essere un luogo giusto, aperto, partecipato, dove i diritti non si mettono in discussione, ma si applicano, anche attraverso strumenti normativi come quello previsto dall’articolo 14 del Decreto Legislativo 66/17. Dal canto nostro, come Federazione, continueremo ad essere presenti, propositivi e vigili in ogni sede istituzionale, affinché le politiche educative non solo parlino di inclusione, ma la realizzino con coerenza, responsabilità e coraggio».

Favore per le Ordinanze del TAR Lazio e del Consiglio di Stato viene espresso in una nota anche da Giovanni Marino, presidente dell’ANGSA Nazionale (Associazione Nazionale Genitori di perSone Autistiche), che sottolinea come «prima il Tribunale Amministrativo e ieri il Consiglio di Stato, supremo organo della giustizia amministrativa, abbiano evidenziato e ribadito che il dettato delle legge non presenta vizi di incostituzionalità, rispondendo invece ai bisogni degli studenti e favorendo una stabile relazione educativa, passaggio fondamentale per favorire l’inclusione scolastica. Si tratta di una buona notizia che tutela gli alunni e le alunne con disabilità e dà maggiore spessore al ruolo delle famiglie». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishets.it.

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14 ottobre, Bruxelles (ma anche online): il 5° Summit Europeo sull’Accessibilità

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14 ottobre, Bruxelles: una data da tenere a mente, perché in quel giorno si terrà il 5° Summit Europeo sull’Accessibilità, organizzato dal Forum Europeo sulla Disabilità, con il supporto di Microsoft, evento fruibile anche online, che rappresenterà un’ottima opportunità per rimanere aggiornati sui progressi in materia di accessibilità nell’Unione Europea e per entrare in contatto con decisori politici, leader del settore e sostenitori dei diritti delle persone con disabilità

14 ottobre, Bruxelles: una data da tenere a mente, perché in quel giorno si terrà il 5° Summit Europeo sull’Accessibilità, organizzato dall’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, con il supporto di Microsoft, evento fruibile anche online, che rappresenterà un’ottima opportunità per rimanere aggiornati sui progressi in materia di accessibilità nell’Unione Europea e per entrare in contatto con decisori politici, leader del settore e sostenitori dei diritti delle persone con disabilità. Il Summit di quest’anno, inoltre, sarà anche segnatamente l’occasione per valutare in tutta la sua importanza l’entrata in vigore, avvenuta il 28 giugno scorso, dell’European Accessibility Act, la Legge Europea sull’Accessibilità che, come abbiamo ampiamente scritto anche sulle nostre pagine, ha reso obbligatoria l’accessibilità nell’Unione Europea per vari prodotti e servizi.

Durante l’evento di ottobre, dunque, si parlerà, come detto, dell’European Accessibility Act, ma anche di intelligenza artificiale e di design inclusivo, di appalti pubblici, di gaming accessibile e di molto altro ancora. Il tutto non solo tramite dibattiti e panel, ma anche con dimostrazioni pratiche e workshop. (S.B.)

Per registrarsi all’evento accedere a questo link. Per ulteriori informazioni: André Felix (responsabile della Comunicazione dell’EDF), andre.felix@edf-feph.org (cui scrivere in inglese).

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