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Il dibattito pubblico degli ultimi anni sulla disabilità in Italia
«Sono profondamente onorato di poter dialogare con Claudio Imprudente, un amico, una persona che ho avuto la fortuna di conoscere e stimare da molti anni. Claudio, con il suo coraggio, la sua intelligenza viva e la sua voce mai scontata, ha saputo trasformare la disabilità in uno spazio di riflessione, di confronto e di cambiamento. Attraverso il suo lavoro di giornalista, di scrittore e di testimone attivo, è diventato un punto di riferimento, una vera e propria bandiera per un’idea di società più giusta, inclusiva e consapevole. La sua presenza ci ricorda ogni giorno che la diversità non è limite, ma valore»: lo dice Fulvio De Nigris, presidente della Fondazione Gli Amici di Luca-Casa dei Risvegli Luca De Nigris di Bologna, a proposito dell’incontro con Claudio Imprudente, programmato per la serata di domani, 24 giugno a San Giorgio di Piano (Bologna), nell’àmbito della rassegna estiva Se una notte d’estate uno spettatore (Giardino della Biblioteca di San Giorgio di Piano, Piazza Indipendenza, 1).
Il dialogo tra De Nigris e Imprudente, che ormai da alcuni anni è anche una nota e apprezzata “firma” anche di Superando, prenderà spunto dall’ultimo libro di quest’ultimo, Scritti imprudenti. Idee e riflessioni intorno alla disabilità (edizioni La Meridiana, 2024), che raccoglie una selezione degli articoli scritti per il «Messaggero di Sant’Antonio» e al quale abbiamo già dato ampio spazio anche sulle nostre pagine.
«Con Fulvio De Nigris – sottolinea Imprudente – ripercorreremo la storia della disabilità in Italia negli ultimi anni attraverso i temi principali che hanno contraddistinto il dibattito pubblico: l’inclusione a scuola e nella società, i pregiudizi e gli stereotipi che riguardano le persone con disabilità, il corpo e i sentimenti, l’immagine veicolata dai mass media e dalla pubblicità. Temi che oggi sono entrati sempre più anche nella politica, in Italia e nel mondo, contribuendo a una rappresentazione diversificata e a volte opposta tra chi viene posto ai margini e considerato “oggetto di cura” o, al contrario, promotore di una cultura inclusiva capace di incidere nel pensiero e nel miglioramento della qualità della vita per tutte e tutti».
L’incontro sarà moderato da Francesca Campomori, docente di Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia e consigliera del Comune di San Giorgio di Piano. (S.B.)
Per ulteriori informazioni: fulvio.denigris@amicidiluca.it.L'articolo Il dibattito pubblico degli ultimi anni sulla disabilità in Italia proviene da Superando.
Concorsi per titoli per l’aggiornamento e l’integrazione delle graduatorie per l’accesso ai ruoli provinciali dei profili professionali dell’area A e B del personale ATA ai sensi dell’articolo 554 del decreto legislativo n. 297/1994 e dell’ordinanza...
AVVISO N. 3 Procedure concorsuali per titoli ed esami per l’accesso al ruolo degli insegnanti di religione cattolica nelle scuole dell’infanzia e della primaria e secondarie di primo e secondo grado ai sensi del Decreto Ministeriale n. 103 del 29...
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AVVISO: Proroga dei termini per l’espressione della rinuncia di cui all’art. 5, comma 3, del decreto interministeriale 24 aprile 2025, n. 77
Richiamiamo tutti a non tacere di fronte a queste derive di disumanità
«I fatti documentati nei giorni scorsi dai NAS, riguardanti le violenze in una comunità per persone con disabilità nella Provincia di Torino, con l’arresto di sette operatori sociosanitari e di uno psicoterapeuta [se ne legga già anche sulle nostre pagine, N.d.R.], sono gravi e sintomatici di una violenza e disumanità diventate norma in particolare contro chi non può difendersi adeguatamente.
Come ANGSA Nazionale (Associazione Nazionale Genitori perSone con Autismo) esprimiamo solidarietà e vicinanza ai familiari e richiamiamo tutti a non tacere. Non è possibile che ogni volta siano i Carabinieri a scoperchiare il vaso degli arbìtri quotidiani ripetuti e continui.
La vicenda ripropone come non più rinviabile il tema della formazione quale unica strada per evitare il ripetersi di tali episodi. Il personale impegnato in queste strutture deve essere adeguatamente formato e adeguatamente pagato perché ha a che fare con persone fragili e svolge un lavoro che oltre ad essere faticoso richiede umanità. È una battaglia quasi esistenziale per garantire sicurezza nel circuito delle strutture per le persone con disabilità.
Dal canto loro, le Regioni devono invece disporre che le strutture abbiamo sistemi di sorveglianza al passo con i tempi. Solo così si potranno contenere queste esecrabili esplosioni di violenza a danno dei più deboli.
*Associazione Nazionale Genitori perSone con Autismo, aderente alla FISH (Federazione Italioana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie).
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Chiara Tommasini confermata alla Presidenza di CSVnet
«Questa conferma è per me motivo di gratitudine e responsabilità. Inizia ora una nuova fase che ci chiama a rafforzare ancora di più il ruolo dei CSV come presìdi per promuovere la cultura del volontariato e lo sviluppo della partecipazione attiva. Essere nei territori oggi significa infatti stare accanto alle organizzazioni, alle reti associative, ai gruppi informali, alle nuove forme di volontariato, ma anche costruire relazioni stabili con enti locali, scuole, presidi sociosanitari, imprese, soggetti culturali. CSVnet continuerà a sostenere questo impegno, con visione strategica e strumenti concreti»: lo ha dichiarato Chiara Tommasini, subito dopo essere stata confermata per acclamazione alla guida di CSVnet l’Associazione Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, nel corso dell’assemblea elettiva di Bologna, durante la quale è stato nominato il Consiglio Direttivo Nazionale dell’organizzazione, che resterà in carica fino al 2029. (S.B.)
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“Nulla su di Noi senza di Noi”: mai più considerarlo come un vuoto slogan privo di significato!
Purtroppo ancora in troppi, a livello istituzionale e non solo, o le ignorano proprio oppure continuano a pensare che le parole Nulla su di Noi senza di Noi siano semplicemente un vuoto slogan privo di significato. Vien da dirlo apprendendo di due recenti vicende riguardanti l’Umbria e la Sardegna.
«L’ANFFAS Nazionale (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo) e il Coordinamento Regionale in Umbria dell’Associazione esprimono profonda indignazione e preoccupazione – leggiamo infatti in una nota – per quanto accaduto in occasione di un evento formativo sui diritti e l’inclusione delle persone con disabilità, organizzato dalla Camera Minorile di Perugia. L’avvocato Massimo Rolla, Garante Regionale per i diritti delle persone con disabilità in Umbria, dopo aver espresso in un post sui social network il proprio rammarico per la mancata inclusione delle Associazioni e delle famiglie nell’organizzazione dell’evento, si è visto revocare l’invito a partecipare con un proprio saluto istituzionale».
«Resto sinceramente basita di fronte a quanto accaduto – ha dichiarato Moira Paggi, presidente di ANFFAS Per Loro e coordinatrice regionale dell’ANFFAS in Umbria -: un confronto costruttivo nasce proprio da voci diverse, da punti di vista che si incontrano anche quando fanno emergere criticità. Scegliere di fare un passo indietro invece che aprirsi al dialogo è un segnale preoccupante, soprattutto se parliamo di diritti, inclusione e partecipazione. Auspico una presa di distanza immediata da parte di coloro che hanno rilasciato il patrocinio, ossia il Comune di Perugia e l’Ordine degli Avvocati di Perugia, e dei relatori coinvolti in questo evento formativo a fronte di un fatto così grave. Prima di proclamarsi sensibili e “dalla parte delle persone con disabilità”, bisogna dirlo, farlo, e soprattutto esserlo. Davvero deludente!».
«L’episodio accaduto in Umbria – ha commentato dal canto suo Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS – è estremamente grave e inaccettabile. In coerenza e ulteriore sostegno con quanto già rappresentato dal presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità), Vincenzo Falabella, con un proprio comunicato, la decisione di escludere un rappresentante istituzionale solo per avere sollevato una critica costruttiva sulla metodologia di organizzazione di un evento è un segnale pericoloso. Non si può parlare di diritti e inclusione se si rifiuta il confronto con chi rappresenta le istanze e le esigenze reali delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Per questo abbiamo chiesto formalmente a tutti i relatori di prendere pubblicamente le distanze da questa grave decisione e sollecitato il Comune di Perugia e l’Ordine degli Avvocati di Perugia a revocare immediatamente il patrocinio all’evento. Il tutto ribandendo con forza che l’inclusione è un percorso che si costruisce con le persone, non per le persone».
L’altra vicenda, come detto, riguarda la Sardegna dalla quale la FISH Regionale esprime in una nota «profonda sorpresa e rammarico per l’esclusione delle organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità dalle audizioni sul progetto di legge regionale relativo al fine vita, concluse presso il Consiglio Regionale della Sardegna».
«Non parlo a titolo personale – dichiara a tal proposito Pierangelo Cappai, presidente della FISH Sardegna -, ma a nome delle tante Associazioni che compongono la nostra Federazione Regionale e che rappresentano decine di migliaia di persone con disabilità: siamo stupiti e amareggiati che su un tema di tale rilevanza etica e sociale, che tocca profondamente la vita e la dignità delle persone con disabilità, non siamo stati invitati a portare il nostro contributo e la nostra prospettiva. Eppure sulle più svariate materie la nostra Federazione viene chiamata per esprimere un parere, su un tema che riguarda la pelle di migliaia di noi, no».
«Infatti – prosegue Cappai – la questione del fine vita si interseca in modo complesso e delicato con le condizioni di vita delle persone con disabilità, le loro scelte, il diritto all’autodeterminazione, l’accesso alle cure palliative e il rischio di derive e discriminazioni. Ignorare il punto di vista di chi vive quotidianamente la disabilità significa privare il processo legislativo di una voce essenziale e di una conoscenza approfondita delle implicazioni pratiche e umane che una legge sul fine vita può avere».
«Riteniamo pertanto inaccettabile questa grave lacuna nel processo di consultazione – conclude il Presidente della FISH Sardegna -, perché le persone con disabilità non sono solo destinatarie di norme, ma soggetti attivi e portatori di esperienze e bisogni specifici che devono essere ascoltati e considerati. Chiediamo quindi con forza che il Consiglio Regionale colmi immediatamente questa lacuna, garantendo alle nostre Associazioni la possibilità di essere audite prima che il progetto di legge prosegua il suo iter, il tutto ribadendo l’importanza di un confronto aperto e inclusivo su un tema così sensibile, per garantire che ogni decisione legislativa sia frutto di una riflessione completa e rispettosa di tutti i diritti e le sensibilità coinvolte». (S.B.)
° comunicazione@anffas.net;
° posta@fishsardegna.org.
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Nota 141428 del 20 giugno 2025 - Adeguamento organico di diritto alle situazioni di fatto personale ATA as 2025/2026
La tappa brianzola del Giro d’Italia di Handbike
Dopo le tappe di Reggio Calabria, Noventa di Piave (Venezia) e Basiglio (Milano), di cui abbiamo riferito di volta in volta anche sulle nostre pagine, proseguirà il 22 giugno a Seregno (Monza-Brianza), il 15° Giro d’Italia Handbike.
«Seregno – dichiara Fabio Pennella, presidente di Solutions & Events Organization che promuove il Giro Handbike – sarà l’unica tappa in Brianza del Giro 2025 e l’abbiamo scelta non solo per il dinamismo e la forte identità territoriale della città, ma anche perché è Città Europea dello Sport 2025, riconoscimento che ne valorizza l’impegno concreto nella promozione dell’attività sportiva a ogni livello».
Gli handbikers, di cui alcuni provenienti da Austria, Polonia, Svizzera e Canada, si sfideranno dunque su un circuito cittadino di 4,6 chilometri, con partenza e arrivo da Via Santuario.
Più di 100 i volontari su tutto il percorso, coordinati dalla Polizia Locale, che assicureranno la sicurezza per la miglior riuscita dell’evento.
Il Giro 2025 tornerà poi il 13 luglio a Monfalcone (Gorizia) e il 14 settembre a Pioltello (Milano), per concludersi il 12 ottobre a Bari. (S.B.)
A questo link è disponibile un testo di ulteriore approfondimento. Per altre informazioni: ufficiostampa@girohandbike.it (Angela Grassi).L'articolo La tappa brianzola del Giro d’Italia di Handbike proviene da Superando.
Nota 141435 del 20 giugno 2025 - Concorso 24 mesi personale ATA 2024/2025 scelta sedi (Allegato G)
Ad Albenga c’è la “Grande Festa della Subacquea nessuno escluso”
Il percorso di HSA Italia, l’Associazione Nazionale Attività Subacquee e Natatorie per Persone con Disabilità, che in questi decenni – come abbiamo raccontato spesso anche sulle nostre pagine – ha consentito a tantissimi subacquei con disabilità di formarsi e di immergersi in mare o in piscina, supportati da istruttori qualificati e da strumenti didattici sempre più accessibili, passerà il 22 giugno ancora una volta da Albenga (Savona), per la Grande Festa della Subacquea nessuno escluso, evento inclusivo gratuito e aperto a tutti, realizzato anche quest’anno grazie all’impegno degli organizzatori e dei tanti volontari del mondo dell’associazionismo cittadino. I testimonial “storici” di queste iniziative, Marco Orengo e Mirco Soleri, con Vincenzo Russello di Integrabili-HSA Sanremo ribadiscono infatti che «questa manifestazione è il risultato della sinergia tra diverse realtà associative con le scuole e gli istruttori HSA che collaborano da tempo. Ancora uniti per lanciare un messaggio chiaro e forte alla collettività di un modo bellissimo di fare inclusione, esprimere solidarietà in un clima di amicizia e condivisione».
«L’acqua è davvero uno spazio di libertà e inclusione – aggiungono da HSA Italia – e ad Albenga ci si immergerà ancora una volta tutti insieme in acqua, persone con e senza disabilità in un’atmosfera di condivisione, entusiasmo e scoperta. Un’esperienza unica in cui le barriere si annullano, le limitazioni si alleggeriscono e sott’acqua si vola senza peso».
«I partecipanti – spiega dal canto suo il responsabile di HSA Liguria Gianfranco Lenti, che ha oltre quarant’anni anni di esperienza nella subacquea e nella gestione di scuole, diving e nella formazione di istruttori – sono accompagnati in acqua da un gruppo di istruttori e guide HSA, persone che uniscono competenza, passione e tanto volontariato. È grazie a loro che avviene il momento magico dell’immersione, ossia restare sott’acqua, osservare il mondo sommerso e la vita che lo abita. Emozione pura, gioia e meraviglia, per un’iniziativa che mette al centro la persona e promuove l’esperienza subacquea valorizzando le abilità di ognuno. Sono questi i valori su cui si fonda HSA, nata nel 1981 come realtà pionieristica nel promuovere le attività subacquee per persone con disabilità, e oggi diffusa in oltre cinquanta Paesi nel mondo con un sistema didattico dedicato, in uso a livello internazionale per la formazione e la certificazione di subacquei, guide e istruttori».
Da ricordare infine che come sempre la manifestazione si concluderà con momenti conviviali, culminando nella cerimonia di consegna dei riconoscimenti e degli attestati speciali, alla presenza di tutti i partecipanti. (S.B.)
Per ulteriori informazioni: Patrizia De Santo (patrizia@patriziadesantopr.it).L'articolo Ad Albenga c’è la “Grande Festa della Subacquea nessuno escluso” proviene da Superando.
La forza del limite ossia La disabilità come mistero e rivelazione
La storia insegna che il tema della disabilità riflette le contraddizioni profonde dell’esistenza umana e delle società, di ieri come di oggi. È il punto di incontro tra tensione verso la perfezione e accettazione del limite, tra desiderio di forza e consapevolezza della fragilità, tra aspirazione all’autonomia e bisogno dell’altro, tra salute e malattia. Dicotomie che attraversano epoche, le cui risposte hanno costruito nel tempo i significati stessi dell’esperienza della disabilità.
In questo percorso di ricerca si inserisce la riflessione che la Chiesa compie sul tema della disabilità, come parte integrante della visione dell’uomo e della sua dignità. Un percorso che ha visto la disabilità passare da “ferita da sanare” a “croce da portare”, da “oggetto di assistenza” e “strumento di redenzione” ad esperienza di vita, nella quale si rivela, come in ogni uomo, l’immagine stessa del Dio fatto uomo. Ed è proprio questa immagine che apre a nuovi spazi di pensiero, suscita domande che richiedono condivisione e invita a costruire nuovi modelli di convivenza sociale.
Dopo che recentemente la Cattedra di Pietro è stata occupata da un Papa [Leone XIV] che porta nel nome l’eredità di una svolta decisiva nella storia della dottrina sociale della Chiesa – con la Rerum Novarum [Leone XIII, 1891, N.d.R.] – mi piace rileggere questo percorso con uno sguardo agli scritti pontifici, espressione di quel dialogo generativo tra la Parola di Dio, la visione antropologica cristiana e la lettura dei segni dei tempi.
I documenti del Magistero, da Gaudium et Spes (1965) a Fratelli Tutti (2020), fanno emergere un volto di Chiesa in cammino, che mira a non considerare le persone con disabilità semplicemente come oggetto di cura, ma le riconosce come soggetti ecclesiali attivi, capaci di contribuire alla vita della comunità. Parte viva di cui San Paolo scrive: «[…] Quelle parti del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie» (1 Corinzi 12,22). Questa verità interpella ancora oggi profondamente la Chiesa e il suo sguardo sulla persona con disabilità, perché significa riconoscere nella fragilità una presenza essenziale, capace di svelare il mistero dell’umano e di orientare la visione di una società più giusta da custodire.
Di fatto, nella citata Gaudium et Spes, il Concilio pone le basi per una nuova antropologia ecclesiale. Pur non citando esplicitamente il termine disabilità, il documento afferma infatti: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi […] sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo” (GS 1). È un primo invito ad una solidarietà universale con ogni condizione umana, a riconoscere in ciascuno la presenza di Dio e all’apertura di una pastorale capace di accogliere la persona con disabilità come parte integrante della vita della Chiesa.
Un passo decisivo in questo senso avviene con Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica Christifideles Laici (1988), nella quale afferma: «Un’attenzione particolare meritano i laici che vivono in condizione di infermità o di disabilità… Devono sentirsi non solo oggetto dell’amore della Chiesa, ma soggetti attivi e responsabili della missione della Chiesa» (§53). Qui avviene la svolta del pensiero nel considerare la persona in condizioni di fragilità non solo destinataria di opere di carità, ma soggetto attivo e co-partecipe nella costruzione della comunità. Visione che viene ripresa e approfondita nell’enciclica Evangelium Vitae (1995), la quale denuncia ogni cultura dello scarto e proclama il valore incondizionato della vita, sempre.
Ma gli scritti pontifici rivelano anche il volto della tenerezza di una Chiesa che si fa madre. Con Deus Caritas Est (2005), Papa Benedetto XVI mette al centro l’amore come fondamento di ogni azione ecclesiale: «Vedere con il cuore: così vede Dio, e così deve vedere l’amore» (§31). Parole che evocano una visione profonda dell’uomo e della società, e che ci invitano a guardare l’altro con lo sguardo dell’anima, capace di abbracciare il suo mondo, in tutta la sua complessità e bellezza. Uno sguardo scevro da sovrastrutture, che ha il coraggio di non tirarsi indietro, anche quando la vita impone domande di cui ancora non si hanno risposte.
È quell’invito a farsi prossimo che nel Magistero di Papa Francesco si traduce in impegno sociale. Se nell’esortazione Evangelii Gaudium (2013) viene denunciata l’indifferenza verso i più deboli: «Ogni persona, anche se segnata da limiti gravi, è pienamente soggetto di dignità e di diritti» (§209), questa denuncia diventa promozione di un impegno pastorale in ambito familiare – «Ogni bambino che viene al mondo […] merita l’amore e l’accompagnamento della famiglia e della comunità ecclesiale» (Amoris Laetitia, 2016, §47-48) – e con uno sguardo sulla società tutta, affermando che «Le persone con disabilità hanno diritto di accedere all’educazione, al lavoro, alla cultura, allo sport, alla spiritualità… e devono essere pienamente parte della comunità» (Fratelli Tutti, 2020, §98).
L’idea di “essere parte” porta la riflessione oltre il concetto di inclusione sociale, superando la logica del “noi e loro” evocata da Justin Glyn (Justin Glyn S.J., «Noi», non «loro»: la disabilità nella Chiesa, in «La Civiltà Cattolica», n. 4069, 2020), per abbracciare la visione di interdipendenza, di appartenenza reciproca, dove ciascuno non solo trova il proprio posto, ma dà forma stessa alla vita della Chiesa e della società, perché «Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme» (1 Corinzi 12,26).
Riconoscere tra le pieghe dei documenti del Magistero una crescente responsabilità pastorale sul tema della disabilità è senza dubbio edificante. È segno di una Chiesa che si lascia interrogare, che si apre al mistero della fragilità umana e ne custodisce la dignità come fondamento della propria missione evangelizzatrice. Tuttavia, la sfida che oggi interpella la comunità cristiana è quella di trasformare questa consapevolezza in cultura condivisa. Un pensiero che da patrimonio teologico diventi stile di prossimità, linguaggio accessibile e gesto concreto nella quotidianità.
L’esperienza della fragilità, con le sue dicotomie, si rivela allora un autentico “luogo teologico” per comprendere il mistero dell’umano e, al tempo stesso, fonte da cui ha origine la dignità. E l’uomo, creato a immagine di Dio (Genesi 1, 26-27), ne custodisce tutta la sua bellezza, così come canta con stupore il Salmo 139: «Sei tu che hai creato le mie viscere […]. Ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio».
Così l’immagine di Dio nell’uomo potrà davvero abitare la vita delle comunità, riconoscendosi in ogni persona nella sua irripetibile unicità.
*Curatore, insieme a Giovanni Merlo, del libro “A Sua immagine? Figli di Dio con disabilità”, La Vita Felice, 2022 (se ne legga anche la nostra presentazione). Il presente contributo è già apparso nel blog A Sua Immagine? e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
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Operazioni di conferimento degli incarichi dirigenziali: conferme, mutamenti e mobilità interregionale con decorrenza 01/09/2025
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I diritti vanno fatti rispettare anche in àmbito fiscale
Ci scrive il Lettore Roberto Cherchi dalla Sardegna, persona con tetraplegia, per segnalare una vicenda che l’ha visto suo malgrado protagonista, dopo un contatto con un negozio online, «per richiedere l’applicazione del diritto all’agevolazione sull’IVA al 4%, ai fini dell’acquisto di un climatizzatore smart, in quanto sussidio tecnico/informatico volto a facilitare l’autosufficienza e il controllo dell’ambiente domestico e lavorativo, nonché il mantenimento autonomo di un microclima domestico/lavorativo salubre». «Tale prodotto di comune reperibilità – ha infatti aggiunto Cherchi alla propria richiesta – è dotato di funzionalità WiFi per la connessione ad internet, che ne qualificano l’impiego sia come sussidio tecnico/informatico, sia come oggetto di domotica (secondo la definizione presente in qualsiasi dizionario della lingua italiana), vista la sua configurabilità per il funzionamento tramite comandi vocali e di controllo da remoto».
Ebbene, com’è ben noto, e per questo rimandiamo anche ad un approfondimento recentemente aggiornato dal Centro Studi Giuridici HandyLex (disponibile integralmente a questo link), «si applica appunto l’IVA agevolata al 4% (anziché quella ordinaria del 22%) «per l’acquisto di sussidi tecnici e informatici rivolti a facilitare l’autonomia e l’integrazione delle persone con disabilità (articolo 3 della legge n. 104/1992). Rientrano nel beneficio le apparecchiature e i dispositivi basati su tecnologie meccaniche, elettroniche sia di comune reperibilità sia appositamente fabbricati che hanno fra le finalità previste quella del controllo dell’ambiente».
Nonostante dunque le chiare e legittime richieste, corredate da tutta la documentazione richiesta dalla Legge, «l’esercente – come spiega il nostro Lettore – ha esplicitamente, arbitrariamente e immotivatamente rifiutato di ottemperare a quanto previsto dalla normativa».
«Ritengo – conclude Roberto Cherchi – che la condotta del negoziante, che ha deliberatamente rifiutato di applicare l’IVA agevolata, nonostante il mio approccio educato e fondato sul buon senso, configuri una pratica commerciale scorretta e una palese violazione della normativa fiscale e delle tutele a favore dei consumatori. Tale comportamento risulta altresì idoneo a configurare una possibile discriminazione, diretta o indiretta, nei confronti delle persone con disabilità. In aggiunta, segnalo che il comportamento dell’esercente mi ha fatto sentire umiliato e denigrato in quanto cittadino rispettabile, costantemente impegnato nel rispetto delle norme e dei diritti di tutti. Ho voluto pertanto richiedere un’indagine ufficiale da parte della Guardia di Finanza, volta ad accertare eventuali irregolarità e responsabilità nella gestione dell’esercizio commerciale».
Senza mezzi termini il commento del citato Centro HandyLex, «nel riconoscere la fondatezza delle motivazioni alla base della richiesta del Lettore, nonché la gravità del comportamento riferito. La tematica dell’accesso effettivo ai diritti riconosciuti, anche in àmbito fiscale, rappresenta un nodo cruciale nella tutela della dignità e dell’uguaglianza delle persone con disabilità, e riteniamo quindi doveroso esprimere la nostra solidarietà per quanto vissuto». Parole, quelle di HandyLex, condivise fino all’ultima virgola anche dal nostro giornale. (S.B.)
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Siamo esseri umani e niente che sia umano dev’essere lontano da noi
Giampiero Griffo ci dice da sempre, e ce lo ha ricordato ancora in questi giorni su Superando (Il tema delle valutazioni nella riforma della disabilità e il mancato riferimento ai diritti umani), che i diritti garantiti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità non sono i “soliti diritti”, dei quali parliamo da sempre, ma sono “diritti umani”, che considerano cioè le persone con disabilità alla pari di tutti e che debbono assicurare le stesse condizioni di vita di ogni altro, imponendo alla Società e agli Stati l’obbligo di eliminare tutte le barriere che impediscono il realizzarsi di questa eguaglianza umana.
E invero, noi siamo stati educati a parlare di “diritti soggettivi”, cioè dei singoli “soggetti”, che quindi riguardano i differenti interessi di ciascun soggetto; tanto è vero che solo quel soggetto che vede violato il “suo” diritto può agire in giudizio per ottenerne il rispetto. I diritti umani, invece, possono essere fatti valere da chiunque per difendere i diritti di chiunque altro ne sia privato.
Ora, in queste settimane stiamo assistendo, a Gaza, ad una paurosa violazione dei diritti umani nei confronti di tante persone inermi, costrette alla fame come vittime sacrificali nella guerra tra il capo del governo israeliano e Hamas. Esse non sono solo le centinaia di migliaia di palestinesi, ma pure i poveri ostaggi israeliani, rapiti da Hamas durante l’infame eccidio del 7 ottobre 2023. Sia i palestinesi che gli ostaggi sono vittime innocenti dell’odio sfociato nella guerra.
Oltre all’indignazione di tanta parte dell’opinione pubblica, anche ebrei illustri come l’attore e scrittore Moni Ovadia hanno avuto il coraggio di parlare di vero e proprio “genocidio” e la storica Anna Foa ha addirittura parlato di “suicidio di Israele” per il discredito mondiale che questa crudeltà del capo del governo israeliano sta provocando contro tutti gli ebrei, che nel mondo, e pure in Israele, condannano l’assassinio quotidiano, notturno e diurno, che tale capo del governo sta perpetrando con danni inenarrabili e permanenti, sia per l’immagine di loro stessi che per le decine di migliaia di morti e centinaia di migliaia di feriti tra i palestinesi. Oltre ai morti, infatti, rimarranno invalide tantissime persone, a causa degli incessanti bombardamenti e dei continui “tiri al piccione” ai poveretti in fila per cercare di accaparrarsi qualcosa da mangiare. E i medici dicono pure che i bimbi, a causa della denutrizione, avranno seri problemi di crescita fisica ed intellettiva.
Ma ciò che mi fa pure raccapriccio è la disumanizzazione determinata dalle resse per il cibo nel popolo affamato. Questo popolo che ha la triste sorte di trovarsi stretto tra le angherie di Hamas e del governo israeliano e che si sta dividendo nella lotta fratricida per tentare di prendere un po’ di cibo.
Anche queste persone, compresi gli ostaggi, stanno subendo una palese, gravissima e deprecabile violazione dei diritti umani. E non parliamo solo della violazione del diritto alla vita pure di tutti i militari di entrambe le parti che viene annullato da capi cinici e spietati.
Mi permetto di dire tutto ciò perché sono una persona con disabilità e vorrei che non si dicesse che noi ci occupiamo solo dei “nostri” diritti umani, ripiegati perennemente ed egoisticamente solo sulla giusta difesa degli stessi. Certo, purtroppo, come moltissimi altri esseri umani possiamo fare assai poco per evitare la violazione dei diritti umani di quanti nel mondo subiscono ingiustizie, disabilità e morte. Alcuni fanno marce di protesta per suscitare giusti sentimenti di ripulsa rispetto a quanto sta avvenendo. Altri sono presi erroneamente da pensieri e atteggiamenti “antiebraici”, dal momento che qui, in questa violazione dei diritti umani e del diritto internazionale, gli ebrei non c’entrano assolutamente nulla, ma il disastro umanitario è determinato solo da alcuni dirigenti politici dello Stato d’Israele. Altri ancora, credenti delle diverse religioni, pregano – preghiamo – perché questo genocidio cessi subito. Altri come me, infine, manifestano scrivendo la loro solidarietà verso le vittime palestinesi ed ebree.
Noi persone con disabilità sentiamo di dover manifestare la nostra pietà verso tutte le vittime e la denuncia contro i carnefici, perché siamo e ci sentiamo esseri umani come quanti soffrono e riteniamo inviolabili i loro diritti umani come i nostri. Ricordiamo non solo il comandamento dato da Gesù prima di morire, «amatevi gli uni con gli altri», ma anche la semplicissima constatazione di uno scrittore latino: Homo sum et nihil umani a me alienum puto (“Sono un essere umano e ritengo che niente che sia umano debba essere lontano da me”).
Ringrazio quindi Giampiero Griffo che, con la sua ben nota sensibilità e attività mondialista a favore di tutti i popoli e gli emarginati in essi, mi ha stimolato a scrivere queste poche righe.
*Presidente del Comitato dei Garanti della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie).
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Un concerto e il film “Nonostante” per “La conquista della felicità” a Bologna
Continua alla Casa dei Risvegli Luca De Nigris di Bologna (Via Gaist, 6) la tradizionale rassegna denominata La conquista della felicità, promossa dalla Fondazione Gli Amici di Luca, con appuntamenti culturali, artistici e di riflessione aperti alla cittadinanza, in un dialogo vivo tra arte, fragilità e rinascita.
Il prossimo appuntamento è in programma per domani, 21 giugno (ore 18.30), quando il giardino della Casa dei Risvegli ospiterà il concerto del gruppo Bologna SOWL Singers, diretto dal maestro Michael Brusha. «In assonanza con il termine inglese soul – spiegano i promotori dell’iniziativa – il nome della formazione è l’acronimo di SOund Without Limit, vale a dire un chiaro riferimento alla volontà del gruppo di esplorare liberamente stili e generi musicali, superando confini e barriere, proprio come accade nei percorsi di cura e riabilitazione delle persone ospitate nella struttura che ospiterà il concerto».
A seguire, in serata, all’Arena Puccini (ore 20.45), la Fondazione Gli Amici di Luca-Casa dei Risvegli Luca De Nigris collaborerà con la Cineteca di Bologna per la proiezione del film Nonostante (2024) di Valerio Mastandrea. Al termine, Anna Di Martino della Fondazione Cineteca di Bologna e Fulvio De Nigris, presidente della Fondazione Gli Amici di Luca-Casa dei Risvegli Luca De Nigris, dialogheranno con l’Autore.
«Nonostante – sottolinea Fulvio De Nigris – è un film che ci sta particolarmente a cuore perché affronta con delicatezza e profondità tematiche che sono al centro della nostra quotidianità: il coma, la cura, il risveglio, ma anche il dolore e la speranza di chi resta accanto, il tutto riuscendo a restituire il senso dell’attesa, del limite e della possibilità, senza retorica, ma con una sincerità che arriva dritta al cuore. È un’opera che tocca corde profonde, capace di generare empatia e riflessione, e di aprire spazi di consapevolezza sulla fragilità e sulla forza delle persone che vivono, o sopravvivono, a un trauma».
«Per noi – aggiunge -, che da anni ci impegnamo con la Casa dei Risvegli Luca De Nigris in un percorso che è sanitario ma anche umano e relazionale, la visione di questo film rappresenta un momento importante di condivisione e confronto. Ringraziamo Valerio Mastandrea per averci regalato una storia così vera, e la Cineteca di Bologna per averci coinvolto in questa iniziativa». (S.B.)
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“BUM – Buoni Un Mondo”: i risultati di un anno di attività
Dopo un anno dall’avvio dell’iniziativa, verranno presentati nella mattinata del 23 giugno a Milano, nel corso di una conferenza stampa presso il BUM (Via Antegnati, 9, ore 10), i risultati raggiunti dal progetto BUM – Buoni Un Mondo, iniziativa promossa dal Gruppo L’Impronta, per favorire l’inserimento lavorativo di persone con disabilità e fragilità sociale in contesti produttivi. Si parla infatti di uno spazio in cui sono presenti un laboratorio di panificazione, pasticceria e pasta fresca oltre a bar, bistrot ed emporio.
Per l’occasione saranno presenti la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli e l’assessore al Welfare e alla Salute del Comune di Milano Lamberto Bertolé, oltre ai rappresentanti di enti e fondazioni sostenitrici del progetto. (S.B.)
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Torna in Piemonte il tennis paralimpico internazionale giocato in piedi
Dopo il successo del Campionato Mondiale organizzato lo scorso anno (se ne legga anche sulle nostre pagine), il para standing tennis, ovvero il tennis paralimpico giocato in piedi da persone con disabilità ad arti superiori e inferiori e da persone con acondroplasia, sta per tornare sul territorio torinese con l’ITF European Open, manifestazione organizzata dall’Associazione Bionic People in collaborazione con l’ITF (International Tennis Federation), in programma dal 21 al 23 giugno presso il Monviso Sporting Club di Grugliasco, nei presi di Torino (Corso Allamano, 25).
45 gli iscritti e le iscritte, provenienti da 15 Paesi (Australia, Austria, Brasile, Camerun, Cile, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Regno Unito, Repubblica Dominicana, Stati Uniti, Venezuela) e da 4 continenti, che scenderanno in campo, sia in singolo che in doppio, nelle categorie PS1 (disabilità agli arti superiori), PS2 (disabilità agli arti inferiori con buona mobilità residua), PS3 e PS4 (disabilità agli arti inferiori con ridotta mobilità residua e persone con acondroplasia). (S.B.)
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Ancora violenze nei confronti delle persone con disabilità: è ora di dire basta!
È di queste ore l’ennesima drammatica notizia di violenze commesse a danno di persone con disabilità in una comunità del Pinerolese (Luserna San Giovanni), a due passi da Torino. Qui si sono consumati atteggiamenti vessatori, intimidatori e di scherno sia a livello fisico che psichico. Tra le accuse, emerge anche quella di violenza sessuale nei confronti di uno degli ospiti.
Sette operatori socio sanitari e uno psicoterapeuta sono stati arrestati con l’accusa di maltrattamenti su persone con gravi disabilità intellettive e cognitive. Le indagini, iniziate lo scorso aprile, hanno permesso di portare alla luce episodi quotidiani di maltrattamenti, tra cui ingiurie, strattoni, schiaffi, percosse. Gli arrestati sono stati tutti sottoposti agli arresti domiciliari.
L’azione è stata condotta dai carabinieri del NAS: gli otto indagati lavoravano tutti in una comunità facente capo ad una cooperativa che gestisce molteplici strutture in Piemonte e in Lombardia. A carico di uno di loro, in particolare, pesa l’accusa – come detto – di violenza sessuale nei confronti di un ospite con disabilità, che sarebbe stato vittima di toccamenti e palpeggiamenti delle parti intime.
Nel corso dell’operazione, coordinata dalla procura di Torino, sono state eseguite anche sei perquisizioni. Il blitz è scattato in provincia di Torino e Cuneo. I Carabinieri del NAS di Torino (aiutati dai colleghi di Alessandria e dai militari dei Comandi Provinciali di Torino e Cuneo, coordinati dalla Procura della Repubblica di Torino) hanno mostrato agli indagati gli ordini di custodia cautelare e hanno proceduto a sei perquisizioni domiciliari.
Già il 17 aprile i Varabinieri avevano tratto in arresto 3 operatori. Le indagini avrebbero consentito di svelare le condotte abituali tenute nei confronti degli ospiti con disabilità, sottoposti a gravi umiliazioni e violenze fisiche, psicologiche e verbali.
La vicenda riaccende i riflettori sulla necessità improrogabile di un’intensificazione dei controlli e di una vigilanza costante all’interno delle strutture che accolgono persone vulnerabili. Ne ha consapevolezza la ministra Locatelli, che bene farebbe a promuovere periodicamente ispezioni a campione, anziché vivere solo di passerelle mediatiche? Ne hanno consapevolezza le Associazioni, soprattutto quelle che si autodefiniscono “rappresentative”, che rimangono silenti trecentosessantaquattro giorni all’anno, e silenti resteranno, se ne può essere certi, anche in questa occasione, senza assumere alcuna iniziativa?
A questo punto è naturalmente fondamentale che ai responsabili di questi abusi siano comminate pene esemplari, senza sconti, ma sarebbe altrettanto urgente promuovere e allargare la riflessione, per indagare sulle cause strutturali che le rendono possibili.
Da tempo si parla di un sistema basato su personale non sufficientemente formato, mal pagato, spesso troppo scarso rispetto al numero di ospiti, costretto a turni massacranti e a condizioni di lavoro logoranti che portano all’esaurimento fisico e mentale. Tutto questo mentre le famiglie, o lo Stato, pagano cifre elevatissime: tra i 5.000 e 10.000 euro al mese per ogni ospite, a seconda delle necessità assistenziali. Ma chi controlla davvero come vengono spesi questi soldi? Chi verifica concretamente la qualità della vita all’interno delle strutture? Come operano in concreto i Servizi presenti sul territorio? Che ruolo hanno le Associazioni di familiari? Chi ascolta le famiglie quando denunciano situazioni di abuso o maltrattamento?
È giusto e necessario che i responsabili vengano puniti, su questo non ci sono dubbi. Tuttavia, se non cambiamo in modo profondo il sistema di gestione e controllo, tra qualche tempo ci troveremo a leggere notizie simili in un’altra comunità. E, come sempre, a subirne le conseguenze saranno i più fragili. Le è chiaro tutto ciò, signora Locatelli?
Oltre ai problemi strutturali già citati, va considerato anche un altro aspetto inquietante, che vede protagoniste in negativo tante famiglie le quali, soprattutto per paura di essere ricattate, non denunciano in modo deciso gli abusi, nonostante i segni di maltrattamenti siano spesso visibili sul corpo dei loro figli. C’è in queste famiglie un atteggiamento di passività, che a volte rasenta la complicità. Alcuni familiari, addirittura, arrivano a criticare chi trova il coraggio di parlare, salvo poi indignarsi pubblicamente sui social.
Torna d’attualità la richiesta di installare un idoneo sistema di telecamere all’interno delle strutture, ma ci si dimentica non solo che le telecamere non possono essere installate ovunque, ma che i malfattori troverebbero sicuramente i modi e gli spazi, sapendo della loro esistenza, per eludere la vigilanza. A mio parere il sistema di videocontrollo va installato all’insaputa di tutti (tra parentesi è quello che è avvenuto a Luserna San Giovanni!). Sembra un’affermazione scontata, ma probabilmente non lo è affatto.
Anni fa anche mio figlio Gabriele ha trascorso alcune settimane nella comunità di Luserna. Oggi vive in un’altra struttura, situata a Torino, ma anch’essa gestita dalla stessa cooperativa che ora è al centro delle indagini della magistratura.
La mia speranza è che finalmente vengano puniti i veri responsabili di questi atti vergognosi e crudeli. E sottolineo: i responsabili, perché non ho intenzione di generalizzare né di accusare indiscriminatamente tutti. Mi auguro che, una volta chiarite le responsabilità, non vengano colpiti solo i “pesci piccoli”, ma anche – e soprattutto – quelli che stanno più in alto, che troppo spesso riescono a farla franca grazie a protezioni e scorciatoie.
E voglio lanciare un ultimo forte appello alle famiglie: non lasciamoci intimidire! Come vedete a scrivere questo articolo è un padre come me, il cui figlio è ospite in una delle strutture gestite proprio dalla cooperativa finita sotto inchiesta. Ho 76 anni e non ho paura di esprimere il mio sdegno per questa orribile situazione. Continuerò a difendere i diritti di mio figlio – e di tutte le persone autistiche come lui – anche se in passato ho ricevuto più volte pressioni e ricatti da parte della cooperativa: mi è stato chiesto di ritirare Gabriele, e recentemente sono arrivate perfino minacce di portarlo in Pronto Soccorso per un TSO [Trattamento Sanitario Obbligatorio, N.d.R.], senza alcuna reale motivazione che giustificasse un intervento così grave e traumatico.
Non dobbiamo temere chi usa il ricatto e la minaccia come strumenti di controllo. Persone così, sul piano umano e morale – e non solo – sono, nel migliore dei casi, dei miserabili falliti.
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