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IC CASTROLIBERO – Interpello posti di Sostegno scuola primaria 24 ore settimanali di lezione
Personale Docente – Immissioni in ruolo a.s. 2025/2026- Decreto assegnazione sede cdc A026, A028, AM2A, AM2C e AS48
Prova finale di valutazione della procedura selettiva per l’attribuzione delle posizioni economiche finalizzate alla valorizzazione professionale del personale A.T.A. all’interno delle Aree, di cui al decreto ministeriale n. 140 del 12 luglio 2024
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Personale ATA: Avviso di interpello per la copertura di posto di DSGA disponibile e non vacante per un periodo superiore a 3 mesi presso l’IC Gullo – a.s. 2025-2026
Rendere accessibili le informazioni è un principio di giustizia e di uguaglianza
Saper leggere un referto medico, comprendere un modulo amministrativo, conoscere i propri diritti, capire come e dove votare: sono tutte azioni che presuppongono una condizione fondamentale, ossia poter accedere alle informazioni in modo chiaro, comprensibile e autonomo. Eppure, ancora oggi, molte persone, in particolare quelle con disabilità o con bisogni comunicativi complessi, incontrano ostacoli quotidiani nel reperire e comprendere le informazioni pubbliche, siano esse legate alla sanità, ai servizi sociali, all’istruzione o alla partecipazione democratica.
Una società davvero inclusiva non può accettare che la comprensione delle informazioni istituzionali dipenda dalle capacità cognitive, sensoriali o linguistiche di ciascuno. Dal nostro punto di vista, rendere accessibili le informazioni non è solo un atto di trasparenza, ma un principio di giustizia e di uguaglianza.
La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata anche dalla Repubblica di San Marino, agli articoli 2 (Definizioni), 9 (Accessibilità), 21 (Libertà di espressione e opinione e accesso all’informazione) e 24 (Educazione), afferma chiaramente che la comunicazione deve essere garantita a tutti attraverso i mezzi più appropriati.
A differenza dell’Unione Europea (Direttiva (UE) 2016/2102) e dell’Italia (Legge 4/04, cosiddetta “Legge Stanca”), che impongono agli Enti Pubblici di garantire l’accessibilità dei propri siti web e delle applicazioni mobili, la Repubblica di San Marino non dispone ancora di una normativa specifica in materia. Tuttavia, allinearsi a questi princìpi rappresenterebbe un passo importante verso una pubblica amministrazione più inclusiva e moderna, capace di rispondere ai bisogni di tutte le persone, nel rispetto della Convenzione ONU.
Si tratta di princìpi che valgono in ogni àmbito della vita civile. Nel settore sanitario, ad esempio, un linguaggio troppo tecnico o documenti privi di alternative visive possono rendere incomprensibili le scelte più delicate per la propria salute. Nel mondo del lavoro o della scuola, un’informazione non accessibile può trasformarsi in esclusione. E lo stesso vale per la partecipazione politica.
Il prossimo 23 novembre, la cittadinanza sammarinese sarà chiamata a eleggere le nuove Giunte di Castello. Anche in questa occasione, si può osservare come alcune informazioni ufficiali relative al voto, modalità, procedure e materiali informativi, non siano sempre pienamente accessibili o comprensibili da parte di tutti.
Il diritto di voto, attivo e passivo, rappresenta uno dei momenti più alti della partecipazione democratica, ma perché sia davvero universale, è indispensabile che ogni persona possa comprendere ciò che riguarda il processo elettorale, senza barriere linguistiche, sensoriali o cognitive.
Rendere le informazioni sul voto chiare, leggibili e accessibili significa rafforzare la democrazia stessa. A ciò si aggiungano le raccomandazioni di organismi internazionali, come l’ECRI (European Commission against Racism and Intolerance), che sollecitano i Paesi Membri a rimuovere ogni barriera che ostacoli la partecipazione civica e democratica delle persone con disabilità.
Per questo, riteniamo che l’accessibilità dell’informazione sia una responsabilità collettiva e un obiettivo di civiltà.
In questa prospettiva, la nostra Associazione [Attiva-Mente, N.d.R.], pur disponendo già di un sito web che rispetta le regole di accessibilità, è consapevole che la strada verso una piena accessibilità è un percorso continuo, fatto di impegno costante e miglioramento. Anche noi, nonostante l’attenzione e la buona volontà, non siamo sempre perfetti o puntuali, ma crediamo che la cosa importante sia continuare a provarci.
Stiamo dunque lavorando affinché presto i nostri contenuti e comunicati pubblicati sul sito possano essere anche ascoltati, offrendo così una forma ulteriore di accessibilità a chi preferisca o necessitai di una fruizione audio.
Intendiamo, inoltre, intraprendere un percorso, anche formativo, per dotarsi di una licenza d’uso dei simboli della CAA (Comunicazione Aumentativa e Alternativa) e per adottare il linguaggio Easy to Read (“facile da leggere e da comprendere”), secondo le linee guida europee definite da Inclusion Europe.
Ciò permetterà di offrire, quando necessario, materiali in formati simbolici e testuali semplificati, favorendo la comprensione da parte di tutte le persone, indipendentemente dalle loro abilità comunicative o cognitive.
Rendere accessibili le informazioni significa riconoscere la dignità e la piena partecipazione di ogni cittadino. E capire – prima ancora di votare, scegliere, in definitiva partecipare – è il primo diritto di una persona libera.
*Attiva-Mente è un’Associazione della Repubblica di San Marino (attivamentersm@gmail.com).
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IMMISSIONI IN RUOLO 25/26 – PUBBLICAZIONE ESITI FASE 2 ASSEGNAZIONE SEDE A026 – A028 – AM2A – AM48 – AS01 – AS48
Patente delle persone con disabilità: sburocratizzare e ridurre i costi
«La patente di guida non è solo un documento, ma per numerose persone con disabilità è la chiave d’accesso fondamentale al diritto al lavoro e alla vita indipendente. Eppure, per queste persone, l’iter di rinnovo si trasforma troppo spesso in un vero e proprio labirinto burocratico»: lo ha sottolineato Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), durante la conferenza stampa di presentazione del VII Congresso Nazionale della SIMCE, in programma nei prossimi giorni a Roma.
Da tempo in prima linea anche su questo tema, la FISH è attivamente impegnata su due obiettivi ritenuti cruciali, vale a dire la sburocratizzazione, «per far sì – come viene sottolineato dalla Federazione – che venga drasticamente semplificato drasticamente il processo di acquisizione e rinnovo della patente per le persone con disabilità». E anche la riduzione dei costi, rendendo cioè «meno oneroso l’accesso a questo diritto fondamentale meno oneroso».
«Rendere l’iter di rinnovo più snello e meno costoso – aggiunge il Presidente della FISH – è un passo essenziale per garantire la piena inclusione e l’autonomia delle persone con disabilità nella società. Continueremo dunque a batterci per far sì che la mobilità diventi un diritto realmente accessibile a tutti e tutte». (S.B.)
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Violenze contro le donne: prevenzioni e rimedi
È in programma per il 19 novembre a Padova, Le violenze contro le donne: prevenzione e rimedi, convegno promosso dal Dipartimento di Diritto Privato e Critica del Diritto dell’Università di Padova, nell’àmbito del Progetto di Terza Missione 2024, e in collaborazione con la Fondazione Giulia Cecchettin e la Fondazione Oggi e Domani.
L’evento sarà ospitato dalle 15 alle 19 presso l’Archivio Antico del Palazzo del Bo dell’Università organizzatrice, ma sarà fruibile anche online sulla piattaforma Zoom a questo link.
I lavori saranno introdotti dai saluti istituzionali di Manlio Miele, direttore del Dipartimento di Diritto Privato e Critica del Diritto dell’Università di Padova, Monica Fedeli, prorettrice alla Terza Missione e ai Rapporti con il Territorio dell’Università di Padova, Eleonora Bonotto, direttrice della Fondazione Oggi e Domani, e dalle considerazioni delle responsabili scientifiche dell’evento, Chiara Abatangelo e Giovanna Marchetti, anch’esse dell’Ateneo organizzatore.
La prima parte dell’incontro presenterà un taglio strettamente giuridico, offrendo un’ampia panoramica del quadro normativo in cui questo fenomeno si pone: dalle premesse costituzionali e internazionali, alle misure penali volte a sanzionarlo. Nello specifico sono previsti i seguenti interventi: I fondamenti costituzionali dell’uguaglianza e della parità di genere di Guido Rivosecchi (Università di Padova); La riforma Cartabia e i principi della Convenzione di Istanbul sulla violenza domestica e di genere di Roberto Senigaglia (Università Ca’ Foscari di Venezia); La repressione del femminicidio nell’ordinamento penale italiano di Debora Provolo (Università di Padova).
La seconda parte, invece, porterà un approfondimento dato dall’Esperienza sul ruolo degli enti del terzo settore contro la violenza di genere, riferita da Roberta Cerchiaro della Fondazione Giulia Cecchettin, e da un intervento in tema di Discriminazione multipla delle donne con disabilità, esposto da chi scrive, Simona Lancioni, responsabile del Centro Informare un’h di Peccioli (PI), che interverrà in rappresentanza della Fondazione Oggi e Domani.
L’evento sarà accreditato per 3 Crediti Formativi in materia generica non obbligatoria per l’Ordine degli Avvocati di Padova e per 3 Crediti Formativi e un Credito Deontologico presso l’Ordine degli Assistenti Sociali del Veneto. Per gli avvocati è prevista l’iscrizione attraverso il sistema Sfera, per gli assistenti sociali e gli altri ospiti la registrazione può essere effettuata attraverso il modulo online disponibile a questo link. (Simona Lancioni)
Ricordiamo ancora il link che consentirà di seguire l’evento online sulla piattaforma Zoom. Per ulteriori informazioni: info@fondazioneoggiedomani.it.Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
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Nota 213920 del 12 novembre 2025 - Prova finale posizioni economiche ATA
Ascolto, vicinanza e condivisione: vent’anni per l’AISMME e un impegno che continua
Era il 10 novembre 2005 quando un gruppo di genitori di bambini e bambine con malattie metaboliche ereditarie, rare e spesso sconosciute, scelsero, di fronte all’incertezza e alla solitudine, di fondare l’AISMME (Associazione Italiana Sostegno Malattie Metaboliche Ereditarie). In vent’anni, festeggiati proprio in questi giorni, quello che era nato come un sogno è in realtà divenuto una storia di speranza e di impegno che ha letteralmente cambiato la vita di migliaia di famiglie in tutta Italia.
«Sono stati vent’anni intensi – sottolinea Cristina Vallotto, presidente dell’Associazione – vissuti con il cuore e con la testa, vent’anni di lavoro instancabile per non lasciare indietro nessuno. Siamo orgogliosi dei risultati raggiunti, ma anche della rete di persone e professionisti che abbiamo costruito, uniti dallo stesso obiettivo: garantire ai pazienti la migliore qualità di vita possibile».
C’è un passaggio davvero centrale nella storia dell’AISMME ed è quello legato allo screening neonatale esteso gratuito e per tutti i bimbi nati in Italia che nel 2005 era ancora un miraggio. Solo in pochi Centri nascita, infatti, in poche aree del Pese, vi erano progetti pilota che andavano oltre il numero di tre malattie metaboliche “screenate” per legge. Altrove invece, triste a dirsi, era la sorte a decidere tutto. «La chiamavamo la “roulette russa del codice postale” – ricorda Manuela Vaccarotto, vicepresidente dell’AISMME –: bastava infatti nascere nel posto sbagliato perché un bambino perdesse la possibilità di una diagnosi salvavita. E chi non era fortunato doveva subire le pesanti conseguenze del ritardo diagnostico. Troppo spesso la diagnosi arrivava dopo mesi, anni, quando ormai era troppo tardi».
Proprio da quella situazione è nata una delle principali battaglie dell’AISMME, arrivando nel 2016 alla Legge 167/16 (Disposizioni in materia di accertamenti diagnostici neonatali obbligatori per la prevenzione e la cura delle malattie metaboliche ereditarie), che ha reso obbligatorio e gratuito lo screening neonatale esteso in tutta Italia, grazie anche all’instancabile lavoro di sensibilizzazione, informazione e pressione istituzionale portato avanti dall’Associazione per oltre un decennio, ottenendo quella che è stata un’eccellenza in Europa e nel mondo, per il numero di malattie screenate e l’universalità dell’applicazione.
«Noi ci credevamo – continua Vallotto – e nel 2005 abbiamo fondato l’AISMME proprio perché il nostro sogno diventasse realtà. Abbiamo lavorato instancabilmente per far conoscere l’importanza di questo test salvavita sia all’opinione pubblica che al mondo medico e per vederlo attivato ovunque in Italia. Grazie dunque al lavoro in rete con altre realtà del mondo delle malattie rare, dopo undici anni di duro lavoro, di promozione, di sensibilizzazione e soprattutto di coinvolgimento del mondo medico e delle istituzioni la Legge 167/16 ha esteso a oltre 40 il numero delle malattie screenate e sancito l’obbligatorietà e la gratuità di questo test per ogni neonato in ogni Centro Nascita d’Italia. E il pannello di screening, seppure ancora troppo lentamente, continua ad ampliarsi».
Oggi si può dire che ogni anno, grazie a quella Legge, oltre 350 neonati vengono salvati dalle conseguenze devastanti di una diagnosi mancata. «In questi giorni – aggiunge però Vaccarotto – festeggiamo sì i nostri vent’anni ricordando questa vittoria, ma anche guardando avanti e continuando a batterci per ampliare il numero di malattie incluse nello screening, per garantire cure adeguate e un follow up all’altezza della complessità delle patologie metaboliche, per ottenere leggi e finanziamenti che assicurino equità e dignità a ogni paziente».
A tal proposito, l’Associazione siede ai tavoli decisionali nazionali, tra cui il Coordinamento Nazionale per lo Screening Neonatale Esteso, istituito presso l’Istituto Superiore di Sanità, e collabora con le principali realtà del mondo delle malattie rare, caratterizzandosi ormai come un punto di riferimento autorevole e riconosciuto oltre che per i pazienti anche per il mondo medico e le Istituzioni. Dal 2005 ad oggi, infatti, l’AISMME ha realizzato campagne, progetti e reti di sostegno che hanno cambiato il modo di affrontare le malattie metaboliche in Italia, promuovendo in particolare iniziative dedicate ai piccoli pazienti e supportando anche chi vive con patologie metaboliche dell’osso, come XLH (ipofosfatemia) e deficit di ENPP1, oltreché estendendo la propria presenza anche dove non vi sono Associazioni locali: vi sono infatti alcune Regioni d’Italia (Abruzzo, Campania, Lazio, Molise e Piemonte/Valle d’Aosta) dove i delegati AISMME suppliscono all’assenza di Associazioni di pazienti offrendo aiuto e sostegno a famiglie e pazienti.
Riguardo poi alla Regione dove è sorta – il Veneto – l’AISMME è l’Associazione di riferimento del Centro di Screening e Cura dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, che segue oltre 300 pazienti affetti da malattie metaboliche ereditarie tra bambini, adolescenti e adulti. Negli anni l’Associazione ha contribuito al consolidamento di tale struttura e al riconoscimento di essa, sostenendone lo sviluppo con risorse economiche e professionali.
«Ascolto, vicinanza e condivisione – concludono a una voce Vallotto e Vaccarotto – sono i valori che hanno reso l’AISMME una grande famiglia, che da vent’anni trasforma la preoccupazione in forza, la fatica in impegno, la solitudine in rete. Ma i vent’anni che abbiamo alle spalle sono un punto di partenza, non di arrivo. In un momento, infatti, in cui la Sanità Pubblica è sempre più in difficoltà, i malati rari non sono certo la priorità nelle politiche socio sanitarie. Dobbiamo quindi continuare a lavorare e combattere, unendo le nostre forze al ricco e sempre più agguerrito mondo dell’associazionismo, creando sempre più comunità. La nostra forza viene dai bambini e dalle famiglie che ci hanno dato fiducia e che continueremo ad accompagnare, passo dopo passo, nel loro cammino. Se siamo ancora qui, lo dobbiamo soprattutto a loro: grazie, di cuore!». (S.B.)
Per ulteriori informazioni: info@aismme.org (Giuliana Valerio).L'articolo Ascolto, vicinanza e condivisione: vent’anni per l’AISMME e un impegno che continua proviene da Superando.
L’accessibilità digitale non è un’esigenza di nicchia, ma un valore comune (e per molti anche un obbligo di legge)
L’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio sulle Comunicazioni Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) rileva che nel mese di marzo di quest’anno ben 44,55 milioni di utenti avevano navigato in rete in Italia, trascorrendo in media oltre 75 ore e 13 minuti online. L’uso del web, dunque, è ormai un’abitudine consolidata e in continua crescita, diventando uno spazio centrale per lavoro, studio, servizi e intrattenimento. Nonostante però la rete giochi un ruolo così centrale nella vita quotidiana, non tutti riescono ad accedervi con la stessa facilità. Le persone con disabilità, in particolare, incontrano ancora numerosi ostacoli, a causa di siti e servizi digitali non pienamente accessibili.
Ebbene, secondo il monitoraggio AgID 2024, ove l’acronimo AgID sta per Agenzia per l’Italia Digitale, lo scorso anno sono state pubblicate 65.681 dichiarazioni di accessibilità, con un trend crescente rispetto agli anni precedenti. Si tratta di documenti ufficiali pubblicati dai siti web e dai servizi digitali delle Pubbliche Amministrazioni e delle aziende, in cui viene dichiarato il livello di conformità del sito alle Linee Guida internazionali sull’accessibilità (WCAG). E tuttavia, solo il 13% di tali dichiarazioni risultava pienamente conforme alle norme, mentre il restante 87% lo era solo parzialmente o non lo era affatto. Questo indica che, sebbene sempre più enti pubblici e aziende stiano dichiarando i propri livelli di accessibilità, nella pratica la maggior parte dei siti web non garantisce davvero un accesso completo alle persone con disabilità.
Con l’entrata in vigore della Direttiva Europea sull’Accessibilità il 28 giugno scorso (European Accessibility Act), l’accessibilità digitale è divenuta non solo una questione etica, ma anche un obbligo di legge per tutte le aziende che offrono prodotti e servizi digitali nel mercato europeo. Eppure, nonostante la crescente attenzione sul tema, permangono convinzioni errate che ostacolano la reale adozione di pratiche inclusive e ritardano la trasformazione del web in uno spazio veramente aperto a tutti e tutte.
A tentare di individuare e chiarire i principali fraintendimenti, è Eye Able, scale-up italiana (forma societaria in fase avanzata di crescita) impegnata appunto nell’àmbito dell’accessibilità digitale, che ha raccolto i cinque falsi miti più diffusi per rendere i propri siti davvero raggiungibili per tutti. Vediamoli di seguito.
1. “Ho il widget, quindi il mio sito è accessibile”
Uno degli errori più comuni è credere che installare un widget di accessibilità – termine che si riferisce a un piccolo programma o componente grafica che offre funzionalità specifiche e un accesso rapido a informazioni o azioni, senza dover aprire l’applicazione principale – renda automaticamente un sito conforme. Il widget permette sicuramente di personalizzare e migliorare l’esperienza di navigazione, ma non crea testi alternativi per le immagini e non può correggere una struttura di navigazione inadeguata. È uno strumento utile, ma l’efficacia di esso dipende dal lavoro che viene fatto “dietro le quinte”: senza interventi tecnici sul sito, infati, il widget da solo non è sufficiente a garantire una reale accessibilità.
2. “L’accessibilità serve solo alle persone con disabilità”
L’accessibilità digitale è in realtà una questione che riguarda tutti e tutte, se è vero che un sito veloce, con navigazione chiara, testi leggibili e video sottotitolati migliora l’esperienza di ogni utente, dagli anziani a chi ha un infortunio temporaneo, agli adulti poco digitalizzati, fino a chi naviga con connessioni lente o da smartphone. Come recita la citata Direttiva Europea sull’Accessibilità, si tratta di garantire «indipendenza e autonomia per ogni cittadino». L’accessibilità, infatti, è un valore comune, non un’esigenza di nicchia.
3. “Non riguarda la mia azienda”
Con la Direttiva Europea sull’Accessibilità, gli obblighi di accessibilità si estendono a tutti coloro che offrono o vendono prodotti e servizi digitali nel mercato europeo, quindi siti web, e-commerce, servizi bancari, trasporti, piattaforme di streaming e dispositivi come gli ATM (acronimo di Automated Teller Machine che indica lo sportello automatico per le operazioni bancarie come prelievi, versamenti, pagamenti e ricariche). Solo le microimprese sono escluse dagli obblighi, anche se la normativa ne incoraggia comunque l’adozione. Infatti, il punto centrale non sono i soli requisiti tecnici, ma la “finalità olistica”, ovvero rendere il digitale realmente inclusivo.
4. “È troppo costosa e complessa da implementare”
L’accessibilità non è un costo, ma un investimento. Chi non si adeguerà alla Direttiva Europea Sull’Accessibilità, infatti, rischierà sanzioni fino al 5% del fatturato, oltre al ritiro temporaneo del prodotto o alla sospensione del servizio. Integrare i criteri di accessibilità sin dalle prime fasi di progetto, consente di ridurre tempi e costi di adeguamento. Ed essere accessibili significa anche rafforzare la reputazione del marchio come inclusivo e affidabile agli occhi di clienti e partner.
5. “Una volta fatto, sono a posto”
L’accessibilità non è un traguardo, ma un processo continuo. Ogni aggiornamento del sito o dei contenuti di esso richiede una verifica dell’assenza di barriere digitali rilevanti, per cui il processo di verifica deve essere costante.
In conclusione si può sintetizzare dicendo che l’accessibilità va considerata come un nuovo standard del digitale, non un’opzione, né un intervento una tantum, ma una pratica da integrare stabilmente, supportata da formazione continua e da una cultura inclusiva diffusa in tutta l’organizzazione. (S.D. e S.B.)
Per ulteriori informazioni: Roberta Vaia (roberta.vaia@startupgeeks.com).L'articolo L’accessibilità digitale non è un’esigenza di nicchia, ma un valore comune (e per molti anche un obbligo di legge) proviene da Superando.
L’arte dei Sordi: un incontro a Milano
Avevamo presentato un paio di settimane fa La voce del colore, mostra inaugurata il 7 novembre a Milano (Ex-Fornace, Alzaia Naviglio Pavese, 16) a cura della Fondazione Pio Istituto dei Sordi, voluta per ricordare e raccontare il lavoro e le storie di cinque pittori sordi milanesi, divenuti a partire dal dopoguerra eccellenze nel mondo dell’arte, vale a dire Lauro Bolondi, Luciana Bora, Giuseppe Coppin, Arnoldo Sidoli e Primo Cajani.
Portata avanti in sinergia con i figli dei pittori stessi e con Emiliano Mereghetti, studioso di storia dei sordi, l’esposizione, patrocinata dal Municipio 6 del Comune di Milano, dall’ENS Milano (Ente Nazionale Sordi) e dall’UNEBA Lombardia, sarà ancora visitabile a ingresso libero fino al 16 novembre.
Sempre nella nostra presentazione avevamo anche segnalato che nell’àmbito di tale iniziativa vi sarà, nel pomeriggio del 15 novembre (ore 16), l’incontro denominato L’arte dei Sordi, aperto dai saluti istituzionali di Marco Granelli, assessore alle Opere Pubbliche, alla Cura del Territorio e alla Protezione Civile del Comune di Milano, Stefano Cattaneo, direttore del Pio Istituto dei Sordi e Salvatore Triolo, presidente dell’ENS di Milano.
Interverranno quindi Franco Bolondi, docente di Didattica delle Arti Grafico Pittoriche e Visive all’Università di Verona, sul tema L’arte dei Sordi: un’introduzione ed Emiliano Mereghetti (Il movimento dei pittori Sordi lombardi e milanesi).
Lo stesso Mereghetti dialogherà successivamente con Primo Cajani, unico pittore vivente in mostra. (S.B.)
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L’APRI diventa Associazione per la ricerca sull’autismo Cimadori
Già Associazione Cimadori per la ricerca italiana sulla sindrome di Down, l’autismo e il danno cerebrale, l’APRI assume la nuova denominazione di Associazione per la ricerca sull’autismo Cimadori – APRI ODV ETS, «scelta – come viene spiegato – che nasce dalla volontà di rendere ancora più chiara e immediata la missione che, da sempre, guida le nostre iniziative: sostenere cioè la ricerca scientifica e promuovere interventi concreti a beneficio delle persone con disturbi dello spettro autistico e correlati e anche delle loro famiglie».
Organizzazione di volontariato che promuove e finanzia la ricerca biomedica, fondamentale per individuare l’eziopatogenesi e le terapie mirate che ancora mancano, l’APRI, come detto, è al fianco delle persone con disturbi dello spettro autistico e delle loro famiglie, offrendo attività di advocacy per garantire il diritto di accedere a interventi sanitari e psicoeducativi capaci di migliorare la qualità della vita. L’Associazione è membro benemerito della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità), socio fondatore della FIA (Fondazione Italiana per l’Autismo) e il proprio presidente Carlo Hanau è da oltre quarant’anni componente del Consiglio della Federazione Autism Europe. (S.B.)
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L’accessibilità dev’essere un requisito essenziale e trasversale di ogni intervento edilizio
In sede di audizione presso l’Ottava Commissione della Camera (Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici), centrata sull’aggiornamento, il riordino e il coordinamento della disciplina legislativa in materia edilizia, a partire dalla Proposta di Legge AC 535, con la successiva e abbinata Proposta di Legge AC 2332 (Delega al Governo per l’aggiornamento, il riordino e il coordinamento della disciplina legislativa in materia edilizia), la FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) ha presentato una propria Memoria (disponibile integralmente a questo link), ove si sottolinea innanzitutto che «l’accessibilità non può essere considerata un aspetto secondario o aggiuntivo, ma deve rappresentare un requisito essenziale e trasversale di ogni intervento edilizio, sia di nuova costruzione che di ristrutturazione o riqualificazione».
Sono dunque sostanzialmente tre i princìpi e le normative che secondo la Federazione devono essere esplicitamente richiamati in un aggiornamento e riordino della disciplina edilizia, vale a dire innanzitutto «il Design for All (“progettazione per tutti), ovvero una metodologia standard per la progettazione degli spazi, che superi la logica degli “interventi a posteriori” o delle “soluzioni speciali” per singole categorie di disabilità, un approccio che garantisca prodotti, ambienti, programmi e servizi utilizzabili dal maggior numero possibile di persone, senza bisogno di adattamenti o di una progettazione specializzata».
Quindi «l’armonizzazione con le Direttive Europee, recependo e allineandosi sia alla già vigente Direttiva Europea sull’Accessibilità (European Accessibility Act), sia ad altre future Direttive Europee, estendendo i princìpi di accessibilità non solo agli aspetti tecnologici, ma anche e in modo coerente all’ambiente costruito».
Infine, la necessità di «eliminare le ambiguità e le deroghe che ancora oggi permettono la realizzazione di opere che non rispettano pienamente il Decreto Ministeriale 236/89 (Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata), in particolare per quanto concerne l’adattabilità e la visitabilità».
Con la propria Memoria, pertanto, la Federazione chiede che la Proposta di Legge Delega «impegni il Governo ad aggiornare e uniformare i parametri tecnici dell’accessibilità, rendendoli cogenti e non derogabili in tutti i contesti abitativi e lavorativi, pubblici e privati; a introdurre l’obbligo di presentazione della Relazione Tecnica di Accessibilità per tutti i progetti edilizi, come parte integrante della documentazione necessaria per il rilascio del titolo abilitativo; a prevedere un sistema di verifica e sanzioni efficaci e dissuasive per il mancato rispetto dei requisiti di accessibilità in fase di progettazione ed esecuzione». (S.B.)
Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishets.it.L'articolo L’accessibilità dev’essere un requisito essenziale e trasversale di ogni intervento edilizio proviene da Superando.
Si chiudono a Milano gli “Stati Generali ANFFAS”, si apre la fase dell’attuazione
Dopo gli appuntamenti di Trento e Genova (a questo e a questo link ne sono disponibili i resoconti), l’ANFFAS (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo) chiuderà il 14 e 15 novembre a Milano il proprio pluriennale percorso degli Stati Generali sulle Disabilità Intellettive e i Disturbi del Neurosviluppo con un doppio appuntamento (Radisson Blu Hotel, Via Villapizzone, 24, Milano), che prevede rispettivamente gli Stati Generali sulle Disabilità Intellettive e i Disturbi del Neurosviluppo in Lombardia e gli Stati Generali sulle Disabilità Intellettive e i Disturbi del Neurosviluppo Nazionali.
«Un duplice appuntamento in Regione Lombardia – sottolinea Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS – per chiudere il cammino che abbiamo iniziato ormai due anni fa e che ha visto coinvolto il nostro intero movimento associativo, le istituzioni, le famiglie e, soprattutto, le nostre persone. La voce diretta degli Autorappresentanti, infatti, ha attraversato tutto il territorio nazionale, rimarcando l’urgenza di intervenire per rendere realmente esigibili i diritti delle persone con disabilità in ogni àmbito della loro vita: non hanno usato mezzi termini, ma hanno indicato, attraverso le loro dirette esperienze di vita vissuta, tutto ciò che ancora oggi non funziona e non rispetta la loro dignità e quella delle loro famiglie. Gli Stati Generali hanno rappresentato pertanto un momento di riflessione e confronto che però non si chiuderà con gli appuntamenti di Milano, ma che anzi apre una nuova fase di responsabilità e attuazione di tutte le istanze emerse».
«Questi appuntamenti di Milano – afferma Emilio Rota, presidente dell’ANFFAS Lombardia – saranno un’occasione preziosa che ci aiuterà a maturare riflessioni sugli aspetti legati alle persone con disabilità e alle loro famiglie, con l’obiettivo di una crescita del livello di inclusione sociale, attraverso la concreta e inclusiva esigibilità dei loro diritti, così come consacrato dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Questi Stati Generali rappresentano quindi un’imperdibile opportunità affinché questo confronto contribuisca sempre più ad alimentare un proficuo dialogo fra tutti i portatori d’interesse pubblici e privati, e contribuisca allo sviluppo di sostenibili progetti di vita rispondenti realmente ai bisogni e ai desiderata dei nostri figli e fratelli, persone con disabilità».
Gli Stati Generali della Lombardia del 14 novembre saranno aperti da Roberto Speziale, Umberto Zandrini, presidente dell’ANFFAS Milano, Salvatore Semeraro, presidente del Consorzio SIR (Solidarietà In Rete) a marchio ANFFAS ed Emilio Rota. Seguirà l’intervento degli Autorappresentanti e il saluto della ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli.
I saluti istituzionali saranno poi affidati al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, all’assessora regionale alla Famiglia, alla Solidarietà Sociale, alla Disabilità e alle Pari Opportunità Elena Lucchini e all’assessore al Welfare e alla Salute del Comune di Milano Lamberto Bertolè che porterà i saluti del sindaco Giuseppe Sala.
L’evento entrerà quindi nel vivo con la spazio I diritti delle persone con disabilita intellettive e disturbi del neurosviluppo e dei loro familiari in Lombardia. Quadro Generale, a cura delle legali Alessia Maria Gatto, Corinne Ceraolo Spurio e Maria Paola Giardina, componenti del Centro Studi Giuridici e Sociali dell’ANFFAS Nazionale. Tale intervento consentirà di avviare un dibattito con il territorio, durante il tavolo di confronto con gli Enti ANFFAS locali e con quello partecipato dalle Istituzioni e dai portatori d’interesse, cui sono stati invitati Valeria Negrini (portavoce del Forum del Terzo Settore Lombardia e presidente di Confcooperative Federsolidarietà Lombardia); Felice Romeo (presidente di ACI Welfare Lombardia); Alessandro Manfredi (presidente della LEDHA-Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie); Angelo Achilli (presidente della FAND Lombardia-Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità); Luca Degani (presidente di UNEBA Lombardia); Mario Melazzini (direttore generale dell’Assessorato al Welfare della Regione Lombardia); Micaela Aminta Nastasi (dirigente dell’Unità Organizzativa Programmazione Sociale Territoriale e Disabilità della Regione Lombardia); Silvano Casazza (direttore generale dell’ATS-Azienda di Tutela della Salute di Milano Città Metropolitana); Emanuele Monti (presidente della IX Commissione Permanente, Sostenibilità Sociale, Casa e Famiglia della Regione Lombardia).
La giornata del 15 novembre, invece, con gli Stati Generali Nazionali, rappresenterà un momento di raccordo e sintesi, a partire dall’illustrazione di un Report delle raccomandazioni emerse nel corso delle tappe del percorso degli Stati Generali Regionali, con le citate legali Alessia Maria Gatto e Corinne Ceraolo Spurio, e i Portavoce della PIAM (Piattaforma Italiana Autorappresentanti in Movimento), Enrico Delle Serre e Serena Amato, che dal canto loro proporranno una sintesi di tutti gli interventi degli Autorappresentanti locali.
Seguirà la sessione Regioni a confronto: a che punto siamo?, con tutti i rappresentanti delle realtà associative ANFFAS e le conclusioni affidate a Roberto Speziale. (S.B.)
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Perché risparmiare proprio sul “Bonus Barriere Architettoniche al 75%”?
Brutte, anzi bruttissime notizie per chi sperava in un rinnovo del Bonus Barriere Architettoniche al 75%. Introdotto nel 2022 e successivamente prorogato, quel provvedimento, infatti, è giunto ora alla fase finale, se è vero che il Disegno di Legge per il Bilancio 2026 (AS 1689), approvato dal Consiglio dei Ministri il 17 ottobre scorso, non prevede alcuna proroga. Tradotto, dal 1° gennaio 2026 questa agevolazione non esisterà più, a meno di un auspicabile, quanto necessario, ripensamento.
In extremis, chi intendesse usufruirne ha tempo fino a fine anno per avviare le pratiche. Dopo quella data si passerà alle detrazioni standard previste per il 2026, molto meno vantaggiose.
Proviamo dunque a riassumere la situazione. Il Bonus Barriere Architettoniche al 75% consentiva di recuperare appunto fino al 75% delle spese sostenute per interventi edilizi volti ad eliminare ostacoli alla mobilità. L’obiettivo era chiaro, permettere cioè a persone anziane, con disabilità o in generale con difficoltà motorie di muoversi in casa in sicurezza, senza barriere fisiche.
Erano ammesse spese per installazione di montascale a poltroncina o a piattaforma, ideali per superare le scale in sicurezza all’interno o all’esterno dell’abitazione, miniascensori e piattaforme elevatrici, pensati per collegare più piani in edifici privati o condominiali anche dove lo spazio è limitato e ristrutturazioni finalizzate alla mobilità, come installazione di rampe o eliminazione di gradini o dislivelli che impediscono il passaggio. Come detto, la detrazione spettava nella misura del 75% dell’importo speso, con dei tetti massimi di spesa e il recupero avveniva in 10 rate annuali.
Adesso, quindi, che succederà, a meno di un cambio di rotta?
La cattiva notizia, come detto inizialmente, è che non vi sarà alcuna proroga per il 2026. Quella buona è che esistono ancora alcune agevolazioni attive, meno vantaggiose, che possono coprire una quota delle spese legate all’installazione di ausili per la mobilità domestica. Nel 2026, infatti, resterà attivo il Bonus Ristrutturazioni, confermando, per ora, le aliquote del 2025, ossia:
° Detrazione del 50% per interventi sulla “prima casa” (abitazione principale).
° Detrazione del 36% per interventi sulle “seconde case”.
L’agevolazione consente di detrarre le spese per interventi edilizi (fino a 96.000 euro per unità immobiliare), inclusa l’installazione di ausili alla mobilità, come sopra elencati e la detrazione è ripartita in 10 rate annuali.
Oltre al Bonus Ristrutturazioni, resta poi disponibile la possibilità di usufruire dell’IVA ridotta al 4% per l’acquisto e l’installazione di diversi ausili per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Questa agevolazione si applica, nel rispetto delle condizioni previste dalla legge, previa presentazione di un’apposita documentazione tecnica ai prodotti che erano ammessi alla detrazione al 75%, precedentemente indicati.
La conclusione non può che essere di estrema amarezza: a fronte della proroga di bonus più o meno discutibili, proprio su questo si è pensato di fare cassa? Senza ricorrere ad affermazioni gridate o altro, è difficile non dirsi indignati di fronte ad un simile provvedimento.
Auspichiamo pertanto un forte intervento delle Associazioni di persone con disabilità, e anche delle organizzazioni sindacali dei pensionati, in quanto rappresentanti delle persone anziane, e in primo luogo della Ministra per le Disabilità e dei Parlamentari che si occupano di questi argomenti affinché sia permanentemente mantenuta questa agevolazione in favore delle persone con disabilità motorie, ma anche delle persone anziane. Noi non staremo zitti.
*Presidente dell’Associazione Tetra-Paraplegici del Friuli Venezia Giulia.
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“Uonted! Cercasi autonomia”
L’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau), l’Antoniano di Bologna e la Cooperativa Sociale Poti Pictures promuoveranno nella serata del 13 novembre, presso la Mensa Padre Ernesto dell’Antoniano (Via Guinizelli, 3, Bologna, ore 20, ingresso gratuito), l’evento denominato Uonted! Cercasi autonomia, una serata di incontro e confronto dedicata ai temi dell’autonomia e dell’inclusione delle persone con disabilità, nell’ambito della Campagna AIFO per l’Inclusione di cui abbiamo già dato notizia in altra parte del nostro giornale. Si tratterà di un’occasione e di un invito da parte delle organizzazioni promotrici a riflettere e a cambiare la narrazione sulla disabilità attraverso il linguaggio del cinema e le esperienze concrete su diversi territori e contesti in Italia e nel mondo.
Durante la serata, dunque, è in programma la proiezione del cortometraggio Uonted! (Italia, 2020), prodotto da Poti Pictures, che da anni realizza cinema inclusivo coinvolgendo attori e tecnici con disabilità. Ambientato ad Arezzo, il corto racconta con ironia e tenerezza la storia di Tiziano e dei suoi amici della Casa del Sorriso, una Cooperativa Sociale per persone con disabilità impegnata in un esperimento di autogestione: scegliere insieme la meta della prossima gita. Ma quando Tiziano decide che l’unica destinazione possibile è Cinecittà World – e in particolare il suo “Vecchio West” – l’autonomia di gruppo sarà messa alla prova…
Dopo la proiezione, seguirà un momento di confronto con i testimoni e i rappresentanti di AIFO, Antoniano e Poti Pictures, per approfondire le esperienze e le buone pratiche che ogni giorno queste realtà mettono in atto per contribuire e costruire una società più inclusiva, capace di valorizzare le diversità e promuovere la piena partecipazione delle persone con disabilità. «L’incontro – dicono a una voce – sarà anche un invito per ciascun partecipante a riflettere su come l’inclusione diventi davvero possibile solo quando ciascuno di noi sceglie di cambiare prospettiva sulla disabilità, imparando a riconoscere nelle differenze non un limite, ma una ricchezza che può rendere la comunità più umana, consapevole e solidale. E in questo percorso, un ruolo fondamentale è rappresentato dal riconoscimento del diritto all’autodeterminazione delle persone con disabilità, affinché ognuno possa esprimere liberamente le proprie aspirazioni, fare le proprie scelte e partecipare attivamente alla vita collettiva come protagonista del proprio presente e del proprio futuro». (S.B.)
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