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“#Musicapertutti”: l’arte e la cultura che includono e accolgono

Il 2 giugno il Museo Archeologico Nazionale di Calatia a Maddaloni (Caserta) ha aperto le proprie porte a “#Musicapertutti , evento che ha trasformato la tradizionale celebrazione della Festa della Repubblica in un inno alla condivisione, alla partecipazione e, soprattutto, all’inclusione senza se e senza ma. A raccontare com’è andata è la Federazione FISH Campania che ha curato l’iniziativa Un’immagine dell’evento “#Musicapertutti”

Il 2 giugno il Museo Archeologico Nazionale di Calatia a Maddaloni (Caserta) ha aperto le proprie porte a un’esperienza unica e vibrante, #Musicapertutti [se ne legga la presentazione sulle nostre pagine, N.d.R.], evento che ha trasformato la tradizionale celebrazione della Festa della Repubblica in un inno alla condivisione, alla partecipazione e, soprattutto, all’inclusione senza se e senza ma.
Promosso nell’àmbito delle iniziative del Ministero della Cultura, che hanno garantito l’accesso gratuito a tutti i luoghi di cultura statali nell’importante giornata del 2 giugno, #Musicapertutti ha superato ogni aspettativa. L’idea è stata quella di rendere la musica non solo un’arte, ma un vero e proprio linguaggio universale, capace di abbattere ogni barriera e di unire le persone, valorizzando ogni voce, ogni storia e ogni talento, a prescindere dalle condizioni personali.
«L’obiettivo di #Musicapertutti – ha commentato un rappresentante dell’organizzazione – è stato proprio quello di disegnare un percorso musicale itinerante negli spazi del museo, un viaggio che ha saputo valorizzare e sublimare il patrimonio culturale e la storia dell’antica Calatia, mettendola in dialogo con il valore inestimabile delle persone».

Lungo il percorso, dunque, i giovani musicisti hanno incantato il pubblico con le loro performance strumentali, intervallate da brevi ma significative descrizioni del museo e del suo ricco patrimonio archeologico. Un approccio, questo, in piena sintonia con i princìpi del progetto di vita e dell’empowerment delle persone, che discendono direttamente dall’articolo 3 della nostra stupenda e tuttora modernissima Costituzione il quale ci ricorda che «la Repubblica ha il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Un concetto, questo, che non sempre trova piena risonanza nella pratica quotidiana, dove talvolta si assiste alla creazione di percorsi “ad hoc” per le persone con disabilità, che pur nella loro intenzione positiva, rischiano di non tenere in debita considerazione la volontà e le vocazioni individuali, scambiando l’assistenza per la partecipazione e l’autodeterminazione. In queste occasioni, infatti, è come se si disegnasse un abito magnifico, ma senza prendere le misure di chi dovrà indossarlo: un gesto fatto con cura, ma che, non ascoltando la persona, non le permette di esprimere appieno il proprio stile e la propria unicità.
L’evento di Maddaloni, invece, ha dimostrato con forza come un museo possa e debba essere ben più di un semplice “custode della storia”. Il Museo di Calatia è diventato, per un giorno, uno spazio vivo, accessibile e accogliente, un luogo dove l’inclusione è palpabile e l’ascolto di ogni forma di espressione, valorizzando le differenze, è la priorità assoluta.

L’iniziativa, frutto della sinergia tra diverse realtà, è stata organizzata nel quadro delle attività della rete Campania tra le mani e dello stesso Museo Archeologico Nazionale di Calatia, con il patrocinio morale del Comune di Maddaloni e la partecipazione del Convitto Nazionale Statale Giordano Bruno di Maddaloni, il tutto a cura della nostra Federazione FISH Campania (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), in collaborazione con HekAuxilium ETS, Musa APS e l’Associazione Culturale The Jack Studio – Accademia Musicale Lizard di Giugliano (Napoli).
L’ingresso al Museo e la partecipazione all’evento sono stati totalmente gratuiti, a sottolineare l’impegno per una cultura davvero accessibile a tutti.
Un ringraziamento speciale, dunque, a chi rende possibile l’inclusione e quindi un ringraziamento sentito a tutti coloro che hanno reso possibile questa giornata memorabile, dimostrando una sensibilità straordinaria verso l’inclusione e la fruizione dell’arte da parte di chiunque: la dottoressa Ilaria Menale, direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Calatia, per la grande sensibilità e l’apertura dimostrata; la dottoressa Carmela Pacelli di Campania Tra le Mani, responsabile del SAAD (Servizio di Ateneo per le Attività degli studenti con Disabilità e DSA) dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, per il prezioso supporto; l’intero personale del Museo Archeologico Nazionale di Calatia, per la professionalità e la dedizione; l’assessora alla Cultura del Comune di Maddaloni Caterina Ventrone, per il patrocinio e il sostegno istituzionale; il dirigente scolastico Rocco Gervasio del Convitto Giordano Bruno di Maddaloni; Valentina Ritieni della Lega del Filo d’Oro, per il costante impegno; Gennaro Pezzurro della nostra Federazione FISH Campania, ideatore di questo innovativo percorso che ci auguriamo possa proseguire nel tempo; Salvatore Cecere di The Jack, direttore artistico della rassegna, per la sua visione e il suo contributo artistico.

Questi, in conclusione, i protagonisti musicali di #Musicapertutti, tutti talentuosi musicisti che hanno riempito il Museo di note e armonia: Alice Merola (pianoforte e voce); Luigi Pianese e Anna Napolano (pianoforte e voce); la Banda dei Colori (gruppo giovanissimo di ogni forma e colore); Chen Li (pianoforte); Danilo Mendozza (pianoforte); Davide Fatticci (chitarra e voce); Elisa Orsini (violino); Noah Napolitano e Domenico Pezzurro (pianoforte e voce); Rita Feppo (pianoforte e voce); Vincenzo D’Ursi (pianoforte); Eloisa Suppa (flauto traverso).

L’augurio, pertanto, è che #Musicapertutti possa essere un esempio per altre realtà culturali e un invito a riflettere su come l’arte e la cultura possano diventare strumenti potenti per una società più inclusiva e accogliente. (FISH Campania)

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Verso i referendum dell’8 e 9 giugno: la guida “facile da leggere” e quella in CAA dell’ANFFAS

Per cercare di tutelare al massimo il diritto di voto dei cittadini e delle cittadine con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, l’ANFFAS ha realizzato due guide al voto dei referendum dell’8 e 9 giugno, una in linguaggio “Easy to Read” (“facile da leggere e da comprendere”), l’altra in CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa), auspicando però che presto le istituzioni e gli organismi competenti garantiscano l’esigibilità del diritto di voto anche dal punto di vista dell’assistenza in cabina Parte di una pagina della guida al voto in CAA, prodotta dall’ANFFAS

«Gli Stati Parti garantiscono alle persone con disabilità il godimento dei diritti politici e la possibilità di esercitarli su base di uguaglianza con gli altri, e si impegnano a: (a) garantire che le persone con disabilità possano effettivamente e pienamente partecipare alla vita politica e pubblica su base di uguaglianza con gli altri, direttamente o attraverso rappresentanti liberamente scelti, compreso il diritto e la possibilità per le persone con disabilità di votare ed essere elette, tra l’altro: (i) assicurando che le procedure, le strutture ed i materiali elettorali siano appropriati, accessibili e di facile comprensione e utilizzo; (ii) proteggendo il diritto delle persone con disabilità a votare tramite scrutinio segreto, senza intimidazioni, in elezioni ed in referendum popolari, e a candidarsi alle elezioni, ad esercitare effettivamente i mandati elettivi e svolgere tutte le funzioni pubbliche a tutti i livelli di governo, agevolando, ove appropriato, il ricorso a tecnologie nuove e di supporto; (iii) garantendo la libera espressione della volontà delle persone con disabilità come elettori e a questo scopo, ove necessario, su loro richiesta, autorizzandole a farsi assistere da una persona di loro scelta per votare […]»: è questo, come ricorda l’ANFFAS (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo), quanto mette in evidenza la prima parte dell’articolo 29 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, relativo a Partecipazione alla vita politica e pubblica, ribadendo quindi come la partecipazione politica e il voto siano un diritto di tutti i cittadini e le cittadine con disabilità, anche con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, e come sia fondamentale garantire i materiali informativi accessibili, al fine di rispettare la libera espressione della loro volontà politica, così come la possibilità di avere assistenza per entrare e votare in cabina elettorale.
«Eppure – dichiara Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS – siamo ancora lontani dalla piena accessibilità del voto in entrambi in sensi. Il diritto di voto, tuttavia, è un pilastro della democrazia e in tale ottica non possono esistere “cittadini di serie A” e “cittadini di serie B”, così come purtroppo si sentono e vengono considerate le persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo a cui lo Stato non fornisce supporti e strumenti per poter esprimere un voto consapevole e partecipare attivamente alla vita pubblica e politica del Paese».

«Non ci sono infatti materiali informativi accessibili – aggiunge Speziale -, redatti ad esempio in linguaggio Easy to Read (“facile da leggere e da comprendere”) e in CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa), che consentano di capire per cosa si sta votando e quali effetti abbia il proprio voto, né vi è la possibilità per i cittadini e le cittadine con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo di poter essere accompagnati/accompagnate in cabina, poiché il voto assistito per legge è consentito solo alle persone che hanno una disabilità fisica: non è quindi previsto l’accompagnamento nemmeno da parte di un familiare».

«Chi ha una disabilità intellettiva o del neurosviluppo – dichiara ancora il Presidente dell’ANFFAS – non è minimamente considerato come un potenziale elettore e questo è provato anche dal fatto che gli stessi spot istituzionali che passano sui canali RAI hanno giustamente la versione in LIS (Lingua dei Segni Italiana), ma nessun altro tipo di informazione accessibile e ad aggravare la situazione c’è anche il linguaggio discriminatorio, stigmatizzante e stereotipato che viene utilizzato in alcuni spot per riferirsi alle persone con disabilità, cosa che abbiamo già segnalato alla RAI, alla ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli e al presidente dell’Autorità Garante Nazionale dei diritti delle persone con disabilità Maurizio Borgo».

Per cercare dunque di tutelare al massimo il diritto di voto dei cittadini e delle cittadine con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, l’ANFFAS ha realizzato due guide al voto dei referendum dell’8 e 9 giugno prossimi, una delle quali scritta in linguaggio Easy to Read (disponibile a questo link) e validata dai “lettori di prova” dell’Associazione, l’altra in CAA (disponibile a questo link).
«Quello che però auspichiamo – conclude Roberto Speziale – è che questo gap si colmi presto e che le istituzioni e gli organismi competenti garantiscano l’esigibilità del diritto di voto anche dal punto di vista dell’assistenza in cabina». (S.B.)

Ricordiamo ancora i link (qui e qui) ai quali sono disponibili le guide realizzate dall’ANFFAS in linguaggio Easy to Read e in CAA. Per ulteriori informazioni: comunicazione@anffas.net.

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Torna “Open Estate” a Torino

Anche questa estate lo spazio di diversità “Opendella Fondazione Time2 di Torino sarà un luogo dove imparare, giocare, divertirti e stare in compagnia, fino all’8 agosto, per giovani tra i 15 e i 29 anni con e senza disabilità. E per presentare il programma, tornerà per la seconda edizione la “Festa prima dell’estate, due giornate, il 5 e 6 giugno, tra teatro, podcast e fotografia, ma anche con ping-pong e calcetto Lo spazio “Open” della Fondazione Time2 di Torino

Anche questa estate lo spazio di diversità Open della Fondazione Time2 di Torino (Corso Stati Uniti, 62/b) sarà un luogo dove imparare, giocare, divertirti e stare in compagnia, fino all’8 agosto.
Divenuto infatti ormai un vero proprio punto di riferimento per i giovani torinesi tra i 15 e i 29 anni con e senza disabilità, Open Estate prevede attività sempre diverse, aperitivi e un’aula studio e tante possibilità di svago e incontro anche nei mesi più caldi dell’anno.

E per presentare il programma, tornerà per la seconda edizione la Festa prima dell’estate, due giornate, il 5 e 6 giugno, tra teatro, podcast e fotografia, ma anche con ping-pong e calcetto, «per festeggiare insieme – come viene sottolineato – la conclusione delle attività svolte durante l’anno e arrivare in forma per l’estate di Open. (S.B.)

A questo link un ampio approfondimento sull’iniziativa. Per ogni altra informazione: Ufficio Stampa Fondazione Time2 (Silvia Bellucci), silviabellucci@live.it.

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Risposte alle domande più frequenti sulla verifica del PEI e sulle ore di sostegno e assistenza

La Federazione Osservatorio 182 rende disponibili, a beneficio delle famiglie di alunni e alunne con disabilità, una serie di risposte alle domande più frequenti in merito alla verifica finale del PEI (Piano Educativo Individualizzato) e alle modalità con cui si formula la proposta delle ore di sostegno didattico e di assistenza specialistica

«Con questo lavoro intendiamo ribadire l’importanza del coinvolgimento pieno delle famiglie nei processi decisionali che riguardano l’inclusione scolastica, promuovendo una cultura della corresponsabilità e della tutela dei diritti»: lo dicono dalla Federazione Osservatorio 182, rendendo disponibili (a questo link), a beneficio delle famiglie di alunni e alunne con disabilità, una serie di risposte alle domande più frequenti in merito alla verifica finale del PEI (Piano Educativo Individualizzato) e alle modalità con cui si formula la proposta delle ore di sostegno didattico e di assistenza specialistica.
«Si tratta – sottolineano dalla Federazione – del frutto di un lavoro collettivo e aggiornato in base alla normativa vigente». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: osservatorio182.federazione@gmail.com.

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La doppia violenza contro le donne con disabilità: un corso di formazione a Grosseto

Si intitolerà “La violenza di genere contro le donne con disabilità. Una doppia violenza” il corso di formazione promosso dall’Associazione Olympia de Gouges di Grosseto che prevede tre appuntamenti il 6, il 13 giugno e il 27 giugno, rivolti alle Operatrici d’Ascolto dei Centri Antiviolenza dell’Associazione stessa, ma anche a psicologhe, avvocate e altre persone attive nelle Associazioni partner del progetto “Contrasto alla violenza di genere verso le donne con disabilità”, finanziato dal Comune di Grosseto Un ritratto giovanile di Olympe de Gouges alla quale si deve la “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” del 1791 e dalla quale prende il nome l’Associazione Olympia de Gouges di Grosseto

La violenza di genere contro le donne con disabilità. Una doppia violenza: si intitola così il corso di formazione promosso dall’Associazione Olympia de Gouges di Grosseto che prevede tre appuntamenti nel corrente mese di giugno, iniziativa rivolta alle Operatrici d’Ascolto dei Centri Antiviolenza dell’Associazione stessa, ma anche a psicologhe, avvocate e altre persone attive nelle Associazioni partner del progetto Contrasto alla violenza di genere verso le donne con disabilità finanziato dal Comune di Grosseto.
«La violenza contro le donne con disabilità è un fenomeno poco raccontato e talvolta sommerso, fatto di discriminazioni multiple, di violenze subdole – si legge nella locandina predisposta dall’Associazione per promuovere l’iniziativa –. Scopo del corso è portare alla luce questa realtà, fornendo alle Operatrici dei Centri Antiviolenza Olympia de Gouges, e alle persone appartenenti alle Associazioni partner del progetto, gli strumenti per intervenire nei rispettivi ambiti di competenza».

I tre incontri, di tre ore ciascuno, si svolgeranno di venerdì, secondo il seguente calendario: il 6 giugno, chi scrive, Simona Lancioni, sociologa e documentalista, svilupperà il tema Libere dalla violenza – tutte e ciascuna. Inquadramento generale della violenza sulle donne con disabilità; il 13 giugno  la psicoterapeuta Paola Ulissi esporrà un intervento centrato sugli Aspetti psicologici e relazionali che caratterizzano la violenza sulle donne con disabilità per individuare gli strumenti di intervento; infine, il 27 giugno, l’avvocata Martine Menna si soffermerà sugli Aspetti legali, normativi e di tutela.
Gli incontri si svolgeranno presso la sede di Grosseto dell’Associazione Olympia de Gouges (Via Ansedonia, 6). Tale Associazione si è costituita nel 1998 e attualmente gestisce due Centri Antiviolenza (a Grosseto e a Orbetello), quattro Punti di Ascolto (a Follonica, Amiata, Capalbio e Manciano), una Casa Rifugio ad indirizzo segreto e una Casa di seconda accoglienza. Essa fa parte dell’Associazione Nazionale D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza) e di TOSCA, il Coordinamento Toscano dei Centri Antiviolenza.

Olympe de Gouges (1748-1793), la figura a cui si ispira l’Associazione grossetana, è stata una drammaturga e attivista francese che visse durante la Rivoluzione Francese. A lei si deve la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (del 1791), che affermava l’uguaglianza politica e sociale tra uomini e donne. Per le sue idee venne condannata a morte sulla ghigliottina, condanna che venne eseguita a Parigi, il 3 novembre 1793. (Simona Lancioni)

Per ulteriori informazioni: segreteria@olympiadegouges.net.
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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Uno stage di sport motoristici per persone con disabilità all’Autodromo di Imola

Quattordici persone che hanno completato il trattamento protesico-riabilitativo e il percorso di conseguimento di una patente speciale di guida partecipano allo stage di sport motoristici organizzato per oggi, 4 giugno e per domani, 5 giugno, dal Centro Protesi INAIL e dal CIP Emilia Romagna (Comitato Italiano Paralimpico), presso l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, con la collaborazione della FISAPS (Federazione Italiana Sportiva Automobilismo Patenti Speciali)

Quattordici persone che hanno completato il trattamento protesico-riabilitativo e il percorso di conseguimento di una patente speciale di guida: sono i partecipanti allo stage di sport motoristici organizzato per oggi, 4 giugno e per domani, 5 giugno, dal Centro Protesi INAIL e dal CIP Emilia Romagna (Comitato Italiano Paralimpico), presso l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, con la collaborazione della FISAPS (Federazione Italiana Sportiva Automobilismo Patenti Speciali).

«Il percorso di reinserimento nella vita di relazione dopo un grave infortunio – spiegano dal Centro Protesi INAIL – può essere agevolato da attività come la pratica di una disciplina sportiva o il conseguimento di una patente speciale. Sia lo sport sia la mobilità rappresentano infatti per le persone con disabilità momenti fondamentali di partecipazione sociale e di recupero dell’autonomia individuale. Presso il nostro Centro a Vigorso di Budrio (Bologna), sono attivi da alcuni anni un servizio che affronta globalmente l’aspetto della mobilità con veicoli e un servizio di informazione e orientamento allo sport riconducibile al Progetto Sport, ideato in collaborazione con il CIP Emilia Romagna, nell’àmbito del Piano quadriennale per la promozione dell’attività sportiva INAIL-CIP. Tra le iniziative previste dal Progetto Sport, dunque, gli stage tematici sono particolarmente efficaci poiché, articolandosi su più giornate, consentono un concreto avvicinamento ad una o più discipline in termini sia qualitativi, sia quantitativi. Ne è un chiaro esempio lo stage di sport invernali che da oltre dieci anni viene organizzato nel mese di dicembre. È proprio sulla base di questa esperienza che è stato organizzato anche lo stage di Imola dedicato agli sport motoristici, che si articola su una prima giornata – oggi, 4 giugno – riservata al corso di guida sportiva teorico-pratico, cui seguirà domani, 5 giugno, l’evento Sport motoristici e disabilità, dedicato ai kart, alle moto e ai veicoli adattati, il tutto con presentazioni tecniche, prove in pista e dimostrazioni di veicoli e moto adattate per persone con disabilità».

La giornata di domani, 5 giugno, sarà pertanto aperta dai saluti istituzionali di Angelo Andretta, direttore del Centro Protesi INAIL, di Melissa Milani, presidente del CIP Cip Emilia Romagna, di Elena Penazzi, assessora del Comune di Imola all’Autodromo e di Mario Tubertini, commissario straordinario-direttore generale dell’Istituto Riabilitativo Montecatone, struttura che sarà presente anche con alcuni propri degenti, per assistere all’iniziativa. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Simona Amadesi (s.amadesi@inail.it).

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Oggi il disability manager è una necessità strutturale per dare attuazione concreta ai diritti delle persone con disabilità

«Il nostro convegno di Roma ha dimostrato che il disability manager non è più una figura sperimentale, ma una necessità strutturale per dare attuazione concreta ai diritti delle persone con disabilità»: lo afferma Rodolfo Dalla Mora, presidente di SIDIMA (Società Italiana Disability Manager) e AIDIMA (Associazione Italiana Disability Manager), ricordando anche la proroga al 10 giugno dei termini di iscrizione ai nuovi percorsi formativi, promossi in collaborazione con Make4Work La consegna a Valentina Tomirotti (a destra) del “Premio Internazionale SIDIMA 2025”

«Questo convegno è stato molto più di un evento formativo: è stato un momento di confronto autentico e partecipato tra istituzioni, professionisti, enti e cittadini, uniti dalla volontà di valorizzare il ruolo strategico del disability manager nei diversi àmbiti della vita sociale. A una sola settimana di distanza dall’evento, infatti, abbiamo registrato un segnale forte di interesse verso la figura del disability manager, la nostra rete associativa e i percorsi formativi da noi promossi. Questo ci spinge a condividere alcune riflessioni, esprimere i nostri ringraziamenti e guardare alle prospettive che si sono delineate per il futuro»: lo dicono da SIDIMA (Società Italiana Disability Manager) e AIDIMA (Associazione Italiana Disability Manager), commentando con toni decisamente positivi il convegno Il Disability Manager: competenze, alleanze e strumenti per un futuro inclusivo, promosso il 22 maggio a Roma, presso la Regione Lazio, avvalendosi del patrocinio di quest’ultima e di RAI per la Sostenibilità (se ne legga anche la nostra presentazione).

Un commento che è anche l’occasione per rilanciare ulteriormente i prossimi percorsi formativi percorsi formativi progettati e promossi dalla SIDIMA, in collaborazione con il partner Make4Work, presentati durante il convegno da Giorgio Di Dato, fondatore di Make4Work e da Francesco Di Coste, presidente dell’AIHC (Associazione Italiana Health Coaching), le cui iscrizioni sono state prorogate fino al 10 giugno (a questo link il modulo per iscriversi). Si tratta, lo ricordiamo, di corsi che propongono una formazione qualificata per acquisire le competenze necessarie alla figura del disability manager, tenuti da docenti esperti.

A livello istituzionale, tra i messaggi più incisivi del convegno di Roma vi è stato quello della ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, che ha espresso pieno sostegno alla figura del disability manager, definendola «centrale nell’attuazione dei diritti sanciti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità». A rafforzare la medesima visione, chiedendo di integrare il disability manager nelle politiche sociali, sanitarie e territoriali, sono quindi intervenuti Massimiliano Maselli, assessore all’Inclusione Sociale e ai Servizi alla Persona della Regione Lazio; Maria Chiara Iannarelli, consigliera regionale del Lazio, vicepresidente della IX Commissione Regionale (Lavoro, Formazione, Politiche Giovanili, Pari Opportunità, Istruzione, Diritto allo Studio; Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente dell’ANCI Veneto (Associazione Nazopnale Comuni Italiani); Massimo Pulin, presidente nazionale di Confimi Industria Sanità; Giancarlo Ruscitti, direttore direttore dei Servizi Sociosanitari – Azienda Regionale Coordinamento Sanitario della Regione Friuli Venezia Giulia.

Particolarmente significativa, quindi, è stata la consegna del Premio Internazionale SIDIMA 2025, assegnato a tre giornalisti distintisi «per un racconto autentico e rispettoso della disabilità», vale a dire Alberto Puoti, premiato «per il rigore giornalistico e la sensibilità con cui affronta le fragilità umane», Andrea Parrella, «per avere dato voce, con empatia, alle persone con disabilità» e Valentina Tomirotti, «per avere rotto stereotipi con forza ironica e linguaggio diretto, attraverso il blog e i social».

Al cuore del convegno vi sono state poi le testimonianze operative dirette delle e dei disability manager della rete di AIDIMA, che hanno condiviso esperienze concrete nei diversi àmbiti dell’inclusione. Silvia Assennato e Maurizio Ottaviani hanno inquadrato gli aspetti normativi della figura. Stefano Sacchetti ha illustrato il ruolo del disability manager nei percorsi di inclusione lavorativa. Francesca Di Meo e Luca Des Dorides hanno condiviso linee guida per ambienti accessibili a persone sia sorde che udenti. Francesca Mazzi ha presentato un progetto dedicato a giovani con neurodivergenza. Valentina Papa ha offerto una testimonianza personale come leva di cambiamento culturale. Marco Bozzetti ha riflettuto su tecnologia, intelligenza artificiale e nuove barriere. Fabio Lotti ha affrontato la sfida della Digital Inclusion, in relazione alla Direttiva Europea sull’Accessibilità (European Accessibility Act), che entrerà in vigore proprio alla fine di questo mese di giugno. Marzia Macchiarella ha presentato il modello dell’Access Coordinator nei media italiani. Federica Cattani ha raccontato il progetto Cinema per tutti; Valentina Giansanti, infine, si è soffermata sull’approccio di prossimità e di orientamento nel territorio.

«Il nostro convegno del 22 maggio – afferma Rodolfo Dalla Mora, presidente di SIDIMA e AIDIMA – ha dimostrato che il disability manager non è più una figura sperimentale, ma una necessità strutturale per dare attuazione concreta ai diritti delle persone con disabilità. La qualità degli interventi e l’ampia partecipazione hanno confermato infatti la possibilità di passare da una cultura dell’accessibilità a una cultura della responsabilità inclusiva. Sono stati in particolare tre i messaggi chiave, ossia l’urgenza di integrare stabilmente il disability manager nei contesti pubblici e privati, la necessità di rafforzare alleanze tra territori, istituzioni e società civile e l’importanza di investire in formazione qualificata e reti professionali competenti».

In conclusione Dalla Mora intende esprimere un sentito ringraziamento a tutte e tutti i partecipanti, sottolineando anche come «il convegno di Roma abbia dato voce a una comunità professionale viva, competente e determinata. Rivolgo in particolare un ringraziamento speciale a Nicola Marzano, vicepresidente della SIDIMA, a Palma Marino Aimone, vicepresidente dell’AIDIMA, ad Amerigo Mizzon, disability manager della rete AIDIMA, a Fabio Amanti, presidente della Consulta Malattie Neuromuscolari ETS e a Bianca Montico, esperta nel campo dell’inclusione». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: segreteria.aidima@gmail.com.

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Non dimentichiamo mai di essere un popolo accogliente

«Il dibattito sui quattro referendum riguardanti il lavoro – scrive Salvatore Nocera – rischia di oscurare il quinto referendum sulla cittadinanza che non è meno importante degli altri. In questa epoca di odio e di guerre fratricide, infatti, una risposta positiva con un “Sì” a tale referendum sarebbe solo una piccola cosa, ma significativa, che un popolo accogliente, come è sempre stato il nostro, dovrebbe dare»

Il dibattito sui quattro referendum riguardanti il lavoro rischia di oscurare il quinto referendum sulla cittadinanza che non è meno importante degli altri. Dico questo perché mi occupo da molto tempo di inclusione scolastica e sempre più frequentemente i colleghi docenti mi riferiscono di avere in classe alunni/alunne stranieri con e senza disabilità che parlano benissimo l’italiano e hanno acquisito una buona educazione civica, ma non hanno la cittadinanza italiana a causa di una legge che prevede un percorso farraginoso e molto lungo per pervenire all’acquisizione di essa.
Il referendum si limita solo a ridurre a 5 anni il periodo temporale pari all’attuale previsione normativa di 10 anni, non per ottenere la cittadinanza, si badi bene, ma solo per inoltrare l’istanza si avvio del procedimento che prevede l’accertamento di numerose difficili condizioni prima di potersi concludere con il riconoscimento dell’agognata cittadinanza stessa. Già, perché attualmente i dieci anni non decorrono dall’arrivo in Italia, ma dal conseguimento di un permesso di soggiorno regolare, per ottenere il quale occorre verificare l’acquisizione di altri requisiti; occorre inoltre dimostrare di avere un reddito minimo sufficiente per non gravare sulle finanze di assistenza dello Stato e degli Enti Locali. Ebbene, il Referendum dell’8 e 9 giugno non tocca minimamente tutti questi complessi percorsi accertativi; ripeto, si limita a ridurre a 5 gli anni dal regolare soggiorno, per poter presentare l’istanza di ottenimento della cittadinanza.

Personalmente sono favorevole a questo referendum per i motivi fin qui esposti; anzi, da sempre, in quanto ex docente, sono convinto che la condizione più corretta sarebbe quella del cosiddetto Jus Scholae, cioè avere frequentato almeno cinque anni della scuola italiana, compresa l’educazione civica, condizione che veramente è il presupposto per l’ingresso di una persona straniera nella  nostra comunità nazionale, con i requisiti accertati per il rispetto della Costituzione e dei doveri, oltre che dei diritti, da essa derivanti per ogni cittadino e cittadina.
Meritoriamente il Ministro dell’Istruzione e del Merito ha introdotto nel Decreto Legge 71/24 (convertito con modificazioni nella Legge 106/24) un articolo che prevede lo svolgimento di corsi di lingua italiana per gli studenti stranieri. L’acquisizione della nostra lingua, infatti, è un’altra condizione assai importante per una piena cittadinanza e ben lo sa la Caritas Italiana che già da tempo organizza corsi del genere.
Per gli stranieri adulti, è possibile la frequenza dei Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti, solitamente frequentati da persone adulte lavoratrici che possono seguirli solitamente di sera; non sarebbe – come non è – difficile la frequenza di tali corsi da parte di adulti stranieri, anche con lo svolgimento dei corsi di lingua italiana.

Invero, tempo addietro, anche il partito Forza Italia aveva avanzato questa proposta; ma poi non se n’è più parlato. E tuttavia la prospettiva dell’introduzione in Italia dello Jus Scholae appare per il momento politicamente assai improponibile; pertanto, per alleviare i problemi esistenziali delle persone migranti che ottengono il permesso di regolare soggiorno, il referendum è un piccolo, ma significativo sollievo.
Proprio per questo ritengo che l’invito a non votare sia una scelta ovviamente strategica per non fare raggiungere il quorum e quindi non fare approvare la richiesta referendaria dei 5 anni. Ma il risultato positivo di questo referendum, come detto, sarebbe una così piccola cosa, che appare incredibile possa essere rifiutata da un popolo in continuo, pericoloso calo demografico, che sta già procurando (e si prevede che ne produrrà ancora di più nei prossimi anni) vuoti in tutti i posti di lavoro, a partire da quelli della scuola.
Il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, nella sua relazione del 30 maggio scorso, stimava che nel 2050 il numero di lavoratori mancanti, a causa del calo delle nascite, sarà di 5 milioni.
Personalmente ho molto apprezzato l’enciclica di Papa Francesco Fratelli Tutti, per la sua apertura alla fratellanza universale e all’accoglienza da contrapporre alla violenza fisica e verbale che sta dominando il mondo.
Negli ultimi anni di interventi per evitare le migrazioni in Italia con le cosiddette “carrette della morte” ve ne sono stati. La Comunità di Sant’Egidio, ad esempio, ha realizzato alcuni “corridoi umanitari”, insieme alla Chiesa Valdese, che programmano l’ingresso regolare e un’accoglienza “civile” di persone migranti nel nostro Paese. E anche Superando, pochi giorni fa, ha pubblicato la notizia dell’accoglienza organizzata da parte delle Misericordie dell’Area Fiorentina per 19 profughi da Gaza; ora si sta realizzando l’accoglienza dell’unico dei dieci figli di una pediatra di Gaza, ferito a seguito della morte del padre e degli altri nove fratellini, a causa di un bombardamento del Governo israeliano, ulteriore risposta “eccessiva e crudele” all’inumano massacro operato da Hamas il 7 ottobre 2023. E che anche il massacro da parte del Governo israeliano sia inaccettabile lo hanno detto il nostro Ministro degli Esteri Tajani, il Forum del Terzo Settore, come riferito anche su queste pagine, e, non certo ultimo, il presidente della Repubblica Mattarella, che il 1° giugno ha espresso parole giustamente durissime sulla violazione dei diritti umani a Gaza.
A Roma, i Gesuiti di Via degli Astalli da tempo svolgono una meritoria attività di accoglienza di “rifugiati”, non solo politici, in base al diritto internazionale, ma anche di rifugiati per motivi economici, in base alla legge universale della fratellanza umana.

Per concludere, in questa epoca di odio e di guerre fratricide, una risposta positiva con un “Sì” al referendum sulla cittadinanza mi sembra il minimo che un popolo accogliente, come è sempre stato il nostro, dovrebbe dare, anche perché dovrebbe essere memore di avere avuto in passato centinaia di migliaia dei propri membri costretti ad emigrare. Ed a questa memoria rinvia anche la Bibbia nel testo del Levitico (capo 19, versetto 34).

*Già presidente nazionale del MAC (Movimento Apostolico Ciechi).

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Comunicare la disabilità con rispetto e consapevolezza

Rivolto in particolare a giornalisti, ma anche ad operatori sociali, educatori, studenti, comunicatori e a tutti coloro che vogliano contribuire a una narrazione della disabilità più rispettosa, accurata e umana, si terrà il 5 giugno ad Ancona l’incontro formativo a partecipazione gratuita, denominato “Le parole contano. Comunicare la disabilità con rispetto e consapevolezza”, promosso dal Centro Papa Giovanni XXIII, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti delle Marche

Spunti di riflessione, esempi concreti, buone pratiche e strumenti operativi per chi si occupa di comunicazione, a qualunque livello, fornendo un’occasione per comprendere quanto le parole che si scelgono possano influenzare il modo in cui la società percepisce la disabilità, e per contribuire a un cambiamento culturale attraverso il linguaggio: sarà questo l’incontro formativo a partecipazione gratuita, denominato Le parole contano. Comunicare la disabilità con rispetto e consapevolezza, promosso presso la propria sede dal Centro Papa Giovanni XXIII di Ancona, per la mattinata del 5 giugno (Via Madre Teresa di Calcutta, 1, Ancona, ore 10-12.30), in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti delle Marche.

Rivolto in particolare a giornalisti, ma anche ad operatori sociali, educatori, studenti, comunicatori e a tutti coloro che vogliano contribuire a una narrazione della disabilità più rispettosa, accurata e umana, l’incontro potrà contare, quali relatori, sulla presenza di Claudio Arrigoni, giornalista della «Gazzetta dello Sport» e del «Corriere della Sera», da anni impegnato nel raccontare lo sport paralimpico e i diritti delle persone con disabilità. firma anche di Superando e di Sara De Carli, giornalista di «VITA non profit magazine», specializzata in temi sociali, disabilità, welfare e Terzo Settore. (S.B.)

La partecipazione all’incontro, come detto, è gratuita, ma è richiesta l’iscrizione. Per informazioni e iscrizioni: Marco Trillini (m.trillini@centropapagiovanni.it).

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Giovani, pace, cittadinanza: il Terzo Settore e il piano triennale del Servizio Civile

Il ruolo del Servizio Civile nella costruzione della pace; la partecipazione giovanile e l’impegno civico; la valorizzazione delle competenze acquisite: saranno questi i tre focus tematici dell’incontro denominato “Giovani, pace, cittadinanza. Il contributo del Terzo Settore al piano triennale del Servizio Civile”, promosso per il 5 giugno a Roma dal Forum Nazionale del Terzo Settore e dalla CNESC (Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile) Un giovane in Servizio Civile insieme a una giovane con disabilità

È in programma per la mattinata del 5 giugno a Roma (presso l’Auditorium di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”), l’evento denominato Giovani, pace, cittadinanza. Il contributo del Terzo Settore al piano triennale del Servizio Civile, promosso dal Forum Nazionale del Terzo Settore e dalla CNESC (Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile), incontro che sarà aperto da Enrico Maria Borrelli, presidente della CNESC e da Laura Massoli, direttrice dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, mentre è attesa anche la conferma della partecipazione della viceministra al Lavoro e alle Politiche Sociali  Maria Teresa Bellucci.

A partire dalla presentazione del XXIII Rapporto Annuale CNESC sui progetti conclusi nel 2024 e dalla ricerca del Forum del Terzo Settore sulla partecipazione delle organizzazioni socie al Servizio Civile, l’incontro si articolerà su tre focus tematici: il ruolo del Servizio Civile nella costruzione della pace; la partecipazione giovanile e l’impegno civico; la valorizzazione delle competenze acquisite.
«Sono tutti temi strategici tanto per il Forum del Terzo Settore quanto per la CNESC – dichiarano a una voce Vanessa Pallucchi, portavoce del primo e Laura Milani, presidente della seconda – che rappresentano le sfide più urgenti del nostro tempo, segnato da conflitti su vari livelli, da crisi della partecipazione e da condizioni di incertezza e precarietà che colpiscono in particolare le giovani generazioni. Ma a tal proposito, quali risposte può offrire il Servizio Civile? E quale contributo specifico potrà fornire, in prospettiva, il Terzo Settore al nuovo piano triennale? Sarà questo il filo conduttore dell’incontro del 5 giugno». (S.B.)

A questo link è disponibile il programma completo dell’incontro (per motivi organizzativi è richiesta l’iscrizione tramite questo link, ma è anche prevista la diretta streaming sul canale YouTube del Forum del Terzo Settore. Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa CNESC (Paola Scarsi), paolascarsi@gmail.com; Ufficio Stampa Forum del Terzo Settore (Giovanna Carnevale), stampa@forumterzosettore.it.
A questo link vi è l’elenco completo di tutti i soci e degli aderenti al Forum Nazionale del Terzo Settore, tra cui anche la FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie).

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Le difficoltà di chi deve muoversi a Roma in carrozzina

«Le persone con disabilità che a Roma debbono necessariamente spostarsi su una sedia a rotelle – scrive Vincenzo Gallo – sono spesso costrette a restare a casa per l’estrema carenza di mezzi pubblici e taxi accessibili. Credo dunque sia necessario trovare con urgenza una soluzione per studenti e lavoratori con disabilità, persone anziane non deambulanti, pazienti che devono raggiungere strutture sanitarie o svolgere semplici commissioni quotidiane»

Le persone con disabilità che a Roma debbono necessariamente spostarsi su una sedia a rotelle sono spesso costrette a restare a casa per l’estrema carenza di mezzi pubblici e taxi accessibili. Credo dunque sia necessario trovare con urgenza una soluzione per studenti e lavoratori con disabilità, persone anziane non deambulanti, pazienti che devono raggiungere strutture sanitarie o svolgere semplici commissioni quotidiane ecc.
Tutti e tutte, infatti, hanno il diritto di partecipare alla vita sociale, ma molti restano di fatto confinati in casa, spesso senza alternative. E questo disagio riguarda non solo i residenti, ma anche i visitatori e i turisti con disabilità, per i quali Roma appare una città scarsamente accessibile.

Nonostante l’annuncio dell’assegnazione di 1.000 nuove licenze taxi da parte del Comune, di cui 200 riservate a veicoli accessibili, pochissimi mezzi attrezzati sono attualmente in circolazione. Se non sbaglio, infatti, i tempi previsti dal bando portano all’attivazione delle nuove licenze entro ottobre 2025. Chi però ha bisogno di muoversi oggi non può attendere mesi, per cui è necessaria una risposta immediata.
Mi auguro pertanto che l’Amministrazione Comunale possa attivare misure transitorie urgenti; monitorare costantemente l’effettivo avanzamento del percorso previsto per i nuovi mezzi; riassegnare senza ritardi eventuali licenze rifiutate; garantire informazione pubblica e trasparente ai cittadini e alle associazioni.
Spero in sostanza che Roma possa diventare in tempi brevi una città più inclusiva e accessibile a tutti.

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Per accendere i riflettori sulla spasticità post-ictus

Accendere i riflettori sulla spasticità post-ictus, complicanza neurologica che ostacola i movimenti, limita l’autonomia e impatta pesantemente sulla qualità della vita»: è l’obiettivo della tavola rotonda digitale Corpi che parlano. Affrontare la spasticità, restituire autonomia”, incontro a partecipazione libera, promosso da Radio 24, in collaborazione con Ipsen, per il pomeriggio del 4 giugno

Accendere i riflettori sulla spasticità post-ictus, complicanza neurologica che ostacola i movimenti, limita l’autonomia e impatta pesantemente sulla qualità della vita: è l’obiettivo della tavola rotonda digitale Corpi che parlano. Affrontare la spasticità, restituire autonomia, incontro a partecipazione libera (previa registrazione online sul sito di Radio 24 nella sezione Eventi), promosso da Radio 24 per il pomeriggio del 4 giugno (ore 15-17), moderata da Nicoletta Carbone, conduttrice dei programmi di salute e benessere della stessa Radio 24.

«Affrontare e intervenire prontamente con le giuste terapie – viene sottolineato dai promotori dell’evento, ideato in collaborazione con Ipsen – può fare la differenza tra una vita limitata e una vissuta con piena dignità. Ogni anno in Italia circa 120.000 persone vengono colpite da ictus, ma per molti, la fase acuta è solo l’inizio: oltre 45.000 pazienti sviluppano infatti forme di spasticità. Eppure, nonostante l’incidenza elevata e le ripercussioni quotidiane, la spasticità post-ictus è ancora poco conosciuta, poco diagnosticata e spesso sottovalutata. Molti pazienti e familiari non sanno cosa sia, non ricevono informazioni chiare e non arrivano in tempo a una presa in carico adeguata. La buona notizia è che oggi esistono terapie efficaci – farmacologiche e riabilitative – in grado di ridurre i sintomi, migliorare la mobilità e restituire dignità ai piccoli gesti quotidiani».
«Tutto però parte da una parola chiave – si aggiunge -, ossia informazione: informare e sensibilizzare vuol dire dare strumenti a chi convive con la spasticità e a chi la affronta ogni giorno come medico, fisioterapista, caregiver. Vuol dire intervenire presto, personalizzare i trattamenti, costruire percorsi di cura integrati e continuativi».

Nel corso della diretta streaming del 4 giugno, dunque, moderata come detto da Nicoletta Carbone e fruibile sul sito di Radio 24, oltreché sul canale digitale DAB+1, interverranno Maria Concetta Altavista che dirige l’Unità Operativa Complessa di Neurologia nell’ASL Roma 1 (Presidio Ospedaliero San Filippo Neri); Patrizia Olivari, presidente e amministratrice delegata di Ipsen; Andrea Santamato, direttore della Struttura Complessa di Neuroriabilitazione, Unità Spinale, Recupero e Rieducazione funzionale del Policlinico di Foggia; Paolo Sciattella, professore di Economia Sanitaria all’Università di Roma Tor Vergata; Andrea Vianello, presidente della Federazione A.L.I.Ce. Italia ODV (Associazione per la lotta all’ictus cerebrale). (S.B.)

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Un’esperienza di ospitalità accessibile da vivere in prima persona

In occasione della manifestazione “WMF” (“We Make Future Festival”), in programma a BolognaFiere dal 4 al 6 giugno, Village for all (V4A®), la nota rete impegnata sul fronte dell’ospitalità accessibile, invita tutti e tutte a visitare “DI OGNUNO”, spazio immersivo e multisensoriale dedicato appunto all’ospitalità accessibile, iniziativa promossa in collaborazione con Lombardini22 e con Hospitality, il Salone dell’Accoglienza di Riva del Garda Lo spazio “DI OGNUNO”

In occasione della manifestazione WMF (We Make Future Festival), in programma a BolognaFiere dal 4 al 6 giugno, Village for all (V4A®), la nota rete impegnata sul fronte dell’ospitalità accessibile, invita tutti e tutte a visitare DI OGNUNO, spazio immersivo e multisensoriale dedicato appunto all’ospitalità accessibile (padiglione 30, stand B38/A35), iniziativa promossa in collaborazione con Lombardini22 e con Hospitality, il Salone dell’Accoglienza di Riva del Garda (Trento).

«Sarà un’opportunità unica – sottolinea Roberto Vitali, co-fondatore e amministratore delegato di Village for all -, rivolta a operatori turistici, gestori di strutture ricettive, campeggi, hotel, B&B, agriturismi e villaggi turistici, per sperimentare dal vivo come l’accessibilità possa diventare valore competitivo e parte integrante dell’esperienza ospite. DI OGNUNO, infatti, propone un’esperienza concreta tra due ambienti contrapposti: uno costruito per generare discomfort, l’altro progettato secondo criteri di accessibilità fisica, sensoriale e alimentare. Un’esperienza trasformativa che mostra quanto le scelte progettuali e gestionali possano incidere sull’accoglienza».

Da ricordare anche che sempre all’interno di WMF, nella mattinata del 6 giugno (stage 3, padiglione 22, ore 11.30), vi sarà anche la premiazione dell’Hospitality Award – Inclusività e Accoglienza, pensato per valorizzare le strutture italiane che si distinguono per l’abbattimento delle barriere, l’innovazione e la comunicazione inclusiva. (S.B.)

A questo link è disponibile un testo di approfondimento a cura di Hospitality. Per altre informazioni: stampa@villageforall.net; s.barile@imagebuilding.it (Simona Barile).

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Grazie don Franco per la mia seconda vita

«Io sono una degli “ultimi” che lui ha amato – scrive Nunzia Coppedé, ricordando don Franco Monterubbianesi, scomparso nei giorni scorsi -, a cui lui ha sollecitato la speranza di un futuro diverso e il desiderio di vivere in comunità, di sentirmi accolta e di imparare ad accogliere, di lasciarmi aiutare a crescere e a diventare capace di aiutare altri a crescere. Grazie don Franco per avermi dato questa seconda vita» Don Franco Monterubbianesi (1931-2025), fondatore della Comunità di Capodarco

Era una mattina come tante quella del 27 maggio scorso, quando mi è arrivata la notizia che don Franco Monterubbianesi ci aveva lasciati. Sapevo che stava molto male ma la notizia comunque mi ha colto di sorpresa.
Ho riflettuto molto sul ruolo che don Franco ha avuto nella mia vita e credo anche nella vita di molte altre persone con disabilità. Io gli devo la mia seconda vita.

Sono trascorsi molti anni da quel mese di aprile del 1974, quando grazie a una mia amica incontrata a Lourdes, ricevetti l’indirizzo della Comunità di Capodarco. Senza esitare scrissi una lettera a don Franco, e ripensandoci doveva proprio essere la lettera di una disperata. Solo pochi giorni dopo venne a conoscermi e mi aiutò ad uscire da quel cancello del Cottolengo che sembrava impenetrabile.
Ricordo che in quel primo incontro dentro le mura del Cottolengo mi raccontò molte cose della Comunità di Capodarco, che per me erano quasi incomprensibili, ma una cosa l’avevo capita, ossia che fuori da quelle mura c’era la possibilità di vivere in un modo diverso. Ha reso possibili molte cose che io vivevo solo nella mia fantasia e che credevo irrealizzabili.

Nunzia Coppedé è oggi presidente della Federazione FISH Calabria

Solo pochi giorni dopo, quindi, mi ritrovai alla Comunità di Capodarco di Roma e lì il primo giorno partecipai al matrimonio di due persone con disabilità. Poi anche in quel più breve periodo incontrai persone con disabilità che lavoravano che studiavano ed io ero sconvolta, perché lì compresi capito che potevo davvero voltare pagina.
La conferma maggiore la ebbi una volta arrivata a Capodarco di Fermo, dove incontrai molti amici, ripresi gli studi e frequentai un corso per imparare un mestiere.
Il 20 ottobre del 1976 è iniziata l’avventura della Comunità Progetto Sud in Calabria e far parte del gruppo dei fondatori è stata la mia prima scelta consapevole: avevo già voltato pagina ed ero in piena crescita e con un grande desiderio di recuperare il tempo perduto in istituto.

Nei successivi 49 anni vissuti in Calabria non sono stati tantissimi gli incontri con don Franco, ma ogni volta che mi vedeva mi diceva sempre che era contento di vedermi attiva e voleva saperne di più della “vita indipendente”. Poi mi parlava delle famiglie di persone con grave disabilità che chiedevano di essere sostenute e del bisogno di realizzare tanti “Dopo di Noi”.
Don Franco era un vulcano di idee e di creatività, un trascinatore, la fantasia era superiore alla possibilità concreta di realizzare le molte sue idee.
Nel suo testamento spirituale, pubblicato da «Avvenire» il 31 maggio, si legge tra l’altro: «Io sono colpevole di aver amato il prossimo, colpevole di aver pregato per tutti, colpevole di essere stato progressista o anche di più (e ride, ndr), sì sono colpevole del bene che ho voluto al mondo e agli ultimi, d’aver aiutato chi era considerato immeritevole o scansafatiche, colpevole di aver preso la parola, di non averla lasciata a quegli uomini che si credevano innocenti in una società in cui gli esclusi erano colpevoli solo di essere nati».
Io sono una degli “ultimi” che lui ha amato, a cui lui ha sollecitato la speranza di un futuro diverso e il desiderio di vivere in comunità, di sentirmi accolta e di imparare ad accogliere, di lasciarmi aiutare a crescere e a diventare capace di aiutare altri a crescere.
Grazie Don Franco per avermi dato questa seconda vita.

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La compagnia degli Amici di Luca che “segue il sentiero dorato”

Frutto dei laboratori realizzati con persone uscite dal coma della Casa dei Risvegli Luca De Nigris di Bologna, la Compagnia Gli Amici di Luca presenterà nella serata di oggi, 3 giugno, al Teatro Dehon di Bologna, lo spettacolo “Seguendo il sentiero dorato”, per la direzione artistica e la regia di Deborah Fortini, con il coordinamento pedagogico di Martina Pittureri, rappresentazione liberamente ispirata al “Mago di Oz”, la celebre fiaba di L. Frank Baum Un’immagine della preparazione dello spettacolo “Seguendo il sentiero dorato”, da parte della Compagnia Gli Amici di Luca

Frutto dei laboratori realizzati con persone uscite dal coma della Casa dei Risvegli Luca De Nigris di Bologna, la Compagnia Gli Amici di Luca presenterà nella serata di oggi, 3 giugno, al Teatro Dehon di Bologna (ore 21), lo spettacolo Seguendo il sentiero dorato, per la direzione artistica e la regia di Deborah Fortini, con il coordinamento pedagogico di Martina Pittureri.

Liberamente ispirata al Mago di Oz, la celebre fiaba di L. Frank Baum, la rappresentazione arriva dopo oltre un anno di lavoro del gruppo teatrale degli Amici di Luca, nell’àmbito del Progetto Oz, dopo che anni fa il gruppo stesso si era misurato con Wonderland di Lewis Carroll, raccontando in quel caso la storia di Alice e di una caduta. «Ora dunque – spiega Fulvio De Nigris dell’Associazione Gli Amici di Luca – la Compagnia presenta il percorso conclusivo di un’altra fiaba, il Mago di Oz, appunto, ovvero il sogno di svegliarsi in un luogo dove “le nuvole sono lontane e alle nostre spalle”. E questa volta il gruppo ha deciso di andare ancora più in là, dove non esiste un confine: oltre l’arcobaleno e lo fa attraverso il teatro che è una stazione importante da dove partire».
«Questo spettacolo – aggiunge – diventa quindi anche un momento di incontro e dialogo con la cittadinanza che in questi mesi è stata invitata ad inviare desideri e pensieri. Al gruppo il compito di trasformarli in azione scenica, da sottoporre all’attenzione di un Mago, che tutti sperano possa condurli nel luogo “dove i problemi si sciolgono come gocce di limone!”». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: info@amicidiluca.it.

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Lottare insieme, con determinazione e senza compromessi, per i diritti delle persone con disabilità

«Ancora una volta abbiamo dimostrato di essere un’organizzazione viva e coesa, capace di guardare al futuro senza mai dimenticare che la forza di essa sta nella capacità di lottare insieme, con determinazione e senza compromessi, per i diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie»: lo dice Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) al quale abbiamo rivolto alcune domande sul recente Congresso Ordinario e Straordinario della Federazione stessa

Si è tenuto il 31 maggio scorso un Congresso Ordinario e Straordinario della FISH, già Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap e dall’inizio di quest’anno Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie. Ne parliamo con il presidente della Federazione Vincenzo Falabella al quale chiediamo innanzitutto un bilancio su tale appuntamento. «Questo nostro Congresso Ordinario e Straordinario ha rappresentato molto più di un semplice momento formale: è stata infatti la dimostrazione concreta di come si costruisce una democrazia partecipativa dal basso, se è vero che ogni intervento, ogni domanda, ogni posizione espressa – anche quando in disaccordo – ha contribuito a rafforzare il senso di un’organizzazione che vive grazie all’impegno attivo di chi la compone. E a proposito del cambio di denominazione, da Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap a Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie, non si è trattato di un semplice aggiornamento lessicale, ma del punto di arrivo di un percorso condiviso, frutto di anni di battaglie, discussioni ed evoluzioni nel modo di concepire la disabilità».

Se dovesse sintetizzare quale sia oggi la forza principale di un’organizzazione come la FISH, quali parole userebbe?
«Credo che la forza della FISH oggi risieda nella capacità di rappresentare unitariamente il mondo della disabilità, senza mai scendere a compromessi sui diritti fondamentali. Questa autorevolezza non è un dato scontato, ma il risultato quotidiano del lavoro di tutte le Associazioni, dei Delegati e degli Attivisti che, con coerenza e determinazione, portano avanti le istanze delle persone con disabilità e delle loro famiglie nelle sedi istituzionali e nei territori.
Il dibattito interno, vivace e talvolta acceso, non è un elemento di divisione, ma una ricchezza, purché ogni posizione sia motivata e costruttiva. La discussione sull’articolo 12 del nostro Statuto, ad esempio [durata delle cariche della Federazione, che è rimasta di 4 anni, N.d.R.] ha offerto lo spunto per una riflessione più ampia: il dissenso è legittimo e necessario in una democrazia, ma deve sempre tradursi in un’occasione di crescita collettiva, con proposte alternative e argomentazioni condivise.
Per quanto riguarda invece l’approvazione all’unanimità del Bilancio d’Esercizio 2024, del Previsionale 2025 e del Bilancio Sociale, questo ha confermato la solidità e la trasparenza della Federazione. Non considero infatti quei documenti come mere formalità, ma come la testimonianza di un’organizzazione che sa tradurre impegno e visione in risultati tangibili. Il Bilancio Sociale, in particolare, va oltre i numeri e racconta l’impatto reale delle attività della FISH sulla vita delle persone e sui territori, consolidando la fiducia degli aderenti e dei partner istituzionali».

Cosa ci può dire della mozione approvata durante il Congresso, riguardante in particolare la formazione sui territori?
«La mozione approvata, che è stata al centro del Congresso, rappresenta una vera e propria chiamata all’azione per tutto il movimento. La decisione, infatti, di avviare percorsi di formazione con i territori non è una semplice procedura tecnica, ma una scelta politica di grande rilievo. Questi momenti, infatti, non saranno lezioni calate dall’alto, ma occasioni di scambio e di crescita collettiva, per rafforzare i legami tra il livello nazionale e le realtà locali e per dotare tutti degli strumenti necessari ad affrontare le sfide future, come l’attuazione della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità. Penso che la formazione non debba essere delegata a pochi “tecnici”, ma che diventi un patrimonio condiviso di tutte le Associazioni e di ogni singolo attivista: solo così si potrà garantire una partecipazione qualificata e diffusa, capace di unire competenza e passione civile, analisi e mobilitazione».

Come proseguirà ora il percorso della Federazione?
«I prossimi mesi saranno cruciali per tradurre in azioni concrete le decisioni del Congresso. Per farlo, è essenziale che ogni Associazione, ogni Delegato, ogni Attivista continui a sentirsi protagonista di questo cammino, portando nelle proprie realtà non solo le delibere approvate, ma anche lo spirito con cui sono state costruite. Ancora una volta, infatti, abbiamo dimostrato di essere un’organizzazione viva e coesa, capace di guardare al futuro senza mai dimenticare che la forza di essa sta nella capacità di lottare insieme, con determinazione e senza compromessi, per i diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishonlus.it.

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Un seminario a El Salvador promosso dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo

Ci si potrà collegare in streaming, nel pomeriggio di oggi, 3 giugno, per partecipare al seminario sul tema “Linee Guida per la Disabilità e l’Inclusione Sociale nei Progetti di Cooperazione”, intitolato “Nada sobre Nosotros sin Nosotros” (“Nulla su di Noi senza di Noi”), promosso dall’AICS, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, in occasione della missione nel Paese centroamericano di El Salvador di Giampiero Griffo, nell’àmbito del progetto triennale PODER, promosso dall’Organizzazione Non Governativa EducAid

È in programma per il pomeriggio di oggi, 3 giugno, a San Salvador (ora italiana 16.30), il seminario sul tema Linee Guida per la Disabilità e l’Inclusione Sociale nei Progetti di Cooperazione, intitolato Nada sobre Nosotros sin Nosotros (“Nulla su di Noi senza di Noi”), promosso dall’AICS, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, in occasione della missione nel Paese centroamericano di El Salvador di Giampiero Griffo, nell’àmbito del progetto triennale PODER (Programma per l’inclusione occupazionale, la difesa del diritto all’educazione e la rivendicazione dei diritti delle persone con disabilità), promosso dall’Organizzazione Non Governativa EducAid.
A condurre l’incontro, infatti, sarà lo stesso Giampiero Griffo, presidente della RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), che è stato tra i principali autori delle indicazioni adottate sin dal 2018 per garantire l’inclusione delle persone con disabilità e il rispetto dei loro diritti in tutte le iniziative finanziate dal Governo italiano.
Interverranno quindi Paolo Gallizioli, direttore dell’AICS a San Salvador; Francesca Trisciuzzi, referente per la Disabilità nell’AICS; Claudio Bracconi, referente per i progetti PODER e INCLINA; Lorenzo Leonelli, coordinatore del Settore Educazione e referente per il Genere nell’AICS a San Salvador; Giulia Trobbiani, rappresentante nel Paese ospitante di EducAid. (S.B.)

Per partecipare all’incontro (che sarà in lingua spagnola), accedere a questo link (Id. Riunione: 312 203 307 620 0; Codice di accesso: sb3wF2R6). Per ulteriori informazioni: Michela Fabbri (michela.fabbri@educaid.it).

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Special Olympics Italia e Multidistretto Lions Italia: insieme per l’inclusione

In continuità con la collaborazione internazionale tra Special Olympics International, il movimento di sport praticato da persone con disabilità intellettive, e Lions Clubs International, è stato sottoscritto a Torino un protocollo d’intesa triennale tra il Multidistretto Lions 108 Italy e Special Olympics Italia, accordo che segna l’avvio di una collaborazione strutturata a livello nazionale, con l’obiettivo di promuovere l’inclusione delle persone con disabilità intellettive attraverso lo sport, la cultura e iniziative di carattere sociale Alessandra Bianco e Leonardo Potenza, rappresentanti rispettivamente di Special Olympics Italia e dei Lions, in occasione della firma del protocollo d’intesa

In continuità con la storica collaborazione internazionale tra Special Olympics International, il movimento di sport praticato da persone con disabilità intellettive, e Lions Clubs International, è stato sottoscritto nei giorni scorsi a Torino un protocollo d’intesa tra il Multidistretto Lions 108 Italy e Special Olympics Italia, accordo che segna l’avvio di una collaborazione strutturata a livello nazionale, con l’obiettivo di promuovere l’inclusione delle persone con disabilità intellettive attraverso lo sport, la cultura e iniziative di carattere sociale.
Il protocollo, della durata di tre anni, punta quindi a valorizzare le sinergie tra le due organizzazioni attraverso una serie di progetti comuni su tutto il territorio nazionale.
«Questa alleanza – ha dichiarato Alessandra Bianco, rappresentante per l’occasione di Special Olympics Italia – rappresenta un passo concreto verso una società più giusta e accogliente. Insieme ai Lions, infatti, possiamo moltiplicare l’impatto delle nostre azioni e continuare a costruire opportunità reali per ogni atleta». (S.B.)

A questo link è disponibile un testo di approfondimento. Per altre informazioni: stampa@specialolympics.it (Giampiero Casale).

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“Ad alta voce: storie di emozioni”: un modo nuovo di fare inclusione scolastica

«Questa esperienza coincide con un modo nuovo di fare inclusione scolastica che mi auguro si diffonda presto nelle scuole ed è anche una preziosa opportunità per esercitare la solidarietà e la pace attraverso l’atto generoso di prestare la propria voce agli altri»: lo ha detto Salvatore Nocera, a proposito del progetto di Service Learning “Libro Parlato:Ad alta voce: storie di emozioni”, realizzato dagli alunni di una scuola di Roma in collaborazione con il Centro Nazionale del Libro Parlato Francesco Fratta dell’UICI

Si è tenuto nei giorni scorsi a Roma, presso l’Auditorium dell’Hotel Casa tra noi e con il patrocinio del Municipio XIII Roma Aurelio, l’evento di presentazione del progetto di Service Learning* Libro Parlato – Ad alta voce: storie di emozioni, realizzato dagli alunni della classe IB nella scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo Piazza Borgoncini Duca di Roma (Plesso 2 Ottobre 1870-Fornaci).
L’iniziativa, realizzata in collaborazione con il Centro Nazionale del Libro Parlato Francesco Fratta dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), consiste in una raccolta di sei racconti dedicati alle emozioni primarie, scritti e narrati dai ragazzi.

L’evento si è aperto con l’intervento di Arianna Quarta, assessora alle Politiche Sociali, Sanitarie e Pari Opportunità nel Municipio XIII di Roma, che ha espresso grande apprezzamento per l’iniziativa, invitando i ragazzi a vivere «con orecchie e cuore aperti, per saper accogliere sempre le diversità che incontreranno nella vita, con gentilezza, sensibilità e senso di responsabilità».
A fare gli onori di casa è stata la dirigente scolastica Anna Maria Lamberti, che ha moderato l’incontro, introducendo alternativamente le testimonianze dei ragazzi – secondo la sequenza dei sei racconti sulle emozioni primarie – e i contributi dei relatori. Lamberti ha evidenziato in particolare quanto «il Service Learning sia una straordinaria opportunità per lo sviluppo di competenze trasversali, fondamentali per lo sviluppo di cittadini consapevoli e responsabili».
Ideatrici e promotrici del progetto, le docenti Laura Bonsi e Chiara Serva hanno quindi introdotto le fasi progettuali e creative che hanno portato alla nascita del libro parlato, aprendo così la riflessione sui molteplici significati educativi dell’esperienza di Service Learning.
Dal canto suo, Vicenzo Massa, dirigente nazionale dell’UICI e Coordinatore del Centro Nazionale del Libro Parlato Francesco Fratta, ha sottolineato «il valore di questo percorso, che contribuisce a sensibilizzare i ragazzi sul tema della disabilità e rappresenta un contributo significativo alla cultura dell’inclusione». Ha quindi concluso il proprio intervento, raccomandando ai ragazzi di «portare avanti i propri sogni “a voce alta” proprio come hanno fatto realizzando il libro parlato».
In rappresentanza del Centro Nazionale del Libro Parlato era presente anche Francesca Ferraro, che ha evidenziato il valore della scrittura condivisa e spiegato le varie fasi per la costruzione di un libro parlato, mentre Simone Consegnati, docente universitario e ricercatore dell’INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa) e Irene Culcasi, docente universitaria e ricercatrice, hanno proseguito, condividendo un’interazione con i ragazzi e sottolineando quanto questo progetto «rappresenti un vero e proprio modello di pedagogia partecipativa, in cui il protagonismo dei ragazzi e il servizio – insieme agli apprendimenti – si fondono per dare vita a una scuola non più meramente trasmissiva, ma innovativa e capace di costruire continuità con la comunità».

Successivamente, Caterina Spezzano, dirigente tecnico del Dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione e Formazione e referente nazionale del Ministero dell’Istruzione e del Merito per il Service Learning, ha approfondito questa dimensione pedagogica, spiegando come «il Service Learning realizzi l’equilibrio tra la dimensione dell’apprendimento e quella del servizio alla collettività e di quanto sia capace di sviluppare negli studenti competenze disciplinari, trasversali e di cittadinanza». Ha pertanto espresso l’auspico «che sempre più scuole adottino questo approccio pedagogico come parte dell’offerta formativa».
Subito dopo Alessia Vagliviello, referente regionale per il Service Learning presso l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio – ha definito il Service Learning come «un modo innovativo di fare scuola, centrato su alcune parole chiave: rete, comunità, apprendimento significativo, valorizzazione di talenti e risorse». Ha poi concluso il proprio intervento chiedendo alla Dirigente del Borgoncini Duca di aderire alla rete per il Service Learning del Lazio, condividendo in tal modo l’esperienza fatta con le 34 scuole che attualmente ne fanno parte.

La testimonianza personale di Salvatore Nocera, che è tra l’altro presidente nazionale emerito del MAC (Movimento Apostolico Ciechi), sul ricordo dell’impatto con la scuola da persona cieca, ha reso ancora più potente l’esperienza dei ragazzi. «Questo incontro – commenta Nocera – ha seguito il primo promosso lo scorso anno dallo stesso Istituto Comprensivo [se ne legga anche sulle nostre pagine, N.d.R.]. La scuola che ha dato vita a questo progetto, dunque, ha scelto di coinvolgere ogni anno una classe dove è presente un compagno con disabilità, per farlo partecipare pienamente all’iniziativa di formare un libro sonoro il cui tema è scelto dalla classe stessa e i cui capitoli sono inventati da alunni e alunne e da loro recitati anche intercalando rumori e suoni per rendere più realistica la narrazione. Il libro viene presentato a fine anno, come è accaduto in questi giorni, nel corso di un evento con la presentazione delle famiglie e delle autorità di territorio, per donarlo all’UICI, che lo inserisce nella sua raccolta di libri registrati da fare ascoltare ai soci. Il tutto affiancato e coordinato da due docenti impegnatissime, sotto la responsabilità della Dirigente Scolastica, a propria volta impegnatissima e coinvolgente. Si tratta di un’esperienza che coincide con un modo nuovo di fare inclusione scolastica che mi auguro si diffonda presto nelle scuole, affiancandolo alla tradizionale lezione frontale. Ed è anche una preziosa opportunità per esercitare la solidarietà e la pace attraverso l’atto generoso di prestare la propria voce agli altri».

Gli ultimi due interventi dell’incontro sono stati quelli di Fabrizio Corradi, docente universitario alla LUMSA e psicotecnologo all’Istituto Leonarda Vaccari, che ha evidenziato il valore del libro parlato «come strumento che, oltre ad essere utile a persone con disabilità visiva, è prezioso e funzionale per tutti, grazie alla sua versatilità e alla sua capacità di rispondere a diversi stili cognitivi». E infine, Saveria Dandini de Sylva, presidente dell’Istituto Leonarda Vaccari, oltre a congratularsi per la lodevole iniziativa, che ha pienamente condiviso, ha presentato a propria volta il libro parlato recentemente realizzato all’interno dell’Istituto Vaccari, in versione audio e con un accesso tramite QRcode alla versione in CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa). (S.B.)

*Il Service Learning è un approccio educativo che integra il servizio alla comunità con l’apprendimento, promuovendo lo sviluppo di competenze e conoscenze attraverso l’impegno attivo in progetti solidali.

Per accedere al libro parlato realizzato nell’àmbito del progetto, fare riferimento a questo link. Per ulteriori informazioni: professoressa Laura Bonsi (laura.bonsi@docenti.scuola365.com); professoressa Chiara Serva (chiara.serva@docenti.scuola365.com).

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L’appello del Forum del Terzo Settore: fermare il massacro a Gaza!

Nel corso della propria Assemblea dei Soci, il Forum Nazionale del Terzo Settore, che rappresenta oltre 100 reti nazionali di Terzo Settore, ha approvato un ordine del giorno sul dramma che si sta consumando nella Striscia di Gaza, chiedendo alle Istituzioni italiane di promuovere un’azione internazionale per fermare la guerra e i massacri in Palestina Una bimba tra le macerie di Gaza

Nel corso della propria Assemblea dei Soci, il Forum Nazionale del Terzo Settore, che rappresenta oltre 100 reti nazionali di Terzo Settore, ha approvato un ordine del giorno (a questo link il testo integrale) sul dramma che si sta consumando nella Striscia di Gaza.
«Il Forum del Terzo Settore – vi si legge tra l’altro – si è sempre posizionato fermamente per la pace e ha condannato l’uso della forza come soluzione alle crisi internazionali, seguendo i principi dalla Costituzione. Nella Striscia di Gaza, la risposta militare israeliana agli attacchi terroristici e al rapimento degli ostaggi civili da parte di Hamas e della Jihad islamica del 7 ottobre 2023 ha causato, in 18 mesi, oltre 52.000 vittime palestinesi, il 59% delle quali donne, anziani e minori. Le restrizioni israeliane all’accesso degli aiuti umanitari, in particolare il blocco di tutti i valichi dal 2 marzo scorso, hanno reso impossibile l’ingresso di beni di prima necessità, tra cui acqua, cibo, medicinali e l’accesso all’energia elettrica. E la violenza israeliana non ha risparmiato gli ospedali: quasi 2/3 delle 36 strutture ospedaliere sono state danneggiate o distrutte. Circa 20.000 persone, soprattutto bambini, rischiano di morire a causa di stenti, fame e condizioni sanitarie disastrate».

Il Forum sostiene quindi i contenuti della lettera indirizzata al ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani, inviata dalle reti delle organizzazioni della società civile italiana aderenti al Forum stesso (AOI-Associazione delle ONG Italiane, CINI-Coordinamento Italiano NGO Internazionali e Link2007), chiedendo alle Istituzioni italiane di promuovere un’azione internazionale per fermare la guerra e i massacri in Palestina.
«In particolare – dichiarano dal Forum -, l’appello al Governo italiano è di contribuire a: condannare pienamente le ostilità e fermare tutte le autorizzazioni all’export di armamenti; impegnarsi per il rilascio degli ostaggi israeliani da parte di Hamas e dei palestinesi incarcerati senza giustificazione dal Governo israeliano; pretendere dal Governo israeliano la cessazione delle operazioni militari e dell’occupazione della Striscia di Gaza e della West Bank, e l’apertura dei valichi per gli aiuti umanitari; opporsi alla militarizzazione degli aiuti e facilitare l’attività umanitaria delle agenzie ONU e delle ONG internazionali; chiedere che i responsabili di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e violazioni del diritto internazionale siano giudicati dal Tribunale Penale Internazionale». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: stampa@forumterzosettore.it.
A questo link vi è l’elenco completo di tutti i soci e degli aderenti al Forum Nazionale del Terzo Settore, tra cui anche la FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie).

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