Superando

Le bellezze dei centri storici della Calabria e le barriere che ne ostacolano la fruizione

Centri storici e barriere architettoniche, con la presentazione del libro di Gianpiero Taverniti, Raccontando la Calabria: è l’incontro in programma  per il 12 dicembre a Cosenza, organizzato dall’UNMS locale, con il supporto delle Federazioni FISH Calabria e FAND Calabria e dell’Associazione Soccorso Senza Barriere

Un evento voluto per dare un contributo utile a far sì che le persone con disabilità possano ammirare le bellezze della Calabria: è l’incontro sul tema Centri storici e barriere architettoniche, con la presentazione del libro di Gianpiero Taverniti, Raccontando la Calabria. Una nuova alba per la mia terra, promosso per il pomeriggio del 12 dicembre a Cosenza (Chiostro di San Agostino nel Museo dei Brettii e degli Enotri, ore 16-18.30) dall’UNMS locale (Unione Nazionale Mutilati per Servizio), con il supporto di FISH Calabria (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), FAND Calabria (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità) e dell’Associazione Soccorso Senza Barriere.

«La presenza di barriere architettoniche nei centri storici – spiegano i promotori dell’incontro – rende impossibile alle persone con disabilità di integrarsi bene nella vita sociale e di apprezzare le bellezze della nostra Regione. Per stabilire come migliorare e semplificare una barriera architettonica, bisogna pertanto comprendere quando sia opportuno intervenire su di essa o quando no. E per capire tutto ciò, basta domandarsi se l’ambiente circostante sia di ostacolo, per un qualsiasi motivo, alla fruizione sicura e libera di tutti i servizi della vita quotidiana, anche per le persone con disabilità».
Di tutto ciò discuteranno il 12 dicembre a Cosenza Silvana Paratone, commissaria dell’UNMS di Reggio Calabria; Carmine Vizza, presidente dell’UNMS Cosenza; Maria Cerzoso, direttrice del Museo dei Bretti e degli Enotri di Cosenza; Antonio Sabatino, presidente dell’UNMS Calabria; Nunzia Coppedé, presidente della FISH Calabria; Gianfranco Pisano, presidente di Soccorso Senza Barriere; Maurizio Simone, presidente della FAND Calabria.

All’incontro sarà presente lo scrittore Gianpiero Taverniti, autore, come detto del libro Raccontando la Calabria, un’immersione nella storicità, nell’arte e nella cultura dei centri storici di questa Regione, dal quale partirà il dialogo che si soffermerà in particolare sulle barriere architettoniche presenti nei centri storici e gli ostacoli che si dovrebbero abbattere per poterle rendere fruibili anche da parte delle persone con ridotte capacità motorie e sensoriali. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: cosenza@unms.it; soccorsosenzabarriere@gmail.com.

La FISH di nuovo all’ONU, con una crescente consapevolezza

Fino al 20 dicembre, al Palazzo delle Nazioni Unite di New York, è visitabile la mostra La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità attraverso gli occhi dei giovani. All’inaugurazione ha presenziato anche il presidente della FISH (Federazione Internazionale per il Superamento dell’Handicap) Falabella, oltreché consigliere del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), che ha incontrato poi anche il console generale d’Italia a New York Fabrizio Di Michele e la comunità italiana newyorkese. Lo abbiamo incontrato Il discorso del presidente della FISH Falabella alla comunità italiana di New York

Fino al 20 dicembre, al Palazzo delle Nazioni Unite di New York, è aperta la mostra La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità attraverso gli occhi dei giovani. All’inaugurazione ha presenziato anche il presidente della FISH (Federazione Internazionale per il Superamento dell’Handicap) e consigliere del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), Vincenzo Falabella, che ha incontrato poi anche il console generale d’Italia a New York Fabrizio Di Michele e la comunità italiana newyorkese. L’abbiamo incontrato per capire in quale misura questa missione abbia rappresentato un’occasione per rafforzare il dialogo internazionale e sensibilizzare la comunità globale sull’importanza di una piena attuazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

Non è una cosa di tutti i giorni intervenire al Palazzo delle Nazioni Unite: dopo il momento delle emozioni, può tracciare un bilancio della sua trasferta a New York? Ha assunto un significato particolare anche per le persone con disabilità e le famiglie che rappresenta?
«È stato certamente un riconoscimento del lavoro che stiamo portando a compimento nel nostro Paese. Il nostro movimento associativo è andato oltre i propri confini nazionali e quello che abbiamo fatto in questi anni, a livello politico, di empowerment, di conoscenza e consapevolezza di come bisogna rivendicare i diritti dei nostri cittadini e delle nostre cittadine con disabilità, è stato percepito chiaramente a livello istituzionale e all’interno del Palazzo di Vetro dell’ONU.
Il direttore dell’Alleanza Internazionale sulla Disabilità (IDA) José Maria Viera, e il capo di gabinetto del segretario generale dell’ONU, Courtenay Rattray, mi hanno confermato che le azioni che stiamo mettendo in campo a livello nazionale sono seguite a livello mondiale: questo è un piccolo vanto per come siamo riusciti a cambiare la cultura e i metodi di advocacy (tutela) e di rappresentanza associativa.
Abbiamo rappresentato le buone prassi che stiamo mettendo in campo, ma anche evidenziato le criticità: l’Italia ha innovato tanto, è riconosciuta a livello internazionale per la stesura di norme importanti, ma molte volte queste norme non riescono ad essere applicate e, quindi, non hanno una ricaduta concreta sulla vita dei nostri cittadini e delle nostre cittadine con disabilità.
Un passaggio che voglio ulteriormente sottolineare è che la FISH è riuscita ad arrivare in quei luoghi istituzionali che in passato non erano minimamente pensabili: lo abbiamo fatto quando è stata ratificata la Convenzione ONU nel 2006 a New York, e nel marzo dell’anno successivo, quando Giampiero Griffo sottoscrisse la Convenzione stessa insieme all’allora ministro della Solidarietà Sociale Ferrero. Lo abbiamo rifatto ora, attraverso la mia presenza, a distanza di diciotto anni».

Rispetto alla mostra sulla Convenzione vista attraverso gli occhi dei giovani, al cui taglio del nastro ha presenziato, che cos’ha di particolare questo sguardo, cosa vede che gli adulti non riescono a vedere, a suo parere?
«I nostri ragazzi, le nostre ragazze hanno una sensibilità e un’attenzione differente rispetto a noi adulti: sono privi di schemi e di barriere: riuscire ad incidere in maniera significativa sulla loro cultura, sul loro sapere, sulle loro sensibilità è lo strumento migliore per quel cambiamento che tutti noi auspichiamo.
Dalla mostra, attraverso il linguaggio del fumetto, emerge una rappresentazione della disabilità non in chiave pietistica, ma di valorizzazione della persona, quindi è un occhio diverso che non ha paura del “diverso”, non ha paura della condizione di disabilità».

Durante il suo soggiorno ha incontrato anche il Console Generale d’Italia a New York Fabrizio Di Michele: di cosa avete parlato?
«Nonostante fossimo a tantissimi chilometri dal nostro Paese, una volta varcata la soglia del Consolato, abbiamo respirato aria di casa. In attesa dell’arrivo della ministra per le Disabilità Locatelli, abbiamo avuto un incontro riservato con il Console e la viceconsole Marta Mammana: conoscevano molto bene il mondo della FISH da me rappresentato. In merito alla Legge di Bilancio per il 2025, attualmente in discussione, ci siamo soffermati sul Fondo Unico per l’inclusione delle persone con disabilità, snodo cruciale per l’applicazione e la garanzia di tutti quei princìpi che vengono annoverati all’interno della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità».

Come è andato invece l’incontro con la comunità italiana che vive a New York?
«È stato emozionante trovarmi di fronte ad una sala gremita di cittadini e cittadine italiane che vivono ormai da tanto tempo negli Stati Uniti: ci hanno fatto sentire la loro vicinanza, il loro attaccamento al Paese Italia. Nella giornata successiva ho avuto poi anche degli incontri informali con alcune organizzazioni americane di Associazioni di persone con disabilità e dei loro familiari: mi hanno chiesto come abbiamo fatto a costruire questa autorevolezza e questa interlocuzione con la politica nazionale, mentre a livello internazionale il movimento associativo stenta ancora a ritagliarsi un ruolo politico. Mi sono dunquue soffermato su ciò che abbiamo cercato di fare, ossia di mettere da parte la sterile rabbia e l’improduttivo mugugno, studiando moltissimo, mettendo in rete le competenze e soprattutto ascoltando le istanze dei nostri cittadini e cittadine. Al mondo che rappresentiamo abbiamo chiesto in particolare quali fossero i bisogni principali insoddisfatti e da qui siamo partiti per costruire una rete di solidarietà, attraverso il confronto, a volte anche aspro, ma in grado di portare a sintesi le numerose istanze arrivate». (Carmela Cioffi)

Riccardo Bonacina, punto di riferimento per il Terzo Settore italiano

Anche la redazione di Superando si unisce al cordoglio per la scomparsa di Riccardo Bonacina, fondatore nel 1994 di «Vita», testata costruita sulla base di un’alleanza fra un gruppo di giornalisti e una rete di organizzazioni non profit, che seppe cogliere un bisogno reale di rappresentanza e racconto dei temi del sociale e dell’impegno civile Riccardo Bonacina (1954-2024)

Anche la redazione di Superando si unisce al cordoglio per la scomparsa di Riccardo Bonacina, fondatore nel 1994 di «Vita», ove viene definito oggi, dall’attuale direttore della testata Stefano Arduini, come «un grande maestro e amico per tanti di noi che, come me, insieme a lui hanno percorso un lungo tratto di vita che non si può definire solo professionale».

Nato nel 1954, dopo l’esperienza in Fininvest e in Rai, trent’anni fa, come detto, Bonacina fondò «Vita», il cui primo numero uscì il 27 ottobre 1994, e «che allora – scrive ancora Arduini – in molti definirono “L’Espresso del sociale”, un giornale quasi clandestino, certamente ribelle nato da “un moto di rabbia”, come Riccardo amava ricordare, di fronte al fatto che nella dieta mediatica di allora i temi del sociale e dell’impegno civile erano considerati ancillari: buone azioni di buona gente, ma che in fondo contavano poco. Non era così. E 30 anni di storia dimostrano che quell’intuizione, costruita sulla base di un’alleanza fra un gruppo di giornalisti e un network di organizzazioni non profit (il comitato editoriale), aveva colto un bisogno reale di rappresentanza e racconto».

Insieme dunque al Forum Nazionale del Terzo Settore, che in una nota definisce Bonacina come un reale «punto di riferimento per il Terzo Settore italiano, stimato giornalista, uomo di forti valori e grande etica, dedicato fino all’ultimo alla causa sociale», ricordando come i percorsi di «Vita» e del Forum stesso siano iniziati «sulla base degli stessi princìpi e nello stesso periodo, avendo come obiettivo condiviso la valorizzazione di un modello di società più giusta e inclusiva e il perseguimento dello sviluppo sociale», la nostra redazione invia un abbraccio ai familiari e a tutta la redazione di «Vita».

Riabilitazione robotica e digitale in età evolutiva: un centro ambulatoriale unico in Italia

Il 3 dicembre scorso, l’IRCCS Fondazione Stella Maris di Calambrone (Pisa), punto di riferimento per la Neurologia e la Neuropsichiatria Pediatrica, ma anche polo di ricerca nella riabilitazione robotica e digitale dei bambini/bambine con disturbi e disabilità dello sviluppo neurologico, ha inaugurato il nuovo Centro Ambulatoriale Pediatrico di Riabilitazione Tecnologica del proprio Laboratorio INNOVATE, prima struttura del genere nel nostro Paese Una bimba impegnata insieme a un’operatrice nel “Laboratorio Innovate” dell’IRCCS Fondazione Stella Maris di Calambrone (Pisa)

È la prima struttura del genere per bambini e bambine con disabilità che si apre in Italia: parliamo del nuovo Centro Ambulatoriale Pediatrico di Riabilitazione Tecnologica del Laboratorio INNOVATE, inaugurato il 3 dicembre scorso, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità dall’IRCCS Fondazione Stella Maris, a Calambrone (Pisa), punto di riferimento per la Neurologia e la Neuropsichiatria Pediatrica, che è anche un polo di ricerca nella riabilitazione robotica e digitale dei bambini/bambine con disturbi e disabilità dello sviluppo neurologico.

Il taglio del nastro è stato preceduto da un convegno scientifico dove si è fatto il punto sull’iniziativa denominata Fit4MedRob (Fit for Medical Robotics), incontro guidato da Giuseppina Sgandurra, durante il quale sono state esplorate le più recenti innovazioni in àmbito tecnologico e robotico applicate alla riabilitazione. Tra i temi affrontati: i bisogni delle famiglie, i modelli organizzativi per implementare la riabilitazione robotica e le nuove frontiere, come robot indossabile, robot-avatar, robot sociali e intelligenza artificiale.
«La nostra missione – ha dichiarato la professoressa Sgandurra – è quella di validare nuovi modelli riabilitativi integrati e multifunzionali mirati ad offrire soluzioni altamente innovative che integrino tecnologia e assistenza, sempre a beneficio dei bambini e delle loro famiglie. Il nuovo Centro si baserà su una solida rete multidisciplinare, dove professionisti di vari settori lavoreranno insieme, creando nel loro insieme un team unico, insieme ai bambini e ai loro genitori, con l’obiettivo di creare le migliori soluzioni possibili nel percorso riabilitativo».

Questo nuovo polo multidisciplinare del Laboratorio INNOVATE riunisce clinici, ingegneri, data scientist e ricercatori, lavorando a stretto contatto con le famiglie, per sviluppare, testare e validare strumenti tecnologici innovativi. Il Centro si pone come obiettivi principali, innanzitutto quello di sperimentare e convalidare tecnologie commerciali esistenti, come robot complessi e sistemi virtuali, spesso progettati per persone adulte, adattandoli ai bisogni dei bambini e mettendo a punto nuovi modelli riabilitativi integrati. Inoltre, si punta a sviluppare e a testare nuove soluzioni tecnologiche, co-create per rispondere alle esigenze specifiche dei piccoli pazienti con disturbi e disabilità dello sviluppo neurologico. La struttura si estende su 500 metri quadrati e include palestre riabilitative dotate di dispositivi altamente innovativi.

«L’IRCCS Fondazione Stella Maris – ha sottolineato il direttore scientifico della stessa Giovanni Cioni – si dedica da anni al miglioramento della qualità della vita dei bambini con disabilità, confermandosi un’eccellenza nel panorama internazionale. Grazie al Laboratorio INNOVATE, al lavoro dei ricercatori dell’Istituto Scientifico e alle sinergie con università e partner clinici, continuiamo a spingere i confini della scienza per offrire ai nostri pazienti le migliori opportunità di recupero e di qualità di vita». (C.C.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa IRCCS Fondazione Stella Marisa (Roberta Rezoalli), r.rezoalli@gmail.com.

Un’app per scoprire le opportunità di vita inclusiva nel Nord Ovest milanese

Ideata all’interno del progetto “Terzo Tempo – Cantieri per la vita interdipendente” con il sostegno del Fondo Inclusione Autismo istituito dal Ministero per le Disabilità e dalla Regione Lombardia, la web-app “Reteterzotempo” ha come obiettivo quello di raccontare e attivare occasioni di vita inclusiva nel territorio che sta a nord ovest di Milano. Alla realizzazione di essa ha lavorato un team composto da persone con autismo, educatori, familiari e sviluppatori software Una parte del team che ha contribuito a realizzare l’app “ReteTerzoTempo.it”

Si chiama Reteterzotempo.it ed è un’applicazione web, fruibile sia da computer sia da smartphone, che vuole essere una sorta di portale di accesso e di condivisione delle opportunità di vita inclusiva presenti nel territorio. A prima vista, può sembrare un po’ rudimentale e non tanto diversa dai numerosi siti o blog che si trovano in rete. Ma bisogna andare oltre l’apparenza per capire che, nella sua semplicità, Reteterzotempo.it è qualcosa di più.

Si tratta, infatti, di uno dei tanti frutti della co-progettazione maturata all’interno del progetto Terzo Tempo – Cantieri per la vita interdipendente, finanziato dal Fondo Inclusione Autismo istituito dal Ministero per le Disabilità e dalla Regione Lombardia. Un progetto molto ampio di iniziative, volto a promuovere la vita interdipendente delle persone, che siano con o senza disabilità, e per far sì che le comunità diventino sempre più accoglienti, per tutti e tutte.
Questo progetto ha operato su più fronti e ha visto collaborare molte realtà dell’ambito territoriale di Garbagnate Milanese, che comprende i Comuni di Baranzate, Bollate, Cesate, Garbagnate Milanese, Paderno Dugnano, Novate Milanese, Senago e Solaro.
«La web-app Reteterzotempo.it racconterà le esperienze presenti nell’àmbito territoriale e proverà, in prospettiva, ad attivare nuovi esperimenti e nuovi percorsi. Le tematiche di maggiore interesse sono quelle relative a tempo libero, sport, cultura, ambiente, genitorialità, in generale tutto quanto può fare la differenza in termini di qualità della vita e inclusione sociale», si legge in una nota della rete lombarda Terzo Tempo.

Il tutto è stato presentato ufficialmente il 2 dicembre scorso, presso l’Auditorium della Biblioteca Tilane di Paderno Dugnano (Milano), con la partecipazione dell’intero team che ha contribuito a realizzare la web-app e che si occuperà di tenerla aggiornata. Essa ha visto intorno al tavolo di lavoro operatori dell’ANFFAS Bollate Novate (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo), della Cooperativa Larcobaleno di Bollate e della Cooperativa Duepuntiacapo di Paderno Dugnano, con il coordinamento della Rete Immaginabili Risorse-Cooperativa Sociale Il Germoglio di Cassina de’ Pecchi, che hanno studiato il concept dell’applicazione, ipotizzato un piano editoriale e lavorato sui contenuti insieme a un gruppo di quattro giovani con autismo particolarmente interessati al mondo digitale e ad alcuni familiari. Alla parte software ci ha pensato Infinite Officine di Melzo, in un gioco di continua interazione con il team editoriale. La regia dell’operazione, così come di tutto il grande progetto Terzo Tempo – Cantieri per la vita interdipendente, è stata dell’Azienda Speciale Consortile Comuni Insieme per lo Sviluppo Sociale. (C.C.)

Per informazioni: terzotempo@comuni-insieme.mi.it (Maurizio Ferrari).

La “lotteria” dei buoni servizio per le persone non autosufficienti

Una vera “lotteria”, dove però “i servizi essenziali si perdono”, denunciano dall’ANGSA Lazio, raccontando cosa sia accaduto proprio il 3 dicembre, nella Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, a chi doveva presentare alla Regione Lazio le domande per accedere a buoni servizio finalizzati al pagamento dei servizi di assistenza per le persone non autosufficienti. «Un “gioco” emozionante – scrivono dall’Associazione -, peccato che si giochi con la vita di persone con disabilità e delle loro famiglie!»

Il 28 novembre avevamo scritto che I servizi essenziali non si vincono, ma il 3 dicembre, a distanza di cinque giorni, abbiamo potuto affermare che I servizi essenziali si perdono!
Non è bastato avere stanziato quasi un terzo in meno della scorsa edizione (si è passati dallo stanziamento di 20 milioni a soli 8 milioni) e inoltre l’Assessorato al Sociale della Regione Lazio non poteva scegliere giorno migliore per deludere nuovamente centinaia di famiglie che la mattina del 3 dicembre erano pronte per ritentare la “fortuna al gioco” (sob!): com’è ben noto, infatti, il 3 dicembre era la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità…
Persone trattate non da ultime della fila, ma ancora peggio, perché neppure in fila le hanno fatte mettere! L’avviso sulla piattaforma fino alla prima mattina del 3 dicembre ancora prevedeva che lo sportello per l’inserimento delle domande sarebbe stato operativo dalle 15, e invece, a metà mattinata, ecco la sorpresa (che gioco sarebbe altrimenti?): «L’apertura dello sportello di presentazione delle domande per l’Avviso Pubblico “per accedere a buoni servizio finalizzati al pagamento dei servizi di assistenza per le persone non autosufficienti nel territorio della Regione Lazio – IV edizione – 2024-2025”, inizialmente prevista per il giorno 3/12/2024 alle ore 15:00, è momentaneamente sospesa su disposizione della Regione Lazio per ulteriori verifiche sulla piattaforma. Al termine delle stesse sarà possibile riaprire la piattaforma e consentire l’accesso per le domande. La nuova data di apertura sarà comunicata quanto prima nelle stesse modalità».
Stavolta, dunque, nessuna data, nessuna aspettativa. Per rendere il gioco ancora più emozionante, più ansiogeno! Peccato che si giochi con la vita di persone con disabilità e delle loro famiglie!
Forse, però, a pensar male, è il modo migliore per non creare il sovraffollamento da ora del click. Ecco la soluzione del gioco. E ancora una volta vincerà il più fortunato, chi scoprirà per primo lo sblocco dell’accesso.

P.S.: ad essere bloccata è anche la possibilità di inserire la rendicontazione di novembre e così il rimborso non arriverà prima di Natale. Grazie alla Regione Lazio anche per quest’altro regalo!

*Associazione Nazionale Genitori di perSone Autistiche Lazio.

In Lombardia un Intergruppo Consiliare per rendere concreta la vita indipendente

In occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, la consigliera della Regione Lombardia Lisa Noja ha presentato il nuovo Intergruppo Consiliare Non autosufficienza e vita indipendente delle persone con disabilità, voluto in primis dalla stessa Noja, che ha raccolto l’adesione convinta di oltre venti esponenti di maggioranza e opposizione. Un’iniziativa che punta a rendere concreto, sul piano dei diritti delle persone con disabilità, tutto ciò che a livello di norme già esiste I Consiglieri partecipanti alla presentazione dell’Intergruppo del Consiglio Regionale della Lombardia “Non autosufficienza e vita indipendente delle persone con disabilità”

In occasione della recente Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, la consigliera della Regione Lombardia Lisa Noja ha presentato il nuovo Intergruppo Consiliare denominato Non autosufficienza e vita indipendente delle persone con disabilità, voluto fortemente dalla stessa Noja e dagli altri consiglieri Marco Bestetti, Claudia Carzeri, Davide Casati e Gigliola Spelzini, iniziativa che ha raccolto l’adesione convinta di oltre venti esponenti di maggioranza e opposizione.
«Sono davvero felice – ha dichiarato per l’occasione Lisa Noja -, di presentare questa novità con tante colleghe e colleghi. L’Intergruppo è frutto di un’alleanza di consigliere e consiglieri che hanno messo da parte differenze e divisioni politiche e che vogliono lavorare in maniera concreta ed efficace. Lo scopo è chiaro: confrontarsi, dialogare con le Associazioni protagoniste del settore e arrivare a tutte le iniziative necessarie per promuovere il sostegno alla non autosufficienza e per realizzare finalmente il diritto delle persone con disabilità alla vita indipendente».

«Questo diritto – ha aggiunto la Consigliera Regionale – è espressamente riconosciuto dalla Legge 25/22 della Regione Lombardia (Politiche di welfare sociale regionale per il riconoscimento del diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale di tutte le persone con disabilità) e dalla Legge Delega Nazionale in materia di disabilità 227/21 ed è sancito dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Tutte le persone con disabilità hanno diritto infatti di realizzare il loro progetto di vita indipendente, scegliere dove e con chi vivere, di concretizzare le proprie aspirazioni e le proprie relazioni affettive. Devono essere protagoniste della loro quotidianità, non essere considerate semplici oggetti passivi, bisognosi solo di cure e assistenza. L’Intergruppo vuole lavorare per questo scopo e lo presentiamo non a caso in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, assumendoci un impegno concreto e a lungo termine».

«Ho fatto parte di un Intergruppo analogo alla Camera – ha concluso Noja, già deputata nella precedente Legislatura – ed è stata un’esperienza arricchente e nobile, che voglio riproporre ora qui in Consiglio. Nei mesi scorsi si è parlato di non autosufficienza e di persone con disabilità quasi solo in relazione ai fondi e al taglio degli assegni per i caregiver. La questione delle risorse è essenziale e noi continueremo a impegnarci su questo. Il mio intento, però, è superare le polemiche e promuovere un impegno comune per proporre soluzioni concrete. Partendo anche dalla mia quotidianità, dal momento che credo di poter parlare con cognizione di causa, daremo il meglio per portare a compimento tutto quello che a livello di norme esiste già». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Flora Casalinuovo (flora.casalinuovo@mateagency.it).

Una giornata speciale tutta dedicata alla consapevolezza sul Parkinson

Quella del 12 dicembre a Milano sarà una giornata speciale per vivere un’esperienza unica dedicata alla consapevolezza sulla malattia di Parkinson, il tutto articolato su tre diversi eventi a ingresso gratuito su prenotazione, promossi dalla Fondazione Prada e dalla Confederazione Parkinson Italia, per due dei quali vi sono ancora posti disponibili Una delle belle foto di Giovanni Diffidenti che compongono la mostra “NonChiamatemiMorbo”, promossa dalla Confederazione Parkinson Italia

Una giornata speciale per vivere un’esperienza unica dedicata alla consapevolezza sulla malattia di Parkinson: è quella che si prospetta per il 12 dicembre a Milano, promossa dalla Fondazione Prada e dalla Confederazione Parkinson Italia, articolata su tre diversi eventi ad ingresso gratuito su prenotazione, per due dei quali vi sono ancora posti disponibili.
Se infatti è già tutto esaurito per l’Esperienza di visita in Fondazione Prada con Z.E.A. (Zone di Esplorazione Artistica), vi sono ancora disponibilità per la visita guidata alla mostra scientifica Preserving the Brain: a Call to Action (letteralmente “Preservare il cervello: un invito all’azione”), riservata alle persone con Parkinson e ai loro caregiver, e condotta da giovani ricercatori dell’Università Vita-Salute San Raffaele, con una breve introduzione della Fondazione Prada e della Confederazione Parkinson Italia sul progetto (primo turno, ore 14.45; secondo turno, ore 15.45, per prenotarsi accedere a questo link).
Per l’occasione, gli esperti scientifici accompagneranno i visitatori attraverso le otto sezioni della mostra, incentrata sulla prevenzione primaria delle principali malattie neurodegenerative.

Nel secondo pomeriggio, poi, al Cinema Godard (ore 17-20; per prenotarsi accedere a questo link), l’evento speciale denominato Il Parkinson, una malattia che è 100 malattie, durante il quale si parlerà di resistenza, speranza e ricerca sulla malattia di Parkinson.
L’evento sarà aperto dal reading Storie di Resistenza al Parkinson, interpretato dall’attore Claudio Beccari, accompagnato dalle immagini evocative del fotogiornalista Giovanni Diffidenti e dalle voci degli attori Lella Costa e Claudio Bisio.
Seguirà una tavola rotonda, per affrontare i tanti aspetti legati alla lotta contro il Parkinson: dalla prevenzione alla diagnosi precoce, dai modelli di cura integrati alle terapie farmacologiche, fino al supporto psicologico e ai trattamenti riabilitativi. Né mancheranno approfondimenti sulle terapie per il Parkinson avanzato, sull’approccio precoce alle cure palliative e sulle ultime novità in àmbito di ricerca e sperimentazione. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: segreteria@parkinson-italia.it.

La disabilità in Umbria: dalla definizione delle priorità alla realizzazione degli interventi

Dopo l’ottimo esito del primo appuntamento in maggio a Terni, il percorso degli Stati Generali Disabilità in Umbria vivrà il proprio momento conclusivo l’11 dicembre a Perugia, con l’evento promosso a livello nazionale dalla FISH e organizzato dalla FISH Umbria, denominato Dalla definizione delle priorità alla realizzazione degli interventi, il cui principale obiettivo è rendere praticabili le priorità definite nel precedente incontro Palazzo Cesaroni a Perugia, sede dell’Assemblea Legislativa dell’Umbria, dove si terranno gli “Stati Generali Disabilità in Umbria”

Dopo l’ottimo esito del primo appuntamento in maggio a Terni, di cui abbiamo riferito anche sulle nostre pagine, il percorso degli Stati Generali Disabilità in Umbria vivrà il proprio momento conclusivo l’11 dicembre, con l’evento denominato Dalla definizione delle priorità alla realizzazione degli interventi, in programma a Perugia (Sala Cesaroni di Palazzo Cesaroni, sede dell’Assemblea Legislativa dell’Umbria, ore 9.15).

Promosso a livello nazionale dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) a livello nazionale e organizzato dalla FISH Umbria, con il sostegno e il patrocinio dell’Università di Perugia e del CESVOL Umbria (Centro Servizi per il Volontariato), nonché con il patrocinio dell’ANCI Umbria (Associazione Nazionale Comuni Italiani), dell’Ufficio Scolastico Regionale, dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, delle USL Umbria 1 e Umbria 2, della Provincia e del Comune di Perugia, di AIDP Inclusion e di AIDP Umbria, l’incontro si configura come un’importante occasione di confronto tra Istituzioni, esperti, operatori del settore e rappresentanti della società civile.
«Questo appuntamento conclusivo degli Stati Generali Disabilità in Umbria – sottolineano dalla FISH Umbria – vuole consolidare un percorso partecipativo e strutturato che coinvolga attori chiave nella nostra Regione, ossia associazioni, enti pubblici, imprese e professionisti. L’obiettivo fondamentale è quello di rendere praticabili le priorità definite nel primo incontro del maggio scorso a Terni, attraverso l’adozione di strategie condivise e azioni concrete e in linea con il Piano d’Azione dell’Osservatorio Regionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità».

La giornata si articolerà nei seguenti sei panel tematici:
1. Praticare la partecipazione: i tavoli per le politiche sulla disabilità come laboratori di project design.
2. L’adozione del PDTA+R+S a garanzia di interventi e prestazioni appropriate.
3. Le condizioni per agire il cambiamento e rendere praticabile il progetto di vita.
4. Accessibilità e mobilità: pianificare per trasformare prescrizioni in opportunità di inclusione.
5. L’accordo di programma per garantire l’inclusione scolastica.
6. Dalla formazione al lavoro, come garantire un processo in grado di accrescere capacità di essere inclusi e di includere.

«In sostanza – proseguono dalla FISH Umbria – il focus della giornata sarà rivolto alle soluzioni da condividere per trasformare scelte prioritarie in azioni praticabili: dalla salute alla vita indipendente, dall’accessibilità all’inclusione scolastica e lavorativa, ogni tema sarà analizzato con un approccio concreto e operativo. Questo appuntamento rappresenta anche un’occasione unica per rafforzare il coinvolgimento delle comunità locali e dei diversi portatori d’interesse (stakeholder), con l’obiettivo di costruire un sistema di politiche e di interventi inclusivi anche come processo programmazione e di progettazione partecipata».

«L’impegno condiviso – concludono dalla Federazione – è essenziale per garantire che i diritti delle persone con disabilità si traducano in azioni tangibili e a tal proposito gli Stati Generali vogliono essere l’avvio di un laboratorio di progettazione e innovazione sociale, in grado di generare cambiamenti concreti a beneficio delle oltre 60.000 persone con disabilità che vivono in Umbria». (S.B.)

A questo link è disponibile il programma completo dell’evento i cui lavori potranno essere seguiti tramite il canale YouTube della FISH Umbria (a questo link). Per ulteriori informazioni fishumbria@gmail.com.

La neurostimolazione applicata alle malattie rare

Vi è un innovativo dispositivo medico svedese a marchio CE, utilizzato da persone con diverse patologie, tra cui la sclerosi multipla e la paraparesi spastica ereditaria, che permette il rilassamento dei muscoli spastici e promuove al tempo stesso il recupero delle funzioni motorie. Per farlo conoscere meglio, l’OMAR (Osservatorio Malattie Rare) ha promosso per l’11 dicembre l’incontro online I veri supereroi indossano la neurotuta. Neurostimolazione applicata alle malattie rare Una giovane con il dispositivo medico “Exopulse Mollii suit”

Si chiama Exopulse Mollii suit ed è un innovativo dispositivo medico svedese a marchio CE, che permette il rilassamento dei muscoli spastici e promuove al tempo stesso il recupero delle funzioni motorie. Viene utilizzato da persone con diverse patologie, tra cui la sclerosi multipla e la paraparesi spastica ereditaria.
«Si tratta di una realtà – spiegano dall’OMAR (Osservatorio Malattie Rare) – che propone di combattere l’immobilità facilitando e aumentando il movimento, non immobilizzando ulteriormente la persona. È senza alcun effetto collaterale, con risultati che durano fino a 48 ore dopo un’ora di applicazione. Si tratta però di un dispositivo dal costo elevato, non rimborsato da tutte le ASL: il rimborso, infatti, viene erogato a discrezione delle singole ASL e può capitare che vi siano differenze anche all’interno della stessa città. Questo perché la rimborsabilità della tuta non rientra nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza)».

È dunque con l’obiettivo di sensibilizzare su questo dispositivo, che lo stesso OMAR, con il contributo non condizionante di Ottobock, promuoverà nel pomeriggio dell’11 dicembre (ore 17) l’incontro online denominato I veri supereroi indossano la neurotuta. Neurostimolazione applicata alle malattie rare, che vedrà il confronto tra clinici, un esperto dello Sportello Legale OMAR (Dalla parte dei rari) e alcune Associazioni di pazienti. (S.B.)

A questo link è disponibile il programma completo del webinar dell’11 dicembre. Per altre informazioni: Rossella Melchionna (melchionna@rarelab.eu).

Lavoro e disabilità: serve un cambio totale di strategia

«È necessario un cambio di strategie – scrive Marino Bottà, concludendo la sua trattazione sul tema disabilità e lavoro, avviata in questi mesi sulle nostre pagine – per rinnovare la cultura dell’inclusione e promuovere servizi territoriali in grado di ridare fiducia e prospettive a centinaia di migliaia di persone con disabilità disoccupate e alle loro famiglie. Ma per fare questo bisogna avere l’onestà intellettuale di osservare oggettivamente la realtà attuale» Un lavoratore con disabilità intellettiva

(dalle puntate precedenti…) Gli antichi Greci consideravano la “crisi” come un momento catartico, una pausa per la rinascita, per il cambiamento, mentre la cultura romano-cristiana la considerava come l’inizio della fine, la morte dell’esistente. Comunque la si interpreti, la crisi del Collocamento Disabili è iniziata sin dal giorno della sua nascita, primo gennaio del 2.000, per poi subire un’accelerazione nel 2.008, all’inizio della crisi finanziaria. Da allora assistiamo ad un continuo declino e ad un crescente disinteresse generale da parte delle Istituzioni preposte e delle parti sociali, mentre ogni fallimento delle politiche attive a favore delle persone con disabilità viene taciuto o attribuito alla Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili), accusata di essere inadeguata ed obsoleta; in alternativa sono gli imprenditori ad essere “insensibili” verso le persone con disabilità.
Nemmeno la crisi economica riuscì a cambiare le cose e lo stesso avvenne con la pandemia, con la crisi della globalizzazione e ora con la rivoluzione tecnologica. La classe politica è sempre più impreparata a recepire le trasformazioni sociali ed economiche, pertanto lascia languire la situazione nel dimenticatoio sociale, e rimanda ogni decisione al Governo successivo.
Si profila quindi un quadro preoccupante per l’occupazione futura delle persone con disabili, soprattutto per le fasce più fragili di esse.

L’ultima attenzione istituzionale risale al 2015, anno in cui vennero emanati i Decreti Legislativi 150 e 151. In seguito la politica si dimenticò perfino di ricordare i vent’anni della Legge 68/99 e del Collocamento Disabili. Non sono state da meno le Regioni, troppo impegnate altrove per accorgersi della deriva del loro sistema di collocamento. Nel contempo i servizi provinciali hanno continuato a vivere nell’immutabile quotidianità. Anche il dibattito, la critica e la riflessione si sono assopite in un disinteresse generale e nella rassegnazione di molti, cosicché la sfiducia nei confronti del Collocamento Disabili è cresciuta fino a spingere i disoccupati a non iscriversi (fenomeno riscontrabile dal divario numerico tra gli iscritti al Collocamento e le nuove certificazioni di invalidità in età lavorativa). La delusione rispetto alle aspettative li ha spinti ad arrangiarsi, a rivolgersi a soggetti privati o a rifugiarsi nell’assistenzialismo.
Purtroppo nemmeno la rivoluzione tecnologica creerà nuovi posti di lavoro per le fasce più deboli della disabilità (circa il 70% degli iscritti); per loro, infatti, si prospetta la disoccupazione a tempo indeterminato, accompagnata dall’invisibilità sociale, o dal rifugio “palliativo” nei social. La rivoluzione tecnologica non offrirà nuove professioni e nuove possibilità di inclusione lavorativa alle persone con difficoltà cognitive o con bassa scolarità. Quindi è necessario un cambio di strategie per rinnovare la cultura dell’inclusione e promuovere servizi territoriali in grado di ridare fiducia e prospettive a centinaia di migliaia di persone con disabilità disoccupate e alle loro famiglie. Ma per fare questo bisogna avere l’onestà intellettuale di osservare oggettivamente la realtà e serve un cambio di strategie per rinnovare la cultura dell’inclusione e promuovere adeguati servizi territoriali.

Le norme
Il sistema di collocamento si fonda sulla Legge 68/99, ma l’applicazione di essa è delegata alle Regioni. Si è così creato un circuito dove ogni Regione e ogni Provincia ha organizzato in proprio gli uffici e l’applicazione della norma. Infatti, troppo spesso le aziende e le persone con disabilità devono rifarsi “gli usi e costumi locali” e subire le volontà dei responsabili degli uffici.
A questa già grave disfunzione si aggiunge una pletora di leggi, decreti, circolari, note esplicative, interpelli ecc., cui si aggiungono le disposizioni regionali, tra delibere, provvedimenti dirigenziali e così via. Questo spesso ingenera nel personale addetto ignoranza delle norme e inadempienze che ricadono sui cittadini interessati.

I dati
Sul tema disabilità e lavoro disponiamo di dati obsoleti e inattendibili, del tutto inutili per fare un’analisi della situazione e per realizzare qualsiasi utile programmazione. Di conseguenza si procede riproponendo il già fatto,, a prescindere dai risultati negativi conseguiti. Purtroppo anche la Banca Dati Nazionale prevista dal citato Decreto 151/15 si è persa nelle nebbie dei palazzi romani. Nel frattempo cresce la sfiducia nei confronti di un sistema sempre più scollato dalla realtà e incapace di sostenere l’occupazione.

Le differenze regionali
È per altro improprio parlare di sistema nazionale per il collocamento, se è vero che esso varia radicalmente da Regione a Regione. Disponiamo quindi di un “sistema arlecchino” con risultati “a macchia di leopardo” (“macchie” troppo spesso sbiadite). Questa situazione è ben conosciuta dalle singole Regioni e dal Ministero del Lavoro, ma non sapendo cosa fare, tutti preferiscono non metterci mano, mentre la situazione si va sempre più deteriorando.

L’inclusione lavorativa
La normativa inizialmente stabiliva che le aziende avessero facoltà di assumere il 60% dei lavoratori con disabilità mediante chiamata nominativa, ossia la possibilità di scegliere il candidato. Il Decreto 151/15 estese questa facoltà all’intera quota d’obbligo; quindi, oggi, le aziende ricercano e selezionano il 100% dei lavoratori con disabilità da assumere. Ovviamente scelgono i cosiddetti “disabili-abili”, mentre l’inserimento delle persone più fragili è implicitamente demandato a loro stessi o ai servizi accreditati al lavoro. Ne consegue che gli Uffici Provinciali si occupano unicamente degli aspetti burocratici e amministrativi previsti dalla legge: iscrizioni, graduatorie, trasferimenti ecc., cui si aggiunge un esiguo numero di avviamenti numerici verso le aziende non ottemperanti. Da sottolineare che anche in questo caso la scelta ricade sui soggetti più abili, in quanto la selezione è comunque subordinata ad un accordo preventivo con l’impresa.

Le evasioni e le elusioni
Un altro annoso e increscioso problema è rappresentato dal mancato rispetto degli obblighi di legge da parte delle aziende. L’evasione e l’elusione raggiungono infatti punte del 70 %, con buona pace dell’INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro) e del Collocamento Disabili, gli uffici cui spetta il compito di controllo. Questo è dovuto al fatto che gli ispettori hanno una scarsa conoscenza della legge e delle relative procedure, mentre il collocamento nella quasi totalità dei casi non se ne occupa. Quanto affermo è facilmente riscontrabile dall’ammontare delle sanzioni versate sui fondi regionali.

Le buone prassi
Nel settembre del 2023 è stata istituita una piattaforma per raccogliere le buone pratiche e favorirne la diffusione. Un altro provvedimento inutile, visto che la gestione dei Centri per l’Impiego è di competenza delle Regioni e che non hanno mai attuato le proposte provenienti direttamente o indirettamente dal Ministero del Lavoro.

Il personale
L’attuale sistema di collocamento nasce con il DPCM 469/99, che dal 1° gennaio 2000 attribuì le competenze alle Regioni e alle Province; queste avrebbero dovuto operare in coerenza con il dettato della Legge 68/99. Ma la maggior parte del personale proveniva degli uffici periferici del Ministero del Lavoro (UPLMO) e la loro formazione era unicamente di tipo burocratico amministrativo, pertanto si trovarono ad operare privi di qualsiasi formazione sul tema disabilità/lavoro; quindi riproposero vecchi cliché operativi, ritornando a focalizzare l’attenzione sulle burocrazie e sul concetto di obbligatorietà per le aziende. Il principio del collocamento mirato, la “persona giusta al posto giusto”, naufragò miseramente. Del resto non poteva essere altrimenti, visto che né il Ministero del Lavoro né le Regioni pensarono di formare e aggiornare il personale.
Questa situazione si è perpetuata fino ad oggi, visto che i nuovi assunti sono stati formati dai colleghi professionalmente più anziani. Quindi attualmente disponiamo di Uffici per il Collocamento non di Servizi per il Collocamento Mirato. Non vi è una presa in carico della persona, né la personalizzazione dei percorsi di accompagnamento al lavoro, e nemmeno un sostegno alle aziende nell’adempimento degli obblighi, nell’uso di buone pratiche ecc. Un quadro deludente, quindi, di cui le Istituzioni, le parti sociali, gli esperti in materia non hanno alcuna conoscenza diretta; non sanno quello che quotidianamente succede negli Uffici Provinciali, non conoscono gli impegni né i bisogni del personale dedicato, le difficoltà che le persone con disabilità incontrano nel cercare un lavoro e gli imprenditori nell’ottemperare gli obblighi di legge. Non capiscono che un collocamento così strutturato non ha un’utilità sociale che giustifichi l’onere economico che comporta.
Eppure un servizio per il collocamento pubblico serve, oggi più che mai. Bisognerebbe però decidere un piano di formazione e aggiornamento in modo da uniformarne la cultura, la gestione della norma e contestualmente avviare un processo di riforma della Legge 68/99, raccogliendo in un unico testo tutte le norme prodotte in venticinque anni. Queste azioni non stravolgono i ruoli e le competenze delle varie Istituzioni coinvolte e non richiedono finanziamenti particolari, serve solo la volontà del Ministro Lavoro e degli Assessori Regionali.

Alla ministra del Lavoro, Marina Calderone, spetta il compito di avviare un processo di riforma. Sono però passati oramai due anni dalla sua nomina e nulla è cambiato e non vediamo nulla all’orizzonte. Anche la classe politica, sempre più impreparata, lascia languire la situazione nel dimenticatoio sociale, e, come detto in precedenza, rimanda ogni decisione al Governo successivo. Si sta quindi profilando un quadro sempre più preoccupante per l’occupazione futura delle persone con disabilità.

Quel che serve, in conclusione, è una legge non ideologica, ma pragmatica ed efficace, rispettosa dei bisogni delle persone e delle aziende, ed esigente specialmente nei confronti degli Enti Pubblici che non rispettano gli obblighi. È con questo spirito che nel dicembre dello scorso anno l’ANDEL (Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro) incontrò la vice ministro del Lavoro Maria Teresa Bellucci, sollecitandola a farsi promotrice di una iniziativa riformatrice. Anche l’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità si è mosso nella stessa direzione. Ma visto che nulla cambia, sarebbe opportuno promuovere una battaglia etica nell’interesse non solo delle persone con disabilità, ma per il futuro del nostro Paese. (3-fine)

*Già responsabile del Collocamento Disabili e Fasce Deboli della Provincia di Lecco, oggi direttore generale dell’ANDEL (Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro) (marino.botta@andelagenzia.it). Le parti precedenti di questa trattazione sono disponibili a questo e a questo link.

Riconoscimenti del CIP al Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti Milano

«Per la costante e duratura attività a favore della promozione sportiva», il Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti Milano e il suo presidente Francesco Cusati hanno ricevuto dal Comitato Italiano Paralimpico la Stella d’Argento al Merito Sportivo Paralimpico. Ulteriori riconoscimenti sono andati ad altri atleti e tecnici del mondo milanese della disabilità visiva Francesco Cusati, presidente del Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti Milano

«Per la costante e duratura attività a favore della promozione sportiva», il Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti Milano e il suo presidente Francesco Cusati hanno ricevuto dal CIP (Comitato Italiano Paralimpico) la Stella d’Argento al Merito Sportivo Paralimpico.
Sono stati premiati, inoltre tra gli altri, con la Stella di Bronzo al Merito Sportivo Paralimpico, due giocatori di baseball per ciechi di Milano, Giuseppe Allegretta (Lampi Milano) e Juan Girelli (Thunder’s Five Milano), oltre a Fabio Trombini e Gaetano Casale (Hurricane Malnate), per la vittoria conseguita agli Europei 2023 di tale specialità.
Infine, i tecnici milanesi Claudio Molon (baseball ciechi) e Marco Spinelli (showdown) hanno ricevuto la Palma di Bronzo al Merito Sportivo Paralimpico. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: info@gsdnonvedentimilano.org.

Un video dedicato a Tino Chiandetti

Il video dedicato dalla UILDM di Udine a Tino Chiandetti, figura di primo piano per molti decenni nell’ambito del volontariato e dell’associazionismo del Friuli Venezia Giulia, è disponibile online e consente di intraprendere un bel viaggio in quello che costituisce realmente un pezzo di storia e di impegno per i diritti delle persone con disabilità

Come avevamo segnalato a suo tempo, nel settembre scorso, in occasione del decennale dalla scomparsa, la UILDM di Udine (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), Associazione che aveva presieduto per molti anni, ha ricordato con una serata evento Innocentino “Tino” Chiandetti, figura di primo piano per molti decenni nell’ambito del volontariato e dell’associazionismo del Friuli Venezia Giulia e non solo, che dedicò la sua esistenza, in particolare, alla promozione dei diritti delle persone con disabilità.
Per l’occasione è stato anche realizzato un video, disponibile online a questo link, che ben volentieri segnaliamo a Lettori e Lettrici, i quali potranno in tal modo intraprendere un bel viaggio in quello che costituisce realmente un pezzo di storia e di impegno per i diritti delle persone con disabilità. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: segreteria@uildmudine.org.

Riabilitazione e reinserimento socio-lavorativo delle persone con disabilità acquisita

Si terrà l’11 dicembre a Bologna, promosso dalla Fondazione OPIMM insieme all’AECA e organizzato in collaborazione con il CIOFS Parma, l’Opera Don Calabria Ferrara e l’ENGIM Cesena, l’incontro La riabilitazione e il reinserimento socio-lavorativo delle persone con disabilità acquisita

«I percorsi di inclusione attiva finanziati dalla Regione Emilia-Romagna, rivolti a persone impegnate in percorsi riabilitativi in seguito ad eventi traumatici o patologie invalidanti che hanno determinato una condizione di disabilità, sono finalizzati a promuoverne il reinserimento socio-lavorativo, partendo dalla valutazione delle autonomie e delle capacità residue su cui definire un progetto professionale compatibile con la nuova situazione personale. Gli interventi sono accomunati da forte personalizzazione e, attraverso azioni orientative e formative, mirano ad accompagnare la persona in un percorso di graduale riavvicinamento all’esperienza lavorativa, fornendo anche un supporto sul piano emotivo, nell’elaborazione e accettazione della condizione post-traumatica e nell’acquisizione di consapevolezza su risorse e limiti e sul proprio potenziale occupazionale. Pari opportunità, non discriminazione, partecipazione e occupabilità sono le parole-chiave di un approccio integrato pubblico-privato in cui un ruolo importante è giocato anche dai servizi sociali e socio-sanitari territoriali in una logica di complementarietà e non sovrapposizione con altri programmi e misure finanziate con il Fondo Regionale per l’occupazione»: così, dalla Fondazione OPIMM, viene presentato l’incontro promosso per il pomeriggio dell’11 dicembre presso la sede di Bologna della Fondazione stessa (Via del Carrozzaio, 7, ore 14-18), denominato La riabilitazione e il reinserimento socio-lavorativo delle persone con disabilità acquisita e organizzato insieme all’AECA (Associazione Emiliana centri Autonomi), in collaborazione con il CIOFS Parma (Centro Italiano Opere Femminili Salesiane), l’Opera Don Calabria Ferrara e l’ENGIM Cesena (Formazione Orientamento Cooperazione Lavoro).

«Obiettivo della nostra iniziativa – aggiungono dall’OPIMM – è contribuire a far conoscere un’importante opportunità, rappresentata da percorsi orientativi e formativi integrati e in continuità con la riabilitazione medica, al fine di garantire al maggior numero possibile di persone con disabilità acquisita un sostegno nel riattivarsi ed essere incluse nella vita sociale e lavorativa e nel raggiungere una migliore qualità di vita». (S.B.)

A questo link è disponibile il programma completo dell’incontro dell’11 dicembre (a quest’altro link le modalità d’iscrizione). Per altre informazioni: comunicazione@opimm.it.

Un abbraccio collettivo per i giovani con sclerosi multipla

Essere giovani e convivere con una malattia cronica come la sclerosi multipla o la neuromielite ottica significa affrontare ogni giorno sfide che vanno oltre la salute. Con #GiovanioltrelaSM, nuova edizione dell’evento nazionale promosso dall’AISM, con il patrocinio dell’AINMO, i giovani hanno scelto di immaginare nuove prospettive, tema prescelto per la due giorni, confrontandosi e sostenendosi in una comunità che abbatte le barriere e costruisce futuro Foto di gruppo scattata in occasione dell’evento “#GiovanioltrelaSM”. Al centro Mario Alberto Battaglia, presidente della FISM, la Fondazione che opera a fianco dell’AISM

Essere giovani e convivere con una malattia cronica come la sclerosi multipla o la neuromielite ottica significa affrontare ogni giorno sfide che vanno oltre la salute. Con #GiovanioltrelaSM, nuova edizione dell’evento nazionale promosso dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), con il patrocinio dell’AINMO (Associazione Italiana Neuromielite Ottica), i giovani hanno scelto di immaginare nuove prospettive, confrontandosi e sostenendosi in una comunità che abbatte le barriere e costruisce futuro.
«Prendo in mano la mia vita» è stato il grido dei protagonisti di questa edizione, che ha visto nei due giorni dell’evento 300 ragazzi e ragazze partecipare in presenza a Roma e circa 2.500 visualizzazioni al giorno della diretta online. Talk, laboratori, emozioni e nuove prospettive hanno animato l’appuntamento che dal 2009 offre ai giovani sotto i 35 anni con sclerosi multipla e sotto i 40 con neuromielite ottica, MOGAD e patologie correlate, un’occasione unica per condividere esperienze e informarsi con esperti.

Il tema prescelto, Nuove Prospettive, ha invitato tutti a guardare oltre i limiti imposti dalla malattia, riscoprendo il valore del cambiamento e la forza di un futuro ancora tutto da scrivere. «Pensavo che la diagnosi avesse chiuso molte porte, ma ora mi sento pronto a riaprirle», ha condiviso la giovane Gaia durante i momenti di confronto.
Centinaia di ragazzi e ragazze, come detto, hanno preso parte all’iniziativa, confermando quanto sia importante creare spazi dedicati a chi convive con una diagnosi spesso improvvisa e difficile da affrontare. «Qui ho capito che non sono solo», ha raccontato Lorenzo, riassumendo l’essenza dell’evento.

«#GiovanioltrelaSM – dichiara Francesco Vacca, presidente nazionale dell’AISM – è un abbraccio collettivo, una spinta verso il futuro. Rappresenta un momento di forza, dove i giovani trovano risposte e scoprono che, con il giusto supporto, ogni sfida può essere affrontata. Questo evento dimostra il nostro impegno nel sostenerli nel loro percorso di vita».
Per l’occasione i partecipanti hanno affrontato insieme tematiche quali la gestione della malattia, le emozioni, la sessualità e le relazioni. Durante i laboratori interattivi, hanno dialogato con psicologi, neurologi ed esperti, scoprendo strumenti concreti per superare le sfide quotidiane. «Non sapevo di avere così tanto da imparare da chi vive la mia stessa esperienza», ha confidato Alessia.
Per quanto riguarda i seminari, essi sono stati dedicati ai diritti, con esperti quali assistenti sociali, avvocati e rappresentanti dell’AISM, che hanno risposto anche a domande complesse, offrendo chiarezza su temi come le procedure medico-legali.
Grande attenzione, inoltre, è stata data anche allo stile di vita sano alla riabilitazione e alla genitorialità, argomento, quest’ultimo, che ha coinvolto numerosi partecipanti i quali hanno potuto chiarire dubbi e paure legati a una scelta tanto personale quanto complessa per chi convive con una malattia cronica.

Tra i vari interventi della due giorni anche quello di Francesca Mannocchi, giornalista e inviata di guerra, che ha offerto una riflessione potente: «La sclerosi multipla mi ha insegnato la cura verso l’altro. Mi sento una persona migliore di prima. L’orologio corre velocemente per la ricerca e oggi possiamo scegliere la cura che si adatta al nostro stile di vita. Siamo una comunità e, come tale, abbattiamo le barriere, anche quelle linguistiche: spieghiamo come stiamo perché gli altri possano capire. Sono fiduciosa che un giorno si arriverà alla cura definitiva di questa malattia».

Uno dei momenti più significativi, infine, si è avuto con la distribuzione del Taccuino Rosso, guida pratica ricca di consigli utili e strumenti digitali, che include dei QR Code che rimandano al sito dell’AISM, fornendo informazioni per affrontare la sclerosi multipla in ogni sfera della vita. «Ora mi sento meno spaventato e più preparato ad affrontare la mia diagnosi», ha commentato Marco, stringendo il taccuino tra le mani. (B.E. e S.B.)

Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa e Comunicazione AISM (Barbara Erba), barbaraerba@gmail.com.

Vivere in un mondo accessibile è un diritto

«Essere felici o provare soddisfazione rispetto alla propria vita non è un diritto – scrive Asya Bellia nel presente approfondimento -, ma vivere in un mondo accessibile lo è. Ed è verificato che, a parità di altre condizioni, l’accessibilità dell’ambiente fisico è associata ad una riduzione del divario tra la soddisfazione delle persone con disabilità e quella delle persone senza disabilità»

Nel mondo, le persone con disabilità sono più di un miliardo, e costituiscono il 16% della popolazione. In altre parole, una persona su 6 ha una disabilità. Inoltre, le persone con disabilità sono meno soddisfatte della propria vita, in media, rispetto alle persone senza disabilità.
Spesso, questa disparità viene attribuita esclusivamente a problemi di salute, senza indagare oltre. Gli studi che indagano sulla soddisfazione delle persone con disabilità si focalizzano, per la maggior parte, su fattori individuali, quali: tipo di disabilità, entità delle limitazioni, e, soprattutto, tempo passato da quando la disabilità è sopravvenuta. Il tipo di disabilità non ha influenza sulla soddisfazione, mentre l’entità della limitazione e il tempo passato da quando la disabilità è sopravvenuta hanno un ruolo. Le persone con disabilità maggiormente limitate sono meno soddisfatte, mentre quelle che hanno una disabilità da più tempo sono più soddisfatte.

La soddisfazione rispetto alla propria vita dipende da moltissimi fattori, sia individuali, sia sociali. Se da una parte è comprensibile che si esaminino i fattori individuali specifici che possono influenzare la soddisfazione delle persone con disabilità, non ho potuto fare a meno di notare che i fattori sociali non ricevono altrettanta attenzione.
Per questo motivo, Lorenzo Corsini, professore associato di Politica Economica presso l’Università di Pisa, e hi scrieve [Asya Bellia] abbiamo pubblicato un articolo intitolato Disability and Life Satisfaction: the Role of Accessibility [in italiano: “Disabilità e soddisfazione della vita: il ruolo dell’accessibilità”, testo pubblicato sulla rivista «Journal of Happiness Studies», Volume 25, articolo n. 115, 14 novembre 2024, N.d.R.].
L’articolo usa un modello di disabilità basato sull’approccio delle capacitazioni, nel quale la disabilità è il risultato dell’intersezione tra condizioni di salute, fattori personali (ad esempio età, genere), risorse di cui si dispone (reddito, ausili, assistenza), e fattori strutturali (ad esempio accessibilità, ambiente socio-culturale). Questo insieme di fattori può far sì che le persone con determinate condizioni di salute siano “disabilitate”, ossia possano scegliere tra un numero minore di alternative rispetto al resto della popolazione, e quindi abbiano minori opportunità di raggiungere gli obiettivi che perseguono. Questo stato di cose può contribuire ad una minore soddisfazione.

Consideriamo l’ambiente fisico accessibile se tutte le persone con disabilità, qualunque tipo di disabilità, possono fruirne (autonomamente o con assistenza), senza mettere a rischio la propria sicurezza o essere esposte a livelli elevati di stress.
Per esempio, le persone cieche sono tecnicamente in grado di attraversare al semaforo senza assistenza o accomodamenti specifici. Tuttavia, sono esposte ad un maggior rischio di essere investite rispetto alle persone vedenti se il semaforo non emette segnali sonori o tattili per indicare l’arrivo del verde.
Per fare un altro esempio, ambienti come gli aeroporti possono essere particolarmente stressanti per persone autistiche, per le quali potrebbero risultare inaccessibili, a meno che non ricevano assistenza nell’attraversarli e/o non vengano accompagnate in apposite aree silenziose.

Nonostante gli Stati firmatari della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità si siano impegnati a monitorarne l’implementazione, l’ultimo sondaggio europeo sull’accessibilità risale al lontano 2012. Secondo questo sondaggio, i problemi di mobilità sono quelli che causano più difficoltà alle persone con disabilità in Europa. In particolare, 2 persone con disabilità su 5 hanno difficoltà ad usare i marciapiedi e ad attraversare al semaforo, la stessa proporzione ha difficoltà ad accedere ad edifici o spazi pubblici all’aperto, e un terzo delle persone con disabilità ha difficoltà a prendere taxi, autobus, treni o aerei.
Ma quali sono queste difficoltà? Abbiamo qualche risposta solo per quanto riguarda i mezzi di trasporto. Innanzitutto, sappiamo che le persone con disabilità tendono a prendere più frequentemente i mezzi pubblici, e viaggiano per distanze più brevi (ma impiegano più tempo a percorrerle), rispetto alle persone senza disabilità. Tra gli ostacoli riportati dalle persone con disabilità che viaggiano, troviamo: zone pedonali non sicure, rischio di danneggiare i propri ausili, e comportamenti inappropriati di conducenti e degli altri passeggeri. In generale, viaggiare per le persone con disabilità è un’esperienza spesso frustrante e stressante.

Nel nostro articolo, usiamo dati su 27 Paesi europei per testare le seguenti ipotesi:
° A parità di altre condizioni, l’accessibilità dell’ambiente fisico è associata ad una riduzione del divario tra la soddisfazione delle persone con disabilità e quella delle persone senza disabilità.
° Se si considerano le donne e le persone più povere, l’accessibilità è associata ad una riduzione del divario tra la soddisfazione delle persone con disabilità e quella delle persone senza disabilità ancora maggiore.
Entrambe le ipotesi sono verificate. In altre parole, le persone con disabilità sono più soddisfatte della propria vita nei Paesi più accessibili. Inoltre, l’accessibilità è particolarmente importante per le donne con disabilità e le persone con disabilità più povere.

Essere felici o provare soddisfazione rispetto alla propria vita non è un diritto, ma vivere in un mondo accessibile lo è. Vivere in un ambiente in cui l’accessibilità non è una priorità, ed è spesso ridotta ad un “problema tecnico” significa avere accesso a minori opportunità, non solo di realizzare le proprie ambizioni, quelle che contribuiscono alla soddisfazione della propria vita, ma spesso anche di sostentarsi. La mancanza di mezzi di trasporto accessibili potrebbe, per esempio, ostacolare una persona con disabilità nella ricerca di lavoro, o costringerla a lasciare il lavoro.
In una società in cui i montascale guasti vengono riparati dopo mesi (se vengono mai riparati), in cui i cani guida vengono spesso accarezzati senza il consenso della persona che guidano, e nei quali l’accessibilità non è ancora un diritto per le persone neurodivergenti, non c’è da stupirsi che le persone con disabilità siano meno soddisfatte della propria vita rispetto a quelle senza disabilità.
La minore soddisfazione delle persone con disabilità rispetto a quelle senza disabilità è per altro solo la punta dell’iceberg. L’accessibilità è solo una delle tante misure necessarie per rispettare la dignità delle persone con disabilità, garantire loro la stessa libertà di scelta che hanno le persone senza disabilità, e assicurare la loro piena ed effettiva partecipazione ed inclusione nella società sulla base di uguaglianza con le persone senza disabilità.

*Ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università Bocconi di Milano.

Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

Sostegno: tutelare chi ha già investito nella formazione, tutelare la qualità dell’inclusione

«Ben venga ogni forma di stabilizzazione dei docenti di sostegno – scrivono dal Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati, prendendo spunto da alcune recenti dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara -, ma con una pianificazione attenta che consideri le specificità delle classi di concorso. Solo così si potrà tutelare chi ha già investito nella propria formazione e garantire agli studenti il sostegno qualificato che meritano» Un’insegnante di sostegno insieme a un’alunna

Nel corso della trasmissione In altre parole, andata in onda l’8 dicembre su La7, il ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara ha dichiarato: «Ci sono numeri superiori per assumere docenti di sostegno. […] Per la prima volta noi andiamo a stabilizzare in modo significativo docenti che non potevano essere assunti perché non avevano la specializzazione. La gran parte dei docenti precari sono docenti di sostegno. E perché non potevano essere stabilizzati? Perché mancavano le specializzazioni, perché le università non avevano interesse più di tanto a specializzarli e quindi non specializzavano questi docenti. Noi abbiamo, per la prima volta, affidato a INDIRE [Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa, N.d.R.], che è un ente di ricerca indipendente dal Ministero, il compito di specializzare questi docenti».
Come docenti di sostegno specializzati e precari, siamo indignati. Abbiamo affrontato anni di formazione rigorosa e costosa per ottenere un titolo richiesto dallo Stato, con la promessa di una stabilizzazione mai arrivata. Ora si propongono percorsi semplificati per docenti non specializzati, creando il rischio che chi ha già acquisito le qualifiche resti escluso dal ruolo.
Le domande che ci poniamo sono queste: perché si stabilizzano docenti non specializzati quando migliaia di docenti qualificati sono già pronti e in attesa di ruolo? Come si garantisce la qualità dell’inclusione scolastica con percorsi meno qualificanti? Qual è il futuro dei docenti già formati, se la classe di concorso ADSS (Sostegno Scuola Secondaria di Secondo Grado) è ormai satura in molte Province?
Un punto fondamentale va evidenziato: creare nuovi specializzati senza una reale necessità rischia di trasformare i docenti precari già formati in disoccupati, vanificando anni di sacrifici.
Ben venga, dunque, ogni forma di stabilizzazione, ma con una pianificazione attenta che consideri le specificità delle classi di concorso. Solo così si potrà tutelare chi ha già investito nella propria formazione e garantire agli studenti il sostegno qualificato che meritano.

*collettivodocentispecializzati@gmail.com.

Disabilità e relazioni sociali. Temi e sfide per l’azione educativa

Sarà incentrato sul libro di Matteo Schianchi Disabilità e relazioni sociali. Temi e sfide per l’azione educativa, l’incontro in programma per l’11 dicembre a Jesi (Ancona), promosso dal Gruppo Solidarietà, in collaborazione con il Centro Papa Giovanni XXIII, la Cooperativa Sociale COOSS, la UILDM di Ancona e l’ANGSA Marche

«La disabilità è una relazione sociale: non è un dato o un’entità che si possa concepire e vivere al di fuori di qualsiasi altra dimensione che non sia di tipo relazionale. Di fronte a persone con oggettive menomazioni prendiamo sempre posizione, classifichiamo, anche se non ne siamo consapevoli. Oggi abbiamo strumenti decisivi, come il modello sociale della disabilità, l’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute), la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, oltre ai classici servizi e dispositivi dello stato sociale. Eppure, tutto ciò non è sufficiente a produrre generalizzate forme di autentico riconoscimento, partecipazione, sviluppo di sé. I pregiudizi, le paure, lo stigma, i pietismi sono ancora molto diffusi e radicati, nonostante la retorica inclusiva. Ancor prima di norme, leggi, investimenti e questioni tecniche, l’azione educativa in questo campo deve affrontare aspetti relazionali, culturali e sociali di fondamentale importanza»: lo dicono dal Gruppo Solidarietà, rispetto ai contenuti del libro pubblicato da 2021 Disabilità e relazioni sociali. Temi e sfide per l’azione educativa (Carocci, 2021), pubblicato da Matteo Schianchi, ricercatore in Didattica e Pedagogia Speciale all’Università di Milano-Bicocca, che sarà al centro di un incontro l’11 dicembre a Jesi, in provincia di Ancona (Palazzo Bisaccioni, Piazza Colocci, 4, ore 17.30), promosso dallo stesso Gruppo Solidarietà, in collaborazione con il Centro Papa Giovanni XXIII di Ancona, la Cooperativa Sociale COOSS, la UILDM di Ancona (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e l’ANGSA Marche (Associazione Nazionale Genitori di perSone con Autismo).

«Ci confronteremo – sottolineano ancora dal Gruppo Solidarietà – sui temi dell’inclusione sociale delle persone con disabilità, a partire da alcuni quesiti: di quali strumenti abbiamo bisogno per lavorare per l’inclusione? Quali spazi e ruoli assumono i servizi territoriali? Che posto occupano le persone con disabilità nella società? Quali sfide l’azione educativa è chiamata ad affrontare oggi? Con un approccio pluridisciplinare, il libro di Schianchi focalizza l’attenzione su una serie di temi su cui è necessario riflettere e interrogarsi per costruire azioni educative realmente centrate sulle persone, la loro biografia, il loro futuro, i loro rapporti».

L’incontro dell’11 dicembre sarà il terzo e ultimo appuntamento del percorso Relazioni sociali. Come prendersene cura. Strumenti per favorire inclusione sociale, promosso dalle stesse organizzazioni che hanno voluto l’imminente appuntamento dell’11 dicembre e sostenuto dalla Fondazione Carifac. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: grusol@grusol.it.

La firma digitale all’esame della Corte Costituzionale

Il 10 dicembre la Corte Costituzionale esaminerà il ricorso di una persona con la SLA (sclerosi laterale amiotrofica), sostenuta dall’Associazione Coscioni, contro il divieto di utilizzo della firma digitale per sottoscrivere liste elettorali. Se la Consulta riconoscerà la discriminazione, il divieto potrebbe essere superato almeno per le persone con disabilità grave

Nella mattinata del 10 dicembre, verrà esaminato presso la Corte Costituzionale il ricorso di Carlo Gentili, cittadino con la SLA (sclerosi laterale amiotrofica), contro il divieto di utilizzo della firma digitale per sottoscrivere liste elettorali. E se la Consulta riconoscesse la discriminazione, il divieto potrebbe essere superato almeno per le persone con disabilità grave.
«Questo tema – sottolineano dall’Associazione Luca Coscioni, che affianca Gentili nella sua battaglia – assume ancora più rilievo dal momento che, dallo scorso mese di luglio, è operativa la piattaforma pubblica per la sottoscrizione digitale di referendum e proposte di legge di iniziativa popolare, uno strumento che potrebbe essere esteso anche alla raccolta firme per liste elettorali e candidature. Carlo Gentili, immobilizzato a causa della SLA, aveva tentato di firmare digitalmente la lista elettorale Referendum e Democrazia per le elezioni regionali dello scorso anno, ma la normativa vigente esclude l’utilizzo della firma digitale per questa finalità, negando a molte persone con gravi disabilità la possibilità di partecipare attivamente alla vita politica».
Con il sostegno dunque dell’Associazione Coscioni, Gentili ha presentato ricorso e il Tribunale di Civitavecchia ha rimesso la questione alla Corte Costituzionale.
«La tecnologia – dichiara il ricorrente – può abbattere le barriere che la mia malattia ha posto tra me e la partecipazione democratica. Chiedo che venga garantito anche a me e a tanti altri il diritto di essere parte attiva nella vita politica del Paese».

L’udienza della Consulta affronterà la possibile violazione di alcuni articoli della Costituzione (2, Diritti inviolabili dell’uomo; 3, Principio di uguaglianza; 48, Diritto di voto; 49, Diritto all’associazionismo politico).
«Questa battaglia – concludono dall’Associazione Coscioni – non riguarda solo i diritti individuali, ma un tema più ampio: l’uso della tecnologia per ampliare la partecipazione democratica. In tal senso abbiamo già raccolto quasi 56.000 firme all’appello per chiedere al Governo di estendere la piattaforma online, già attiva per i referendum, anche alla sottoscrizione di liste elettorali». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Fabio Miceli (fabio.miceli@associazionelucacoscioni.it).

“Pensiero Imprudente”: una conchiglia sulla spiaggia

«Un educatore o un’educatrice – scrive Claudio Imprudente nella sua rubrica Pensiero Imprudente – si imbatte in una conchiglia sulla spiaggia, ossia in una persona con disabilità. Attraversa allora la spiaggia – che è il “limite” tra la persona con disabilità e l’orizzonte, ovvero il futuro – e nel momento in cui raccoglie la conchiglia, la osserva, la sostiene come farebbe un educatore nel momento in cui si relaziona per la prima volta ad una persona con disabilità, e poi, dopo averla ammirata, lascia che attraversi il mare, invece di metterla in tasca»…

Così canta Ornella Vanoni sulle note del brano di Umberto Bindi, La musica è finita (1967): «Ecco, la musica è finita/ Gli amici se ne vanno/ Che inutile serata […]».
Il parallelismo con il 3 Dicembre, Giornata internazionale delle persone con disabilità, è immediato, e sicuramente ora vi starete chiedendo il motivo. Ve lo spiego subito: potremmo paragonare questa giornata a una festa di compleanno, o a un Capodanno, che si ripetono ogni anno, insomma a una festa in cui tutti gli amici si riuniscono per celebrare qualcosa di importante. Lo stare insieme poi spinge a ricordare i bei momenti, a riflettere. Ma una volta spente le candeline, o alzato in alto i calici per brindare, cosa rimane? Gli amici di sempre dove vanno? E i loro bei discorsi e ricordi?
Mi sembra che il 3 dicembre sia un po’ questo: per l’occasione tutte e tutti ci riuniamo in vari spazi per le città, organizziamo eventi (e non solo!), ma poi con la fine di questa giornata i bei propositi spariscono.

Qualche sera fa, guardando la televisione, mi è capitato di vedere lo spot dedicato alla Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità: una campagna di comunicazione istituzionale, realizzata dal Dipartimento per le Disabilità della Presidenza del Consiglio.
Lo spot, attraverso immagini di persone con disabilità impegnate in diverse attività professionali e di carattere sociale, sensibilizza al valore della persona con l’intento di esaltare competenze, talenti e capacità.
Mi ha colpito un dettaglio: nella promo s’intravede la Spiaggia dei Valori di Punta Marina (Ravenna), della quale ho già parlato in alcuni miei articoli anche su queste pagine.

Claudio Imprudente, che cura per Superando la rubrica “Pensiero Imprudente”

Mi è venuta in mente una metafora, a dir poco poetica: quella di una persona che passeggia tranquillamente su questa spiaggia, mentre il sole albeggia.
A un certo punto, questa persona inciampa su una conchiglia, e si ferma a raccoglierla, ammirandola in tutta la sua bellezza. Potremmo immaginare che il soggetto in questione finisca col mettersi in tasca la conchiglia. E invece no! Guardando l’orizzonte, la getta in mare, e lascia che le onde del mare la cullino verso l’alba.

Pensavo, dunque, che potremmo paragonare la persona a un/una educatore/trice, che si imbatte nella conchiglia, ossia a una persona con disabilità. Cosa fa quest’educatore/trice? Attraversa la spiaggia – che è il “limite” tra la persona con disabilità e l’orizzonte, ovvero il futuro – ma non solo: nel momento in cui la raccoglie, la osserva, la sostiene come farebbe un educatore nel momento in cui si relaziona per la prima volta ad una persona con disabilità, e poi, dopo averla ammirata, lascia che attraversi il mare, invece di metterla in tasca. L’educatore coglie risorse, abilità di questa persona supportandola nell’affrontare la “spiaggia” dei suoi limiti. Non tiene stretta a sé quella persona, ma lascia che questa vada e faccia il suo percorso verso “l’orizzonte”.

Come mai questa considerazione? Perché nello spot si evidenzia l’importanza del «valorizzare i talenti, investire sulle capacità, offrire possibilità». Tutto molto bello, ma nella campagna viene detta anche una cosa che mi ha lasciato perplesso: «Vedere in ogni persona le potenzialità, e non i limiti».
Personalmente sono molto d’accordo sulla prima parte dell’affermazione: è necessario guardare alle abilità di una persona, ma non si possono ignorare i suoi limiti. Non è possibile accompagnare una persona con disabilità, ed essa stessa non può conoscersi, se non si tiene conto di questi.
Anche i limiti, come le risorse e le capacità, fanno parte delle caratteristiche di una persona.
Lasciandovi con questa suggestione piena di spunti di riflessione, mi piacerebbe sapere se avete mai lasciato una conchiglia in mare, dopo una bella passeggiata sulla spiaggia, alla luce dell’alba.

Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulle mie pagine Facebook e Instagram.

Pensiero Imprudente
Dalla fine del 2022 Claudio Imprudente è divenuto una “firma” costante del nostro giornale, con questa suo spazio fisso che abbiamo concordato assieme di chiamare Pensiero Imprudente, grazie alla quale sta impreziosendo le nostre pagine, condividendo con Lettori e Lettrici il proprio sguardo sull’attualità.
Persona già assai nota a chi si occupa di disabilità e di tutto quanto ruota attorno a tale tema, Claudio Imprudente è giornalista, scrittore ed educatore, presidente onorario del CDH di Bologna (Centro Documentazione Handicap) e tra i fondatori della Comunità di Famiglie per l’Accoglienza Maranà-tha. All’interno del CDH ha ideato, insieme a un’équipe di educatori e formatori specializzati, il Progetto Calamaio, che da tantissimi anni propone percorsi formativi sulla diversità e l’handicap al mondo della scuola e del lavoro. Attraverso di esso ha realizzato, dal 1986 a oggi, più di diecimila incontri con gli studenti e le studentesse delle scuole italiane. In qualità di formatore, poi, è stato invitato a numerosi convegni e ha partecipato a trasmissioni televisive e radiofoniche.
Già direttore di una testata “storica” come «Hp-Accaparlante», ha pubblicato libri per adulti e ragazzi, dalle fiabe ai saggi, tra cui Una vita imprudente. Percorsi di un diversabile in un contesto di fiducia e il più recente Da geranio a educatore. Frammenti di un percorso possibile, entrambi editi da Erickson. Ha collaborato e collabora con varie riviste e testate, come il «Messaggero di Sant’Antonio», per cui cura da anni la rubrica “DiversaMente”. Il 18 Maggio 2011 è stato insignito della laurea ad honorem dall’Università di Bologna, in Formazione e Cooperazione.

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