Aggregatore di feed

Sindrome di Rett: un libro per fornire uno strumento di valutazione globale

Superando -

Pubblicato dall’AIRETT, il libro Checklist di Assessment Globale per la Sindrome di Rett (AGR) fornisce uno strumento di valutazione globale sulle persone con la sindrome di Rett ed è stato sviluppato specificamente per assistere professionisti sanitari, educatori e caregiver nell’identificazione e nel monitoraggio delle tappe dello sviluppo e nella valutazione delle abilità funzionali in diversi contesti di vita

Recentemente pubblicato dall’AIRETT (Associazione Italiana Sindrome di Rett), il libro Checklist di Assessment Globale per la Sindrome di Rett (AGR) è stato progettato per fornire uno strumento di valutazione globale sulle persone con la sindrome di Rett, sviluppato specificamente per assistere professionisti sanitari, educatori e caregiver nell’identificazione e nel monitoraggio delle tappe dello sviluppo e nella valutazione delle abilità funzionali in diversi contesti di vita, tra cui casa, scuola e centri di riabilitazione.
Attraverso la struttura gerarchica elaborata nel volume, la checklist consente infatti un monitoraggio dettagliato del progresso delle abilità, supportando piani di intervento personalizzati e mirati a migliorare la qualità della vita e l’autonomia delle persone con sindrome di Rett. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: centrorett@airett.it.

L'articolo Sindrome di Rett: un libro per fornire uno strumento di valutazione globale proviene da Superando.

L’impegno di Montecatone per il reinserimento sociale delle persone con disabilità

Superando -

«Continuiamo ad essere in prima linea nel promuovere l’inclusione e il reinserimento sociale delle persone con disabilità»: lo ha dichiarato, in occasione della recente Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, Mario Tubertini, commissario straordinario dell’Istituto Riabilitativo Montecatone di Imola (Bologna), la nota struttura di riferimento, specializzata nella cura e nella riabilitazione delle lesioni midollari e delle gravi cerebrolesioni La palestra robotica dell’Istituto Riabilitativo Montecatone di Imola (Bologna)

«La nostra struttura è da sempre in prima linea nel promuovere l’inclusione e il reinserimento sociale delle persone con disabilità. Quotidianamente il team di professionisti lavora con dedizione per offrire le migliori opportunità di riabilitazione e migliorare la qualità della vita dei nostri pazienti. In questi anni abbiamo investito proprio in questa direzione: solo per citare alcune iniziative, la palestra robotica, il Life Bridge e la nuova radiologica, attrezzata tra l’altro con una risonanza magnetica 3Tesla»: lo ha dichiarato, in occasione della recente Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità Mario Tubertini, già direttore generale e attualmente commissario straordinario dell’Istituto Riabilitativo Montecatone di Imola (Bologna), la nota struttura di riferimento, specializzata nella cura e nella riabilitazione delle lesioni midollari e delle gravi cerebrolesioni.

Sul fronte divulgativo e formativo scientifico, Montecatone, come ampiamente riferito anche sulle nostre pagine, ha recentemente organizzato il convegno RehabEvolution – Innovazione tecnologica in neuroriabilitazione, importante occasione di incontro per medici, ricercatori ed esperti del settore, evento chiusosi con un’intervista a Romano Prodi, durante il quale sono state messe in luce le ultime innovazioni nella neuroriabilitazione e il ruolo della tecnologia, inclusa la robotica e l’intelligenza artificiale, nel futuro delle terapie riabilitative.
Tra le altre iniziative promosse in questi anni, anche il concorso letterario SEMPRE IO, giunto alla sua quarta edizione, voluto per valorizzare la creatività e l’espressione delle persone con disabilità, nonché il progetto INCLUSION-E, realizzato in collaborazione con l’Associazione di Promozione Sociale RACESPORT, per promuove l’inclusione attraverso attività sportive.
Ancora nell’àmbito della ricerca, infine, il gruppo di lavoro diretto da Laura Calzà ha pubblicato negli ultimi anni studi su riviste internazionali, contribuendo significativamente all’avanzamento delle conoscenze nel campo della riabilitazione.

Centro di alta specialità accreditato, l’Istituto Montecatone fornisce 158 posti letto per la riabilitazione intensiva, garantendo un approccio multidisciplinare e servizi specialistici all’avanguardia. Da segnalare anche le collaborazioni con ACI (Automobile Club d’Italia), INAIL e IIT (Istituto Italiano di Tecnologia). (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Claudia Corsolini (corsolini@montecatone.com).

L'articolo L’impegno di Montecatone per il reinserimento sociale delle persone con disabilità proviene da Superando.

Il “Premio Angelo Ferro 2024”

Superando -

Assegnato annualmente a personalità con disabilità visiva e del mondo medico e giornalistico, il Premio Angelo Ferro 2024, iniziativa promossa dalla Fondazione Lucia Guderzo, in collaborazione con la Fondazione Lega del Filo d’Oro, è andato a Luisa Bartolucci, Sara De Carli e Massimo Morelli Il “Premio Angelo Ferro 2024” assegnato alla giornalista Sara De Carli

Proprio mentre scriviamo, viene consegnato presso la sede RAI di Venezia il Premio Angelo Ferro, dedicato a chi fu economista, filantropo e persona particolarmente attenta a valorizzare “le capacità di tutti”, iniziativa promossa dalla Fondazione Lucia Guderzo di Loreggia (Padova), in collaborazione con la Fondazione Lega del Filo d’Oro di Osimo (Ancona), che comporta una serie di riconoscimenti assegnati annualmente a personalità con disabilità visiva e del mondo medico e giornalistico.
Per la quinta edizione del premio, consistente in un angelo d’argento dell’artista veneziano Luciano Brollo, sono stati scelti Luisa Bartolucci, «per avere fatto della musica e delle parole l’occasione di informazione e intrattenimento che squarciano l’isolamento di chi non vede creando e dirigendo Slash radio Web»; Sara De Carli, giornalista di «Vita», «per avere trasformato le parole in emozioni, raccontando con sensibilità le cose vere della vita ed aver fatto emergere con il cuore il senso dell’esistenza e il valore dell’umano»; Massimo Morelli, professore di economia alla Bocconi di Milano, «per avere trovato nei numeri la forza per analizzare la realtà formando i giovani nella comprensione dei fenomeni economici». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: segreteria@fondazioneluciaguderzo.it.

L'articolo Il “Premio Angelo Ferro 2024” proviene da Superando.

Desessualizzazione delle donne con disabilità: una forma di violenza psicologica

Superando -

È dedicato al tema della desessualizzazione, intesa come forma particolare di violenza psicologica, ed è sviluppato con specifico riferimento alle donne con disabilità, un approfondimento curato da Silvia Lisena per il Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), che contiene anche alcune testimonianze di donne con disabilità che hanno subìto nel corso della loro vita quella particolare forma di violenza

Esiste ormai un’ampia letteratura scientifica che documenta come le donne con disabilità siano esposte a tutte le forme di violenza di genere più delle altre donne, ma anche a forme particolari di violenza legate alla loro disabilità. Forme, queste ultime, delle quali possono essere vittime anche gli uomini con disabilità. Tra queste forme particolari di violenza figura anche la desessualizzazione.
Proprio al tema della desessualizzazione, intesa come forma particolare di violenza psicologica, è dedicato un interessante approfondimento curato da Silvia Lisena per il Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare).

Il testo, sviluppato con specifico riferimento alle donne con disabilità, è stato mresso online dallo scorso 24 novembre, alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, con il titolo (S)Oggetti di desiderio. Donne con disabilità e desessualizzazione (esso è fruibile al seguente link).
Partendo dalla definizione del termine proposta dal vocabolario online della Treccani – ovvero: «privazione o perdita del carattere erotico o sessuale» –, Lisena evidenzia che «la desessualizzazione è un fenomeno che riguarda anche, ma non solo, le persone con disabilità. E in particolare le donne con disabilità che già subiscono una doppia discriminazione sia in quanto donne sia in quanto persone disabili».
Secondo l’Autrice la desessualizzazione costituisce «una vera forma di violenza. Indiretta, probabilmente, ma sempre violenza. Fa paura additare un determinato comportamento come violento, perché disponiamo già del nostro arsenale standardizzato di tipologie e modalità di atti violenti o molesti che la desessualizzazione sembra non presentare alcun requisito per rientrarci. Eppure ci rientra».

L’approfondimento propone dunque alcune testimonianze di donne con disabilità che hanno subito la desessualizzazione nel corso della loro vita. Tali testimonianze organizzate in quattro macroaree tematiche: la sfera assistenziale (che si riferisce alle relazioni con i/le caregiver), la sfera affettiva (in cui rientrano i rapporti familiari e le relazioni sentimentali), la sfera sanitaria (che comprende le interazioni con i/le medici/mediche) e la sfera rappresentativa (relativa ai contesti quotidiani di vita).
Queste testimonianze sono accompagnate da ulteriori riflessioni che illustrano le dinamiche, anche paradossali, che possono scaturire dalla desessualizzazione stessa. Scrive, ad esempio, Lisena: «Se una donna con disabilità non viene (mai) vista come possibile oggetto di desiderio erotico e sessuale, ciò a cui rischia di aspirare fortemente è l’estremo opposto, cioè essere oggettivizzata. Quando parliamo di catcalling [termine inglese che indica una molestia maschile consistente nell’espressione verbale e gestuale di un apprezzamento di natura sessuale rivolto in modo esplicito, volgare e talvolta minaccioso, a una donna incontrata per strada o in un luogo pubblico, N.d.R.] lo additiamo legittimamente come pratica deplorevole e deumanizzante, ma inconsciamente parte dalla considerazione della donna come possibile oggetto di attenzioni sessuali (indesiderate). Esattamente ciò a cui non sono neanche lontanamente sottoposte parecchie donne con disabilità, e questo non è un bene. Essere viste come un oggetto e non essere proprio viste sono due concetti apparentemente antitetici, ma in realtà sovrapponibili. “Se io subissi catcalling, almeno sarei considerata una vera donna”, questo potrebbe arrivare a pensare una donna con disabilità. Giusto per quantificare la portata del problema e le conseguenze a cui va incontro, dato che, a causa della doppia discriminazione cui sono sottoposte, le donne con disabilità sono maggiormente esposte a episodi di abusi e violenze di ogni tipo».

Il Gruppo Donne UILDM è fermamente convinto che fare rete possa, a lungo andare, determinare un cambiamento, e auspica che le preziose testimonianze pubblicate diventino spunto di riflessione per chi le legge. Chi vuole può contribuire ad arricchire il confronto inviando allo stesso Gruppo Donne UILDM i propri suggerimenti su come si può contrastare la desessualizzazione nel quotidiano, e quali azioni o strumenti si potrebbero predisporre a tal fine.

«Abbiamo bisogno delle vostre idee perché è importante non spegnere mai la voce su questa tematica», è l’invito. Questa invece è l’e-mail a cui scrivere per contribuire alla riflessione: gruppodonne@uildm.it (Simona Lancioni)

Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

L'articolo Desessualizzazione delle donne con disabilità: una forma di violenza psicologica proviene da Superando.

Istituzionalizzazione delle persone con disabilità: un preoccupante arretramento

Superando -

Un recente studio di Eurofound, Agenzia dell’Unione Europea, ha evidenziato come negli ultimi dieci anni il numero di persone con disabilità che vivono in ambienti segreganti, sia aumentato in molti Stati Membri dell’Unione, in particolare in Francia e in Polonia, ma anche in Italia. Secondo il Forum Europeo sulla Disabilità è «un allarmante fallimento da parte dei Paesi dell’Unione Europea nel sostenere la vita indipendente delle persone con disabilità»

Pubblicato nell’ottobre scorso e disponibile a questo link (in lingua inglese), uno studio di Eurofound, la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, che è un’Agenzia dell’Unione Europea, ha evidenziato come il numero di persone con disabilità che vivono in ambienti segreganti, sia aumentato in molti Stati Membri dell’Unione. Si stima infatti che attualmente siano un milione e 400.000 i bambini e gli adulti con disabilità di età inferiore ai 65 anni segregati in tali contesti, rispetto al milione e 100.000 stimati dieci anni fa.

Nel collocare in una sorta di “sala della vergogna” Paesi come la Francia (numero di persone con disabilità che vivono in istituti più che raddoppiato negli ultimi dieci anni), la Polonia (aumento di oltre l’80%), Malta e il Portogallo, l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, parla di «allarmante fallimento da parte dei Paesi dell’Unione Europea nel sostenere la vita indipendente delle persone con disabilità, constatando anzi che molti Stati stanno in realtà andando proprio nella direzione opposta rispetto al loro impegno dichiarato per i diritti delle persone con disabilità».

E l’Italia? Purtroppo anche il nostro Paese risulta tra quelli dell’Unione Europea che hanno fatto registrare negli ultimi dieci anni un aumento del numero di persone con disabilità negli istituti, insieme a Croazia, Danimarca, Lussemburgo, Svezia, Irlanda, Slovacchia, Slovenia e Paesi Bassi.
Dati positivi, invece, si sono avuti in 11 Stati Membri dell’Unione, a partire da Finlandia, Grecia ed Estonia, dove vi sono state le maggiori riduzioni di persone in istituti.

Infine, nello specifico dei bambini e delle bambine con disabilità, il numero di quelli e quelle segregati in istituti è salito a 466.000, aumentando in 11 Stati dell’Unione, innanzitutto a Cipro (più del doppio rispetto a un anno fa), ma anche nei Paesi Bassi, in Croazia, Germania, Irlanda, Svezia, Lussemburgo, Francia, Finlandia, Italia e Spagna. (S.B.)

L'articolo Istituzionalizzazione delle persone con disabilità: un preoccupante arretramento proviene da Superando.

Premiati i progetti di inclusione sociale attraverso lo sport

Superando -

Il ruolo cruciale delle infrastrutture nei progetti di inclusione sociale attraverso lo sport e il valore delle sinergie tra il profit e il no profit al centro del dibattito nella terza edizione del CSR Award, promossa da Entain Italia con il supporto della sua Fondazione Foto di gruppo per i premiati con il “CSR Award 2024”

Il ruolo cruciale delle infrastrutture nei progetti di inclusione sociale attraverso lo sport e il valore delle sinergie tra il profit e il no profit sono stati al centro del dibattito nella terza edizione del CSR Award, promossa da Entain Italia con il supporto della sua Fondazione, lo scorso 3 dicembre, all’Auditorium dell’Ara Pacis a Roma.
«Una visione strategica e una pianificazione a lungo termine sono fondamentali per assicurare il successo dei progetti di inclusione nelle comunità», ha affermato Andrea Faelli, responsabile del Gruppo Entain in Italia. «Investire in infrastrutture adeguate, moderne, sicure e accessibili è essenziale per offrire alle associazioni spazi dove poter sviluppare i loro programmi con continuità. Il CSR Award, edizione dopo edizione, conferma il nostro crescente impegno a fianco delle realtà non profit, mettendo a disposizione non solo risorse economiche, ma anche competenze e una rete di relazioni per amplificare l’impatto dei loro progetti».

I lavori sono proseguiti con l’annuncio delle Associazioni vincitrici della terza edizione del CSR Award. Durante il 2025 verranno infatti sostenute le seguenti realtà: Seconda Chance e Sport Senza Frontiere (progetto Rigiocare il futuro), Club Schermistico Partenopeo (progetto Sport senza barriere), l’Associazione Sportiva Dilettantistica Baseball Softball Club Rovigo (progetto Blind Gym), Romanes-Wheelchair Rugby (progetto “I Wheel” Rugby Camp), l’Associazione Sportiva Dilettantistica Sportinsieme (progetto Padel Mixto: con e senza disabilità sullo stesso campo), Santa Lucia (progetto In testa abbiamo solo il basket), Kim (progetto L’accoglienza sostenibile), Sportfund Fondazione Per Lo Sport ONLUS (progetto Corro a scuola) e Progetto Filippide (progetto World Cup Of Inclusive Duet Artistic Swimming).
Mentre il progetto Rigiocare il futuro prevede la realizzazione di un polo sportivo all’interno del carcere di Secondigliano con l’obiettivo di promuovere l’inclusione sociale e offrire nuove prospettive ai detenuti, quello del Club Schermistico Partenopeo si propone di adeguare e riqualificare una parte dei locali della palestra per renderli pienamente fruibili da parte delle persone con disabilità. Il progetto Blind Gym si propone poi di potenziare l’offerta di servizi per il baseball per ciechi, mentre “I Wheel” Rugby Camp punta sul rugby in carrozzina in Italia, con il padel invece al centro di Padel Mixto: con e senza disabilità sullo stesso campo.
Premiati anche In testa abbiamo solo il basket per le persone con disabilità motoria dai 13 anni in su, attraverso l’avviamento all’attività sportiva, L’accoglienza sostenibile, che ha l’obiettivo di creare una casa dedicata a garantire cure mediche a minori gravemente malati e Corro a scuola, che mira a ripristinare la piena funzionalità della palestra scolastica dell’Istituto Comprensivo 9 di Bologna. Infine, tra i vincitori, anche World cup of inclusive duet artistic swimming, che vuole realizzare la prima inedita manifestazione totalmente inclusiva: per la prima volta al mondo, infatti, saranno chiamati a partecipare atleti e atlete con e senza disabilità, che si esibiranno in esercizi a coppie miste formate da una persona con disabilità fisica e/o intellettiva, e una persona senza disabilità. (C.C.)

Per maggiori informazioni: Simone d’Onofrio (simone.donofrio@mslgroup.com).

L'articolo Premiati i progetti di inclusione sociale attraverso lo sport proviene da Superando.

Pagine

Abbonamento a Centri Territoriali di Supporto B.E.S. - Calabria aggregatore