Vi è stato anche il progetto Il cielo in una pentola, percorso sperimentale di avvicinamento al lavoro per persone con disabilità, tra coloro che hanno fattivamente collaborato alla realizzazione e alla riuscita di Riscoprire ricette valdostane, iniziativa ideata e realizzata dall’Unione Regionale Cuochi della Valle d’Aosta e dall’Associazione Cuochi Aosta, in collaborazione, appunto, con Il cielo in una pentola, con il Centro Agricolo Dimostrativo di Saint-Marcel e con La Valle d’Aosta in TV, attraverso il determinante sostegno del CELVA (Consorzio degli Enti Locali della Valle d’Aosta) e dell’Institut Agricole Regional.
«Avviato nel mese di agosto dello scorso anno – spiegano i promotori – il progetto visto la realizzazione di quattro laboratori in altrettanti Comuni valdostani (Aymavilles, Verrayes, Morgex e Valtournenche), ognuno dei quali ha avuto come protagonista una ricetta che caratterizza quel territorio, con l’obiettivo di valorizzare piatti, a volte poco conosciuti. Si è trattato dunque di un vero e proprio racconto itinerante che ha coinvolto persone e al contempo ha potuto mettere in evidenza peculiarità del territorio, valorizzando un patrimonio che è a pieno titolo parte della cultura dei diversi territori coinvolti. Tutte le ricette proposte, inoltre, sono state caratterizzate da una filiera corta che ha visto coinvolta la dimensione agricola, la viticoltura e l’allevamento, utilizzando prodotti di prossimità. E da ultimo, ma non ultimo, l’iniziativa è stata anche l’occasione per cucinare insieme e condividere saperi, segreti e racconti anche con il gruppo del Cielo in una pentola, che vede il protagonismo di giovani con disabilità appassionati di cucina e del buon cibo. Il tutto documentato attraverso video e la raccolta delle ricette che sarà promossa sui diversi territori».
Nel pomeriggio di venerdì 17 gennaio dalle ore 17.30, presso l’Institut Agricole Régional di Aosta (ore 17.30, evento a invito), vi sarà la presentazione del progetto e potranno essere degustate le quatto ricette realizzate. (S.B.)
Per ulteriori informazioni: Maria Cosentino (ceralaccaturismo@gmail.com).L'articolo Anche giovani con disabilità coinvolti nella riscoperta di ricette valdostane proviene da Superando.
Il 23 dicembre scorso è stato nominato il collegio che compone il Garante Nazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità [se ne legga già anche sulle nostre pagine, N.d.R.]. Una data esemplare, va sottolineato, per far passare nomine in modo da risultare praticamente inosservate dagli organi d’informazione, tipico strumento della politica per far passare sotto traccia un provvedimento.
L’istituzione di un Garante Nazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità è stata prevista dall’articolo 1, comma 5, punto f della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità ed è stata attuata con il Decreto Legislativo n. 20, emanato il 5 febbraio 2024.
Il Garante costituisce un’articolazione del sistema nazionale per la promozione e la protezione dei diritti delle persone con disabilità, in attuazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Egli opera in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità e, con riguardo alle persone con disabilità private della libertà personale, individua, ferme restando le rispettive competenze, forme di collaborazione con il Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
I componenti della nuova Autorità Garante durano in carica quattro anni e il loro mandato è rinnovabile una sola volta.
Le funzioni e le prerogative dell’Autorità Garante sono disciplinate dall’articolo 4 del già menzionato Decreto Legislativo 20/24 e possono essere sinteticamente riassunte nelle seguenti:
° vigila sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali e ne promuove l’effettivo godimento;
° riceve le segnalazioni, anche tramite l’attivazione di un centro di contatto dedicato e svolge verifiche, d’ufficio o a seguito di segnalazione, sull’esistenza di fenomeni discriminatori;
° promuove la cultura del rispetto dei diritti delle persone con disabilità e i rapporti di collaborazione con i Garanti e gli altri organismi pubblici italiani e internazionali in relazione alla tutela dei diritti delle persone con disabilità;
° assicura la consultazione con le organizzazioni e con le associazioni rappresentative delle persone con disabilità ed effettua le visite agli istituti penitenziari;
° agisce e resiste in giudizio a difesa delle proprie prerogative;
° verifica l’esistenza di discriminazioni ed emette un parere motivato nel quale indica gli specifici profili delle violazioni riscontrate;
° con riferimento alle barriere architettoniche o sensopercettive può proporre all’amministrazione competente un cronoprogramma per rimuoverle, vigilando sull’avanzamento;
° trasmette entro il 30 settembre di ogni anno, una relazione sull’attività svolta alle Camere, nonché al Presidente del Consiglio o all’Autorità Politica delegata in materia di disabilità sull’attività svolta;
° nei casi di urgenza può, anche d’ufficio, a seguito di un sommario esame circa la sussistenza di una grave violazione del principio di non discriminazione in danno di una o più persone con disabilità, proporre l’adozione di misure provvisorie.
I Presidenti della Camera e del Senato hanno dunque firmato l’atto di nomina dei componenti dell’Autorità, individuando nell’avvocato Maurizio Borgo il Presidente del Collegio e nei dottori Francesco Vaia e Antonio Pelagatti gli altri componenti.
Anche in questo caso, va osservato di passata, nessuna donna, come già con la nomina dei membri del Comitato Tecnico-Scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità.
Tornando al Decreto Attuativo 20/24, all’articolo 2, comma 2 esso prevede che il presidente e i componenti del collegio siano «scelti tra persone di notoria indipendenza e di specifiche e comprovate professionalità, competenze o esperienze nel campo della tutela e della promozione dei diritti umani e in materia di contrasto delle forme di discriminazione nei confronti delle persone con disabilità».
L’indipendenza del Garante è un prerequisito essenziale della figura di un Garante che abbia il compito di tutelare i diritti umani dei cittadini, base di tutte le Convenzioni dell’ONU relative proprio a questi diritti, come la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità. I Princìpi di Parigi delle Nazioni Unte (1991) sono contenuti nella Risoluzione 48/134 del 20 dicembre 1993 dell’Assemblea Generale ONU, che recepisce anche le conclusioni della Conferenza di Vienna sui Diritti Umani del luglio 1993. In tal senso, gli Istituti Nazionali sui diritti umani devono essere informati ai princìpi di indipendenza, pluralismo, rappresentatività, non-formalismo, equità, spirito di società civile, cooperazione trans-nazionale.
Qui, purtroppo, un primo dubbio nasce proprio sull’indipendenza del Presidente del Collegio dei Commissari, che è stato fino al dicembre 2024 il capo di gabinetto del ministro per le Disabilità Locatelli: quale indipendenza sostanziale potrà garantire dal peso del suo recente mandato in un Dipartimento della Presidenza del Consiglio?
Ricordiamo, come più sopra sottolineato, che il Garante ha il potere di sottoporre gli Enti Pubblici al rispetto dei diritti umani attraverso specifiche indagini anche a richiesta dei cittadini, per verificare la violazione di diritti umani. A parte l’esperienza maturata presso il Dipartimento competente sulle disabilità della Presidenza del Consiglio, nel curriculum del Presidente del Collegio non vi sono riferimenti a competenze in materia di tutela dei diritti umani. Considerando il vastissimo campo di situazioni di possibili violazione dei diritti umani in termini di discriminazioni e mancanza di pari opportunità la sua nomina lascia quindi perplessi.
Quanto agli altri due membri del Collegio, nominare un medico laureato in Ostetricia, fino a poco tempo fa Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria presso il Ministero della Salute, sembra far riferimento all’idea che il problema di tutela dei diritti delle persone con disabilità sia legato ad un àmbito prevalentemente sanitario. Scorrendo il suo curriculum, poi, non vi risultano specifiche competenze nel campo dei diritti delle persone con disabilità. D’altra parte un medico può essere al massimo competente nel valutare l’accesso ai servizi di salute (è docente di Economia Sanitaria e Organizzazione Sanitaria).
Ancora va sottolineato che proprio la Convenzione ONU supera il modello medico della disabilità, sposando il modello sociale basato sul rispetto dei diritti umani e che la nomina di un medico a questo incarico sembra paradossale e contradittoria con le norme della stessa Convenzione.
L’ultimo Commissario, infine, persona che si muove in sedia a rotelle, è stato consigliere circoscrizionale al Comune di Roma, ma non pare avere un profilo nazionale di esperienze nel campo dei diritti umani delle persone con disabilità. Non basta, infatti, avere una limitazione funzionale per essere esperto della tutela e promozione dei diritti umani delle persone con disabilità.
Qual è dunque la ratio di queste nomine? Controllare il funzionamento del Garante? Svuotarne i contenuti innovativi? Riproporre il modello medico della disabilità? Non volere approcciare il tema della discriminazione a largo raggio (per esempio per le persone migranti o omosessuali con disabilità)? Per la prima Istituzione Nazionale sui Diritti Umani italiana (ricordiamo che l’Italia non ha una Commissione Nazionale sui Diritti Umani, al contrario di tanti Paesi europei e di altre parti del mondo) non sarebbe un buon inizio. Va ricordato che questa Istituzione Nazionale consente di accedere gratuitamente ad un parere autorevole sulla violazione dei diritti umani, riducendo sostanzialmente il carico economico per arrivare ad una sentenza in tribunale, che in questi anni ha ridotto il ricorso a questo strumento legale. Dall’altro lato la condizione di violazione dei diritti umani è considerevole in Italia, come dimostrano i 760 casi pervenuti nel 2023 al Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della Federazione lombarda LEDHA.
Possibile che non vi fossero altre persone competenti italiane che potessero essere nominate quali membri del Collegio del Garante? Nei prossimi mesi potremo valutare queste perplessità rispetto ad un’Istituzione Nazionale che aveva sollevato molte aspettative.
È evidente che su questi elementi critici informeremo le autorità internazionali competenti.
*Componente del Consiglio Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International).
L'articolo Quanto potrà essere efficace l’azione di questo Garante? proviene da Superando.
Promosso dall’UICI Piemonte (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) e realizzato con il sostegno economico della Regione Piemonte e con il supporto della Rete Regionale contro le Discriminazioni, il progetto denominato Il Piemonte al mio fianco, voluto per favorire l’inclusione e i diritti delle persone con disabilità visive e presentato a suo tempo anche sulle nostre pagine, vivrà nella mattinata di martedì 14 gennaio la propria conferenza finale a Torino (Sala Trasparenze del Grattacielo della Regione Piemonte, Piazza Piemonte, 1, ore 11).
«Questa iniziativa – spiegano dall’UICI Piemonte – ha comportato un capillare lavoro di formazione e sensibilizzazione in cinque àmbiti: sanità, istruzione, protezione civile, nuove tecnologie, lotta alle discriminazioni». (S.B.)
A questo link è disponibile il programma completo della conferenza di Torino del 14 gennaio. Per ulteriori informazioni: comunicazione@uicpiemonte.it (Lorenzo Montanaro).L'articolo Conferenza finale per “Il Piemonte al mio fianco” proviene da Superando.
In tutto il mondo sono oltre 2 miliardi e 200 milioni le persone con una disabilità visiva o cecità. Di queste, oltre un miliardo presentano condizioni che si possono trattare, ma non ha accesso alle cure necessarie per farlo.
Per promuovere i diritti umani delle persone con disabilità visiva e sottolineare l’importanza del noto metodo di letto-scrittura Braille, l’Assemblea Generale dell’ONU ha proclamato il 4 gennaio quale Giornata Mondiale del Braille.
La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità considera il Braille essenziale per l’istruzione, la libertà di espressione, l’accesso alle informazioni e l’inclusione sociale. Dal canto suo, l’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile ha ribadito l’impegno a non lasciare nessuno indietro. La pandemia da COVID ha dimostrato poi, recentemente, quanto le informazioni in formati accessibili come il Braille siano fondamentali per garantire la salute pubblica e l’inclusione digitale.
L’UNRIC, il Centro di Informazione Regionale per l’Europa Occidentale delle Nazioni Unite, ha proposto nei giorni scorsi un’intervista a Lars Bosselmann, direttore esecutivo dell’EBU, l’Unione Europea dei Ciechi, sul ruolo della tecnologia nel migliorare l’accessibilità e agli sforzi per garantire i diritti delle persone con disabilità visive. Proponiamo di seguito la traduzione e il riadattamento in italiano di quella stessa intervista.
Qual è il numero stimato di persone cieche o ipovedenti in Europa?
«Si stima che oltre 30 milioni di persone siano cieche o ipovedenti in Europa, includendo anche Paesi al di fuori dell’Unione Europea. Per altro, le definizioni di cecità e ipovisione possono variano tra i diversi Paesi, il che può influenzare le stime stesse».
Quali sono, secondo lei, i maggiori ostacoli per le persone con disabilità visive nella nostra società?
«Oltre alle barriere fisiche, una delle sfide più significative è l’accessibilità delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Quando la tecnologia non è inclusiva, può limitare le opportunità per le persone con disabilità visiva anziché abilitarle. Altri ostacoli chiave includono l’accesso limitato all’istruzione, alla sanità e all’occupazione, evidenziando la necessità di pratiche più inclusive».
Cosa vorrebbe che fosse diverso nella percezione della società verso le persone cieche e ipovedenti?
«A mio avviso la società spesso vede la cecità o l’ipovisione come “una delle peggiori cose” che possano capitare a una persona, il che crea una percezione negativa e limitante. Questo deriva da una mancanza di comprensione su ciò che le persone cieche o ipovedenti possono realizzare. Si tratta di proiettare le proprie paure riguardo alla perdita della vista, non comprendendo le esperienze reali e le possibilità di conviverci. È necessario pertanto un cambiamento di focus sulle abilità».
Ma cosa significa creare realmente una società inclusiva per le persone con disabilità visiva?
«Il primo passo per creare una società inclusiva è un cambiamento di atteggiamento, vedendo prima la persona e non la disabilità. Questo è fondamentale e fornisce la base su cui deve essere fondata l’inclusione. L’inclusività richiede anche passaggi pratici, come rendere accessibili gli ambienti fisici, quali i trasporti pubblici e gli edifici, e dare priorità all’accessibilità digitale nella progettazione della tecnologia. Infine, bisogna insegnare l’inclusione fin dall’infanzia e iniziare questo lavoro nelle scuole e nelle comunità aiuta a normalizzare l’inclusività sin da giovani».
Quali sono gli errori comuni che commettiamo mentre creiamo contenuti per persone con disabilità visiva? Se potesse dare tre consigli importanti sulla comunicazione inclusiva, quali sarebbero?
«L’errore più comune è non considerare l’accessibilità fin dall’inizio. Non si pensa che le persone con disabilità visiva possano dipendere dalle descrizioni per accedere a qualsiasi contenuto visivo. Immagini, video e infografiche sono spesso inaccessibili perché mancano di testo alternativo o di descrizioni audio. Le immagini o le infografiche diventano senza significato senza descrizioni per un utente cieco.
Se potessi dare tre consigli per una comunicazione più inclusiva, sarebbero: utilizzare il testo alternativo per tutte le immagini, facendo sì che i lettori di schermo potessero descriverle; aggiungere sottotitoli e descrizioni audio ai video per renderli più accessibili; riassumere i messaggi chiave di qualsiasi contenuto visivo, ad esempio delle infografiche».
Ci sono delle idee sbagliate che le persone vedenti potrebbero avere riguardo al Braille?
«Il Braille è un’invenzione rivoluzionaria, che ha aperto una nuova strada all’informazione e all’educazione per milioni di persone con disabilità visiva. Celebriamo i 200 anni di questa invenzione parlando di alcuni stereotipi. Un’idea sbagliata e comune è che il Braille sia diventato obsoleto con la diffusione dei contenuti audio quali podcast e audiolibri. In realtà il Braille è uno strumento su cui molte persone con disabilità visiva fanno affidamento. Oggi, infatti, esso è integrato con i dispositivi digitali, inclusi smartphone e computer, attraverso display Braille che trascrivono il contenuto dello schermo in Braille tattile.
Un altro falso mito è che il Braille sia difficile da imparare. In realtà, imparare il Braille in giovane età è naturale e facile come imparare a leggere e scrivere in qualsiasi altra lingua. Tuttavia, può essere più difficile da apprendere in età avanzata, proprio come qualsiasi nuova abilità.
Infine, sebbene il Braille non sia una lingua di per sé, esso permette alle persone con disabilità visiva di accedere alle informazioni in modo più naturale, simile alla lettura nella propria lingua».
Quali sono alcune delle tendenze emergenti nella tecnologia che possono essere adottate per migliorare ulteriormente la comunicazione inclusiva? E in che modo l’intelligenza artificiale e il machine learning, sottoinsieme della stessa intelligenza artificiale, hanno contribuito alle tecnologie assistive per le persone con disabilità visiva?
«L’accessibilità per le persone con disabilità visiva potrebbe essere migliorata con l’intelligenza artificiale, creando, fin dall’inizio, pagine web, applicazioni e documenti completamente accessibili, eliminando cioè la necessità di aggiustamenti manuali. In termini di tecnologia attuale, le app per smartphone e i sistemi di navigazione hanno già reso la mobilità molto più semplice per le persone con disabilità visiva. Questi strumenti, alimentati dall’intelligenza artificiale, permettono agli utenti di navigare in modo più indipendente senza dover chiedere continuamente assistenza. E tuttavia, come già detto in precedenza, un grande svantaggio emerge quando la tecnologia non è progettata pensando all’accessibilità. Ad esempio, molti servizi online, come quelli delle banche, stanno passando sempre più a piattaforme esclusivamente digitali. Quando questi servizi non sono completamente accessibili, essi limitano la partecipazione delle persone con disabilità visiva. Un problema comune riguarda ad esempio i sistemi di pagamento con touchscreen, dove la mancanza di output vocale può portare a rischi di sicurezza, poiché gli utenti potrebbero dover fare affidamento su altre persone per inserire informazioni sensibili quali i codici PIN.
Questi esempi dimostrano con chiarezza che la tecnologia deve essere costruita accessibile fin dall’inizio, garantendo un accesso equo per tutti».
In quale modo l’EBU si batte per i diritti delle persone con disabilità visiva?
«L’Unione Europea dei Ciechi difende i diritti dei cittadini e delle cittadine con disabilità visiva in Europa, facendo ad esempio pressioni per nuove legislazioni e migliorando le leggi esistenti sia a livello dell’Unione Europea che all’interno dei Paesi Membri di essa. La nostra organizzazione lavora su una vasta gamma di questioni, dalle sfide quotidiane legate all’accessibilità fisica a temi come l’accessibilità del web. Unendo le organizzazioni che ne fanno parte, l’EBU amplifica la voce collettiva di oltre 30 milioni di persone, rendendo gli sforzi di tutela (advocacy) più forti ed efficaci. Facilita inoltre anche gli scambi tra i vari Paesi.
Un recente successo che voglio ricordare è l’introduzione della Carta Europea della Disabilità, che punta a fornire alle persone con disabilità pari diritti quando viaggiano all’interno dell’Unione Europea. Un altro focus su cui siamo impegnati è migliorare l’accessibilità degli elettrodomestici, dato che sempre più dispositivi passano ai touchscreen, meno accessibili».
*Direttore esecutivo dell’EBU (European Blind Union). Traduzione e riadattamento in italiano a cura della redazione di Superando.
L'articolo Dal Braille all’intelligenza artificiale: come plasmare un futuro più accessibile proviene da Superando.
Nota 4605 del 13 gennaio 2025 Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Investimento M4C1I3.1 “Nuove competenze e nuovi linguaggi”. Istruzioni operative prot. n. 132935 del 15 novembre 2023. Indicazioni relative al...
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Come informa la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della Federazione FISH), «il 30 dicembre scorso la Giunta Regionale della Lombardia ha approvato il programma operativo regionale del Fondo Nazionale Non Autosufficienza per il 2025, tramite un’importante Delibera, arrivata al termine di un anno durante il quale la nostra organizzazione, la FAND Lombardia e tante Associazioni di persone con disabilità si sono battute per chiedere che venissero stanziate risorse adeguate per garantire il diritto all’assistenza e a scegliere come vivere».
Si parla, nello specifico, della Deliberazione di Giunta Regionale XII/3719, con cui si è stabilito di integrare le risorse stanziate dal Governo (pari a 145 milioni di euro) con ulteriori 47,2 milioni di euro (a fronte dei 25 milioni di euro stanziati complessivamente nel 2024). A questi si aggiungono i 14,6 milioni di euro del Fondo Sanitario Regionale (13 milioni lo scorso anno). «Il co-finanziamento della Regione Lombardia – sottolineano dalla LEDHA – rende possibile il mantenimento delle misure del 2024 a fronte di un costante aumento del numero dei beneficiari della Misura B1 [destinata ai caregiver familiari che assistono persone con grave e gravissima disabilitò, N.d.R.], scongiurando così la formazione di liste d’attesa. Per le persone con disabilità che beneficiano della Misura B1 non vi saranno quindi cambiamenti rispetto alla situazione che si era venuta a creare a inizio agosto 2024: restano infatti invariati sia i contributi per il sostegno ai caregiver familiari e agli assistenti personali, sia la quota di “servizi diretti” che i Comuni dovranno garantire ai beneficiari».
Tra le altre novità contenute nel provvedimento del 30 dicembre, da segnalare anche, oltre a una semplificazione delle procedure di rinnovo delle domande di prosecuzione della presa in carico, l’incremento del fondo destinato ai Voucher autismo che arriva a 8 milioni e mezzo di euro.
«La Delibera – commenta Alessandro Manfredi, presidente delle LEDHA – ha accolto le richieste presentate dalle Associazioni di persone con disabilità nel corso del 2024, il che ci permette di guardare all’anno che è appena iniziato concentrando il nostro impegno per favorire i percorsi di indipendenza delle persone con disabilità, in linea con quanto previsto dalla Legge Regionale 25/22 sulla vita indipendente, sulla cui attuazione ci aspettiamo passi avanti importanti». (S.B.)
Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@ledha.it.L'articolo Lombardia: aumentate le risorse per la non autosufficienza proviene da Superando.
Come da prassi ormai collaudata, il 25 novembre scorso, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, la Direzione Centrale della Polizia Criminale, un ufficio interforze del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, ha pubblicato il proprio rapporto in tema di violenza di genere. Il Punto – Il pregiudizio e la violenza contro le donne, questa la denominazione del documento, liberamente fruibile a questo link. All’interno di esso è possibile trovare anche un capitolo dedicato alla violenza nei confronti delle donne con disabilità (pagine 47-53), curato dall’OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori), organo specializzato nei crimini d’odio e in tutte le forme di violenza di genere.
Il rapporto contiene e analizza i dati provenienti da tutte le Forze di Polizia, confrontati e integrati attraverso le fonti aperte e con le informazioni provenienti dai presìdi territoriali della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri. Esso inoltre presta particolare attenzione ai cosiddetti “reati spia”, evidenziando come, nei primi sei mesi del 2024, vi sia stato un aumento del 6% degli atti persecutori, il cosiddetto stalking, reato che colpisce le donne nel 74% dei casi; vi è stato inoltre un aumento del 15% anche per i maltrattamenti contro familiari e conviventi, che interessano le donne nell’81% dei casi; infine, è segnalato un incremento dell’8% dei casi di violenza sessuale, che nel 91% dei casi ha come vittime delle donne (di cui il 28% minorenni).
Per ulteriori dettagli rimandiamo al rapporto stesso, in questa sede ci focalizzeremo sui dati relativi alla violenza nei confronti delle donne con disabilità.
Il capitolo dedicato a quest’ultimo tema mette subito in evidenza che le «donne e appartenenti a categorie vulnerabili, vivono una doppia discriminazione che le rende esposte a forme ulteriori e peculiari di sopraffazione» (pagina 48, la formattazione differisce da quella originale in questa e nelle successive citazioni testuali). Sono quindi richiamate alcune diposizioni inerenti alle donne con disabilità contenute nella Direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica approvata dal Parlamento Europeo il 24 aprile dello scorso anno (su questo tema si veda anche a questo link).
«Per quanto riguarda i crimini nei confronti delle donne con disabilità, l’OSCAD ha potuto verificare, nel tempo, alcune peculiarità ricorrenti nelle condotte illecite (affiancate a quelle tipiche dei crimini d’odio) che caratterizzano questi reati – si legge ancora nel rapporto –. Una di queste è la consapevolezza, da parte dell’autore dell’abuso, di rivolgere la sua violenza nei confronti di una persona che può opporre soltanto una limitata difesa rispetto all’offesa subita, vuoi per ragioni cognitive, vuoi per ragioni fisiche. Quindi assistiamo, ad esempio, a casi di abuso e approfittamento su donne con disabilità ricoverate in strutture sanitarie. In questi casi, le vittime rappresentano un bersaglio facile per alcune condotte tipiche della violenza di genere, come i maltrattamenti in famiglia e le violenze sessuali. Un’altra caratteristica che si rileva molto spesso in questa tipologia di reati è lo stato di isolamento. Molte vittime con disabilità, infatti, non denunciano quanto loro accaduto e, cosa ancora più grave, non riescono neanche a chiedere aiuto. Molte vittime non hanno gli strumenti per rappresentare ad altri le violenze subite o, talvolta, lo stato di abbandono in cui versano, dovuto alla negligenza di chi è deputato ad occuparsi di loro. Non di rado, le due caratteristiche coesistono nei casi di violenza domestica nei confronti di donne con disabilità, violenza spesso usata dalle persone deputate alla loro cura e protezione» (pagine 48-49).
Anche in relazione ai reati nei confronti delle donne con disabilità sono stati prodotti i dati relativi ai “reati spia” della violenza di genere – Maltrattamenti contro familiari o conviventi, Violenza sessuale e Atti persecutori – con riferimento al periodo 1° ottobre 2023-30 settembre 2024. Ebbene, dall’analisi effettuata risulta un totale di 540 reati commessi nei confronti di donne con disabilità, con un conseguente incremento del 66% rispetto al monitoraggio realizzato nell’analogo periodo precedente (quando vennero rilevati 324 reati). Nel testo non sono riportati i dati relativi alle annualità precedenti perché prodotti utilizzando un metodo di raccolta differente.
Entrando nel dettaglio, «si evidenziano, in particolare, 319 casi (di cui 15 nei confronti di minori) di maltrattamenti contro familiari o conviventi (art. 572 c.p.) commessi nei confronti di donne con disabilità. Per quanto riguarda la violenza sessuale (art. 609 bis c.p.), sono stati riscontrati 94 episodi (di cui 11 nei confronti di minori), mentre, riguardo agli episodi in cui è stato contestato il reato di atti persecutori (art. 612 bis c.p.) si contano 127 casi (di cui 32 nei confronti di minori)» (pagina 49).
In merito al significativo incremento dei reati rispetto alle annualità precedenti è specificato che esso «è dovuto al miglioramento/consolidamento della qualità del dato in virtù dell’innovazione introdotta, a partire dal 1° ottobre 2022, dal Servizio per il Sistema Informativo Interforze della Direzione Centrale della Polizia Criminale, che ha inserito nel Sistema d’Indagine (SDI), per la categoria “persona offesa”, un campo specifico denominato “disabile/invalido/portatore di handicap”. Tale innovazione ha permesso di ottenere una più puntuale categorizzazione dei dati e, conseguentemente, una maggiore propensione al monitoraggio del fenomeno. Il dato in aumento può essere letto anche come un effetto dell’emersione del fenomeno dovuto alla continua attività di sensibilizzazione realizzata dall’Osservatorio attraverso una serie di eventi territoriali dedicati alle vittime dell’odio. La tematica è, altresì, affrontata dall’OSCAD nel corso delle attività di formazione destinate alle Forze di Polizia, finalizzate a scongiurare il cosiddetto fenomeno dell’“under-recording” [letteralmente: “sotto-registrazione”, N.d.R.] ovvero, in questo caso, il mancato riconoscimento da parte degli operatori delle Forze dell’Ordine delle condotte di abuso o approfittamento della condizione di disabilità della vittima poste in essere dall’autore del reato» (pagine 49-50).
Oltre ad una descrizione puntuale relativa ai “reati spia” e al loro andamento, viene preso in esame un caso specifico che presenta caratteristiche emblematiche. Quello che il 17 aprile 2024, a conclusione di un’articolata attività investigativa, ha portato la Squadra Mobile della Questura di Ancona a sottoporre alla misura degli arresti domiciliari una coppia di coniugi, titolari di un appartamento adibito a struttura per ospitare donne con problematiche psichiatriche.
L’uomo, già precedentemente arrestato in flagranza di reato per violenza sessuale ai danni di una delle pazienti, è stato accusato di violenza sessuale aggravata e continuata nei confronti di altre quattro donne ospiti della struttura, mentre la moglie è stata arrestata per maltrattamenti e lesioni aggravate ai danni di cinque ospiti della struttura, tutte interessate da gravi problemi psichiatrici.
In merito al caso in questione, nel rapporto viene segnalato come le condotte maltrattanti realizzate dai responsabili della struttura, oltre alle responsabilità per le violenze sessuali e le lesioni aggravate, richiamino le varie forme di violenza a cui possono essere sottoposte le donne con disabilità. «In particolare, è possibile evidenziare la condotta dell’isolamento a cui erano costrette le pazienti alle quali veniva sottratto il telefono ed erano costrette a vivere in stanze con le finestre chiuse da lucchetti. Inoltre, è possibile evidenziare le condotte della coercizione e della minaccia procurate attraverso la sottrazione del cibo alle donne ricoverate e le lesioni conseguenti alle punizioni fisiche» (pagina 52).
Il capitolo si conclude con un box dedicato ai pregiudizi, agli stereotipi e all’uso del linguaggio. In particolare sono riportati i pregiudizi e gli stereotipi più diffusi riferiti alla donna con disabilità: asessuata; indifesa; dipendente; infantile; non intelligente e non in grado di comprendere quanto le accade intorno; non credibile e non meritevole di rispetto; incapace di comprendere l’abuso; incapace di gestire la propria vita, prendere decisioni o contribuire alla società; rappresentare un peso per gli altri; essere priva di freni inibitori sul piano sessuale.
In conclusione, il rapporto promuove un uso consapevole e corretto del linguaggio, facendo presente come il Decreto Legislativo 62/24 abbia abolito e sostituito le precedenti definizioni relative alla condizione di disabilità ancora presenti nella normativa, introducendo quelle di “persona con disabilità” e, appunto, di “condizione di disabilità”. Ciò che ha permesso di superare una terminologia, ancora diffusamente utilizzata, ma che risulta obsoleta e potenzialmente discriminatoria. Tale innovazione è stata prontamente recepita dal «Dipartimento della Pubblica Sicurezza e dall’Arma dei Carabinieri che, con specifiche circolari hanno sensibilizzato le articolazioni, fino ai minori livelli ordinativi, sulla necessità di recepire con immediatezza la nuova terminologia negli atti redatti e, in generale, nell’attività comunicativa istituzionale» (pagina 53).
Come già in precedenti occasioni, su queste stesse pagine, esprimiamo apprezzamento per l’attenzione della Direzione Centrale della Polizia Criminale e dell’OSCAD per la rilevazione dei dati disaggregati per la disabilità della vittima riguardo ai reati commessi nei confronti delle donne. Quindi torniamo ancora una volta ad auspicare che questa metodologia venga applicata anche in tutte le altre rilevazioni in materia di violenza di genere, sia perché lo stesso rapporto preso in esame ha evidenziato come le innovazioni introdotte nella raccolta dei dati abbiano permesso rilevazioni più accurate del fenomeno, sia perché queste rilevazioni si riferiscono solo ai casi che sono giunti all’attenzione delle Forze dell’Ordine, ossia a un’esigua minoranza del complesso dei casi di violenza ai danni delle donne con disabilità.
*Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente contributo di approfondimento è già apparso. Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
L'articolo Pregiudizi e violenza nei confronti delle donne con disabilità: gli ultimi dati della Polizia Criminale proviene da Superando.
Nell’àmbito della mostra Marina Apollonio. Oltre il cerchio, in corso a Venezia presso la Collezione Peggy Guggenheim, quest’ultima proporrà un appuntamento straordinario del proprio programma di accessibilità Doppio Senso: percorsi tattili alla Collezione Peggy Guggenheim, con il quale il noto museo di Palazzo Venier dei Leoni ha aperto ormai da anni il proprio patrimonio artistico – come abbiamo raccontato in diverse occasioni sulle nostre pagine – anche al pubblico con disabilità visive, iniziando un processo di sensibilizzazione alla conoscenza dell’arte attraverso il tatto, grazie a una serie di visite guidate e laboratori per non vedenti, ipovedenti e vedenti.
Si tratta dell’iniziativa Doppio Senso Masterclass. Oltre lo sguardo, ovvero un laboratorio di due giorni, dedicato appunto alla pratica artistica di Marina Apollonio, una tra le maggiori esponenti dell’arte optical e cinetica internazionale, in programma per sabato 11 e domenica 12 gennaio.
«Come si può fruire dell’arte optical andando oltre lo sguardo? – si legge nella presentazione dell’iniziativa -; si possono percepire il movimento o le illusioni ottiche anche senza vedere? Partendo da un’introduzione teorica su ottica e percezione visiva, il workshop permetterà di sperimentare diverse tecniche scultoree nonché pratiche artistiche basate sull’uso del corpo, con il fine di indagare e sfidare le consolidate regole del vedere».
A guidare l’esplorazione tattile sarà Valeria Bottalico, ideatrice e curatrice del programma Doppio Senso, mentre il workshop di scultura sarà curato e condotto da Felice Tagliaferri, scultore con disabilità visiva. (S.B.)
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La Strategia Europea sui Diritti delle Persone con Disabilità 2021-2030 sarà aggiornata «con azioni incisive»: la conferma è arrivata dalla Commissione Europea, durante un dibattito all’Europarlamento il 19 dicembre scorso. Per l’occasione, infatti, la commissaria europea per la Preparazione, la Gestione delle Crisi e l’Uguaglianza Hadja Lahbib, ha dichiarato: «Durante il primo anno del mio mandato, intendo comunicare al Parlamento Europeo e al Consiglio le nuove azioni e iniziative di punta che aiuteranno a colmare le lacune rimanenti». In particolare ha voluto aprire il dibattito con queste parole: «Sarò una forte sostenitrice delle persone con disabilità, potete contarci!».
Lahbib ha poi voluto sottolineare i risultati della precedente Legislatura Europea e in particolare le Direttiva sulla Carta Europea della Disabilità (European Disability Card) e sul Contrassegno Europeo di Parcheggio (European Parking Card for persons with disabilities), le Linee Guida sulla Vita Indipendente e l’Inclusione nella Comunità, il monitoraggio dell’attuazione della Direttiva Europea sull’Accessibilità (European Accessibility Act) e della Direttiva sull’Accessibilità del Web (Web Accessibility Directive), nonché l’istituzione di AccessibleEU, il Centro sull’Accessibilità dell’Unione Europea.
Dal canto loro, i membri del Parlamento Europeo hanno preso la parola per chiedere una seconda fase della Strategia con azioni più forti e concrete, azioni che dovrebbero essere pianificate in stretta collaborazione con le organizzazioni delle persone con disabilità. La stragrande maggioranza dei membri di tutti i gruppi politici si è focalizzata anche sulla necessità di garantire un’occupazione equa e inclusiva per le persone con disabilità, anche attraverso obiettivi nazionali.
Garantire l’accessibilità degli spazi pubblici e dei trasporti, assicurare la vita indipendente ed eliminare gradualmente le strutture segreganti (come le istituzioni residenziali) sono state le ulteriori richieste al centro del dibattito.
Tra le altre sfide sollevate, quella specifica a favore delle donne e delle ragazze con disabilità e la necessità di sollevare le persone con disabilità dalla povertà.
Il dibattito si è concluso con l’impegno a lavorare in stretta collaborazione con le organizzazioni delle persone con disabilità per colmare le “grandi lacune” nei diritti delle persone con disabilità. (C.C. e S.B.)
Ringraziamo per la collaborazione l’EDF (European Disability Forum).
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«Assicuro che profonderò, insieme ai componenti dell’Autorità, ogni sforzo perché le azioni del Garante possano contribuire – in sinergia con le due Federazioni FAND e FISH e le innumerevoli Associazioni che operano, quotidianamente, per la promozione e la tutela dei diritti delle persone con disabilità – a migliorare la qualità di vita di ogni persona e delle famiglie»: lo ha dichiarato l’avvocato Maurizio Borgo, subito dopo essere stato nominato quale Garante Nazionale per i Diritti delle Persone con Disabilità, figura istituita, com’è noto, dal Decreto Legislativo 20/24 (in applicazione della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità) e attiva dal 1° gennaio di quest’anno. Ad affiancare Maurizio Borgo nel Collegio del Garante saranno Antonio Pelagatti e Francesco Vaia.
«Accogliamo con fiducia la formalizzazione della figura del Garante Nazionale – si legge in una nota diffusa dalla FISH (già Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, oggi Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) – ritenendo che l’ufficio di esso possa rappresentare un presidio importante per rendere effettivi i diritti delle persone con disabilità e contrastare ogni forma di discriminazione. E tuttavia, perché ciò avvenga, sarà fondamentale e indispensabile che il Garante lavori in stretta collaborazione con le Federazioni, con le Associazioni e con gli Osservatori dedicati, come indicato dal Decreto istitutivo».
«Dal canto nostro – concludono dalla Federazione – continueremo a impegnarci, in uno spirito di collaborazione costruttiva, per garantire che le istanze delle persone con disabilità e delle loro famiglie trovino sempre più ascolto e risposte concrete. I diritti umani e la loro tutela sono infatti per noi un’esigenza irrinunciabile». (S.B.)
Sulla figura del Garante suggeriamo la lettura, sempre sulle nostre pagine, del contributo di Giampiero Griffo intitolato Un organismo indipendente per i diritti umani delle persone con disabilità (a questo link). Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishonlus.it.L'articolo Fondamentale la collaborazione del Garante con le organizzazioni di persone con disabilità proviene da Superando.
L’attivazione nel Friuli Venezia Giulia dell’Osservatorio Regionale sulle persone con disabilità, in linea con i princìpi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, e il lavoro di 20 Sportelli FVG di supporto e orientamento alle Associazioni, portati avanti in collaborazione con la Federazione del Volontariato del Friuli Veenezia Giulia (Federvol FVG), sono stati i principali temi emersi dagli Stati Generali Disabilità in Friuli Venezia Giulia, organizzati in dicembre dalla FISH Regionale. La stessa FISH Friuli Venezia Giulia è stata infatti protagonista sia agli Stati Generali della Disabilità e anche all’evento di Roma per i 30 anni della FISH Nazionale, che ha coinciso con il cambio di nome di tale organizzazione, divenuta Federazione italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie.
«Questi due appuntamenti – dichiara Giampiero Licinio, presidente della FISH Friuli Venezia Giulia – sono stati fondamentali nel percorso di crescita che la nostra Federazione sta portando avanti, per questo ringrazio il presidente nazionale della FISH Falabella per l’opportunità. Così come è stato importante il confronto con altre esperienze territoriali. Su tutte quella della LEDHA e dell’AVI Umbria. Si conferma dunque la centralità della rete associativa, indispensabile per rafforzare il ruolo del Terzo Settore e migliorare il dialogo con le Istituzioni. Ora è necessario lavorare su caregiver familiare, formazione per gli assistenti personali, accesso alla cure, accessibilità nei trasporti e nel turismo, anche come leva strategica per lo sviluppo economico e sociale della Regione. E penso a Gorizia, che in questo 2025 è Capitale Europea della Cultura insieme a Nova Gorica. Dal canto nostro confermiamo l’impegno per costruire una società inclusiva e rispettosa dei diritti di tutte le persone con disabilità. La strada da percorrere passa dalla collaborazione tra reti locali e nazionali, dal dialogo costruttivo con le Istituzioni e da un costante impegno per garantire alle persone con disabilità e alle loro famiglie un ruolo da protagonisti nella vita sociale ed economica della Regione».
Per quanto riguarda il citato appuntamento di Roma, esso ha rappresentato per la FISH Friuli Venezia Giulia un momento di riflessione sul percorso compiuto e sulle sfide future. Il presidente Licinio vi è intervenuto sottolineando il lavoro che la propria Federazione regionale sta conducdendo sul proprio territorio, sia con il supporto della FISH Nazionale che dell’ANFFAS Friuli Venezia Giulia. «La dimostrazione del nostro ruolo centrale sul territorio – si legge in una nota della FISH Regionale – è data, in particolare, dalle istanze accolte nella Legge Regionale 16/22 sugli interventi a favore delle persone con disabilità e sul riordino dei servizi sociosanitari in materia». (C.C. e S.B.)
Per ulteriori informazioni: segreteria@fishfvg.it.L'articolo Il percorso compiuto e le sfide future della FISH Friuli Venezia Giulia proviene da Superando.
Ti chiameranno per nome
Ti chiameranno per nome / Non sarai più quello cieco, / quella sorda,
quello matto, / quella obesa, / quello malato / o quella drogata.
Ti chiameranno per nome / Non sarai più una disabilità,
una categoria, / né un gruppo, / né una tipologia.
Ti chiameranno per nome / Non sarai più quello che non hai,
né solo ciò che superficie sporge.
Ti chiameranno per nome / Non sarai più l’etichetta
che umana dignità muore.
Ti chiameranno per nome / Sarai Persona / sarai ciò che sei
sarai l’unicità / che vita nasce.
Ti chiameranno per nome / Sarai dentro e fuori / sarai anche oltre.
Finalmente ti chiameranno per nome.
Laura Anfuso
Vedere oltre: Educare all’Arte, alle tecniche e alle espressioni creative: è questo il nome del corso (edizione 2025), organizzato dall’IRIFOR di Roma (Istituto per la Ricerca la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI), in collaborazione con l’Associazione Museum e con l’UICI della Capitale (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), iniziativa rivolta a tutti gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, a docenti universitari, operatori turistici, curatori museali e genitori di bambini-bambine/ragazzi-ragazze con disabilità visiva.
Accreditato sul portale S.O.F.I.A. del Ministero dell’Istruzione e del Merito e strutturato in lezioni ed esperienze di laboratorio, il corso, che prenderà il via nel prossimo mese di febbraio presso la sede dell’UICI di Roma (Via Mentana, 2/b) e al quale ci si può ancora iscrivere fino al 17 gennaio, sarà coordinato dalla professoressa Lucilla D’Antilio del Gruppo Mano Sapiens, in collaborazione con l’architetto Maria Poscolieri dell’Associazione Museum. Potrà inoltre contare, quale relatrice, anche su Laura Anfuso, esperta di letteratura per l’infanzia e di libri tattili, oltreché poetessa, autrice tra l’altro del componimento con cui abbiamo voluto aprire questo nostro contributo.
«Il corso – spiegano i promotori – sarà impostato in modo da impiegare, per ogni esperienza pratica, materiale semplice, economico e facilmente reperibile per incoraggiare la creazione di sussidi didattici da parte dei docenti che vogliano cimentarsi nella loro produzione. A tal proposito, gli incontri saranno articolati in modo che gli utenti prendano sempre più coscienza degli elementi che compongono sia le opere d’arte che il mondo circostante. Tramite l’esperienza tattile ripetuta, infatti, gli aspetti della realtà crescono tra le mani, prendendo corpo e trasformandosi via via in figure e forme sempre più complesse. In altre parole, da forma nasce forma e questo crea una relazione con la vita circostante che spesso viene negata alla persona con disabilità visiva. Il percorso formativo si comporrà quindi di apprendimenti ed esperienze diverse, per arricchire l’approccio a questa specifica programmazione didattica».
«L’obiettivo principale – si aggiunge – sarà dunque quello di fornire le conoscenze sia di base per l’educazione, di solito definita, visiva, sia le strategie e la metodologia per tradurre, tramite approccio tattile, queste norme prestabilite da criteri visivi, tramite mezzi accessibili atti alla loro acquisizione cognitiva da parte degli allievi per i diversi campi dell’educazione artistica. Dimostrando così fattivamente come ausili tattili possano economicamente ed efficacemente colmare il divario culturale delle persone con minorazione visiva, ma essere utilissimi per rendere più comprensibili concetti complessi anche agli allievi “normodotati” che possono utilizzare sia l’esperienza tattile che quella visiva». (S.B.)
A questo link è disponibile il programma completo del corso. Per ulteriori informazioni: assmuseum@gmail.com.L'articolo Esperienze tattili: un corso di formazione proviene da Superando.