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Presentata in Toscana una Proposta di Legge sulla Vita Indipendente

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Alla fine di marzo la Giunta Regionale della Toscana ha approvato all’unanimità una Proposta di Legge Regionale avente ad oggetto “Disposizioni per la promozione ed il riconoscimento del diritto alla vita indipendente delle persone con disabilità”. Il testo e tutta la documentazione di corredo sono stati sottoposti all’esame del Consiglio Regionale. Proponiamo di seguito una descrizione della stessa e alcune osservazioni che ne scaturiscono

Il finanziamento dei progetti di Vita Indipendente delle persone con disabilità (intesa come assistenza personale autogestita) è un servizio stabilizzato della Regione Toscana ormai dal 2014. Come più volte fatto presente (se ne legga nei testi segnalati in calce a questo link), la disciplina di accesso ai contributi individuali è stata recentemente modificata per consentire che il servizio fosse cofinanziato attraverso le risorse del Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+), ciò che ha portato ad un significativo incremento del fondo dedicato (dai 12,8 milioni di euro delle annualità precedenti, ad una programmazione triennale del periodo 2025-2027 con uno stanziamento complessivo di 71,7 milioni di euro), ad un aumento del numero dei progetti finanziati (1.807, ossia oltre 650 in più rispetto al passato) e infine a una modifica degli importi erogabili, che prima potevano variare da 800 a 1.800 euro mensili, mentre ora possono variare da 800 a 2,000 euro mensili.
Tutto bene dunque? Non esattamente, perché i cambiamenti suscitano in chi fruisce dei servizi una sensazione di incertezza e alcune criticità non sono state risolte: il nuovo sistema, infatti, a differenza di quello precedente, comporta che le persone con disabilità debbano anticipare le spese per l’assistenza personale che vengono rimborsate loro solo successivamente, a fronte della presentazione della rendicontazione; sono state inoltre registrate disomogeneità applicative nelle diverse Zone Distretto; e ancora, il personale dei presìdi territoriali ha dato informazioni discordanti e spesso allarmistiche rispetto alla continuità dei progetti in essere, suscitando panico tra le persone con disabilità; infine, l’incremento dei singoli contributi, anche quando è stato accordato (e non sempre lo è stato), non è sufficiente a coprire il significativo aumento dei costi che l’assistenza personale ha avuto negli ultimi anni.

È in questo contesto che la Giunta Regionale Toscana, con una Delibera del 31 marzo scorso, ha approvato all’unanimità una Proposta di Legge Regionale avente ad oggetto Disposizioni per la promozione ed il riconoscimento del diritto alla vita indipendente delle persone con disabilità, e ha disposto di sottoporre la stessa all’esame del Consiglio Regionale.
La Delibera di Giunta, corredata di tutti gli Allegati, è stata effettivamente trasmessa al Consiglio Regionale il 4 aprile. Pubblichiamo qui di seguito la documentazione di cui si tratta: il testo della Delibera del 31 marzo con la quale la Giunta ha approvato la Proposta di Legge; il testo della Proposta di Legge n. 308 (Allegato A della Delibera); la relazione illustrativa della Proposta di Legge (Allegato B); la relazione tecnico-normativa (Allegato C); la scheda sugli aiuti di Stato (Allegato D); e infine la relazione tecnico-finanziaria (Allegato E).

Contenuti della Proposta di Legge Regionale
Essa si compone di sei articoli. Il primo di essi esplicita i princìpi e le finalità della Proposta stessa. Nel primo comma dell’articolo 1 la Regione Toscana «riconosce come fondamentale e strategico per il benessere ed il miglioramento della vita della persona con necessità di sostegno intensivo, il diritto ad una vita indipendente, inteso come diritto all’autodeterminazione nella gestione di tutte le espressioni della propria vita e di quella della propria famiglia». Mentre al secondo comma prevede che il sistema sanitario e sociale integrato, in particolare, accompagnino «la persona con disabilità nel percorso finalizzato al raggiungimento di una maggiore autonomia dalla famiglia, nonché, su richiesta della persona, della piena inclusione e partecipazione nella società, anche allo scopo di contrastare la discriminazione e realizzare pienamente l’uguaglianza con le altre persone».

L’articolo 2 è dedicato al progetto personalizzato e partecipato per la vita indipendente, e stabilisce che detto progetto venga declinato «mediante la definizione di specifiche azioni, tali da permettere alle persone con disabilità che necessitano di un sostegno intensivo, anche con il supporto di uno o più assistenti personali, scelte di vita autonoma, finalizzate al raggiungimento dell’eguaglianza con le altre persone, allo sviluppo, recupero e mantenimento dell’autonomia personale, nel rispetto dell’equità e dell’appropriatezza degli interventi» (così il comma 1). Al comma 2 è scritto che «la persona con disabilità partecipa attivamente alla definizione del progetto di cui al comma 1, determinandone i contenuti in base ai propri bisogni, interessi e preferenze, tenendo conto del contesto di vita individuale, familiare, abitativo e sociale, nonché dell’incremento della propria autonomia, indipendenza e soddisfazione».
Il comma 3 dell’articolo 2 affronta quindi il tema della rappresentanza, e stabilisce che «qualora la persona sia rappresentata da una delle figure di cui all’articolo 10, comma 1, della l.r. 24 febbraio 2005, n. 41 (Sistema integrato di interventi e servizi per la tutela dei diritti di cittadinanza sociale), gli interventi sono condivisi con la persona stessa, garantendole libertà di scelta ed autodeterminazione».

I destinatari dei progetti personalizzati e partecipati per la vita indipendente sono individuati nell’articolo 3, quali esclusivamente «persone con necessità di sostegno intensivo» (come individuate dagli articoli 3 e 4, nonché 39, comma 2, lett. l-ter della Legge 104/92) «che siano: a) di età pari o superiore ai diciotto anni; b) residenti nella Regione Toscana; c) con permanente grave limitazione dell’autonomia personale non derivante da patologie strettamente connesse ai processi di invecchiamento e non superabile attraverso la fornitura di protesi nonché di ausili tecnici o informatici volti a facilitare l’autosufficienza; d) con livelli di intensità del bisogno assistenziale limitativo dell’autonomia personale, non superabile attraverso la fornitura di sussidi tecnici, informatici, protesi o altre forme di sostegno rivolte a facilitare l’autosufficienza; e) in grado di esprimere la propria capacità di autodeterminazione e la volontà di gestire in modo autonomo la propria esistenza».

L’articolo 4 (comma 1) stabilisce che «per assistente personale si intende la figura, anche non professionale, che svolge l’attività di assistenza personale quotidiana, o nell’arco delle 24 ore, finalizzata alla piena realizzazione della persona attraverso, a titolo esemplificativo, l’attività lavorativa, la frequenza scolastica ed universitaria, la partecipazione alla vita culturale, ricreativa e sportiva, nonché al volontariato, l’integrazione sociale». Tale figura opera sulla base di un rapporto lavorativo disciplinato da contratto di lavoro concluso con la persona con disabilità, che la sceglie liberamente, e che diventa, a tutti gli effetti, sua datrice di lavoro. «L’attività dell’assistente personale, nel tener conto delle necessità della persona, segue le indicazioni della persona stessa, circa modalità e tempi di espletamento dell’assistenza e si svolge nel rispetto della normativa vigente in materia di trattamento dei dati personali»: così il comma 3 dell’articolo 4.

L’articolo 5 (comma 1) istituisce, presso la Giunta Regionale, l’Osservatorio Regionale per la Vita Indipendente, un nuovo organo collegiale composto da: il/la dirigente, o suo delegato/a, della struttura regionale competente in materia di vita indipendente, che lo presiede; almeno sei rappresentanti individuati sulla base di documentate competenze, dalle Associazioni competenti per la vita indipendente e presenti sul territorio regionale; tre direttori/trici di Zona, o loro delegati, uno per ciascuna area vasta individuati dall’Assessore competente in materia di vita indipendente; uno dei Garanti per i diritti delle persone con disabilità, istituiti presso i comuni, individuato dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) sulla base di documentate competenze in materia di vita indipendente.
I compiti attribuiti all’Osservatorio sono quelli di monitorare l’attuazione della Legge che stiamo esaminando (che per ora, lo ricordiamo, è solo Proposta), monitorare «la realizzazione di progetti di ricerca, nonché di progetti di formazione a valenza regionale per la vita indipendente rivolti, in particolare, agli assistenti personali», valutare e monitorare «iniziative di sensibilizzazione e formazione in materia di vita indipendente» (comma 3 dell’articolo 5).
A copertura del sostentamento dell’Osservatorio è stimata una spesa di 2.000 euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, mentre «agli oneri per gli esercizi successivi si fa fronte con legge di bilancio» (comma 1 e 2 dell’articolo 6).

Alcune considerazioni
Abbiamo confrontato la formulazione usata nell’articolo 2 della Proposta di Legge per definire il progetto personalizzato e partecipato per la vita indipendente, con quella contenuta nel Decreto Legislativo 62/24 (Definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole, della valutazione multidimensionale per l’elaborazione e attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato), attuativo della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità. Decreto Legislativo che, per inciso, è citato sia nel Preambolo della stessa Proposta di Legge regionale in esame, sia nelle relazioni illustrativa, tecnico-normativa e tecnico-finanziaria. Nello specifico, al comma 3 dell’articolo 18 (Progetto di vita) è scritto: «La persona con disabilità è titolare del progetto di vita e ne richiede l’attivazione, concorre a determinarne i contenuti, esercita le prerogative volte ad apportarvi le modifiche e le integrazioni, secondo i propri desideri, le proprie aspettative e le proprie scelte». Qui notiamo che nella formulazione proposta dalla Regione Toscana non è esplicitato che la titolarità del progetto è della persona con disabilità. Notiamo inoltre che nella Proposta di Legge Regionale la determinazione dei contenuti del progetto stesso è legata ai bisogni, interessi e preferenze della persona con disabilità, mentre nella normativa nazionale si parla di desideri, aspettative e scelte, uno scarto semantico con cui il Legislatore ha voluto sottolineare che il diritto che va affermato e tutelato deve tenere conto anche delle aspirazioni della persona con disabilità, qualcosa di più e di diverso rispetto alla semplice risposta ai bisogni.
Notiamo altresì che, benché si faccia riferimento alla continuità assistenziale del diritto ad una vita indipendente nel Preambolo e in altri allegati della Proposta di Legge, negli articoli della medesima Proposta non è esplicitata alcuna garanzia di continuità assistenziale. Questa lacuna pone molti interrogativi perché, se vi è stato un elemento stabile nelle richieste avanzate nei mesi scorsi da tutte le persone con disabilità, questo è stato proprio quello di vedere scritto, nero su bianco, in atti giuridicamente vincolanti, l’impegno a garantire il costante finanziamento dei progetti di vita indipendente che esse percepiscono come presidio vitale, giacché, senza assistenza personale, la loro stessa vita sarebbe minacciata.

Riguardo al tema della rappresentanza (comma 3 dell’articolo 2 della Proposta di Legge), va benissimo la specificazione che gli interventi siano comunque condivisi con la persona con disabilità, e tuttavia va rilevata la mancanza della previsione che qualora la persona con disabilità ne abbia necessità, vengano predisposti specifici supporti che facilitino l’espressione delle sue scelte inerenti al progetto per la vita indipendente. E un’analoga osservazione può essere fatta anche riguardo al requisito richiesto per accedere al servizio che la persona debba essere «in grado di esprimere la propria capacità di autodeterminazione e la volontà di gestire in modo autonomo la propria esistenza» (articolo 3, comma1, lettera e). Anche in questo caso sarebbe stato importante prevedere la possibilità, in caso di necessità, di attivare un supporto all’espressione delle scelte e della volontà della persona. Si potrebbe obiettare che tale ruolo potrebbe essere svolto dalle figure di rappresentanza (come gli amministratori di sostegno), ma poiché nel 2016 l’Italia è stata richiamata dal Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità proprio per il fatto che tali figure, anziché supportare le persone con disabilità nelle decisioni, tendono a sostituirsi ad esse, la persona con disabilità dovrebbe avere la possibilità, qualora ne senta la necessità, di poter scegliere da chi farsi aiutare nell’espletamento di compiti così delicati e importanti, come la definizione del progetto di vita indipendente (va precisato che si tratta di una modalità prevista dal già menzionato Decreto Legislativo 62/24).

Salutiamo invece con favore l’istituzione dell’Osservatorio Regionale per la Vita Indipendente (articolo 5 della Proposta di Legge), anche, e soprattutto, per il coinvolgimento delle Associazioni e del Garante per i diritti delle persone con disabilità, perché riteniamo che tale organismo possa essere lo strumento adeguato ad affrontare le criticità ancora irrisolte a cui abbiamo fatto riferimento in precedenza. Il tempo ci dirà se questa valutazione è corretta.

In conclusione, l’ultima doverosa annotazione rileva la mancanza di una precisa copertura economica della Legge. Le uniche spese a cui si fa riferimento nella Proposta di Legge riguardano infatti la gestione dell’Osservatorio. Per interpretare questa scelta possono essere utili questi passaggi contenuti nella scheda sugli aiuti di Stato (Allegato D): «La presente proposta di legge ha la finalità di favorire la promozione e la diffusione dei sostegni intensivi per i progetti di “vita Indipendente”. La Regione Toscana ha dato avvio alla possibilità per le persone con disabilità di accedere a questo contributo sin dal 2014 ma a seguito della riforma attuata dal D.lgs. 62/2024 in attuazione della Legge Delega 227/2021, si rende necessario procedere a disciplinare lo spazio ad oggi lasciato alla gestione autonoma delle regioni per i sostegni alla vita indipendente ai sensi dell’art. 19 del citato D.lgs. 62/2024, attraverso una legge regionale che riporti i principi posti alla base del diritto alla “vita Indipendente” da attuarsi nella ricerca della maggior partecipazione e continuità assistenziale a prescindere dalle risorse individuabili per sostenere tale politica sociale. L’intento della proposta di legge è altresì quello di monitorare l’attuazione della stessa legge attraverso l’istituzione dell’Osservatorio regionale per la vita indipendente, al fine di cogliere eventuali elementi di sviluppo e crescita nei rapporti con i destinatari e fra le amministrazioni coinvolte al fine di raggiungere sempre più elevati livelli di efficacia efficienza, trasparenza e comunicabilità delle opportunità e dei sostegni messi in atto».
Nella sostanza la Regione sta dicendo che questa Proposta di Legge si è resa necessaria in risposta alle modifiche introdotte dal Decreto Legislativo 62/24, attuativo dalla Legge Delega 227/21, e che la funzione di essa è quella di riaffermare dei princìpi. E in effetti l’articolo 1 della Proposta di Legge contiene un’importante affermazione di principio: la Regione Toscana «riconosce come fondamentale e strategico per il benessere ed il miglioramento della vita della persona con necessità di sostegno intensivo, il diritto ad una vita indipendente». Tuttavia, se il Consiglio Regionale introducesse in uno degli articoli della Proposta di Legge la seguente integrazione, «la Regione garantisce la continuità dei progetti di vita indipendente, revocabili solo nel caso di cessazione della condizione prevista per l’accesso al progetto» – vale a dire la stessa dicitura presente nel comma 6, articolo 108 della Legge Regionale della Toscana 66/11 –, crediamo che anche l’enunciato di principio ne uscirebbe notevolmente rafforzato. Infatti, riconoscere che una data cosa è «fondamentale e strategica» non equivale ad affermare mi impegno a garantirla con continuità.

*Responsabile di Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa), nel cui sito è già apparso il presente approfondimento, che viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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I diritti delle persone con disabilità nell’Unione Europea: un quiz per conoscerli e difenderli

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Per aiutare le persone con disabilità a comprendere e rivendicare i propri diritti, l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, ha lanciato un quiz interattivo su temi chiave come lavoro, istruzione, viaggi e accesso all’assistenza sanitaria all’estero

I cittadini e le cittadine con disabilità dell’Unione Europea godono di una tutela sancita da leggi, trattati, iniziative e strategie dell’Unione Europea. Ma quali sono esattamente questi diritti? E cosa possiamo fare se vengono violati?

Per aiutare le persone con disabilità a comprendere e rivendicare i propri diritti, l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, ha lanciato un quiz interattivo, strumento che offre un’occasione unica per approfondire il funzionamento dell’Unione Europea, la storia e lo sviluppo dei diritti delle persone con disabilità nell’Unione, i diritti garantiti dalla normativa continentale.

Il quiz copre 15 temi chiave, tra cui lavoro, istruzione, viaggi e accesso all’assistenza sanitaria all’estero, una sorta di gioco che permette di acquisire informazioni importanti in soli 5-10 minuti e che alla fine consente ai partecipanti di condividere il proprio punteggio con la comunità.

Come partecipare dunque? Per mettere alla prova le proprie conoscenze, basta completare il quiz completo disponibile online. In alternativa, il Forum condividerà il quiz sui propri canali social come una sfida di tre settimane, con 5 domande ogni settimana. (C.C.)

Per ulteriori informazioni: André Felix (responsabile della Comunicazione dell’EDF), andre.felix@edf-feph.org (cui scrivere in inglese).

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Per un mondo accessibile a tutti: un convegno presso la Comunità di Montagna della Carnia

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Promosso dall’ANFFAS Alto Friuli, con il supporto del CRIBA FVG, il convegno “Entrata Libera! Un mondo accessibile a tutti – Percorso verso l’accessibilità universale”, in programma per il 12 aprile a Tolmezzo (Udine), punta ad indagare la tematica dell’accessibilità secondo un’ottica universale Una realizzazione grafica dedicata al Design Universale (“progettazione per tutti e tutte”)

Promosso dall’ANFFAS Alto Friuli (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo), con il supporto del CRIBA FVG (Centro Regionale di Informazione sulle Barriere Architettoniche), il convegno Entrata Libera! Un mondo accessibile a tutti – Percorso verso l’accessibilità universale, in programma per la mattinata del 12 aprile a Tolmezzo (Udine), presso la Comunità di Montagna della Carnia (Via Carnia Libera 1944, 29, ore 9), punta ad indagare la tematica dell’accessibilità secondo un’ottica universale e non solo relativa alle esigenze delle persone con disabilità, declinandola su vari aspetti, non limitandola cioè al tema del superamento delle barriere architettoniche, ma pensando anche al turismo, ai beni culturali, agli eventi, alla sicurezza.

L’incontro è patrocinato, tra gli altri, dalla Consulta Regionale delle Associazioni delle Persone con Disabilità e delle loro Famiglie del Friuli Venezia Giulia e dall’Università di Trieste. Per quanto riguarda l’intervento del CRIBA FVG, esso verterà sul tema Spazi e contenuti accessibili per garantire eventi inclusivi. (S.B.)

Ringraziamo l’ANFAMIV (Associazione Nazionale delle Famiglie delle persone con Minorazioni Visive) per la segnalazione.

A questo link vi è il programma completo dell’incontro, che si svolgerà in presenza, ad accesso gratuito e libero, ma con la possibilità di seguirlo anche online (il link va chiesto a promozione@anffasaltofriuli.it).

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“In viaggio con mio figlio”: il sostegno della FIA per un cambiamento culturale sull’autismo

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«Autismo viene dal greco “stare nel proprio mondo”. Non voglio che stia nel suo mondo, io lo voglio in questo mondo»: questa frase cattura l’essenza di “In viaggio con mio figlio”, film diretto da Tony Goldwyn, sostenuto dalla FIA (Fondazione Italiana per l’Autismo). Il 16 aprile, al Cinema Quattro Fontane di Roma, si terrà un’anteprima il cui incasso sarà devoluto in beneficenza alla Fondazione. Ne parliamo con Serafino Corti, membro del Consiglio di Amministrazione della FIA Una scena del film “In viaggio con mio figlio”

«Autismo viene dal greco “stare nel proprio mondo”. Non voglio che stia nel suo mondo, io lo voglio in questo mondo»: con queste parole, e non solo, il nuovo film diretto da Tony Goldwyn, In viaggio con mio figlio, è un invito a riflettere sull’autismo e sull’importanza dell’inclusione.
La FIA (Fondazione Italiana per l’Autismo) ha scelto di sostenere questa pellicola, che intreccia con sensibilità e ironia le vicende di un padre, un figlio con autismo e un nonno. In questa intervista a Serafino Corti, membro del Consiglio di Amministrazione della FIA, designato dalla Fondazione Sospiro, emergono i motivi di questo sostegno: una rappresentazione autentica della vita delle persone con autismo, l’importanza del supporto collettivo e il ruolo centrale delle famiglie. Come ha sottolineato Corti, «le difficoltà non sono necessariamente sinonimo di fallimento, ma possono essere superate grazie a un impegno condiviso».

Quali valori e quale messaggio del film In viaggio con mio figlio hanno spinto la FIA a sostenere questa iniziativa?
«In viaggio con mio figlio veicola diversi valori che hanno spinto la FIA a sostenere questa importante iniziativa cinematografica. Possiamo identificare almeno tre aspetti di particolare rilevanza che hanno motivato questo supporto. In primo luogo, il film comunica un messaggio universale: la vita è una scoperta continua e le difficoltà che incontriamo nel viverla fanno parte integrante della nostra esperienza umana. Questo film mostra in modo autentico come, se ci mettiamo in gioco e ci facciamo accompagnare da chi ci ama, possiamo affrontare ogni difficoltà.
Il secondo valore essenziale riguarda la rappresentazione della vita delle persone con autismo. Il film mostra come questa sia oggettivamente più complessa rispetto a quella delle persone “a sviluppo tipico”, ma evidenzia anche come questa maggiore difficoltà non si traduca automaticamente in fallimento. Al contrario, la narrazione richiama all’importanza di un impegno collettivo maggiore da parte di tutti: le persone con autismo stesse, i loro familiari e l’intera società civile. Solo attraverso questo impegno condiviso è possibile garantire che le maggiori difficoltà siano sostenute da supporti appropriati e personalizzati.
Infine, il terzo elemento significativo che ha attratto il sostegno della FIA è l’attenzione che il film dedica alle famiglie. In viaggio con mio figlio riconosce infatti che anche la vita dei familiari delle persone con autismo è più complessa rispetto a quella di genitori con figli a sviluppo tipico. Il film valorizza l’idea che sostegni adeguati e una comunità più supportiva possano fare una differenza sostanziale sulla qualità della vita di queste famiglie».

Serafino Corti

Oltre all’anteprima e alle proiezioni dedicate, ci sono delle aspettative della FIA riguardo all’impatto del film sulla consapevolezza e sull’accettazione delle persone con disturbo dello spettro autistico?
«Aumentare la consapevolezza di cosa sia l’autismo e di quali siano le caratteristiche di funzionamento delle persone con autismo, i loro bisogni e i loro diritti non è certamente un’impresa facile o semplice. La FIA è pienamente consapevole che un singolo film non potrà, da solo, modificare radicalmente questa visione nella società. Tuttavia, le aspettative della Fondazione riguardo all’impatto di In viaggio con mio figlio si inseriscono in una strategia più ampia e articolata.
La FIA, essendo una realtà che unisce fondatori con storie e prospettive diverse relativamente all’autismo – dalle Associazioni di persone con autismo alle Associazioni di familiari, dai professionisti della ricerca e della clinica agli Enti del Terzo Settore – crede fermamente che non esista una ricetta magica in grado di risolvere tutte le sfide legate all’autismo. L’approccio della Fondazione si basa invece sulla convinzione che per fare la differenza siano necessarie azioni costanti e multicomponenziali.
La FIA si aspetta dunque che il film possa fungere da catalizzatore per un cambiamento culturale più ampio, un passo significativo all’interno di un percorso di sensibilizzazione che richiede tempo e impegno costante.
Non si tratta di risolvere tutto con una singola iniziativa, ma di contribuire a costruire, attraverso diverse azioni complementari, una società più inclusiva e consapevole.
In definitiva, attraverso questo film, si punta a seminare idee e prospettive che, insieme ad altre iniziative educative, scientifiche e sociali, possano gradualmente trasformare la percezione dell’autismo nella nostra società».

Più in generale, in quale modo FIA sostiene concretamente le famiglie e le persone con autismo?
«La Fondazione ha sviluppato un approccio concreto e strategico per sostenere le persone con autismo e le loro famiglie, concentrandosi su un elemento fondamentale che può generare cambiamenti duraturi e significativi: il finanziamento della ricerca scientifica. La FIA, infatti, si dedica con particolare impegno al finanziamento della ricerca sull’autismo perché è profondamente convinta che questa rappresenti il vero punto di svolta, il “pivot” essenziale per determinare un salto culturale nella clinica e nei sostegni reali destinati alle persone con autismo».

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Prima di tutto i diritti degli studenti con disabilità

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«Non è la famiglia a scegliere il docente, ma può solo esprimere una richiesta, che verrà valutata dal Dirigente Scolastico insieme al Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione, nel rispetto delle regole e della collegialità»: lo afferma la Federazione FISH, a proposito della decisione delle organizzazioni sindacali Flc Cgil e Gilda Unams di impugnare presso il TAR del Lazio il recente Decreto Ministeriale n. 32 del febbraio scorso

«La conferma del docente specializzato sul medesimo posto rappresenta un passo concreto verso il rispetto del principio della continuità didattica, elemento fondamentale nel percorso educativo e relazionale degli alunni e delle alunne con disabilità. Parlare di “lesione del diritto all’accesso al lavoro pubblico” o di “libertà d’insegnamento subordinata alla famiglia” significa distorcere il senso e i limiti del provvedimento»: così la FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) commenta in una nota la decisione delle organizzazioni sindacali Flc Cgil e Gilda Unams di impugnare presso il TAR del Lazio il Decreto Ministeriale n. 32 del 26 febbraio scorso (Misure finalizzate a garantire la continuità dei docenti a tempo determinato su posto di sostegno per l’anno scolastico 2025/2026, a norma dell’articolo 8, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 2024, n. 106), che ha introdotto la possibilità di confermare il docente di sostegno sul medesimo alunno con disabilità, su richiesta della famiglia e con il parere positivo del Dirigente Scolastico, sentito il Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione.
«Il docente di sostegno – si legge ancora nella nota della FISH – non è un supplente a rotazione: è un professionista che supporta il progetto di inclusione della classe e dell’alunno, in un lavoro costruito nel tempo con la scuola e la famiglia. Non è la famiglia a scegliere il docente, ma può solo esprimere una richiesta, che verrà valutata dal Dirigente Scolastico insieme al Gruppo di Lavoro docente, nel rispetto delle regole e della collegialità. Inoltre, la nostra Federazione è da sempre favorevole alla stabilizzazione dei docenti di sostegno e al superamento dell’abuso dei posti in deroga, ma riteniamo scorretto contrapporre la continuità educativa alla lotta al precariato. I due obiettivi, infatti, possono e devono coesistere. La continuità per gli alunni con disabilità non è un ostacolo, ma una richiesta urgente che viene dalle famiglie, dalle scuole e da tutte le organizzazioni che si occupano di inclusione».

«Parlare di lesione del diritto all’accesso al lavoro pubblico – afferma Vincenzo Falabella, presidente della FISH e consigliere del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) – significa, in questo caso, ignorare che il sistema scolastico esiste innanzitutto per rispondere ai bisogni educativi degli studenti, non per garantire meccanismi astratti di rotazione del personale, alla stregua di un ammortizzatore sociale».
«Piuttosto che impugnare una norma che mette al centro l’alunno – aggiunge – auspichiamo che tutte le forze in campo, sindacati compresi, si uniscano nella battaglia che davvero serve alla scuola italiana, vale a dire la trasformazione dei posti in deroga in organico di diritto e la piena attuazione del progetto di inclusione personalizzato. Dal canto nostro, siamo pronti a sostenere ogni misura che metta al centro la persona con disabilità, la sua crescita, la sua autonomia e il suo diritto a un progetto educativo continuo e coerente». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: uufficiostampa@fishonlus.it.

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Valutazione di base nel nuovo sistema di riconoscimento della disabilità: un convegno a Pisa

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Si terrà il 12 aprile a Pisa “La valutazione di base nel nuovo sistema di riconoscimento della disabilità”, convegno organizzato dall’ANMIC, in collaborazione con l’INPS e l’Azienda USL Toscana Nord Ovest, che si rivolgerà a professionisti e professioniste del settore sanitario, sociale e giuridico, nonché alle Associazioni di categoria, alle persone con disabilità e alle loro famiglie

Si terrà a Pisa il 12 aprile, La valutazione di base nel nuovo sistema di riconoscimento della disabilità, convegno che intende approfondire nello specifico il tema della valutazione di base, uno degli aspetti centrali della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità.
L’iniziativa è organizzata dall’ANMIC (Associazione Nazionale a tutela delle Persone con Disabilità, già Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili), in collaborazione con l’INPS e l’Azienda USL Toscana Nord Ovest.

L’evento, che sarà ospitato presso l’Hotel Tower Plaza di Pisa (Via Caduti del Lavoro, 46, ore 9-13), si propone di approfondire i principali cambiamenti introdotti dalla “Riforma del Sistema della Disabilità” delineata dalla menzionata Legge Delega, e in particolare da uno dei Decreti Attuativi di essa, il Decreto Legislativo 62/24 (Definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole, della valutazione multidimensionale per l’elaborazione e attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato), con un focus specifico, come detto, sulla valutazione di base (la cui competenza è attribuita all’INPS) e sul rinnovato ruolo delle Aziende USL.

I lavori inizieranno con l’illustrazione dei princìpi generali e degli obiettivi definiti dalla Legge Delega 227/21, per poi focalizzarsi sulle novità introdotte nel sistema di valutazione di base della disabilità, evidenziandone gli aspetti pratici e fornendo linee guida e di indirizzo ai medici di medicina generale, agli assistenti sociali, agli psicologi e alle psicologhe, nonché a tutti i professionisti e le professioniste che formeranno le Commissioni Medico Legali preposte all’accertamento della disabilità.
L’incontro si concluderà con l’illustrazione delle nuove competenze assegnate alle Aziende USL nel processo di riconoscimento della disabilità, offrendo un quadro completo delle innovazioni delle sfide operative.

Entrando nel dettaglio del programma, dopo la registrazione dei/delle partecipanti e i saluti delle Autorità, l’apertura sarà affidata ad Annalisa Cecchetti, avvocata e vicepresidente nazionale dell’ANMIC. Interverranno quindi Elena Vivaldi, docente associata di Diritto Costituzionale alla Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa (che svilupperà il tema Princìpi Generali e obiettivi della Legge Delega 227/2021); Lorenzo Leoncini, dirigente INPS della Direzione Centrale Salute e Prestazioni di Disabilità (Il nuovo sistema della valutazione di base); Luca Puccetti, presidente della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) (Il certificato medico introduttivo); Lucilla Frattura, esperta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per le Classificazioni (I criteri di valutazione); Domenico Sabia, avvocato dell’Ufficio Legislativo dell’ANMIC Nazionale (Ruolo delle associazioni e del medico di categoria); Simone Pierotti e Raffaele Maddaluno, responsabili delle Commissioni Medico Legali di Pisa e Arezzo (Il certificato valutativo finale); Lisa Perugino, direttrice facente funzioni dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Legale Sud dell’Azienda USL Toscana Nord Ovest.
In conclusione, il compito di tirare le fila sarà affidato a Nazaro Pagano, presidente nazionale dell’ANMIC.

L’evento si rivolgerà ai professionisti e alle professioniste del settore sanitario, sociale e giuridico, nonché alle Associazioni di categoria, alle persone con disabilità e alle loro famiglie, con l’obiettivo di promuovere una maggiore consapevolezza e comprensione delle nuove disposizioni legislative intervenute sulla materia. (Simona Lancioni)

Per ulteriori informazioni: ANMIC di Pisa (anmicpisa@gmail.com). La locandina dell’evento è scaricabile a questo link.
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso per gentile concessione (insieme all’immagine), con alcune modifiche dovute al diverso contenitore.

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Disturbi specifici dell’apprendimento e Università: sfide e prospettive

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Il convegno “DSA e Università: Sfide e Prospettive”, in programma per il 12 aprile, sarà un’occasione di confronto sul tema dell’inclusione universitaria degli studenti e delle studentesse con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento), che dialogheranno con docenti universitari ed esperti in materia, condividendo esperienze, difficoltà e strategie adottate per affrontare il percorso accademico

Sarà un’importante occasione di confronto sul tema dell’inclusione universitaria delle persone con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento): l’AID (Associazione Italiana Dislessia), in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino e l’AIRIPA (Associazione Italiana per la Ricerca e l’Intervento nella Psicopatologia dell’Apprendimento), ha organizzato il convegno DSA e Università: Sfide e Prospettive.

L’evento, gratuito e aperto al pubblico, che vedrà anche la partecipazione anche della vicepresidente del Senato Anna Rossomando, si terrà il 12 aprile a Torino (Palazzo Badini Confalonieri, ore 10-16.30) e sarà trasmesso in diretta streaming sul canale YouTube della stessa AID.
«Per la prima volta in un convegno nazionale dedicato al rapporto fra DSA e Università – sottolinea la vicepresidente dell’AID Maria Enrica Bianchi – saranno proprio gli studenti e le studentesse con questa caratteristica a intervenire, raccontando in prima persona come hanno affrontato il percorso accademico, le difficoltà incontrate e le strategie messe in campo per superarle. Attraverso un confronto senza filtri con docenti universitari ed esperti apriremo un dialogo autentico e costruttivo sull’inclusione all’interno degli atenei. Questo appuntamento è importante per chi vuole capire, ascoltare e contribuire a costruire un’università più aperta e consapevole».

«L’Università di Torino – dichiara Carla Tinti, delegata del Rettore per l’Inclusione – è lieta di ospitare questo importante evento, che conferma il nostro impegno nel favorire il successo formativo degli studenti e delle studentesse con DSA. Nel nostro Ateneo il loro numero è cresciuto da poche centinaia nel 2012 a quasi 3.000 nel 2024. Ascoltare le loro esigenze e dialogare con loro è un passo fondamentale per rispondere realmente ai loro bisogni e rendere i percorsi accademici sempre adatti al loro stile di apprendimento».

Durante la giornata verranno affrontati temi centrali, quali le Linee Guida della CNUDD (Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati all’Inclusione degli Studenti con Disabilità e con DSA), delle quali si può già leggere ampiamente anche sulle nostre pagine, i modelli didattico-formativi più efficaci e l’importanza delle competenze linguistiche per studiare all’Università.
Inoltre, verrò presentato il nuovo servizio Helpline Università dell’AID, pensato per offrire supporto, ascolto e risposte mirate agli studenti e alle studentesse con DSA.

Secondo un’indagine condotta nel 2022 dall’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca), gli studenti e le studentesse universitari con dislessia, disgrafia, discalculia e disortografia in Italia sono quasi 20.000, con un aumento del 22% rispetto all’anno accademico precedente. Un dato significativo che evidenzia la necessità di rafforzare le politiche di inclusione e supporto negli Atenei. La distribuzione geografica mostra che il 50,5% degli studenti con DSA frequenta un’Università del Nord-Ovest, il 19,9% si trova nel Nord-Est, il 18,2% nel Centro, mentre solo il 4,8% è iscritto a un Ateneo del Sud, un dato che riflette anche il minor numero di certificazioni di DSA nel Mezzogiorno. (C.C. e S.B.)

Vademecum Cosa sono i DSA e come parlarne. Il programma completo dell’evento è disponibile a questo link. Per ulteriori informazioni: ufficio.stampa@unito.it. La dislessia e gli altri DSA (disturbi specifici dell’apprendimento)
Il più diffuso DSA (disturbo specifico di apprendimento) è la dislessia, cioè il disturbo specifico della lettura, che si manifesta e si evolve in concomitanza dell’inizio dell’attività scolastica, quando emergono le prime difficoltà nell’attivare in maniera fluente e senza affaticamento tutte quelle operazioni mentali necessarie per leggere, quali riconoscere le lettere singole, le sillabe e quindi le parole, associandole ai suoni corrispondenti. Frequenza degli errori e lentezza nella decodifica ne sono i tipici aspetti: il bambino può, per esempio, presentare difficoltà nel riconoscere, scambiandoli tra loro, grafemi che differiscono visivamente per piccoli particolari quali: “m” con “n”, “c” con “e”, “f” con “t”, “a” con “e”.

La persona con disortografia, invece, evidenzia la difficoltà a tradurre correttamente le parole in simboli grafici e a confondere il suono delle lettere (per esempio “f/v”, “t/d”, “p/b”, “c/g”, “l/r”).
Un terzo disturbo che impedisce alla persona di esprimersi nella scrittura in modo fluido è la disgrafia, caratterizzata da una grafia spesso illeggibile, da una pressione eccessiva sul foglio e dallo scarso rispetto degli spazi sul foglio.
C’è infine la difficoltà a comprendere simboli numerici e a svolgere calcoli matematici, conosciuta con il nome di discalculia. Stando ai dati, circa il 3% della popolazione studentesca è affetta da tale disturbo, che complica la lettura e la scrittura dei numeri e soprattutto l’elaborazione delle quantità. Gli errori collegati a questa problematica molto spesso non vengono riconosciuti nell’immediato. Diversi, infatti, sono i casi di discalculia erroneamente diagnosticati come dislessia.

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Discipline paralimpiche (e anche parawindsurfing) al “WindFestival 2025”

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Il “WindFestival 2025” di Andora (Savona) celebra sport di mare e terra con attività, competizioni, intrattenimento, inclusione. Anche in questa edizione, che prenderà il via  l’11 aprile, vi sarà ampio spazio per le discipline praticate da persone con disabilità nell’area denominata “Paralympic”, oltre al “Windsurfing Adaptive Challenge”, progetto aperto a ogni tipo di disabilità

Torna con la primavera, da venerdì 11 a domenica 13 aprile, ad Andora (Savona), il WindFestival, il principale expo italiano dedicato agli sport d’azione di mare e di vento (ne abbiamo parlato anche negli anni scorsi).
Come sempre, anche in questa edizione 2025 si darà ampio spazio alle discipline adaptive all’interno dell’area Paralympic, con il Windsurfing Adaptive Challenge, progetto aperto a ogni tipo di disabilità che promuove i valori dell’inclusione e del rispetto attraverso lo sport, linguaggio universale capace di unire l’intera umanità.
Questa terza edizione del Campionato Nazionale di parawindsurfing vedrà gareggiare la sestrese Roberta Galizia, atleta paralimpica di parasurf e tennis tavolo.

La quattordicesima edizione del WindFestival, organizzata da Valter Scotto insieme al figlio Conan Scotto dell’Associazione Sportiva Dilettantistica TF7 ActionSport, prenderà vita al Parco delle Farfalle di Andora e sarà divisa in tre aree tematiche che offriranno numerose attività sportive rivolte non solo agli atleti, ma anche alle famiglie e ai bambini. Sul lungomare sono in programma veleggiate, competizioni, lezioni di avvicinamento per principianti, prove gratuite di attrezzature, class condotte da sportivi professionisti e un’area fitness, dedicata interamente al benessere.

Il WindFestival è coorganizzato insieme al Comune di Andora e patrocinato dalla Regione Liguria, dal CONI Liguria, dal CIP (Comitato Italiano Paralimpico), dal CSEN (Centro Sportivo Educativo Nazionale) e dall’AICW (Associazione Italiana Classi Windsurf). Gli organizzatori ringraziano la Guardia Costiera e tutti gli operatori commerciali che stanno supportando la manifestazione. (C.C.)

Per informazioni e iscrizioni: bagnosandro@gmail.com (Alessandro Bagno).

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Il 9° Premio Alessandra Bisceglia per la Comunicazione Sociale

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Si può ancora partecipare fino al 30 aprile al Premio Giornalistico Alessandra Bisceglia per la Comunicazione Sociale, iniziativa promossa dalla Fondazione Alessandra Bisceglia ViVa Ale, insieme all’Università LUMSA di Roma, giunta alla sua nona edizione e articolata in due sezioni (“Giornalisti sotto i 35 anni” e “Studenti frequentanti Scuole di Giornalismo riconosciute dall’Ordine Professionale”)

Si può ancora partecipare fino al 30 aprile a un’iniziativa di cui abbiamo sempre il piacere di occuparci, anche perché particolarmente cara a Superando, che nel 2020 risultò tra coloro che ricevettero una Menzione Speciale nella categoria delle Testate online. Si tratta del Premio Giornalistico Alessandra Bisceglia per la Comunicazione Sociale, iniziativa promossa dalla Fondazione Alessandra Bisceglia ViVa Ale, insieme all’Università LUMSA di Roma, giunta alla sua nona edizione e dedicata alla memoria della giovane giornalista e autrice televisiva Alessandra Bisceglia, prematuramente scomparsa a 28 anni nel 2008, in seguito ad una grave patologia legata a una rarissima malformazione vascolare congenita.
Articolato in due sezioni (Giornalisti sotto i 35 anni e Studenti frequentanti Scuole di Giornalismo riconosciute dall’Ordine Professionale), il concorso consentirà ai primi classificati di ricevere un premio di 1.500 euro. Possono concorrere i servizi in lingua italiana pubblicati su quotidiani, agenzie di stampa, settimanali, periodici, testate e siti online, ma anche i servizi e le rubriche radiotelevisive, i podcast e i multimediali sul web, le foto e i graphic novel di carattere giornalistico, pubblicati, trasmessi o diffusi nel periodo compreso tra il 1° marzo 2024 e il 1° marzo 2025, che abbiano attinenza con l’informazione sociale riferita alle tematiche espresse nel bando. (S.B.)

Il bando è disponibile a questo link. Per ogni ulteriore informazione: premioalessandrabisceglia@fondazionevivaale.org.

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Disciplina dei criteri e della procedura per la mobilità volontaria nazionale tra le sedi dell’Amministrazione del Ministero dell’istruzione e del merito dei dipendenti di ruolo appartenenti al personale non dirigenziale del Comparto Funzioni Centrali

Ultime da A. T. P. Cosenza -

Ministero dell’Istruzione Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria – Direzione Generale Ufficio V – Ambito Territoriale di Cosenza Via Romualdo Montagna, 13 – 87100 Cosenza e-mail: usp.cs@istruzione.it – Posta ...

Protocollo nr: 86415 – del 09/04/2025 – AOODGPER – D.G. per il personale scolastico D.M. n. 26 del 19 febbraio 2025, recante: “Costituzione degli elenchi aggiuntivi alle graduatorie provinciali per le supplenze del personale docente ed educativo…”

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Perché Luca Pancalli è la persona giusta al momento giusto

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«Sosteniamo la candidatura del presidente del Comitato Italiano Paralimpico di Luca Pancalli alla Presidenza del CONI – scrive Vincenzo Falabella, presidente della FISH e consigliere del CNEL – per restituire allo sport italiano la sua più alta vocazione: quella di essere motore di crescita culturale, sociale ed economica, nel segno dell’inclusione e della giustizia. Infatti, la credibilità, la visione strategica e l’impegno civile di Pancalli sono risorse preziose, non solo per il mondo dello sport, ma per l’intero Paese» Da sinistra: Vincenzo Falabella, presidente della FISH e consigliere del CNEL e Luca Pancalli, presidente del CIP

In un momento storico in cui lo sport si trova di fronte a sfide epocali, sia in termini organizzativi che di significato sociale, esprimiamo, con convinzione e senso di responsabilità, il nostro pieno sostegno alla candidatura di Luca Pancalli alla guida del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), ritenendo che egli rappresenti la figura più autorevole, preparata e visionaria per guidare il sistema sportivo italiano verso una nuova stagione, fondata su princìpi di inclusione, equità e innovazione.

La biografia personale e professionale di Luca Pancalli è, di per sé, un manifesto di competenza e resilienza. Campione paralimpico, dirigente sportivo di alto profilo, uomo delle Istituzioni, Pancalli ha attraversato e modellato il mondo dello sport portandovi un cambiamento reale e duraturo. La sua è una leadership fondata su fatti, non su parole: sotto la sua Presidenza, infatti, il CIP (Comitato Italiano Paralimpico) ha conosciuto una crescita senza precedenti, sia sul piano sportivo che su quello istituzionale, diventando una realtà autonoma e riconosciuta dalla legge, e soprattutto un modello virtuoso di gestione, visione strategica e impatto sociale.
La Legge 124/15 sul riordino della Pubblica Amministrazione e il successivo Decreto Legislativo 43/17 hanno sancito il riconoscimento del CIP come ente pubblico autonomo, con le stesse finalità del CONI, ma con un focus specifico sull’attività sportiva per le persone con disabilità. Questo risultato, che ha segnato una svolta nella storia dello sport italiano, porta inequivocabilmente la firma di Luca Pancalli.

Più in generale va sottolineato come l’articolo 30 (Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia con la Legge 18/09, afferma con chiarezza che le persone con disabilità devono poter partecipare, su base di uguaglianza con gli altri, alle attività ricreative, sportive e culturali. Tale principio è spesso enunciato, ma raramente tradotto in azione concreta. Pancalli ha dimostrato, con il suo lavoro, che è possibile trasformare questi diritti in pratiche accessibili, in strutture realmente inclusive, in programmi di promozione sportiva che abbracciano l’intero territorio nazionale, coinvolgendo scuole, associazioni, enti locali e famiglie. Ha messo lo sport al servizio delle persone, e non il contrario. Ha restituito dignità a un’idea di sport che non è solo competizione, ma anche cura, relazione, educazione e cittadinanza attiva.

In un tempo segnato da disuguaglianze crescenti, crisi sociali e nuove fragilità, lo sport deve dunque ripensarsi come strumento di coesione, dialogo e partecipazione. Pancalli ha sempre sostenuto – con coraggio e coerenza – una visione dello sport come bene comune, capace di attraversare le barriere, di rigenerare legami sociali, di promuovere un modello di sviluppo umano e sostenibile. Infatti, non si tratta soltanto di estendere l’accesso allo sport alle persone con disabilità, ma si tratta di cambiare il paradigma: mettere cioè al centro la persona, con la sua unicità, e riformulare le politiche sportive in modo realmente universale. Pancalli ha già dimostrato di saperlo fare e il suo operato ha avuto ricadute concrete: ha formato generazioni di dirigenti, dialogato con il mondo della scuola, coinvolto la sanità, lavorato con i territori. Tutto questo senza mai perdere di vista la visione generale, quella che guarda al sistema sportivo italiano come a un grande motore di trasformazione sociale.
La candidatura di Luca Pancalli alla Presidenza del CONI è pertanto anche una candidatura che unisce mondi spesso frammentati: sport olimpico e paralimpico, scuola e territorio, istituzioni e terzo settore, diritti civili e performance atletica. Il suo profilo è garanzia di equilibrio, capacità di mediazione, autorevolezza nazionale e internazionale. Il suo stile di leadership è basato sull’ascolto, sulla concretezza, sulla competenza.
Come affermava Pierre de Coubertin, fondatore dei Giochi Olimpici Moderni, «lo sport non costruisce il carattere. Lo rivela» e Pancalli, attraverso il suo percorso umano e professionale, ha rivelato con coerenza un carattere fatto di determinazione, etica e servizio al bene comune.

Alla luce quindi di tutto quanto detto, rivolgiamo un appello forte e chiaro al mondo politico-sportivo italiano, alle istituzioni e ai soggetti che hanno la responsabilità della scelta per il futuro del CONI: è il momento di fare una scelta coraggiosa e lungimirante.
Sostenere la candidatura di Luca Pancalli significa restituire allo sport italiano la sua più alta vocazione: quella di essere motore di crescita culturale, sociale ed economica, nel segno dell’inclusione e della giustizia.
È il momento di superare ogni barriera, reale o simbolica, e affidare la guida del sistema sportivo a chi ha dimostrato di sapere costruire ponti e abbattere muri. La credibilità, la visione strategica e l’impegno civile di Luca Pancalli sono oggi risorse preziose, non solo per il mondo dello sport, ma per l’intero Paese.
Per questo, la Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie sostiene con determinazione questa candidatura, con l’auspicio che il CONI possa aprire una nuova fase della sua storia, sotto la guida di una figura che ha fatto della promozione dei diritti e dell’inclusione la propria missione quotidiana.

*Presidente della FISH (già Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, oggi Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), consigliere del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro).

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Il paragolf: stesso campo e stesse regole in condizioni di parità

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Disciplina dove atleti con e senza disabilità possono giocare in condizioni di assoluta parità, sullo stesso campo e con le stesse regole, il paragolf sarà l’11 aprile a San Marino al centro di un  “Open Day” aperto a tutti

Disciplina dove atleti con e senza disabilità possono giocare in condizioni di assoluta parità, sullo stesso campo e con le stesse regole, il paragolf è aperto anche a giocatori con difficoltà (o impossibilità) di deambulazione, grazie alla speciale carrozzina paragolfer, che solleva la persona per porla in corrispondenza della pallina. Per i golfisti con disabilità visiva, invece, è previsto l’accompagnamento da parte di una guida o di appoggiarsi ad un bastone in caso di tiro dal bunker; dispositivi sonori, infine, consentono agli atleti di individuare la zona dove tirare la pallina.
In occasione del 19° Open Internazionale di Pitch and Putt di San Marino, l’Associazione sammarinese Attiva-Mente segnala una speciale iniziativa aperta a tutti, nel pomeriggio dell’11 aprile (ore 15.30), presso il San Marino Golf Club, sorta di Open Day cui parteciperà anche Haki Doku, atleta paralimpico e appassionato golfista, che metterà a disposizione il proprio mezzo e la propria esperienza per far vivere a chiunque un’occasione unica. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: federgolfsfm@gmail.com; contatto@attiva-mente.info.

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