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Perché Luca Pancalli è la persona giusta al momento giusto

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«Sosteniamo la candidatura del presidente del Comitato Italiano Paralimpico di Luca Pancalli alla Presidenza del CONI – scrive Vincenzo Falabella, presidente della FISH e consigliere del CNEL – per restituire allo sport italiano la sua più alta vocazione: quella di essere motore di crescita culturale, sociale ed economica, nel segno dell’inclusione e della giustizia. Infatti, la credibilità, la visione strategica e l’impegno civile di Pancalli sono risorse preziose, non solo per il mondo dello sport, ma per l’intero Paese» Da sinistra: Vincenzo Falabella, presidente della FISH e consigliere del CNEL e Luca Pancalli, presidente del CIP

In un momento storico in cui lo sport si trova di fronte a sfide epocali, sia in termini organizzativi che di significato sociale, esprimiamo, con convinzione e senso di responsabilità, il nostro pieno sostegno alla candidatura di Luca Pancalli alla guida del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), ritenendo che egli rappresenti la figura più autorevole, preparata e visionaria per guidare il sistema sportivo italiano verso una nuova stagione, fondata su princìpi di inclusione, equità e innovazione.

La biografia personale e professionale di Luca Pancalli è, di per sé, un manifesto di competenza e resilienza. Campione paralimpico, dirigente sportivo di alto profilo, uomo delle Istituzioni, Pancalli ha attraversato e modellato il mondo dello sport portandovi un cambiamento reale e duraturo. La sua è una leadership fondata su fatti, non su parole: sotto la sua Presidenza, infatti, il CIP (Comitato Italiano Paralimpico) ha conosciuto una crescita senza precedenti, sia sul piano sportivo che su quello istituzionale, diventando una realtà autonoma e riconosciuta dalla legge, e soprattutto un modello virtuoso di gestione, visione strategica e impatto sociale.
La Legge 124/15 sul riordino della Pubblica Amministrazione e il successivo Decreto Legislativo 43/17 hanno sancito il riconoscimento del CIP come ente pubblico autonomo, con le stesse finalità del CONI, ma con un focus specifico sull’attività sportiva per le persone con disabilità. Questo risultato, che ha segnato una svolta nella storia dello sport italiano, porta inequivocabilmente la firma di Luca Pancalli.

Più in generale va sottolineato come l’articolo 30 (Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia con la Legge 18/09, afferma con chiarezza che le persone con disabilità devono poter partecipare, su base di uguaglianza con gli altri, alle attività ricreative, sportive e culturali. Tale principio è spesso enunciato, ma raramente tradotto in azione concreta. Pancalli ha dimostrato, con il suo lavoro, che è possibile trasformare questi diritti in pratiche accessibili, in strutture realmente inclusive, in programmi di promozione sportiva che abbracciano l’intero territorio nazionale, coinvolgendo scuole, associazioni, enti locali e famiglie. Ha messo lo sport al servizio delle persone, e non il contrario. Ha restituito dignità a un’idea di sport che non è solo competizione, ma anche cura, relazione, educazione e cittadinanza attiva.

In un tempo segnato da disuguaglianze crescenti, crisi sociali e nuove fragilità, lo sport deve dunque ripensarsi come strumento di coesione, dialogo e partecipazione. Pancalli ha sempre sostenuto – con coraggio e coerenza – una visione dello sport come bene comune, capace di attraversare le barriere, di rigenerare legami sociali, di promuovere un modello di sviluppo umano e sostenibile. Infatti, non si tratta soltanto di estendere l’accesso allo sport alle persone con disabilità, ma si tratta di cambiare il paradigma: mettere cioè al centro la persona, con la sua unicità, e riformulare le politiche sportive in modo realmente universale. Pancalli ha già dimostrato di saperlo fare e il suo operato ha avuto ricadute concrete: ha formato generazioni di dirigenti, dialogato con il mondo della scuola, coinvolto la sanità, lavorato con i territori. Tutto questo senza mai perdere di vista la visione generale, quella che guarda al sistema sportivo italiano come a un grande motore di trasformazione sociale.
La candidatura di Luca Pancalli alla Presidenza del CONI è pertanto anche una candidatura che unisce mondi spesso frammentati: sport olimpico e paralimpico, scuola e territorio, istituzioni e terzo settore, diritti civili e performance atletica. Il suo profilo è garanzia di equilibrio, capacità di mediazione, autorevolezza nazionale e internazionale. Il suo stile di leadership è basato sull’ascolto, sulla concretezza, sulla competenza.
Come affermava Pierre de Coubertin, fondatore dei Giochi Olimpici Moderni, «lo sport non costruisce il carattere. Lo rivela» e Pancalli, attraverso il suo percorso umano e professionale, ha rivelato con coerenza un carattere fatto di determinazione, etica e servizio al bene comune.

Alla luce quindi di tutto quanto detto, rivolgiamo un appello forte e chiaro al mondo politico-sportivo italiano, alle istituzioni e ai soggetti che hanno la responsabilità della scelta per il futuro del CONI: è il momento di fare una scelta coraggiosa e lungimirante.
Sostenere la candidatura di Luca Pancalli significa restituire allo sport italiano la sua più alta vocazione: quella di essere motore di crescita culturale, sociale ed economica, nel segno dell’inclusione e della giustizia.
È il momento di superare ogni barriera, reale o simbolica, e affidare la guida del sistema sportivo a chi ha dimostrato di sapere costruire ponti e abbattere muri. La credibilità, la visione strategica e l’impegno civile di Luca Pancalli sono oggi risorse preziose, non solo per il mondo dello sport, ma per l’intero Paese.
Per questo, la Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie sostiene con determinazione questa candidatura, con l’auspicio che il CONI possa aprire una nuova fase della sua storia, sotto la guida di una figura che ha fatto della promozione dei diritti e dell’inclusione la propria missione quotidiana.

*Presidente della FISH (già Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, oggi Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), consigliere del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro).

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D.M. n. 26 del 19 febbraio 2025, recante: “Costituzione degli elenchi aggiuntivi alle graduatorie provinciali per le supplenze del personale docente ed educativo, in applicazione dell’articolo 10 dell’Ordinanza del Ministro dell’istruzione e del merito...

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Il paragolf: stesso campo e stesse regole in condizioni di parità

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Disciplina dove atleti con e senza disabilità possono giocare in condizioni di assoluta parità, sullo stesso campo e con le stesse regole, il paragolf sarà l’11 aprile a San Marino al centro di un  “Open Day” aperto a tutti

Disciplina dove atleti con e senza disabilità possono giocare in condizioni di assoluta parità, sullo stesso campo e con le stesse regole, il paragolf è aperto anche a giocatori con difficoltà (o impossibilità) di deambulazione, grazie alla speciale carrozzina paragolfer, che solleva la persona per porla in corrispondenza della pallina. Per i golfisti con disabilità visiva, invece, è previsto l’accompagnamento da parte di una guida o di appoggiarsi ad un bastone in caso di tiro dal bunker; dispositivi sonori, infine, consentono agli atleti di individuare la zona dove tirare la pallina.
In occasione del 19° Open Internazionale di Pitch and Putt di San Marino, l’Associazione sammarinese Attiva-Mente segnala una speciale iniziativa aperta a tutti, nel pomeriggio dell’11 aprile (ore 15.30), presso il San Marino Golf Club, sorta di Open Day cui parteciperà anche Haki Doku, atleta paralimpico e appassionato golfista, che metterà a disposizione il proprio mezzo e la propria esperienza per far vivere a chiunque un’occasione unica. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: federgolfsfm@gmail.com; contatto@attiva-mente.info.

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“Dieci anni straordinariamente normali” per il Teatro la Ribalta

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“Teatro la Ribalta-Kunst der Vielfalt 2013-2023. Dieci anni straordinariamente normali” è un libro presentato a Bolzano che racconta l’attività, sin dal debutto, del Teatro la Ribalta-Kunst der Vielfalt (Accademia Arte della Diversità) di Bolzano, compagnia “stra-ordinariamente normale”, composta da attori con e senza disabilità. Il volume è dedicato a Massimo Bertoldi, scomparso prematuramente Alcuni attori della compagnia teatrale di Bolzano

Una storia intensa e coraggiosa quella del Teatro la Ribalta–Kunst der Vielfalt (Accademia Arte della Diversità), che ha trasformato Bolzano in un centro di eccellenza per il teatro inclusivo. Ora raccontata anche nel libro Teatro la Ribalta-Kunst der Vielfalt 2013-2023. Dieci anni straordinariamente normali” presentato a Bolzano.

Il teatro ha una lunga tradizione di confronto con realtà segnate da difficoltà e marginalità, coinvolgendo persone con disabilità, carcerati, tossicodipendenti, nomadi, anziani e adolescenti in difficoltà e il Teatro la Ribalta-Kunst der Vielfalt si è distinto per il proprio impegno nell’integrare questi gruppi nella scena teatrale, rivendicando il diritto di essere “parte del teatro”, non “un teatro a parte”, di appartenere cioè ai “teatri della diversità” e non al recinto del “teatro dei diversi” (ne abbiamo parlato già in precedenza sulle nostre pagine). Il tutto, dunque, all’insegna di un approccio non terapeutico o pedagogico, ma che «mira a cogliere il mistero e la verità di queste esperienze, utilizzando l’arte per comunicare in modo potente e autentico», come si legge in una nota del Teatro.

Il libro, appena pubblicato da Cue Press, racconta la storia del Teatro la Ribalta–Kunst der Vielfalt, fondato e diretto da Antonio Viganò, sin dal potente debutto con Impronte dell’anima, spettacolo che affronta la follia nazista nell’eliminazione delle persone con disabilità, fino alle tournée internazionali, con ben 17 produzioni in 10 anni.
Il volume vuole essere un breve resoconto di carattere quantitativo e qualitativo sull’attività svolta, nonché un modo per ringraziare Enti e Istituzioni del territorio che hanno sostenuto e fatto crescere la compagnia.
Il libro stesso è stato curato da Massimo Bertoldi, recentemente scomparso, un giornalista che, come mai nessuno, è stato in grado di raccontare la storia del teatro, dello spettacolo dal vivo e delle compagnie che hanno animato e arricchito la cultura della città di Bolzano e Provincia. A lui e al suo prezioso lavoro il Teatro la Ribalta ha dedicato questa pubblicazione.

Alla presentazione del libro, presso la Nuova Libreria Cappelli di Bolzano, hanno presenizato alcuni autori e autrici: oltre ai bolzanini Antonio Viganò, Paola Guerra e Paolo Grossi, vi erano anche Stefano Masotti (psicoterapeuta che segue l’alta formazione per operatori di teatro sociale presso l’Università Cattolica di Milano) e Guido Di Palma (professore di istituzioni di regia e storia del teatro e direttore del master in Teatro nel Sociale all’Università di Roma “La Sapienza). (C.C.)

Per maggiori informazioni: Teatro La Ribalta (info@teatrolaribalta.it), Martina Zambelli.

 

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“Riforma della Disabilità”: lo stato dell’arte in Emilia Romagna

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Si è tenuto a Bologna nei giorni scorsi un convegno promosso dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), per discutere la sperimentazione della cosiddetta “Riforma della Disabilità” e il nuovo sistema di valutazione della disabilità stessa. Per l’occasione, è stato anche prodotto dall’INPS un aggiornamento sulla sperimentazione in corso nella Provincia di Forlì-Cesena

Si è tenuto a Bologna nei giorni scorsi un convegno promosso dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), per discutere la sperimentazione della cosiddetta “Riforma della Disabilità” e il nuovo sistema di valutazione della disabilità stessa. Tra i temi centrali dell’incontro, il Progetto di Vita e il ruolo delle Istituzioni nella costruzione di un percorso più equo e accessibile per le persone con sclerosi multipla e patologie correlate.

L’evento, che si è collocato nel ciclo di incontri informativi aventi come focus la “Riforma della Disabilità” e il relativo Decreto Legislativo 62/24 (Definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole, della valutazione multidimensionale per l’elaborazione e attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato), attuativo della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità, è stato organizzato dall’AISM dell’Emilia Romagna, in collaborazione con l’AISM di Bologna e la partecipazione di esperti medico-legali dell’INPS della Regione Emilia Romagna, rappresentanti istituzionali e professionisti del settore.

Com’è noto, la riforma, che affida all’INPS il compito esclusivo di accertamento e valutazione di base della disabilità, ha previsto una prima fase sperimentale in nove Province italiane, tra cui quella di Forlì-Cesena, con l’obiettivo di rendere il processo più uniforme e vicino alle esigenze delle persone con disabilità. A partire dal 30 settembre prossimo, la sperimentazione si estenderà ad ulteriori undici Province e si allungherà di un anno, per tutto il 2026. Dal 2027, quindi, l’applicazione riguarderà tutto il restante territorio nazionale.

La sclerosi multipla è tra le tre patologie su cui verrà testato il nuovo modello di valutazione, rendendo in tal senso cruciale il coinvolgimento dell’AISM. In Emilia Romagna, quindi, oltre 10.000 persone con sclerosi multipla potranno contribuire a migliorare il sistema di valutazione e accesso ai servizi.

Intervenuta con un videomessaggio, Isabella Conti, assessora al Welfare della Regione Emilia Romagna, ha sottolineato l’importanza di un cambio di paradigma nella considerazione della persona con disabilità con questa riforma: «Dobbiamo guardare alla persona nella sua interezza – ha detto -, con particolare attenzione alle giovani donne, che sono sempre più colpite dalla sclerosi multipla. Tutti devono avere diritto a un Progetto di Vita che consenta loro di realizzarsi pienamente. La nostra Regione si farà promotrice di un percorso condiviso con Associazioni e Cittadini/Cittadine, per garantire prospettive e opportunità concrete».
L’assessora Conti ha ricordato inoltre la recente costituzione di un gruppo di lavoro regionale sulla sclerosi multipla (determinazione di giunta regionale n. 10090/24), evidenziando la necessità di una sinergia più forte tra Istituzioni e Associazioni, per definire linee operative chiare e precise. «Convocherò presto l’AISM – ha concluso Conti – per un tavolo di lavoro congiunto».

Durante il convegno è intervenuta anche Lucia Zanardi, coordinatrice regionale di Medicina Legale dell’INPS, che ha fornito un aggiornamento sulla sperimentazione in corso nella Provincia di Forlì-Cesena. «Abbiamo in sperimentazione 1.450 persone – ha affermato -, di cui 800 sono state già convocate per le visite e 350 hanno già ottenuto i certificati introduttivi. Il resto verrà calendarizzato entro giugno 2025. Stiamo operando nel rispetto dei tempi previsti dalla Legge: 90 giorni per la valutazione dell’invalidità civile, con tempi ridotti per i minori e gli oncologici. Siamo in grado di chiamare in visita gli oncologici in 7 giorni e i bambini entro 15 giorni».
Zanardi ha annunciato inoltre l’imminente diffusione da parte del Governo dell’atteso Decreto che regolerà in maniera più diretta e dettagliata la valutazione, con riguardo anche alla nuova percentualizzazione della disabilità, a superamento delle vecchie tabelle risalenti all’ormai lontano 1992.

«Questa riforma – ha dichiarato Ivonne Pavignani, presidente dell’AISM Emilia Romagna – può rappresentare un passo avanti per le persone con sclerosi multipla, ma è fondamentale che il nuovo modello tenga conto della variabilità della patologia e dei suoi “sintomi invisibili”. Continueremo dunque a collaborare con l’INPS e con le Istituzioni per migliorare il sistema di valutazione e l’accesso ai servizi».

Il convegno di Bologna, dunque – rientrante nel progetto Agenda 25 sclerosi multipla e patologie correlate, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con la FISH (Federazione italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) e l’UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia) quali partner – ha ribadito l’importanza di un approccio partecipato, che metta davvero la persona al centro, garantendo diritti e opportunità concrete per chi convive con la sclerosi multipla e altre patologie invalidanti. (B.E. e S.B.)

Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa e Comunicazione AISM (Barbara Erba), barbaraerba@gmail.com.

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“Riforma disabilità e Progetto di vita”: un convegno a Caivano

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Domani, 11 aprile, al convegno “Riforma disabilità e Progetto di vita”, parteciperanno tra gli altri la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli e il capo dipartimento della Protezione Civile e commissario straordinario di Governo per le Periferie, Fabio Ciciliano Il Teatro Burlesque (Scuola di Teatro di Crescenzo Autieri) di Caivano (Napoli)

Venerdì 11 aprile, a partire dalle 10, a Caivano (Napoli) si terrà il convegno Riforma disabilità e Progetto di vita, organizzato dalla ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli.
All’incontro, in programma al Teatro Burlesque (Scuola di Teatro di Crescenzo Autieri), in Via Sant’Arcangelo, 24, interverrà, tra gli altri, Fabio Ciciliano, capo dipartimento della Protezione Civile e commissario straordinario di Governo per le Periferie.
Due le tavole rotonde previste: La sperimentazione della riforma e Associazioni e territorio.
L’incontro si chiuderà con un momento musicale a cura dei laboratori per i giovani con disabilità nell’àmbito del progetto Lo spazio dei talenti, inaugurato lo scorso luglio e finanziato dal Governo (ne abbiamo parlato in questo pezzo). (C.C.)

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Una sfilata e una mostra per parlare di autismo e di moda inclusiva

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La manifestazione “Beyond Words” (letteralmente Oltre le parole), promossa dal Comune di Roma insieme all’Associazione Modelli si Nasce, ha raccontato l’autismo «senza commiserazione o pregiudizio, bensì in un’ottica di valorizzazione», come hanno sottolineato gli organizzatori Uno dei giovani modelli con disturbo dello spettro autistico che hanno sfilato per l’evento “Beyond Words”

Inclusione, moda e spettacolo in un unico evento: è questa la sintesi della manifestazione Beyond Words (letteralmente “Oltre le parole”), promossa nei giorni scorsi dal Comune di Roma insieme a Modelli si Nasce, Associazione impegnata sulla formazione di giovani con disturbo dello spettro autistico da avviare alla professione di modelli nel settore della moda e della pubblicità.
L’iniziativa è stata organizzata in occasione della Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo (World Autism Awareness Day) del 2 aprile.

Giunta alla sua seconda edizione, Beyond Words ha previsto un doppio appuntamento: una sfilata di 35 giovani modelli con disturbo dello spettro autistico e una mostra fotografica presso Palazzo Braschi a Roma. La conduzione anche quest’anno è stata a cura della giornalista e conduttrice televisiva Eleonora Daniele e ha visto la partecipazione di personaggi dello spettacolo quali Margareth Madè, Giuseppe Zeno, Vittoria Schisano, Michele Ragno, Giulia Bevilacqua, Paola Minaccioni, Diane Fleri, Fabius De Vivo e molti altri.

La presidente dell’Associazione Modelli si Nasce Silvia Cento ha dichiarato: «Modelli si Nasce è davvero grata all’assessore del Comune di Roma Alessandro Onorato, per avere sostenuto, con determinazione e tanta fiducia per il secondo anno, un evento di così alto livello che, attraverso l’arte e la bellezza, offre l’opportunità di guardare con occhi nuovi e mente aperta ai ragazzi neuro divergenti e, in generale, a tutto il mondo dell’autismo».

Beyond Words è anche il titolo della mostra fotografica che, inaugurata a Palazzo Braschi il 2 aprile e aperta fino al 21 aprile, racconta, attraverso le fotografie di Danilo Falà, i giovani di Modelli si Nasce, primi modelli condisturbo dello spettro autistico in Italia, formati per abitare la scena della moda non come eccezione, ma come autentica espressione di bellezza. (C.C.)

Per maggiori informazioni: Mara Terenzi (info@terenzis.com).

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“Luminoso. La città autistica”: il ruolo della fragilità come risorsa per la comunità

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Un ciclo di esperienze rivolte alla cittadinanza, «per riflettere sui corpi e la loro fragilità e indagarne una nuova declinazione nel rapporto con la polis-città»:  il Settore Musei Civici Bologna, in collaborazione con il Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni, ha presentato il progetto “LUMINOSO. La città autistica, ispirato all’omonimo libro. Previsti laboratori dal 11 al 13 aprile, con l’obiettivo di indagare il ruolo della fragilità come risorsa per la comunità

Un ciclo di esperienze che esplora il rapporto tra corpo, fragilità e spazio urbano: si rivolge a cittadini e cittadine «di ogni età, capacità, abilità, provenienza» il progetto LUMINOSO. La città autistica, ideato dal coreografo Virgilio Sieni e promosso dal Settore Musei Civici Bologna, in collaborazione con il Centro Nazionale di Produzione della Danza.

Virgilio Sieni in un laboratorio di danza

Ispirato al libro La città autistica di Alberto Vanolo (ne parliamo approfonditamente in questo nostro pezzo), il progetto propone una riflessione su inclusione, democrazia e partecipazione attraverso il linguaggio della danza: dall’11 al 13 aprile, tra il Museo Civico Archeologico e il Museo Civico Medievale di Bologna, si terranno laboratori sul gesto, performance site-specific, incontri con pensatori e lezioni pubbliche.
Ogni giornata sarà dedicata ad esplorare nuove prospettive sul corpo e sulla città, promuovendo il benessere emotivo e mentale attraverso la cultura.

Il progetto – che fa parte delle iniziative del Settore Musei Civici per promuovere accessibilità e salute – sottolinea come la danza possa diventare uno strumento di cura e connessione, trasformando i musei in spazi di inclusione e accoglienza, capaci di migliorare la qualità della vita e combattere solitudine e isolamento. (C.C.)

Per ogni ulteriore informazione: Ufficio Stampa Musei Civici Bologna (ufficiostampabolognamusei@comune.bologna.it).

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Screening neonatale per l’atrofia muscolare spinale in Campania e Puglia: esperienze a confronto

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In Puglia e in Campania lo screening neonatale ha permesso di identificare bambini affetti da SMA (atropfia muscolare spinale) e di trattarli precocemente. Per stimolare il dialogo tra professionisti di settore, ricercatori e famiglie alla presenza delle Istituzioni, l’OMaR, in collaborazione con l’Associazione Famiglie SMA, ha organizzato per l’11 aprile a Napoli il convegno “Screening neonatale per la SMA in Campania e Puglia. Due esperienze regionali a confronto”, fruibile anche online Lo screening neonatale si attua in modo del tutto non invasivo, tramite un semplice prelievo di sangue dal piedino del neonato

Per una malattia neuromuscolare come la SMA (atrofia muscolare spinale), la diagnosi precoce è fondamentale per migliorare le prospettive di trattamento e garantire una qualità della vita migliore per chi ne soffre. In tale quadro, lo screening neonatale riveste un’importanza ancor più determinante, consentendo di identificare i neonati affetti da SMA già nei primi giorni di vita, ciò che offre offrendo loro l’opportunità di accedere a trattamenti innovativi e potenzialmente salvavita. Nelle Regioni Puglia e Campania lo screening neonatale ha permesso infatti di identificare bambini affetti da SMA e di trattarli precocemente.

Con l’obiettivo dunque di stimolare il dialogo tra professionisti di settore, ricercatori e famiglie alla presenza delle Istituzioni, l’OMaR (Osservatorio Malattie Rare), in collaborazione con l’Associazione Famiglie SMA, ha organizzato il convegno denominato Screening neonatale per la SMA in Campania e Puglia. Due esperienze regionali a confronto, in programma per l’11 aprile a Napoli (Holiday Inn, Centro Direzionale, Isola E6, Via Domenico Aulisio, dalle 9.30), ma fruibile anche online (fare riferimento a questo link), durante il quale rappresentanti delle due Regioni coinvolte condivideranno esperienze e successi e discuteranno delle sfide legate all’implementazione dello screening per la SMA. (S.B.)

A questo link è disponibile il programma completo del convegno. Per ulteriori informazioni: Rossella Melchionna (melchionna@rarelab.eu).

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Il potere dello sport nel creare inclusione

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L’inclusione delle persone con disabilità nello sport non è solo una questione di accesso, ma un’affermazione di pari diritti e opportunità: di questo si parla in “Diritto e sport per le persone con disabilità”, documento elaborato per il CNEL da Vincenzo Falabella, consigliere dello stesso CNEL e presidente della Federazione FISH, insieme a Maria Paola Monaco, docente universitaria di Diritto del Lavoro. Ne abbiamo parlato con lo stesso Falabella Vincenzo Falabella

L’inclusione delle persone con disabilità nello sport non riguarda solo l’accessibilità, ma rappresenta una piena affermazione di diritti e opportunità: è questo il cuore del documento Diritto e sport per le persone con disabilità, elaborato per il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) da Vincenzo Falabella, consigliere dello stesso CNEL, al cui interno coordina l’Osservatorio Inclusione e Accessibilità, nonché presidente della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) e da Maria Paola Monaco, docente associata di Diritto del Lavoro all’Università di Firenze (se ne legga già anche una nostra ampia presentazione a questo link).
Nell’interviusta che segue, analizziamo con lo stesso Vincenzo Falabella i cambiamenti culturali e normativi necessari per garantire una partecipazione equa e paritaria delle persone con disabilità allo sport, affrontando questioni legate all’accessibilità delle strutture, alla trasformazione dello stigma culturale e alla costruzione di un sistema multidisciplinare più integrato. Un contributo che mostra come lo sport possa diventare un potente strumento di inclusione reale e universale.

Sport come diritto universale, non più inteso come mero strumento riabilitativo: è un concetto che viene spesso sottolineato nella vostra pubblicazione. Le chiedo: come garantire l’effettiva inclusione delle persone con disabilità nello sport? Quali passi sono ancora necessari per superare la mentalità assistenzialistica e promuovere modelli sportivi più inclusivi e accessibili?
«Per garantire l’inclusione reale delle persone con disabilità nello sport, è necessario agire su più livelli, che di seguito cerco di elencare per punti:
° Accessibilità strutturale, ossia piste, piscine, palestre e attrezzature che devono essere progettate per tutti e tutte, seguendo il principio dell’Universal Design (“progettazione universale”). Ad esempio, in Norvegia, molte stazioni sciistiche offrono sit-ski gratuiti e percorsi accessibili.
° Formazione degli operatori: allenatori e staff devono essere formati su disabilità e adattamenti, non solo in ottica riabilitativa, ma anche agonistica.
° Superare lo stigma culturale: spesso si vede lo sport per persone con disabilità come “terapia” e non come competizione o passione. Servono dunque campagne mediatiche che normalizzino atleti paralimpici (come Bebe Vio o Alex Zanardi) e li mostrino come professionisti, non come “eroi per forza”.
° Modelli ibridi: esempi come il basket in carrozzina misto (atleti con disabilità e atleti non in condizione di disabilità) o il para-cycling dimostrano che l’inclusione può essere realmente sportiva e non solo simbolica».

La riforma introdotta dal Decreto Legislativo 36/21 (consultabile a questo link) ha affrontato temi importanti come il riconoscimento delle carriere sportive e gli accomodamenti ragionevoli. Quali sono, secondo lei, gli aspetti più innovativi di questa riforma e quali le principali lacune ancora da colmare?
«Finalmente si considera l’atleta paralimpico alla stregua di quello olimpico, con diritti pensionistici e tutele. Poi c’è l’obbligo di adeguare strutture e regolamenti (ad esempio, tempi più lunghi per le qualifiche se necessari) e pari opportunità negli incentivi, in quanto i fondi statali devono sostenere equamente progetti paralimpici e olimpici. Questi sono tutti aspetti innovativi.
Per quanto riguarda le lacune, ne individuo tre: mancano sanzioni efficaci per chi non applica le norme (ad esempio, palestre che rifiutano atleti con disabilità), la scarsa copertura finanziaria per protesi e attrezzature sportive high-tech, ancora a carico del singolo, e infine lo scarso coinvolgimento delle Regioni, con disparità territoriali nell’offerta sportiva inclusiva».

Nel documento elaborato per il CNEL si fa riferimento alle protesi sportive come strumenti di lavoro e alla loro erogazione pubblica. Quali benefìci concreti sono previsti per gli atleti con disabilità?
«Se le protesi fossero erogate dal Servizio Sanitario Nazionale come “strumenti di lavoro” (per atleti professionisti o amatoriali), si avrebbe una riduzione del divario economico – basti pensare che una protesi da corsa può costare decine di migliaia di euro, escludendo molti talenti -, ma anche un miglioramento prestazionale, in quanto attrezzature adeguate (ad esempio, lame per atletica o stabilizzatori per sci) permettono di competere alla pari; infine, protesi ben calibrate evitano infortuni da sovraccarico, un problema comune per chi usa dispositivi inadatti. In Germania, il sistema sanitario copre il 90% del costo delle protesi sportive se riconosciute necessarie per l’attività».

Sempre in Diritto e sport per le persone con disabilità si sottolinea l’importanza di una cabina di regia multidisciplinare e di una rete attiva sul territorio. Quali strategie servono per un’effettiva collaborazione tra enti pubblici, servizi sanitari e associazioni sportive?
«Per una rete efficace tra enti pubblici, sanitari e associazioni occorrono tavoli permanenti, ovvero creare gruppi di lavoro con medici, allenatori, atleti e politici, per co-progettare interventi (ad esempio il modello dei PARA Sport Hub nel Regno Unito). Poi dati condivisi: una banca dati unica su impianti accessibili, finanziamenti e buone prassi eviterebbe dispersione. E ancora, penso ad incentivi fiscali, premiando le società sportive che investono in inclusione con sgravi per palestre con corsi misti. Infine, sanità e sport devono essere integrati: in altre parole, fisiatri e ortopedici dovrebbero prescrivere l’attività sportiva come parte del percorso di cura, non solo la riabilitazione passiva».

Lei pratica sport?
«Prima della lesione midollare sono stato uno sportivo professionista, dopo la lesione midollare mi sono dedicato con impegno concreto a rivendicare e a difendere i diritti delle persone con disabilità. Questo mio ruolo oggi mi porta via moltissimo tempo, non riesco a conciliare le due cose. Oggi, pur dedicandomi principalmente alla tutela dei diritti, continuo a coltivare la mia passione per lo sci durante l’inverno, trovando in questa disciplina non solo un momento di svago, ma anche un’importante fonte di benessere e di riconnessione con la mia identità di sportivo».

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Pieno diritto all’assistenza e alla comunicazione anche per alunni con disabilità grave

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Tramite una recente Ordinanza, il Tribunale Civile di Marsala in Sicilia ha garantito in via d’urgenza il numero di ore di assistenza per l’autonomia e la comunicazione ad un alunno con disabilità di Mazara del Vallo al quale il Comune lo aveva negato Un’assistente all’autonomia e alla comunicazione insieme a un bimbo con disabilità visiva

Tramite l’Ordinanza n. 2799 del 2 aprile scorso, il Tribunale Civile di Marsala (Trapani) ha garantito in via d’urgenza il numero di ore di assistenza per l’autonomia e la comunicazione ad un alunno con disabilità di Mazara del Vallo al quale il Comune lo aveva negato. La famiglia dell’alunno, assistita dall’avvocata Chiara Garacci, aveva interposto ricorso in via d’urgenza per discriminazione ai sensi della Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni), poiché il GLO (Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione) del giugno 2024 aveva assegnato all’alunno certificato con disabilità ai sensi dell’articolo 3, comma 1 della Legge 104/92, quindici ore di assistenza all’autonomia e comunicazione, mentre il Comune le aveva negate, sostenendo di essere in dissesto finanziario e di non potere quindi soddisfare le richieste di assistenza degli alunni certificati tramite l’articolo 3, comma 1 della Legge 104, limitandosi solo a quelli certificati con articolo 3, comma 3.

Durante l’udienza svolta per discutere sull’ammissione di un provvedimento di urgenza, il Tribunale ha rilevato dunque l’esistenza delle due condizioni necessarie a provvedere e a pronunciare un’ordinanza provvisoria di questo tipo favorevole al ricorrente, in attesa della decisione definitiva del merito. Infatti, sussistono sia il fumus boni iuris che il periculum in mora, ossia il primo per la fondata probabilità dell’esistenza del diritto richiesto, giacché l’alunno certificato con articolo 3, comma 1 della Legge 104, al pari di quello certificato con articolo 3, comma 3, ha un diritto non solo riconosciuto dalle Leggi della Regione Siciliana (68/81, 15/04, 29/21), ma anche costituzionalmente garantito, come affermato a partire dalla Sentenza 25011 del 2014 della Corte di Cassazione e anche dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale e dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con disabilità. Giurisprudenze secondo le quali il numero di ore indicate nel PEI (Piano Educativo Individualizzato) dal GLO non può essere ridotte neppure per motivi di bilancio.
Sussiste altresì anche la seconda condizione, il periculum in mora, cioè il rischio che il diritto non possa essere in concreto goduto se la Sentenza interviene troppo tardi, poiché il processo era già giunto a marzo e quindi oltre la metà dell’anno scolastico.

Quanto infine alla discriminazione denunciata ai sensi della Legge 67/06, essa sussiste, poiché l’omissione o riduzione di ore di assistenza viola le pari opportunità di istruzione tra l’alunno con disabilità e i compagni senza disabilità. Tale discriminazione non vi sarebbe invece se contemporaneamente anche ai compagni fosse ridotto un eguale numero di ore di insegnamento, secondo la costante giurisprudenza della Cassazione.
Pertanto, anche un alunno certificato con articolo 3, comma 1 della Legge 104/92 ha diritto al numero di ore di assistenza indicate nel PEI.

*Il presente contributo è già apparso in «La Tecnica della Scuola» e viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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Il valore delle persone con disabilità: un convegno promosso dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede

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“Scoprire, tutelare e sviluppare il valore delle persone con disabilità” è il titolo del convegno promosso dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede oggi, 9 aprile. «Chiedo all’Ambasciatore di farsi portavoce affinché la Santa Sede possa recepire la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, con tutte le eccezioni ritenute necessarie su eventuali articoli»: lo ha dichiarato Vincenzo Falabella, presidente della Federazione FISH, intervenendo all’evento Il presidente della FISH Falabella e la ministra per le Disabilità Locatelli al convegno promosso dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede

Scoprire, tutelare e sviluppare il valore delle persone con disabilità è il titolo del convegno promosso dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede oggi, 9 aprile.
«Chiedo all’Ambasciatore di farsi portavoce affinché la Santa Sede possa recepire la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, con tutte le eccezioni necessarie su eventuali articoli. Siamo qui assieme per lavorare uniti», lo ha dichiarato Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), intervenendo all’evento. «Fondamentale è valorizzare ogni persona nella sua interezza – ha proseguito -, riconoscendo le sue potenzialità e il suo diritto ad essere trattata con dignità e rispetto, senza discriminazioni. L’inclusione, infatti, non è solo una questione di accesso, ma di cambiamento culturale: solo attraverso una riflessione collettiva possiamo costruire una società veramente equa, dove ogni individuo possa esprimere liberamente il proprio potenziale. Siamo nell’Anno Giubilare. Ci aspetta la sfida di accogliere i pellegrini con disabilità. Lo faremo con dedizione».

Nella sessione d’apertura, dopo il saluto di benvenuto dell’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Francesco Di Nitto, e l’intervento istituzionale della ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, sono intervenuti suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale delle Persone con Disabilità della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), il citato Vincenzo Falabella e Nazaro Pagano, presidente della FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità).
Nel panel successivo, denominato Dall’autoimprenditorialità al lavoro cooperativo, è intervenuto Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo) e si sono susseguite le testimonianze di Marco Bartoletti (BB Holding), Dalila Russo (AISM-Associazione Italiana Sclerosi Multipla), Katia Mignogna (Arte e Libro ONLUS), Andrea Bonsignori (BreakCotto). Ha moderato Giovanni Battista Iannuzzi, presidente del CIDU (Comitato Interministeriale per i Diritti Umani).

All’ultimo panel, infine, su Sport e attività ricreative: opportunità per conoscere e sostenere se stessi e gli altri, è intervenuta la senatrice Giusy Versace e vi sono state le testimonianze di Bruno Molea, presidente della FICTUS (Federazione Italiana degli enti Culturali, Turistici e Sportivi) e dell’AICS (Associazione Italiana Cultura e Sport), Giampaolo Mattei, presidente di Athletica Vaticana, Sara Vargetto, atleta della stessa Athletica Vaticana, Lorenzo Mancino ed Eros Zanotti, atleti di Special Olympics Italia. Ha moderato Serafino Corti, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulle Condizioni delle Persone con Disabilità.
Le conclusioni sono state a cura della giornalista Fausta Speranza. (C.C. e S.B.)

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Misoginia, abilismo, antisemitismo: come l’odio si diffonde sui social in Italia

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L’odio online si sta espandendo e polarizzando: è quanto emerge dall’ottava edizione della “Mappa dell’Intolleranza” di VOX, l’Osservatorio Italiano sui Diritti. Per quanto riguarda i contenuti social legati all’abilismo, ovvero lo stigma e la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, «l’uso del linguaggio offensivo contro le persone con disabilità si è andato via via allargando, ampliando sia il suo utilizzo originario sia il suo significato, più ampio e meno specifico»

Ormai da un po’ di anni VOX, l’Osservatorio Italiano sui Diritti, analizza il fenomeno dell’odio diffuso sui social in Italia. La nuova edizione recentemente pubblicata della Mappa dell’Intolleranza, appunto l’ottava del progetto ideato da Vox in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università di Bari e l’Università La Sapienza di Roma (disponibile integralmente a questo link), evidenzia come l’odio online si stia espandendo e polarizzando. I dati, già allarmanti negli anni precedenti, continuano infatti a peggiorare.

Su due milioni di post pubblicati su X (l’ex Twitter), fra gennaio e novembre 2024, la metà contiene messaggi d’odio rivolti principalmente alle donne, che risultano il “bersaglio” più colpito. Ma andiamo nel dettaglio delle percentuali dell’intolleranza sui social per il 2024: il 50% dei tweet negativi hanno un carattere misogino, il 27% esprimono antisemitismo (valore quadruplicato rispetto al 2022), l’11% xenofobia, seguita per il 5% da islamofobia, per il 4% da abilismo e per il 3% da omotransfobia.

Dalla guerra in Ucraina e a Gaza, dalle elezioni americane a fenomeni populisti nel mondo: il periodo esaminato è stato storicamente parlando un’epoca di forti turbolenze, incertezze e fragilità, che si sono riverberate – spiegano ricercatrici e ricercatori di Vox – nel quotidiano delle persone, creando un tessuto endemico di tensione e polarizzazione dei conflitti. «Oggi l’odio online è attore fondamentale nella rappresentazione della polarizzazione e i social si configurano come la cinghia di trasmissione tra i mass media tradizionali, la politica e alcune sacche di forte malcontento, che trovano sfogo ed espressione proprio nelle praterie dei social».

La mappatura consente l’estrazione e la geolocalizzazione dei tweet che contengono parole considerate sensibili e mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa secondo sei diverse categorie: misoginia, antisemitismo, islamofobia, xenofobia, abilismo, omotransfobia. Roma è al primo posto per discorsi omofobi e antisemiti, Milano capitale di quelli xenofobi e misogini, dove a firmarli sono per buona parte donne stesse.

Riguardo all’abilismo, in particolare, come viene sottolineato anche da Elisa Marino dell’Ufficio Legislativo FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità), emerge che «l’uso del linguaggio offensivo contro la condizione di disabilità si è andato allargando sempre di più, ampliando anche il suo utilizzo, che risulta essere più ampio e meno specifico». In altre parole, si stanno usando sempre di più parole descrittive della disabilità come strumenti di insulto, dando loro un significato dispregiativo.
Si è rilevato, inoltre, che i picchi di odio verso le persone con disabilità ci sono stati in occasione della diffusione di notizie di cronaca che hanno visto persone con disabilità vittime di aggressioni e violenza. «Altro dato allarmante presente nella Mappa – aggiungono da HandyLex – è quello relativo al contenuto dei tweet che presentano al loro interno il termine “disabile”. Dallo studio di questi ultimi, infatti, affiora la presenza ancora oggi dello stereotipo della persona con disabilità come “bisognosa” e come qualcuno da curare/assistere, oltre, naturalmente, all’idea che definire qualcuno “disabile” oppure “persona con disabilità” sia un insulto».

Quali esempi di stereotipi mappati, in merito all’abilismo, sono ripostati i seguenti: «È solo un povero handicappato. Non a caso hanno scelto lui come burattino». «Solo un cerebroleso sceglie di pagare il 60% di tasse potendo pagarne meno». «L’85% degli italiani si è rotto i coglioni di leggere minorati mentali come te, questa è la realtà!!». Va per altro notato che nel ripostare queste notizie vengono utilizzate le espressioni «affetti da sordità» e «affetta da disabilità», entrambe scorrette e riconducibili al modello medico della disabilità, che è stato superato da oltre vent’anni.

Dato che ormai la letteratura ha evidenziato – e la ricerca ha confermato negli anni – che il discorso d’odio è sempre più spesso governato da account falsi in grado di scatenare le cosiddette shitstorm, ciò che importa studiare e rilevare è soprattutto il potenziale di viralizzazione dei discorsi discriminatori, attraverso il fenomeno delle echo chambers, che si basa proprio sugli stereotipi. (C.C.)

Ricordiamo ancora il link al quale è consultabile l’ottava Mappa dell’Intolleranza di Vox.

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Importante il ritiro di quegli emendamenti, per le Persone con disabilità e per la Sanità Pubblica

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«Fin dall’inizio avevamo preso posizione contro quegli emendamenti che rischiavano di limitare l’accesso alle prestazioni sanitarie per le persone con disabilità»: lo dicono dalla Federazione FISH, guardando ora con estremo favore al ritiro da parte del Senato di quegli stessi emendamenti al Disegno di Legge su “Misure di garanzia per l’erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria”, ritenuto come «un segnale importante per la tutela dei diritti e per la giustizia sociale» Il Senato della Repubblica

«Esprimiamo forte preoccupazione per quell’emendamento i cui contenuti potrebbero avere implicazioni gravi per i diritti dei soggetti vulnerabili, in particolare le persone con disabilità, e per il funzionamento stesso del sistema sanitario nazionale»: lo si era letto anche su queste pagine, in riferimento a una nota diffusa a metà marzo dalla FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), riguardante in realtà non uno, ma due emendamenti al Disegno di Legge su Misure di garanzia per l’erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria (Atto del Senato n. 1241). «La salute e la tutela sociosanitaria delle persone con disabilità – aveva dichiarato per l’occasione il presidente della FISH Vincenzo Falabella – non possono essere messe in discussione con interventi normativi parziali e poco chiari. È fondamentale, infatti, che qualsiasi intervento legislativo in materia sanitaria e sociale rispetti e rafforzi i principi di universalità, equità e accessibilità, poiché solo in questo modo si potrà assicurare che ogni persona, indipendentemente dalle sue condizioni, abbia diritto alla stessa qualità di assistenza e protezione».
A quella presa di posizione, la FISH ne aveva fatto seguire altre, ribadendo la necessità di difendere la Sanità Pubblica e di garantire pari opportunità di accesso alle cure per tutte e tutti.

Ebbene, ora la Federazione guarda con grande favore al ritiro di quegli emendamenti, ritenuto come «un segnale importante per la tutela dei diritti e per la giustizia sociale».
«Esprimiamo soddisfazione – si legge infatti in una nota – per il ritiro di due emendamenti che avrebbero introdotto modifiche dannose alle forme di assistenza sanitaria integrativa, compromettendo i diritti delle persone con disabilità. Fin dall’inizio, infatti, avevamo preso posizione contro un provvedimento che rischiava di limitare l’accesso alle prestazioni sanitarie per le persone con disabilità, mettendo in discussione il principio di equità su cui si fonda il nostro sistema sanitario. In un momento in cui la Sanità Pubblica dev’essere rafforzata e tutelata come diritto universale, quegli interventi rappresentavano un pericoloso passo indietro, con ricadute dirette sull’autonomia e sulla qualità della vita delle persone con disabilità».

«La bocciatura di quegli emendamenti – commenta Falabella – conferma le fondate preoccupazioni sollevate dalla nostra Federazione nell’ultimo mese. Sostenendo la nostra posizione, a tutela dei diritti delle persone con disabilità, i Senatori hanno evitato l’approvazione di un provvedimento che avrebbe compromesso l’accesso alle cure per una parte vulnerabile della popolazione». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishonlus.it.

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