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Europa, stop alla Direttiva sulla Parità di Trattamento

Superando - 13 Febbraio 2025 - 4:54pm

La Commissione Europea ha pubblicato il proprio Programma di Lavoro per il 2025 all’interno del quale vi è tra l’altro la revoca della Proposta di Direttiva sulla Parità di Trattamento. «Un altro triste segnale dei tempi ostili che stiamo vivendo, ma intendiamo reagire”, fa sapere l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità  Una riunione del Consiglio dell’Unione Europea

La Commissione Europea ha reso pubblico il proprio Programma di Lavoro per il 2025 e all’interno di esso, precisamente a pagina 25 del quarto allegato al documento, la Commissione stessa ha annunciato la revoca della Proposta di Direttiva per l’attuazione del principio di parità di trattamento tra le persone, indipendentemente dalla religione o dalle convinzioni personali, dalla disabilità, dall’età o dall’orientamento sessuale. Come mai? Il motivo addotto dalla Commissione è il seguente: «La Proposta è ferma e sono improbabili ulteriori progressi».

Secondo l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, si tratta di «un altro triste segnale dei tempi politici ostili in cui viviamo e conferma che le politiche di uguaglianza non sono più prioritarie per l’attuale Commissione. Hanno ritirato la Direttiva ma non hanno proposto alcuna alternativa o una proposta migliorata. Abbiamo già attivato le nostre reti per dare una risposta».

Nel 2007, va ricordato, lo stesso Forum Europeo sulla Disabilità raccolse ben un milione e 300.000 firme per chiedere alla Commissione di elaborare una legislazione antidiscriminazione. (C.C. e S.B.)

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Gli incontri di formazione sulla Legge Delega in materia di disabilità: disponibili i video

Superando - 13 Febbraio 2025 - 4:36pm

Più di mille persone hanno preso parte al ciclo di incontri online voluti dalla Federazione FISH, per approfondire le specificità del Decreto Legislativo 62/24, attuativo della Legge 227/21 in materia di disabilità, e l’applicazione di esso in riferimento alla sperimentazione partita dall’inizio di quest’anno in nove Province a suo tempo individuate. Ne sono ora disponibili le varie registrazioni

Si è felicemente concluso il ciclo di incontri online voluti dalla FISH (Federazione italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), per approfondire le specificità del Decreto Legislativo 62/24 (Definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole, della valutazione multidimensionale per l’elaborazione e attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato), attuativo della Legge 227/21 in materia di disabilità, e l’applicazione di esso in riferimento alla sperimentazione partita dall’inizio di quest’anno in nove Province a suo tempo individuate (Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste).

Le registrazioni degli incontri svoltisi dal 17 gennaio al 10 febbraio, cui hanno preso parte complessivamente più di mille persone, sono ora quasi tutte disponibili a questo link. Ne ricordiamo l’elenco: Analisi normativa pre e post riforma (Alessia Maria Gatto); Progetto di vita e budget di progetto: enti del terzo settore e coordinamento degli interventi (Paolo Bandiera); Progetto di vita (Francesca Palmas); Valutazione di base (Angelo Cerracchio); Valutazione multidimensionale (Corinne Ceraolo); Sintesi della riforma (Giuliana Anatrella). (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishonlus.it.

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Nuova versione ampliata per il catalogo “Piemonte for All”

Superando - 13 Febbraio 2025 - 1:52pm

In collaborazione con la CPD di Torino (Consulta per le Persone in Difficoltà), l’IsITT (Istituto Italiano per il Turismo per Tutti), ha presentato alla BIT 2025 di Milano la versione aggiornata e ampliata del catalogo “Piemonte for All”, realizzato grazie al contributo della Fondazione CRT L’immagine di copertina del catalogo “Piemonte for All”

In collaborazione con la CPD di Torino (Consulta per le Persone in Difficoltà), l’IsITT (Istituto Italiano per il Turismo per Tutti), ha presentato alla BIT 2025 di Milano (Borsa Internazionale del Turismo), la versione aggiornata del catalogo Piemonte for All, realizzato grazie al contributo della Fondazione CRT.
Si tratta della versione aggiornata del catalogo che è stato ulteriormente ampliato, facendo salire a 21, da 12 che erano in precedenza, gli itinerari accessibili proposti. (S.B.)

 

A questo link si può scaricare la versione aggiornata del catalogo Piemonte for All (e anche quella in alta leggibilità). A quest’altro link è disponibile un testo di ulteriore approfondimento. Per altre informazioni: Fabrizio Vespa (fabrizio.vespa@cpdconsulta.it).

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Autismo: il valore di ogni persona

Superando - 13 Febbraio 2025 - 1:15pm

Il 27 febbraio prossimo a Treviso ci sarà il convegno “Autismo: il valore di ogni persona”, organizzato dal Ministero per le Disabilità. Per partecipare ai lavori occorre effettuare la procedura di registrazione. Interverranno le principali organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti delle persone con disturbo dello spettro autistico

Autismo: il valore di ogni persona: è il titolo del convegno organizzato dal Ministero per le Disabilità per giovedì 27 febbraio, dalle ore 9, al Museo Santa Caterina a Treviso.
All’evento (cui è possibile registrarsi attraverso questo link) porteranno i saluti istituzionali Marcello Gemmato, sottosegretario di Stato per la Salute; Manuela Lanzarin, assessora della Regione Veneto alla Sanità, ai Servizi Sociali e alla Programmazione Socio-Sanitaria; Mario Conte, sindaco di Treviso.

Seguiranno gli interventi di Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie); Nazaro Pagano, presidente della FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità); Giovanni Marino, presidente nazionale dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori di perSone con Autismo); Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo); Ruggero Mason, presidente di Gruppo Asperger. Introdurrà i lavori la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli.

Parteciperanno inoltre Paolo Bandiera, che nell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità coordina il Grruppo di Lavoro sul Progetto di vita e che su tale tema si sorffermerà; Roberto Keller, responsabile del Centro Regionale Piemonte Disturbo Spettro Autistico in età adulta (Dipartimento Salute Mentale ASL Città di Torino), che tratterà il tema Abilitare in ambienti naturali: dal cammino alla vela; Leonardo Zoccante, direttore dell’Unità Operativa Complessa Infanzia, Adolescenza, Famiglia e Consultori (Distretti 1-2, Azienda ULSS 9 Scaligera), che parlerà di Autismo ed arte connettiva; Massimo Molteni, direttore sanitario centrale dell’Associazione La Nostra Famiglia-IRCCS Medea (La neurodiversità); Paolo Moderato, docente emerito di Psicologia, presidente di IESCUM, Italian Chapter ABA International (Autismo: oltre gli interventi precoci); Pierangelo Spano, responsabile della Direzione Servizi Sociali della Regione del Veneto (Disturbi dello spettro autistico e disabilità intellettive scenari della programmazione integrata e ruolo della Regione dopo l’approvazione del d.lgs. n. 62/24); Michela Gatta, direttrice dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile nel Dipartimento Salute della Donna e del Bambino, presso l’Azienda Ospedale-Università di Padova (Oltre quello che è visibile. Esperienze in Neuropsichiatria Infantile ospedaliera).

Nel corso del convegno interverranno anche le Fondazioni Danelli e Oltre il Labirinto, Sport Life Montebelluna, la Cooperativa Mind the Kids e le Associazioni Viviautismo e Oltre. (C.C.)

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Il buio e altri colori

Superando - 13 Febbraio 2025 - 12:47pm

La vita quotidiana di una persona cieca, tra monopattini buttati sui marciapiedi, macchine che sfrecciano col rosso e cittadini zelanti che ti accompagnano nel posto sbagliato: è quella che viene raccontata dal protagonista del libro “Il buio e altri colori”, che verrà presentato ilo 17 febbraio presso l’UICI di Milano

La vita quotidiana di una persona cieca, tra monopattini buttati sui marciapiedi, macchine che sfrecciano col rosso e cittadini zelanti che ti accompagnano nel posto sbagliato: è quella che viene raccontata dal protagonista del libro Il buio e altri colori (Manni, 2024), un giornalista che ha perso la vista improvvisamente verso i cinquant’anni e che attraversa la città di Roma stordita dal Covid. «Arrabbiato con la vita, col suo lavoro e con la gente – è stato scritto -, il protagonista si sente perseguitato da tre strani odori, che avverte di continuo intorno a sé. Quei profumi saranno però un filo rosso che gli farà scoprire una verità nascosta e gli farà fare pace con se stesso e con il mondo».

L’autore del libro, che è anche il suo primo romanzo, è Alessandro Forlani, giornalista e scrittore, attualmente redattore e conduttore del programma di Rai Radio 1 Radio anch’io, che sarà presente alla presentazione del volume, nel pomeriggio del 17 febbraio, presso la sede dell’UICI di Milano, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (Sala Trani, Via Mozart, 16, ore 18, ingresso libero).
Per l’occasione, dopo i saluti di Francesco Cusati, vicepresidente dell’UICI di Milano, a moderare l’incontro sarà Maurizio Molinari, capo dell’Ufficio del Parlamento Europeo a Milano e a dialogare con l’autore vi sarà anche il giornalista del «Post» Luca Misculin.
È prevista infine la lettura di alcuni brani del libro da parte di Gloria Beltrami di Will Media. (S.B.)

Per la migliore organizzazione possibile è gradita la segnalazione della partecipazione, inviando un messaggio a segreteria.sezionale@uicimilano.org.

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“Sensuability, ti ha detto niente la mamma?”: la mostra che infrange i pregiudizi su sessualità e disabilità

Superando - 13 Febbraio 2025 - 12:18pm

Aprirà il 14 febbraio a Roma e sarà visitabile fino al 14 marzo, la settima mostra “Sensuability, ti ha detto niente la mamma?”, l’ormai tradizionale esposizione di fumetti e illustrazioni, nella quale verrà esplorato il rapporto tra sessualità, disabilità e letteratura, ponendo l’accento su come la narrazione, il fumetto e l’arte possano contribuire a cambiare il modo in cui vengono percepiti il desiderio, l’erotismo e la corporeità delle persone con disabilità

«Sensuability continua il suo percorso di crescita, portando avanti con determinazione la sua missione di decostruzione degli stereotipi sulla sessualità e la disabilità, con l’obiettivo di mostrare un immaginario nuovo, dove i corpi siano raccontati nella loro autenticità e complessità, liberi dai vincoli di una rappresentazione standardizzata»: lo dichiara Armanda Salvucci, presidente dell’Associazione NessunoTocchiMario e ideatrice del progetto Sensuability, nato ormai da un po’ di anni, per diffondere una visione nuova e priva di pregiudizi della sessualità e della disabilità attraverso le illustrazioni e i fumetti.
Siamo infatti alla vigilia dell’apertura a Roma di Sensuability, ti ha detto niente la mamma?, l’ormai tradizionale mostra di fumetti e illustrazioni, in programma appunto dal 14 febbraio al 14 marzo presso la Biblioteca Laurentina della Capitale (Piazzale Elsa Morante snc), ove verrà esplorato il rapporto tra sessualità, disabilità e letteratura, ponendo l’accento su come la narrazione, il fumetto e l’arte possano contribuire a cambiare il modo in cui vengono percepiti il desiderio, l’erotismo e la corporeità delle persone con disabilità.

All’evento inaugurale del 14 febbraio (ore 19-21) parteciperanno artisti di rilievo nel panorama del fumetto italiano, quali Fumettibrutti, autrice che con le sue opere ha ridefinito i confini della rappresentazione dell’identità di genere; Francesco Cattani, già vincitore del miglior fumetto al Comicon 2018 e da sempre alfiere di un fumetto autoriale e indipendente, dallo stile minimale ma di grande impatto emozionale; alino, curatore ed esperto del settore; Fabio Magnasciutti, illustratore e vignettista di fama, che impreziosirà la serata con una performance musicale.
In mostra vi saranno oltre 130 tavole, di cui più di 80 provenienti dal lavoro di esordienti che hanno partecipato alla settima edizione del concorso Sensuability & Comics, da noi presentata a suo tempo, promossa in collaborazione con Comicon, il Festival Internazionale di Fumetti e supportata anche da Officina B5, scuola d’illustrazione romana, e da ARF! Festival del Fumetto di Roma. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Daniela Russo (russo.da@gmail.com).

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INVALSI classi campione a.s. 2024/2025 – scuola secondaria di II grado – V classi

Ultime da USR Calabria - 13 Febbraio 2025 - 12:10pm

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Assegnazione di assistenti di lingua straniera alle istituzioni scolastiche italiane. Anno scolastico 2025/206

Ultime da USR Calabria - 13 Febbraio 2025 - 12:03pm

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L’Unione Europea non può colmare il vuoto lasciato da altri

Superando - 13 Febbraio 2025 - 11:43am

«L’Unione Europea finanzi urgentemente le organizzazioni per le persone con disabilità colpite dai tagli agli aiuti provenienti dagli Stati Uniti», avevano chiesto il Forum Europeo sulla Disabilità e l’Associazione Europea dei Fornitori di Servizi per le Persone con Disabilità, «l’Unione Europea non può colmare il vuoto lasciato da altri», è la risposta Manifestanti negli Stati Uniti contro lo smantellamento dell’USAID, l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale. “Save USAID Save Lives”, recita uno dei cartelli (“Salvare l’USAID, salvare vite”)

Proprio nei giorni scorsi avevamo rilanciato su queste pagine il seguente accorato appello rivolto alla Commissione Europea dall’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità e dall’EASPD (Associazione Europea dei Fornitori di Servizi per le Persone con Disabilità), cui hanno aderito anche altre quattro organizzazioni: «L’Unione Europea deve finanziare urgentemente le organizzazioni per le persone con disabilità colpite dai tagli agli aiuti da parte degli Stati Uniti», e in particolare quelle dell’Europa orientale e del Caucaso meridionale, le aree maggiormente colpite da queste politiche.
Ieri la testata «Euronews», con una nota a firma di Marta Iraola Iribarren, ha pubblicato le dichiarazioni di un portavoce della Commissione, secondo il quale «l’Unione Europea non può colmare il vuoto lasciato da altri», evidenziando come le difficoltà riguardino molti progetti per persone con disabilità in Ucraina e in altre Regioni d’Europa.
L’11 febbraio, infatti, la Commissione Europea ha ammesso che «l’Unione Europea non può colmare il buco nel finanziamento agli aiuti umanitari internazionali lasciato dallo smantellamento dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), incluso quello relativo all’Ucraina», ha riferito Iribarren.

La decisione degli Stati Uniti di bloccare i finanziamenti agli aiuti esteri ha portato le organizzazioni non governative (ONG) che sostengono le persone con disabilità nei Balcani e nell’Europa orientale a interrompere le loro attività. E tali organizzazioni sono quelle che hanno lanciato l’appello all’Unione Europea. Tuttavia, il portavoce ha avvertito che «la portata e la complessità degli attuali bisogni globali richiede una risposta congiunta» e che «tutti i membri della comunità internazionale devono assumersi le proprie responsabilità», dal momento che l’Unione Europea non è in grado di colmare questa lacuna da sola.

Dal giorno del suo insediamento, avvenuto il 20 gennaio, il nuovo presidente degli Stati Uniti Trump ha temporaneamente congelato tutta l’assistenza all’estero e licenziato centinaia di dipendenti dell’USAID. Fondata nel 1961 dal presidente Kennedy, in questi anni l’USAID ha contribuito in modo decisivo al miglioramento delle condizioni di vita e alla salute di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, e a promuovere i diritti umani e la democrazia in particolare nei Paesi più poveri. A tal proposito segnaliamo il seguente approfondimento pubblicato dalla testata «Il Post»: Le conseguenze dello smantellamento di USAID in giro per il mondo.

Intervenendo sulla questione, Gunta Anča, vicepresidente dell’EDF, aveva dichiarato: «Questa caotica situazione mette a repentaglio la vita delle persone con disabilità nell’Europa orientale e nel Caucaso meridionale». Mentre Thomas Bignal, segretario generale dell’EASPD, aveva rilevato come le conseguenze di questi tagli vadano «ben oltre il semplice “finanziamento dei progetti”. Essi hanno un forte impatto sulla capacità operativa di queste organizzazioni della società civile di fornire un sostegno essenziale anche a medio e lungo termine. Si rompe il sistema di sostegno stesso». (Simona Lancioni)

Nel sito dell’EDF (a questo link) sono riportati i dettagli dei programmi interessati dalla sospensione dei finanziamenti statunitensi. Per ulteriori informazioni: André Felix (Ufficio Comunicazione EDF), andre.felix@edf-feph.org.
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti dovuti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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Concorso per titoli ed esami per il reclutamento di dirigenti scolastici nei ruoli regionali presso le istituzioni scolastiche statali, ai sensi del D.M. 13 ottobre 2022, n. 194 – D.D. n. 2788/2023. – Elenco dei candidati ammessi a sostenere la prova...

Ultime da USR Calabria - 13 Febbraio 2025 - 8:43am

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Il concetto di cura verso se stessi, gli altri da noi e le cose della vita

Superando - 12 Febbraio 2025 - 5:38pm

Una profonda riflessione sul concetto di cura – verso se stessi, gli altri da noi e le cose della vita – racchiusa in sessanta pagine e cinque dialoghi con personaggi molto diversi tra di loro: Giovanna Ferragamo, Riccardo Camanini, Saul Nanni, Stefano Domenicali e Giuliano Guarini Un momento della presentazione di Milano del “Design della Cura”

«La Cura è la capacità di intuire il presente e generare memoria confortati dal senso del tutto. È un processo in cui l’uomo si interroga e ricerca la sua verità in rapporto a quella altrui: un vero e proprio patto d’amore che lega la cura di sé a quella collettiva. Solamente attraverso una solida identità, infatti, ci si può prendere cura di tutto ciò che ci circonda».
Sono queste le premesse del Design della Cura, volume a cura di Rampello & Partners con testi di Davide e Daniele Rampello, edito da De Ferrari Editore e presentato il 30 gennaio scorso al Refettorio Ambrosiano di Milano, alla presenza dei due autori e di Luciano Gualzetti, presidente della Caritas Ambrosiana.

Le parole sono le protagoniste del volume che si presenta senza immagini, su fondo bianco, per lasciare che il lettore si concentri su tre concetti fondamentali: la cura, che presuppone la capacità di entrare in connessione, di provare empatia e di assumersi la responsabilità; la curiosità, necessaria per capire e comprendere il senso del tutto; il design, inteso come un modo di uscire dallo spazio conosciuto e scoprire strade, delineare strategie, coltivare novità, lasciando un segno. Tre parole che sembrano molto diverse, ma che sono declinazioni della stessa tendenza: verso l’altro e verso il nuovo.

«Il periodo di emergenza Covid ha costretto tutti noi a una totale riconsiderazione dell’esistenza, di una sua ri-progettazione e dunque a creare un’idea tutta nuova di design – nel suo senso più alto – e di cura», dichiara Davide Rampello, direttore creativo della manifattura di idee, progetti e prodotti Rampello & Partners. «Per questo abbiamo deciso di provare a tracciare un cambio di rotta nel concetto di cura: verso se stessi, gli altri e le cose del mondo. E per farlo abbiamo coinvolto cinque professionisti di diversi mondi, che riescono a definire un modo di essere e di agire radicato nella responsabilità, nella consapevolezza, nell’attenzione, senza dimenticare l’amore e il rispetto. In poche parole, di cura». (C.C.)

Per ulteriori informazioni: Chiara Capobianco – STUDIO TISS (ccapobianco@studiotiss.com).

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Annalisa Dall’Asta, un’esistenza al servizio dell’educazione

Superando - 12 Febbraio 2025 - 5:06pm

Nel suo ruolo di dirigente scolastica, Annalisa Dall’Asta porta avanti la propria missione forte della sua esperienza personale di donna con disabilità, divenuta uno strumento di sensibilizzazione, un esempio per studenti e insegnanti su cosa significhi davvero superare le barriere, non solo quelle fisiche, ma anche quelle culturali e mentali. Il suo impegno è la dimostrazione concreta che l’inclusione non è solo una teoria, ma una pratica possibile e necessaria Annalisa Dall’Asta

La prima cosa che più mi colpisce, sentendo Annalisa al telefono la prima volta, è la sua voce: una voce che da subito ti trasmette calore, accoglienza, entusiasmo. Fatte le presentazioni, le chiedo di parlarmi del suo lavoro.
Annalisa Dall’Asta è preside della Scuola Elementare Paritaria Edith Stein di Parma, ispirata per l’appunto al pensiero della filosofa e monaca tedesca. Annalisa è una donna con una disabilità motoria, ma la sua condizione non ha mai rappresentato un limite alla sua passione per l’infanzia e per la formazione. Al contrario, la sua esperienza personale è diventata una risorsa che le ha permesso di dare vita a una scuola che pratica l’inclusione in ogni aspetto della vita scolastica. La “Scuola di Edith”, infatti, segue i programmi ministeriali, ma si distingue per un approccio didattico che pone al centro la collaborazione e la condivisione come strumenti di apprendimento. «L’educazione – mi dice – non si basa esclusivamente sulla trasmissione di informazioni, ma sul lavoro di gruppo e sull’esperienza condivisa. Gli studenti vengono valutati non solo per le loro competenze disciplinari, ma anche per la loro capacità di collaborare e valorizzare il contributo degli altri».
Mi spiega poi che per i primi due anni non si utilizzano voti numerici, ma una valutazione che considera diversi aspetti, come le competenze disciplinari, quelle di cittadinanza e le abilità trasversali. L’obiettivo è favorire un ambiente in cui non ci sia competizione, ma crescita collettiva, aiutando i bambini a sviluppare autonomia e responsabilità.
Un altro elemento distintivo è il Consiglio di Scuola, un momento in cui i bambini possono esprimere dubbi, pareri e proposte sulla vita scolastica e sulla convivenza con i compagni. Tra gli strumenti educativi c’è infatti anche il “Quaderno delle Regole”, un elenco di norme stabilite insieme, che i bambini rileggono quando si verificano situazioni di conflitto, imparando così a riflettere sui propri errori e a rispettare le regole condivise.
«Alla “Scuola di Edith” – aggiunge Annalisa – l’apprendimento non si limita alle aule: sono previste infatti numerose attività collaterali aperte ai bambini e ai loro genitori, spesso organizzate il sabato, proprio per favorire la partecipazione delle famiglie. I laboratori artistici e creativi, inoltre, sono un elemento centrale, perché permettono ai bambini di esprimere il loro potenziale e di imparare attraverso il gioco e la sperimentazione».

Il lavoro di Annalisa nella scuola, tuttavia, è solo l’ultimo capitolo di un lungo percorso dedicato all’infanzia: prima di diventare preside, ha collaborato con Associazioni, Cooperative Sociali e realtà culturali di Parma, per promuovere progetti educativi innovativi, sempre con un’attenzione particolare ai bambini più fragili e alle loro famiglie. La sua visione dell’educazione si fonda sull’idea che nessuno debba essere lasciato indietro e che la scuola abbia un ruolo fondamentale nel costruire una società più giusta e inclusiva. Questa convinzione non è solo il frutto di studi pedagogici e filosofici, ma anche di una vita vissuta con determinazione, affrontando con coraggio le difficoltà della disabilità, senza mai smettere di credere nella bellezza dell’insegnare.

Oggi, nel suo ruolo di preside, Annalisa continua a portare avanti con energia e passione la sua missione. La sua esperienza personale diventa uno strumento di sensibilizzazione, un esempio per studenti e insegnanti su cosa significhi davvero superare le barriere, non solo quelle fisiche, ma anche quelle culturali e mentali.
Il suo impegno è la dimostrazione concreta che l’inclusione non è solo una teoria, ma una pratica possibile e necessaria. La sua scuola, così come la sua storia, sono la prova che l’educazione può essere davvero un atto di amore, verso i bambini, verso la società, verso un futuro in cui le differenze siano viste non come ostacoli, ma come una ricchezza da valorizzare.

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“Parliamo di disabilità, ma mostriamola anche!”: i primi vent’anni di Mister Noir

Superando - 12 Febbraio 2025 - 4:41pm

Mai come nel caso di Mister Noir, autore e personaggio si mescolano, si separano, si differenziano ma poi tornano a riunirsi attraverso il filo dell’ironia: ha recentemente compiuto vent’anni questo eroe protagonista di thriller umoristici, che ha la stessa disabilità del proprio creatore, Sergio Rilletti. In questa intervista allo stesso Rilletti, ci piace riflettere sul linguaggio “politicamente scorretto”, con un occhio anche al Festival di Sanremo Sergio Rilletti, creatore di Mister Noir

Creato da Sergio Rilletti, Mister Noir è l’eroe con disabilità protagonista di thriller umoristici del quale in questi anni abbiamo avuto frequentemente occasione di occuparci (grazie a questo link si possono rintracciare una serie di nostri conributi).
Il 16 ottobre dello scorso anno Mister Noir, che ha la tetraparesi spastica, così come il suo creatore, ha compiuto vent’anni di avventure e per celebrare al meglio l’anniversario, è uscito Mister Noir: Hate & Love (Oakmond Publishing), primo vero e proprio romanzo della serie, acquistabile sia in cartaceo che in e-book. L’occasione ci è sembrata quanto mai propizia per incontrare proprio Sergio Rilletti.

Mister Noir è secondo una sua definizione ricorrente il «primo eroe disabile seriale della storia della letteratura italiana»: scusi, ma non volevamo smontare lo stereotipo del “Supercrip”, del “disabile eroe”, a cui troppo spesso danno spazio gli organi d’informazione? In altre parole, qual è la differenza tra un “eroe disabile” e un “disabile eroe”?
«La differenza è molto semplice, ed è la stessa che passa tra una scelta di vita e un’azione occasionale. Mister Noir, personaggio inventato da me e affetto da tetraparesi spastica – esattamente come me -, è un detective privato che ha deciso di mettere quotidianamente a repentaglio la propria vita per aiutare gli altri, quindi è un eroe – accidentalmente – disabile. Viceversa, il detenuto in carrozzina che anni fa, nel carcere di Rebibbia, è intervenuto impedendo al proprio compagno di cella (normodotato) di impiccarsi, è un disabile eroe!».

Nei noir, come sono le storie di Mister Noir, ricorrono anche espressioni “politicamente scorrette”. Persino nel racconto autobiografico Solo!, ad esempio, ritroviamo «Ma che branco di handicappati!», dove la frase ha una precisa funzione narrativa. In un momento storico, in cui si sottolinea come l’uso delle parole abbia una responsabilità diretta nel discriminare le persone con disabilità, non pensa che anche con i suoi testi si possa condurre una battaglia per una società più inclusiva?
«Assolutamente sì, e il linguaggio politicamente scorretto, se usato in maniera ironica, può contribuire a farlo, creando un ribaltamento di prospettiva; e la mia corposa antologia di racconti e di romanzi brevi Mister Noir (edita da Oakmond Publishing), che contiene anche Inseguimento a ruota – che avevo scritto originariamente per il sito della LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità)  – e altre storie basate su fatti che mi sono realmente accaduti, ne è la prova! Anche la mia esclamazione “Ma che branco di handicappati!“, contenuta in Solo! e riferita al gruppo di “normodotati” che, prima, mi aveva mollato da solo in mezzo al Parco di Monza e che, poi, non aveva neanche pensato di ritornare nel punto in cui mi aveva abbandonato, è da intendersi in tal senso».

Mister Noir

In generale cosa pensa del linguaggio sulla disabilità e dell’uso delle parole nel contribuire o meno a discriminare ulteriormente le persone con disabilità?
«Non è mai una parola in sé a essere giusta o sbagliata, ma è come viene utilizzata. Una frase come “Che bell’amica sei!” può cambiare radicalmente significato a seconda che la si pronunci col tono dolce o aspro! Allo stesso modo, ritengo che la continua ricerca di un linguaggio sempre più formalmente impeccabile, che di fatto inibisce la spontaneità, sia di ostacolo a qualsiasi tipo di integrazione. Non solo riguardo alle persone con disabilità, ma proprio riguardo a qualsiasi persona. Il grande Andrea G. Pinketts l’aveva capito benissimo, e il roboante ed entusiastico “Ciao, Bastardo!” con cui mi salutava ogni volta che mi vedeva, non era affatto un insulto, ma un super-complimento, col quale lui, col suo vocione, comunicava a tutto il mondo circostante che io ero un duro, uno che non mollava mai davanti alle avversità. Io stesso, come scrittore, non ho alcun problema a utilizzare il termine persona con disabilità e tutti i relativi sinonimi esistenti nel vocabolario, scegliendoli a seconda del contesto e dell’effetto che voglio creare, più uno, carrozzinato, che adopero per definire me stesso. Infine, c’è il mio Mister Noir, che, essendo intelligentissimo e molto ironico, usa il termine normodotato come sinonimo di persona non particolarmente arguta».

In Festival o morte, racconto ambientato e scritto durante il Festival di Sanremo del 2010, mi ha colpito l’espressione «Mr. Noir aveva dato per scontato, ragionando come un qualsiasi investigatore “normodotato”…». Come ragiona, invece, un investigatore con disabilità?
«Innanzitutto diciamo che una persona con una disabilità motoria, vivendo in una condizione di perenne menomanza, ragiona automaticamente in modo diverso, prevedendo problemi e relative soluzioni che i “normodotati”, per quanto si immedesimino, non riescono a immaginare e, a volte, nemmeno a capire! Per quanto riguarda la battuta di Mister Noir che ha in parte citato, è, appunto, una battuta: dato che lui, che non è sicuramente la quintessenza della modestia, si considera mentalmente un superdotato, resosi conto di aver fatto una deduzione ovvia, ma errata, si è paragonato a un semplice detective normodotato».

Sergio Rilletti con i due volumi di Mister Noir finora usciti

È cambiato, secondo lei, il modo di parlare di disabilità in TV, in particolare in trasmissioni tanto seguite, come appunto il Festival di Sanremo, in corso in questa settimana?
«Devo ammettere che certi programmi dedicati al mondo della disabilità, come Il cacciatore di sogni e O anche no!, si vedono proprio volentieri, ma, secondo me, oltre che parlare di disabilità bisognerebbe pure mostrarla… in diretta.
Parlando specificatamente di musica, è sicuramente lodevole che il gruppo dei Ladri di Carrozzelle, che esiste dal 1989, sia ospite fisso di O anche no! – che, oltretutto, vanta diverse rubriche condotte da ospiti fissi con disabilità -, ma perché questa band non viene invitata anche altrove? Quando il compositore Ezio Bosso partecipò come ospite al Festival di Sanremo 2016, incantò tutti, ma solo attraverso il suo programma Che storia è la musica si è potuta apprendere la sua vera essenza di musicista e di persona.
A Sanremo 2020, Le Vibrazioni, in gara, hanno ampiamente dimostrato che si può interpretare una canzone rock come Dov’è anche attraverso la Lingua dei Segni, ma è un peccato che questa versione non sia presente anche nel loro video ufficiale.
Pierangelo Bertoli ormai è considerato un pilastro fondamentale della canzone italiana; mentre, oggi, la giovane cantante Frida Bollani Magoni, affetta dall’amaurosi congenita di Leber, ma dotata di orecchio assoluto, può già vantare una carriera di tutto rispetto, ma in televisione si vede poco! Insomma, parliamo sì di disabilità, perché ce n’è davvero bisogno, ma mostriamola anche… esattamente come Andrea Bocelli non ha alcun problema a mostrarsi in tutto il mondo».

Vent’anni dopo le sue prime avventure, quali saranno le nuove sfide di MIster Noir?
«Innanzitutto, il 16 ottobre scorso, per celebrare degnamente il ventennale della sua nascita editoriale, è uscito il primo romanzo vero e proprio che lo vede protagonista, Mister Noir: Hate & Love (sempre edito da Oakmond Publishing), una colossale avventura tra Milano, Albisola Superiore, ed Ellera, in provincia di Savona, che fonde temi d’attualità legati al mondo dei giovani  – quali i giochi di ruolo virtuali e le famigerate challenge – e il genere Urban Fantasy. Poi, sono già al lavoro su una nuova antologia delle avventure di Mister Noir, che unirà storie di pura fantasia ad altre che partiranno da vicende che mi sono realmente accadute: uno stimolo molto forte per me, perché mi permette di affrontare tematiche che altrimenti rischierebbero di rimanere nell’ombra! Infine, nel 2026 decorrerà il ventennale di Solo!, e io mi sto già attrezzando per celebrarlo come si deve!». (Carmela Cioffi)

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Piena collaborazione tra la FISH e l’Autorità Garante dei diritti delle persone con disabilità

Superando - 12 Febbraio 2025 - 4:05pm

«La volontà di avviare una collaborazione strutturata per garantire il pieno rispetto dei diritti delle persone con disabilità e promuovere politiche inclusive»: è stato questo il filo conduttore di un incontro tra la Federazione FISH e l’Autorità Garante Nazionale dei diritti delle persone con disabilità, organismo istituito dal Decreto Legislativo 20/24, in applicazione della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità

«La volontà di avviare una collaborazione strutturata per garantire il pieno rispetto dei diritti delle persone con disabilità e promuovere politiche inclusive»: è stato questo il filo conduttore di un proficuo primo incontro tra la FISH (già Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, oggi Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), rappresentata dal proprio presidente Vincenzo Falabella e l’Autorità Garante Nazionale dei diritti delle persone con disabilità, organismo istituito dal Decreto Legislativo 20/24, in applicazione della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità, con il presidente di essa Maurizio Borgo e i componenti Francesco Vaia e Antonio Pelagatti.

«Durante l’incontro – si legge in una nota della FISH – sono stati approfonditi temi cruciali come la vigilanza sull’applicazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, il rispetto delle normative nazionali e internazionali e l’eliminazione delle barriere fisiche, culturali e sociali, con una particolare attenzione dedicata alla lotta contro ogni forma di discriminazione, diretta e indiretta, e alla necessità di garantire accomodamenti ragionevoli in tutti i contesti, dal lavoro all’istruzione, per assicurare pari opportunità».

«La FISH e l’Autorità Garante hanno pertanto condiviso l’impegno a proseguire il dialogo – conclude la nota della Federazione – per monitorare e promuovere interventi concreti volti a migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie, una collaborazione che punterà a rafforzare strumenti di tutela, sensibilizzazione e partecipazione attiva alla vita sociale, in linea con i princìpi di uguaglianza e non discriminazione sanciti dalla Costituzione italiana e dai trattati internazionali». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishonlus.it.

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Decreto ministeriale 128 del 12 febbraio 2025 - Tabella B

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Decreto ministeriale 128 del 12 febbraio 2025 - Tabella B

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Decreto ministeriale 128 del 12 febbraio 2025 - Tabella A

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Decreto ministeriale 128 del 12 febbraio 2025 - Approvazione nuovi settori artistico disciplinari e definizione ambito applicazione

Ultime dal MIUR - 12 Febbraio 2025 - 2:12pm

Decreto ministeriale 128 del 12 febbraio 2025 - Approvazione nuovi settori artistico disciplinari e definizione ambito applicazione

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“Barriere percettive e progettazione inclusiva”: la ristampa di un volume prezioso

Superando - 12 Febbraio 2025 - 1:57pm

È disponibile la ristampa del volume “Barriere percettive e progettazione inclusiva” di Lucia Baracco (sottotitolo “Accessibilità ambientale per persone con ridotta capacità visiva”), pubblicato nel 2016, ma già esaurito da alcuni anni. Si tratta di uno dei pochi libri che affrontano in modo organico questo tema perché per riconoscere e superare le cosiddette “barriere percettive” non basta applicare i regolamenti tecnici

È disponibile la ristampa del volume Barriere percettive e progettazione inclusiva (sottotitolo Accessibilità ambientale per persone con ridotta capacità visiva) di Lucia Baracco, pubblicato nel 2016, ma già da alcuni anni esaurito. È una pubblicazione che in tanti continuavano a chiedere anche perché è uno dei pochi libri che affronta in modo organico questo tema.
Per riconoscere e superare le cosiddette “barriere percettive” non basta infatti conoscere e applicare alla lettera i regolamenti tecnici, come per la maggior parte delle barriere architettoniche, ma bisogna avere compreso davvero il problema, sapendosi mettere dalla parte di chi affronta l’ambiente costruito in situazione di minorazione visiva.

In questo libro l’Autrice, architetto ipovedente, descrive minuziosamente le difficoltà che incontrano le persone che vedono poco muovendosi nell’ambiente urbano, salendo (ma soprattutto scendendo) scale, attraversando strade, spostandosi in grandi spazi come stazioni o aeroporti, usando i mezzi di trasporto, cercando informazioni e altro.
Centinaia di fotografie illustrano con esempi, sia positivi che negativi, varie situazioni problematiche spiegando le difficoltà degli utenti ma anche l’enorme gamma di possibili soluzioni che, con semplici ed economici accorgimenti, consentirebbero di superare efficacemente il problema e di migliorare la vita di tutti, non solo di chi vede poco.

Parlando di “barriere percettive” ci si concentra di solito sugli accorgimenti multisensoriali che forniscono informazioni a chi non vede (percorsi tattili, informazioni acustiche, etichette in Braille, mappe a rilievo), mentre scarsa attenzione viene riservata alla qualità della comunicazione visiva, nonostante sia questa la modalità di accesso preferita dalla stragrande maggioranza delle persone che vedono poco o male, siano esse ufficialmente ipovedenti, anziane o semplicemente con qualche difficoltà visiva. Analogamente, si può osservare, quando si parla di “barriere architettoniche” si tende spesso a limitare l’attenzione all’accessibilità per la disabilità motoria, dimenticando quella sensoriale.

Il tema di fondo affrontato nel libro è in sostanza quello della “leggibilità ambientale”, ossia dell’efficacia per tutti della comunicazione visiva che in modo esplicito (un segnale, un cartello, il numero dell’autobus…) o implicito (un gradino, una maniglia, un pulsante da premere…) ci consente di muoversi negli ambienti, soprattutto quelli pubblici o meno familiari, evitando i pericoli e indicandoci dove dobbiamo andare o cosa dobbiamo fare. «Queste barriere – dice Lucia Baracco -, non si superano solo fornendo ulteriori e puntuali indicazioni tecniche normative, peraltro necessarie, ma soprattutto attraverso un processo assai più delicato che attiene alla qualità della progettazione e, ancor di più, al buon senso. Non si tratta infatti di eliminare ostacoli fisici, bensì di “aggiungere” informazioni».

Come osserva ripetutamente l’Autrice, è che queste barriere non hanno nessuna giustificazione economica: infatti, «costruire un ambiente più comunicativo e “leggibile” per tutti richiede solo una maggiore attenzione in fase di progettazione, ma nella realizzazione non comporta nessun costo aggiuntivo». «Eppure – osserva amaramente -, anche in occasione della realizzazione di onerosi interventi atti a garantire l’accessibilità dei luoghi, sia di tipo fisico (rampe, ascensori,…), che di tipo percettivo (percorsi e mappe tattili), non si presta quasi mai la giusta attenzione ai problemi di chi vede poco, sottovalutando, ad esempio, la “leggibilità” dei dislivelli o l’efficacia della segnaletica». (Carmela Cioffi)

Il testo è stampato dall’Associazione Lettura Agevolata e non è in vendita presso librerie fisiche od online. Chi è interessato al volume può chiederlo direttamente all’associazione (info@letturagevolata.it) al costo di 20,00 euro (spese di spedizione comprese). Il testo è ora disponibile anche in formato ebook, acquistabile direttamente dall’editore Erickson.

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Strategie per l’inclusione organizzativa di lavoratori con disabilità

Superando - 12 Febbraio 2025 - 1:33pm

Il convegno denominato “Strategie per l’inclusione organizzativa di lavoratori con disabilità e metriche di sostenibilità”, che si terrà domani, 13 febbraio a Milano, mira a descrivere e ad analizzare gli strumenti convenzionali utili all’adempimento degli obblighi di assunzione stabiliti dalla Legge 68/99 sul diritto al lavoro delle persone con disabilità

Strategie per l’inclusione organizzativa di lavoratori con disabilità e metriche di sostenibilità: è il titolo del convegno organizzato da ArlatiGhislandi in collaborazione con Right Hub Società Benefit, che ci sarà il 13 febbraio a Milano (Palazzo Chiesa, Corso Venezia, 36, ore 14.30-18).
Obiettivo dell’evento è descrivere e analizzare gli strumenti convenzionali utili all’adempimento degli obblighi di assunzione stabiliti dalla Legge 68/99 sul diritto al lavoro delle persone con disabilità, e gli effetti che l’adozione di politiche inclusive possono riflettere in un’ottica di responsabilità sociale dell’impresa.
Sarà condotto inoltre un approfondimento con riguardo ai principi di rendicontazione di sostenibilità che afferiscono ai lavoratori con disabilità, secondo quanto disposto dalla disciplina comunitaria CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) più recentemente recepita dal Decreto Legislativo 125/24. (C.C.)

Il link al programma. Per ulteriori informazioni: info@righthub.it.

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Lavoro e disabilità: parlano alcune esperienze

Superando - 12 Febbraio 2025 - 1:23pm

Sono dati obsoleti e imprecisi, quelli sul lavoro delle persone con disabilità, che se aggiornati con regolarità potrebbero essere la giusta base da cui partire per correggere il sistema. Dietro ai freddi numeri, poi, non va dimenticato che ci sono storie di persone frustrate da un mercato del lavoro che di fatto non le considera una risorsa. Oggi raccontiamo alcune esperienze di uomini e donne con disabilità che un impiego l’hanno trovato, ma che incontrano quotidiani ostacoli per svolgerlo al meglio

Il lavoro nobilita l’uomo. Non è soltanto un modo di dire, realmente avere un impiego retribuito consono alle proprie capacità e aspettative consente agli uomini e alle donne di avere un ruolo nella società, di sentirsi una parte attiva del Paese. Lo si dà troppo spesso per scontato, quando si arriva ad avere un’occupazione stabile ci si adagia nell’abitudine e si perde di vista l’importanza del lavoro, lo si vede solo come un mezzo per “portare a casa la pagnotta”.
La pensano in maniera diversa quelli che un impiego non ce l’hanno, che faticano a trovarlo, oppure che ne hanno uno sottopagato, vengono sfruttati e non hanno tutele in materia di sicurezza. Tra loro, le persone con disabilità che, malgrado la legge preveda siano incluse nel mondo del lavoro, in realtà per la stragrande maggioranza ancora devono vivere di sussidi e con il supporto economico della famiglia, il che allontana ancor di più la prospettiva di una vita indipendente.
Nonostante il tasso di giovani con disabilità che conseguono una laurea sia in costante aumento (dall’anno accademico 1999-2000 ad oggi il numero di universitari con disabilità è quadruplicato, passando da 4.443 unità a 17.073: dati ANVUR-Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca), non si assiste ad un incremento significativo nelle assunzioni. Le più penalizzate sono le donne, malgrado il livello di istruzione più alto. Su tutti gli studenti universitari con disabilità, infatti, il 52,9% sono donne, il 47,1% uomini.
Molte aziende continuano a preferire il pagamento delle sanzioni all’inclusione lavorativa. Nel 2023, nella sola Lombardia, sono stati pagati 76 milioni di euro dalle imprese come “multe” per la mancata ottemperanza alla Legge 68/99 sull’inserimento lavorativo. Ventisei anni dopo la promulgazione di tale norma, se è vero che circa un milione di persone con disabilità è iscritto alle liste di collocamento (su 3,1 milioni di persone con disabilità stimate in Italia), soltanto il 35,8% ha un’occupazione per lo più dipendente (360.000), contro il 62% circa della popolazione generale.
Lo dice una ricerca del 2021 condotta dall’ANDEL (Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro) che traccia anche un identikit del dipendente italiano con disabilità: 59 anni l’età media (solo il 17,5% ha meno di 40 anni), uomo (per le donne la percentuale di occupazione scende al 26,7%), residente al Nord, con una percentuale di invalidità inferiore al 67%, percepisce uno stipendio medio annuo di 18.703 euro (per le donne 16.822 euro).
Sebbene, come precedentemente evidenziato, una laurea in tasca non garantisca un lavoro consono alla propria formazione, una forbice la definisce comunque il livello di istruzione: lavora il 63,5% dei laureati con disabilità, il 42,7% di chi ha il diploma superiore e soltanto il 19,5% di chi ha la licenza media. Tra i settori, la pubblica amministrazione impiega il 49,7% delle persone con disabilità occupate nel nostro Paese, il 27% è assunto nei servizi, il 16,9% nell’industria e il 6,4% nell’agricoltura.

Il primo nodo da risolvere riguarda proprio questi dati, obsoleti e quindi imprecisi, che soltanto se venissero aggiornati con regolarità potrebbero essere la giusta base da cui partire per correggere il sistema. Lo ha evidenziato anche Marino Bottà, direttore generale dell’ANDEL, nelle esaurienti trattazioni dell’argomento frequentemente curate per il nostro giornale.
Dietro questi freddi numeri non bisogna dimenticare che ci sono persone e storie, storie di fatica e persone frustrate da un mercato del lavoro che di fatto non le considera una risorsa e non le mette nelle condizioni di poterlo essere.
Desidero parlare di alcune esperienze che ho raccolto da uomini e donne con disabilità di mia conoscenza che un impiego l’hanno trovato, ma che incontrano quotidiani ostacoli per svolgerlo al meglio.

Cominciamo la carrellata con la ricerca del lavoro, nel caso specifico all’interno di un ente pubblico che per assumere nuovi impiegati e impiegate indice un concorso nel quale viene indicato come requisito indispensabile la patente di guida. Chi lavora in ufficio non necessita di guidare un’automobile, per recarsi al lavoro può essere accompagnato oppure utilizzare i mezzi pubblici. Quindi per quale ragione si richiede la patente? È la domanda che un dipendente con disabilità di quello stesso ente ha fatto alla dirigenza. In via ufficiosa gli è stato risposto che l’ente suddetto è già a norma per quanto riguarda la quota dei dipendenti con disabilità e non volendone altri, ha escogitato questo “cavillo” per escluderli a priori da possibili assunzioni, contando sul fatto che poche sono le persone con disabilità a guidare un’automobile.

Lo stesso “criterio” della patente viene applicato per la medesima ragione quando si tratta di avanzamenti di carriera. Alcuni, infatti, un lavoro ce l’hanno, magari da molti anni, hanno in tasca una laurea e acquisito competenze, pertanto meriterebbero uno ruolo di livello più alto con uno stipendio maggiore. Quel ruolo però viene negato, anche in questo caso senza fare rumore, perché una regola non scritta vuole che il dipendente con disabilità non abbia scatti di carriera, ma rimanga fermo nella posizione più bassa.

Altra esperienza raccolta, quella di una persona che per svolgere il proprio compito ha bisogno di uno specifico software con il quale il PC diventa accessibile. Arriva un aggiornamento del sistema operativo dei computer, occorre dunque un software aggiornato compatibile con la nuova versione del sistema. Senza questo il dipendente con disabilità non è autonomo, è costretto a chiedere aiuto ai colleghi i quali già devono fare il proprio lavoro, un po’ gli danno una mano, ma poi si stancano. Inoltra la domanda, le responsabilità vengono rimbalzate dalla dirigenza all’economato, fino ad arrivare all’ufficio informatico. Il dipendente a questo punto si dichiara disponibile ad acquistare il software e a presentare la fattura per il rimborso, gli rispondono che non è possibile.
Per diverso tempo questa persona con disabilità di mia conoscenza è rimasta a scaldare una sedia in ufficio o poco più, hanno preferito pagarla per non far nulla, piuttosto che metterla nelle condizioni di lavorare.
Questa è una storia a lieto fine, se è vero che pochi giorni fa è arrivata la comunicazione che l’acquisto del software è stato approvato e che presto il dipendente con disabilità potrà tornare alle sue mansioni in autonomia. Ciò non deve però far dimenticare il senso di umiliazione che ha provato per elemosinare uno strumento indispensabile, sentendosi in alcuni casi rispondere con tono impaziente e scocciato, la sua legittima richiesta trattata alla stregua di un capriccio.

In quanto ad umiliazioni penso anche ad una cara amica che da oltre vent’anni lavora presso il Servizio Sanitario Nazionale, benvoluta da chi si rivolge a lei, per lo più persone con disabilità o loro familiari. Ascolta i loro bisogni, non mette fretta nelle telefonate perché sa che dall’altra parte c’è anche il bisogno di essere ascoltati e capiti, non soltanto una fredda pratica burocratica da sbrigare. È in smart working, termine che letteralmente significa “lavoro agile”, ma che per la mia amica di agile ha ben poco. La sua sveglia, infatti, suona prestissimo, deve svolgere tutte le azioni che ognuno fa la mattina, alzarsi, lavarsi, vestirsi, fare colazione, muovendosi in sedia a rotelle e impiegando dunque più tempo del “normale”. Calcolando al minuto tutti gli spostamenti, alle otto può timbrare virtualmente il cartellino e iniziare il lavoro. Una pausa per il pranzo, poi di nuovo al PC fino a metà pomeriggio, quando finalmente può stendersi qualche minuto sul letto prima della fisioterapia che, essendo lei già parecchio stanca, non è efficace come dovrebbe. Comunque non si lamenta con i superiori e potrebbero anche arrivare piccole soddisfazioni, come quando un utente ha sottolineato ad una dirigente la gentilezza e la perizia con cui è stato trattato. Quella dirigente non ha trovato di meglio da dire che «è una donna molto provata», un commento pietistico che invece di gratificare ha voluto sminuire il lavoro e la professionalità della dipendente con disabilità, come se il suo modo di porsi affabile e disponibile derivasse unicamente dalle “disgraziate” condizioni fisiche.

È anche capitato che per mettere nelle “giuste” condizioni i dipendenti con disabilità, si sia pensato di riunirli tutti in un unico ufficio, adducendo motivi di “sicurezza” in caso di evacuazione di emergenza. Si era creato così un autentico “ghetto”, tra l’altro ben poco produttivo e quindi contro l’interesse dell’ente che aveva preso questa decisione. Già, perché ognuno di quei lavoratori con disabilità aveva un ruolo diverso e compiti differenti, ognuno aveva bisogno di stare nell’ufficio competente accanto ai colleghi che avevano le stesse mansioni. Erano tessere di tanti puzzle che non potevano congiungersi in un insieme uniforme.

Ho parlato di persone che un impiego ce l’hanno da svariati anni, ma a quanto pare non va meglio per i giovani con disabilità che oggi si affacciano al mondo del lavoro. Ne abbiamo scritto su queste pagine, in occasione della recente intervista alla ministra per le Disabilità Locatelli, fatta dai ragazzi e dalle ragazze della “redazione inclusiva di Jolly Roger”. Tra chi non trova nessuno che lo assume e chi viene “parcheggiato” in un centro diurno per riempire le giornate, è evidente che il sistema non va come dovrebbe.

Cosa bisogna cambiare? Ad esempio, l’assegno di invalidità che decade quando si supera una data soglia di reddito, andrebbe soltanto sospeso e non annullato. Così facendo, allo stato attuale, nei casi di lavoro a tempo determinato, allo scadere del contratto bisogna rifare da capo tutto l’iter per ottenere la pensione e questo risulta spesso essere un disincentivo.
C’è poi la formazione che deve essere davvero formante per tutti, in grado di innalzare il livello qualitativo del lavoro, mentre ad oggi i corsi destinati alle persone con disabilità sono incentrati su compiti semplici, di basso livello, il che va di pari passo con la consuetudine di collocarle in lavori con poche possibilità di crescita professionale.

Politiche capaci di guardare oltre la propaganda non sono una chimera, lo dimostra l’apertura nella direzione dell’inclusione lavorativa a cui si sta assistendo nell’ultimo periodo da parte delle grandi società con oltre 500 dipendenti. In queste realtà è aumentata sia la quantità che la qualità delle assunzioni delle cosiddette “categorie protette” che oggi sono impiegate per il 26% nel back office, il 23% in amministrazione, il 18% nel settore informatico, il 10% circa come addetti alle vendite.
Un tavolo di lavoro a livello nazionale guidato dalle grandi multinazionali che impiegano con successo dipendenti con disabilità potrebbe fare da traino per le piccole e medie imprese.

*Direttrice responsabile di Superando. Contributo elaborato con la collaborazione di Filippo Visentin.

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