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La 18^ Conferenza Annuale degli Stati Parte della Convenzione ONU

Superando - 9 Giugno 2025 - 1:45pm

«Porteremo all’attenzione degli altri Paesi il tema fondamentale del tempo di vita e del tempo ricreativo, ovvero di tutte quelle attività ricreative e occupazionali che vengono svolte in Italia per dare un percorso il più autonomo possibile alle persone con disabilità»: lo ha dichiarato la ministra per le Disabilità Locatelli, rispetto alla partecipazione dell’ìtalia in questi giorni alle Nazioni Unite di New York, e fino al 12 giugno, alla 18^ Conferenza Annuale degli Stati Parte della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità Immagine di repertorio riguardante una delle precedenti 18^ Conferenze Annuali degli Stati Parte della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità

«Dopo averlo fatto con l’autismo, con il modello DAMA (“Disabled Advanced Medical Assistance”, ovvero “Assistenza medica avanzata alle persone con disabilità”, N.d.R.] e con i talenti nella cucina italiana, porteremo all’attenzione degli altri Paesi il tema fondamentale del tempo di vita e del tempo ricreativo, ovvero di tutte quelle attività ricreative e occupazionali che vengono svolte in Italia per dare un percorso il più autonomo possibile alle persone con disabilità. A tal proposito, tante realtà associative ed Enti del Terzo Settore testimonieranno il lavoro che svolgono ogni giorno mettendo al centro la Persona»: lo ha dichiarato la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, rispetto alla sua partecipazione in questi giorni alle Nazioni Unite di New York, e fino al 12 giugno, alla 18^ Conferenza Annuale degli Stati Parte della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

Ad aprire dunque la partecipazione dell’Italia alla Conferenza, sarà il concerto del gruppo musicale Si Può Fare Band nel pomeriggio di oggi, 9 giugno (ore 18.30), sul piazzale d’ingresso all’interno del compendio del Palazzo delle Nazioni Unite.
Domani, 10 giugno, invece, giornata ufficiale di apertura dei lavori, Locatelli interverrà nella seduta plenaria per illustrare il lavoro che l’Italia sta attuando anche attraverso la riforma sulla disabilità, avviata dalla Legge Delega 227/21, mentre l’11 giugno sarà la volta, di due incontri organizzati dal nostro Paese, il primo dei quali, sul tema Tempo ricreativo, tempo di vita (Conference Room 12 del Palazzo dell’ONU, ore 11.30), sarà co-sponsorizzato da Giappone, Sud-Africa, Tunisia e dall’IDA (International Disability Alliance), con la partecipazione di rappresentanti di Associazioni di persone con disabilità e di Enti del Terzo Settore.
L’altro incontro, intitolato Il diritto ad una vita piena e partecipata e promosso anch’esso dal Ministero per le disabilità (Delegate Dining Room, ore 13.15), consisterà in un laboratorio interattivo, co-sponsorizzato dalla Repubblica Democratica del Congo, e con la partecipazione dell’Arabia Saudita e dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità. Vi parteciperà tra gli altri Irène Esambo Diata, ministro delegato per le persone con disabilità della Repubblica Democratica del Congo, mentre gli esponenti di Associazioni di persone con disabilità e di Enti del Terzo Settore svolgeranno delle dimostrazioni pratiche di attività ricreative e occupazionali, attraverso la pittura, la realizzazione di manufatti, la rilegatura di libri e altro ancora.
Infine, nella giornata conclusiva del 12 giugno Locatelli parteciperà a un incontro organizzato dalla Lega degli Stati Arabi, in collaborazione con Bahrain, Egitto e IDA, sul tema: Entrepreneurship and innovative finance, a support for empowering people with disabilities and enhancing social development policies (“Imprenditorialità e finanza innovativa, un sostegno per l’empowerment delle persone con disabilità e il rafforzamento delle politiche di sviluppo sociale”).
A margine dei lavori della Conferenza sono previsti anche numerosi incontri bilaterali tra la Ministra per le Disabilità e altri Paesi europei ed extraeuropei. (S.B.)

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Più parole giuste, ma anche più sostanza e maggiore partecipazione dei diretti interessati

Superando - 9 Giugno 2025 - 1:02pm

«Più parole giuste – scrive Stefania Delendati – nel trattare di disabilità, ma anche più attenzione alla sostanza e maggiore partecipazione dei diretti interessati pure in àmbito giornalistico. E noi, giornalisti e giornaliste con disabilità, non riteniamoci esperti in materia soltanto perché, come è naturale che sia, alcune questioni le “mastichiamo” sulla nostra pelle ogni giorno»

Non è facile per giornalisti e giornaliste parlare di disabilità. Non è facile neppure per giornalisti e giornaliste con disabilità. Anzi, può essere ancora più complicato, perché entra in gioco il vissuto personale e non sempre c’è quel “distacco” dalla notizia che si impone nel racconto di vicende spesso delicate.
Chi fa questo mestiere si dice debba attenersi ai fatti, non mostrare il suo punto di vista, ma aiutare chi legge o ascolta a farsi un’idea propria, senza influenzarla. Diciamo la verità, è impossibile. Nessuno che abbia o meno una disabilità può riuscire nell’impresa di spiegare senza lasciar trasparire il suo pensiero, l’opinione che ha maturato, derivazioni di retaggi culturali, esperienze dirette di vita, sfide e traumi compresi. Lo facciamo anche inconsapevolmente, siamo esseri umani nel bene e nel male, qualcosa di noi tra le righe si legge sempre. E credo non ne sia immune neanche l’intelligenza artificiale che, si dice, un giorno ci “ruberà” il lavoro, perché altro non è che il risultato di fonti scritte da uomini e donne in carne e ossa, rimescolate e riassunte.

Quando ho iniziato a collaborare per le testate giornalistiche, era il 1995, sulla carta stampata ero una “portatrice di handicap”, “handicappata” a volte, io stessa parlando di me e dei miei “simili” usavo questa terminologia che oggi mi fa saltare sulla sedia a rotelle. Ora si dice “persona con disabilità”, bisogna sempre giustamente anteporre la persona. La preposizione “con” non sottrae, non è indice di una carenza, ma aggiunge una caratteristica che rende ogni individuo unico.
Voglio spezzare una lancia a favore della categoria giornalistica, penso che tanti abbiano usato e (purtroppo) ancora usino “portatore di handicap” in buona fede, mettendo al centro l’individuo anche se identificandolo in questo modo sbagliato. È altrettanto vero che oggi non sempre “persona con disabilità” viene utilizzato all’interno di discorsi inclusivi nella sostanza, di fatto a volte rimane un esercizio linguistico, una locuzione corretta che non riesce ad andare oltre. La discriminazione, il pregiudizio, lo stigma si possono intravedere anche quando le parole sono quelle giuste. E può essere vero il contrario.

Desidero fare partecipi Lettrici e Lettori di un piccolo ma significativo episodio che mi ha fatto riflettere. Ho visto online il documentario Con le nostre mani sulla storia di una coppia di persone con disabilità di età avanzata del sud della Sardegna (a questo link è disponibile il trailer e qui il documentario completo. Se ne legga già anche una presentazione pubblicata a suo tempo da Superando). Anna Maria Loi e Giovanni Cossu raccontavano le difficoltà della loro esistenza in un mondo che li respingeva, vedendoli come qualcosa da nascondere, la lotta per vedersi riconosciuti persone degne di rispetto, il bisogno di indipendenza, la ribellione e la volontà di riscatto sociale giudicate inopportune, infine la quotidianità di coppia che è diventata una famiglia con la nascita del figlio Emanuel, regista del documentario.
Mi ha colpito la modernità del loro sguardo, la loro ironia anche, contrapposte ad un linguaggio d’altri tempi, il linguaggio con cui erano cresciuti e che comprendeva quei termini che oggi abbiamo cancellato dal lessico sulla disabilità. Una modernità che in alcuni casi non leggo in discorsi professionali che sì utilizzano le parole corrette, ma non contengono l’onestà, l’assenza di pietismo, il coraggio e la necessità di superare gli stereotipi, mancano insomma di tutto ciò che dovrebbe essere il cuore della corretta comunicazione sulla disabilità.

Non voglio essere fraintesa, le parole sono il mezzo con cui si esprimono le idee, la lente attraverso cui osserviamo il mondo, sono loro che cambiano il modo di pensare e lo fanno modificandosi nel tempo, seguendo la mutata sensibilità sociale.
Quando si è iniziato a parlare di “handicap” è stato un passo avanti rispetto all’“invalidità”, adesso sono entrambe accezioni sorpassate anche a livello normativo, perché sviliscono la persona. In base infatti al Decreto Legislativo 62/24, attuativo della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità, la parola “handicap” viene ovunque, nelle normative e nei documenti ufficiali, sostituita dalle parole “condizione di disabilità”, mentre le parole “persona handicappata”, “portatore di handicap”, “persona affetta da disabilità”, “disabile” e “diversamente abile”, ovunque ricorrano, sono sostituite da “persona con disabilità”.
È sacrosanto che chi fa informazione senta la responsabilità di usare un linguaggio che dia una giusta percezione della realtà esistenziale delle persone con disabilità. Siamo noi a dare origine alla rappresentazione offerta all’opinione pubblica, siamo noi, operatori e operatrici del mondo dell’informazione, a contribuire al cambiamento dello sguardo della società su quella fascia di popolazione che ancora viene troppo spesso emarginata perché non “conforme” al mito dell’efficienza che caratterizza l’attuale cultura. Le parole sono importanti, fondamentali, hanno un peso che si fa sentire nel tempo, la scelta di quelle giuste richiede attenzione e male si concilia con la comunicazione moderna, veloce, “mordi e fuggi”, che naviga in rete in un lampo e vince chi trova la coloritura ad effetto, il termine che cattura l’attenzione e spinge chi sta davanti ad uno schermo a cliccare su quella notizia e non su un’altra.
Parlando di disabilità ci sono filoni collaudati: il già citato pietismo, il presunto eroismo di chi vive una condizione di disabilità, il sensazionalismo nei casi di cronaca, le barriere architettoniche utilizzate come se fossero l’unico problema di cui parlare, lasciando indietro assistenza, vita indipendente, servizi sociosanitari, lavoro, scuola eccetera. «Parliamo di barriere architettoniche, ce la caviamo con poco e passiamo oltre…», mi pare, soprattutto guardando alcuni servizi nei telegiornali, che la prassi delle redazioni generaliste sia a volte questa. Può forse essere d’aiuto in questi servizi dire “persone con disabilità” se poi il discorso rimane recluso dentro i soliti luoghi comuni? No, non è sufficiente dire “persone con disabilità”, non basta il “politicamente corretto” per offrire a chi ascolta una visione ampia e reale.

E si possono alimentare opinioni distorte perfino quando si parla di scoperte scientifiche. L’esempio è recente: l’avanzamento delle cure per le persone con lesione midollare, salutato come un evento “epocale e miracoloso”. Questi toni entusiastici che descrivono un seppur importante progresso come fosse la panacea di tutti i mali, non accompagnati da pareri medici, non soltanto inducono a credere che ogni persona che non cammina tornerà a muoversi sulle sue gambe, ma rischiano di generare in uomini e donne con disabilità false aspettative in terapie ancora in fase sperimentale che richiederanno anni prima di essere a disposizione.
È facile trarre conclusioni affrettate e sbagliate se la notizia non viene spiegata con cura, responsabilità, rigore, onestà, verità, consapevolezza e chiarezza. L’ha affermato su questa stessa testata anche Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie): «Il ruolo dei media è cruciale: serve cioè un giornalismo scientifico capace di spiegare la complessità senza banalizzarla, di raccontare le speranze senza trasformarle in illusioni, di mantenere viva l’attenzione su una tematica che merita un dibattito serio e continuativo, non solo qualche titolo a caratteri cubitali in occasione dell’ultima pubblicazione». Questa, aggiungo, è una raccomandazione che riguarda tutto il giornalismo, non soltanto quello scientifico.

Raramente si interpellano i diretti interessati, allora sì che si potrebbe avere una panoramica più chiara, abbattere qualche muro con la forza della realtà raccontata da chi la vive, anche se usa termini obsoleti come nel documentario di Anna Maria e Giovanni. Lì la differenza l’ha fatta questa coppia perché si è lasciato alla loro testimonianza diretta il compito di spiegare. Anteporre le persone significa questo, ascoltarle è la premessa imprescindibile. Lo dice già nel titolo la guida Comunicare la disabilità. Prima la persona, pubblicata nel 2024 dal Coordinamento per le Pari Opportunità dell’Ordine dei Giornalisti e scritta, tra gli altri, dal nostro Antonio Giuseppe Malafarina, che mi ha preceduto alla direzione di Superando. Tutti i giornalisti e le giornaliste dovrebbero tenerla a portata di mano, leggerla per rileggere i fatti sotto una luce nuova, consultarla ogni volta che devono/dobbiamo scrivere di disabilità. Io l’ho letta e mi ha svelato particolari che non avevo mai considerato, soprattutto per quanto riguarda l’informazione riguardante l’autismo e la salute mentale, argomenti che, se possibile, richiedono una perizia ulteriore. Mi sono convinta ancora di più che avere una disabilità non equivale a saperne parlare senza incorrere in errori, se posso scrivere di disabilità motorie (non tutte) con una certa sicurezza perché questo è quello che vivo, non posso avere altrettante certezze riguardo altri tipi di disabilità.

Di recente è uscito un nuovo interessante documento, Vademecum – Informare sulla Salute Mentale, liberamente fruibile/scaricabile a questo link, strumento operativo per trattare questo tema in modo adeguato, nato da un’idea di RAI per la Sostenibilità ESG, sostenuto e condiviso dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dall’ASL Roma 2. Esso ricalca lo schema della citata guida Comunicare la disabilità. Prima la persona, presentando come quest’ultima osservazioni basate sui dati, la storia, la giurisprudenza, gli aspetti clinici e sociali. Anch’essa sottolinea che l’approccio di riferimento deve essere il modello bio-psicosociale della disabilità delineato, nel 2001, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità attraverso l’ICF, la Classificazione internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute che la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità ha fatto proprio nel 2006, spiegando chiaramente che «la disabilità è il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali e ambientali che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri». Non una condizione discriminante di per sé, dunque, ma che la diventa quando si frappongono ostacoli ad una effettiva inclusione.
Nel vademecum non ci sono testimonianze dirette di persone con disturbi mentali, di come vorrebbero essere raccontate. Mi sarebbe piaciuto leggerle per conoscere, da persona e da giornalista, il loro punto di vista.

Per concludere, impegnamoci a scrivere le definizioni corrette che queste utili guide ci insegnano e usiamole per dipingere una tela inclusiva, considerando che le parole disegnano il futuro soltanto quando non si fermano ad un aggiornamento linguistico, seppur necessario, che però da solo non può incidere nella percezione della disabilità. Più parole giuste, dunque, ma anche più attenzione alla sostanza e maggiore partecipazione dei diretti interessati anche in àmbito giornalistico. E noi, giornalisti e giornaliste con disabilità, non riteniamoci esperti in materia soltanto perché, come è naturale che sia, alcune questioni le “mastichiamo” sulla nostra pelle ogni giorno. Ho imparato tanto da Anna Maria Loi e Giovanni Cossu che pure avevano meno strumenti di me e di tanti altri per raccontare senza retorica e con amore per la verità.

*Direttrice responsabile di «Superando». Il presente contributo di riflessione è già apparso nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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Personale docente II grado – Decreto esecuzione sentenza

Ultime da A. T. P. Cosenza - 9 Giugno 2025 - 12:46pm

Ministero dell’Istruzione Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria – Direzione Generale Ufficio V – Ambito Territoriale di Cosenza Via Romualdo Montagna, 13 – 87100 Cosenza e-mail: usp.cs@istruzione.it – Posta ...

FISH Campania: il lavoro di dodici anni diventi base solida per ulteriori conquiste

Superando - 9 Giugno 2025 - 12:26pm

Si è tenuto nei giorni scorsi il congresso della Federazione FISH Campania, nel corso del quale l’assemblea ha eletto la nuova Giunta dell’organizzazione, impegnata a rafforzare la propria presenza e azione sui territori, nel solco del lavoro portato avanti dal presidente uscente Daniele Romano cui è subentrato Gennaro Pezzurro. Diamo spazio anche al commento del presidente nazionale dellas FISH Vincenzo Falabella, intervenuto al congresso Il nuovo presidente della FISH Campania Gennaro Pezzurro

Si è tenuto il 7 giugno, presso Fabula – Laboratorio di Comunità a Sant’Arpino (Caserta), il congresso della FISH Campania (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), nel corso del quale l’assemblea ha eletto la nuova Giunta dell’organizzazione, impegnata a rafforzare la propria presenza e azione sui territori, nel solco del lavoro portato avanti dal presidente uscente Daniele Romano.
A guidare la nuova giunta sarà dunque Gennaro Pezzurro, nominato presidente regionale, insieme al quale sono stati eletti Maria Rosaria Duraccio, Nicola Longo, Alessia Malasomma, Alessandro Parisi, Raffaele Puzio e lo stesso Daniele Romano. Rinnovato anche il Comitato dei Garanti, formato da Vincenzo Gargiulo, Miriana Di Maio e Angela Lepore.
«Ringrazio la Federazione per la fiducia – ha commentato “a caldo” il neopresidente Pezzurro -. Abbiamo davanti una sfida importante: costruire una Campania più inclusiva, in cui le persone con disabilità siano protagoniste e non spettatrici. Lavoreremo assieme, come squadra, con competenza e passione, per rendere concreta l’attuazione della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità, e dunque dei diritti per le persone con disabilità e le loro famiglie, e per dare voce ai bisogni reali dei territori».
Come ben si evince anche dalle parole di Pezzurro, il congresso della FISH campana è stato l’occasione di confronto sullo stato dei diritti delle persone con disabilità nella Regione e sulle sfide da affrontare nei prossimi mesi, a partire dalla Legge Delega 227/21 in materia di disabilità, tema sul quale si sono confrontati il presidente nazionale della FISH Vincenzo Falabella, i deputati Stefano Graziano e Gimmi Cangiano, il consigliere della Regione Campania Severino Nappi, il presidente dell’ADIPS Campania (Associazione Dirigenti Politiche Sociali) Carmine De Blasio, la presidente della VI Commissione Politiche Sociali della Regione Campania Bruna Fiola e la portavoce dell’Alleanza contro la Povertà in Campania Melicia Comberiati.
Diamo spazio qui di seguito alle parole di Vincenzo Falabella che, come detto, ha partecipato al congresso tenutosi a Sant’Arpino. (C.O. e S.B.)

Grazie Daniele Romano, buon lavoro a Gennaro Pezzurro
«Questo, per la FISH Campania, è stato un momento di passaggio, ma anche di riflessione profonda sul cammino fatto e sulla responsabilità che ogni nuovo inizio comporta. Dopo dodici anni intensi, vissuti con rigore, passione e una visione chiara, Daniele Romano lascia la presidenza della Federazione Regionale, ma non lascia un vuoto: lascia una direzione, un messaggio forte e non negoziabile che continuerà a guidare l’azione della Federazione per gli anni a venire. Le parole “I diritti delle persone con disabilità non si negoziano”, infatti, non sono uno slogan, ma un vero e proprio principio fondante, parole non retoriche, ma la sintesi di un intero approccio culturale, politico e civile. In un tempo in cui i diritti vengono spesso piegati alle logiche economiche o a visioni parziali della società, ribadire che i diritti delle persone con disabilità non si mettono in discussione significa riaffermare l’essenza stessa della democrazia.
La disabilità non è una condizione marginale, è parte integrante della realtà umana. Difendere i diritti delle persone con disabilità vuol dire garantire il diritto alla vita indipendente, all’istruzione inclusiva, al lavoro dignitoso, alla partecipazione attiva nella comunità. Significa sostenere anche le famiglie, spesso lasciate sole a fronteggiare un sistema frammentato, burocratico, poco attento ai bisogni reali.
Nel corso di questi dodici anni, Daniele Romano ha dato voce proprio a questi diritti fondamentali, facendosi carico di un compito difficile: trasformare la protesta in proposta, la denuncia in azione politica, la vulnerabilità in leva per il cambiamento. E lo ha fatto in una Regione – la Campania – notoriamente complessa, dove i diritti sociali faticano spesso a tradursi in servizi concreti, e dove le diseguaglianze territoriali rendono ancora più evidente il bisogno di giustizia sociale. La sua Presidenza è stata caratterizzata da un profondo lavoro di ricostruzione: della credibilità della Federazione, della sua capacità di incidere, di dialogare con le Istituzioni, ma anche di fare rete tra le Associazioni, con il Terzo Settore, con le famiglie. Ha riportato al centro il protagonismo delle persone con disabilità, riaffermando che nessuna scelta può essere fatta “sulla disabilità” senza il coinvolgimento diretto di chi la vive in prima persona.
Questo ha richiesto coraggio e costanza. Ha significato affrontare battaglie contro l’inadeguatezza dei servizi sociosanitari, contro la mancanza di accessibilità, contro una scuola non sempre inclusiva, contro le barriere – fisiche, culturali e burocratiche – che ancora impediscono la piena partecipazione alla vita sociale. Ma anche lavorare per costruire alleanze, per innovare le politiche pubbliche, per portare la disabilità fuori dal solo ambito assistenziale e dentro una dimensione di piena cittadinanza.
Romano lascia quindi una Federazione più forte, più radicata, più consapevole della propria missione. Ma lascia soprattutto un modello: quello di una leadership che non si accontenta di gestire l’esistente, ma che vuole cambiare, trasformare, migliorare. La sua visione ci ricorda che la disabilità non è un problema da risolvere, ma una condizione della diversità umana che va riconosciuta, rispettata, valorizzata. La sfida non è l’integrazione, ma l’inclusione. Non è l’assistenza, ma l’autonomia. Non è la tolleranza, ma la giustizia.
Oggi, il suo testimone passa nelle mani di Gennaro Pezzurro, cui va un sincero e sentito in bocca al lupo. Il suo compito sarà tanto importante quanto delicato: dare continuità a questo lavoro, ma anche apportare nuove energie, nuove idee, nuovi strumenti per affrontare le sfide che ancora attendono le persone con disabilità in Campania. Pezzurro eredita una responsabilità che non è solo associativa, ma culturale e politica: mantenere viva l’attenzione, costruire alleanze efficaci, promuovere politiche pubbliche inclusive, e garantire sempre che la voce delle persone con disabilità e delle loro famiglie resti centrale.
Dal canto suo, la FISH Nazionale, oggi più che mai, conferma il proprio sostegno alla realtà campana. Il cammino verso il pieno riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità non si compie mai da soli. Serve una rete, serve unità, serve una visione condivisa. La Campania rappresenta un territorio emblematico, e proprio per questo va sostenuto con forza, affinché ciò che è stato costruito in questi dodici anni non solo non venga disperso, ma diventi base solida per ulteriori conquiste.
Grazie dunque a Daniele Romano, per la passione, la coerenza, e la determinazione con cui ha saputo portare avanti questo mandato. Buon lavoro a Gennaro Pezzurro, perché il futuro dei diritti non aspetta. E a tutta la FISH Campania, l’augurio di continuare con coraggio, perché i diritti, davvero, non si negoziano. Mai».
Vincenzo Falabella – presidente nazionale della FISH
(Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie)

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Sostegno, pubblicato l’avviso che disciplina le modalità di espressione della rinuncia alle domande di riconoscimento dei titoli sul sostegno conseguiti all’estero

Ultime da A.T.P. Catanzaro - 7 Giugno 2025 - 7:37am

Sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito è stato pubblicato l’Avviso che disciplina le modalità e le tempistiche per l’espressione della rinuncia alle domande ...

La nuova edizione del “Premio Antonio Muñoz” e del “Premio Diana Lorenzani”

Superando - 6 Giugno 2025 - 6:25pm

Si potrà partecipare fino al 31 luglio alla nuova edizione del Premio Antonio Muñoz e del Premio Diana Lorenzani, riservati dal MAC (Movimento Apostolico Ciechi) il primo a studenti ciechi o ipovedenti che abbiano frequentato nell’anno scolastico 2024/2025 la scuola primaria o la scuola secondaria, il secondo alle scuole e agli Enti del Terzo Settore che nell’ultimo anno abbiano messo in atto azioni e progetti per favorire l’inclusione, nella comunità scolastica e sociale, di persone con disabilità grave

Si potrà partecipare fino al 31 luglio alla nuova edizione di due iniziative tradizionalmente promosse dal MAC (Movimento Apostolico Ciechi).
Si tratta del Premio Antonio Muñoz, riservato a studenti ciechi o ipovedenti che abbiano frequentato nell’anno scolastico 2024/2025 la scuola primaria o la scuola secondaria di primo e secondo grado e del Premio Diana Lorenzani, destinato alle scuole e agli Enti del Terzo Settore che nell’ultimo anno abbiano messo in atto azioni e progetti allo scopo di favorire l’inclusione, nella comunità scolastica e sociale, di persone con disabilità grave. (S.B.)

Nel sito del MAC sono disponibili il regolamento del Premio Antonio Muñoz e la modulistica per la partecipazione (Mod. A e Mod. B), nonché il regolamento del Premio Diana Lorenzani e la modulistica per la partecipazione (Mod. A e Mod. B). Per ogni altra informazione: mac@movimentoapostolicociechi.it.

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Il basket unificato di Special Olympics: una palestra di cambiamento sociale

Superando - 6 Giugno 2025 - 6:06pm

Si terrà domani, 7 giugno e domenica 8, a Treviso, la XII edizione dello “Special Olympics International Unified Basketball Tournament”, uno degli eventi più significativi nel panorama sportivo europeo, dedicati alle persone con e senza disabilità intellettive, un torneo che è sì una competizione sportiva, ma anche e soprattutto una vera e propria palestra di inclusione, cultura e cambiamento sociale

Presentata oggi, nel corso di una conferenza stampa a Treviso, si terrà domani, 7 giugno e domenica 8, presso La Ghirada – Città dello Sport della città veneta, la XII edizione dello Special Olympics International Unified Basketball Tournament, uno degli eventi più significativi nel panorama sportivo europeo, dedicati alle persone con e senza disabilità intellettive, un torneo che è sì una competizione sportiva, ma anche e soprattutto una vera e propria palestra di inclusione, cultura e cambiamento sociale.

Nato nel 2012 con sole 4 squadre, l’evento è diventato oggi un appuntamento internazionale di riferimento, se è vero che nei prossimi giorni a Treviso le squadre partecipanti saranno 37, di cui 12 provenienti da Paesi stranieri (tra cui Stati Uniti, Belgio, Canada, Finlandia, Germania, Irlanda, Polonia ed Egitto), che daranno vita a un vero e proprio festival della pallacanestro inclusiva, con il coinvolgimento di 450 atleti, suddivisi in sei livelli di abilità, 30 arbitri (di cui 14 stranieri), 90 tra tecnici e accompagnatori, 20 ufficiali di campo, 3 medici, uno staff organizzativo di 50 persone. Il tutto per disputare ben 74 partite in 4 campi all’interno della Ghirada-Città dello Sport, grazie a una solida e appassionata organizzazione, supportata da 44 tirocinanti dell’Università di Verona.

Il torneo si avvarrà del patrocinio di Special Olympics Italia, la componente nazionale del movimento di sport praticato da persone con disabilità intellettive, di Special Olympics Europe Eurasia, della Regione Veneto, della Provincia e del Comune di Treviso, della FIP (Federazione Italiana Pallacanestro) e dell’Università di Verona. (S.B.)

A questo link è disponibile un ampio testo di approfondimento sulla conferenza stampa di presentazione del XII Special Olympics International Unified Basketball Tournament. Per ulteriori informazioni: stampa@specialolympics.it (Giampiero Casale).

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C’è grande interesse per una comunicazione sulla disabilità più consapevole e rispettosa

Superando - 6 Giugno 2025 - 5:33pm

Appare decisamente confortante la grande partecipazione all’incontro Le parole contano. Comunicare la disabilità con rispetto e consapevolezza, promosso ad Ancona dal Centro Papa Giovanni XXIII di Ancona, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti delle Marche. L’evento ha potuto contare infatti sulla presenza di numerosi giornalisti, operatori sociali, comunicatori, cittadini e cittadine, confermando l’interesse verso una comunicazione più consapevole, rispettosa e aderente alla realtà delle persone Da sinistra: Andrea Carloni (CONI Marche), Giorgia Sordoni (Centro Papap Giovanni XXIII) e i giornalisti Sara De Carli e Claudio Arrigoni, durante l’incontro di Ancona

Fa decisamente piacere registrare la grande partecipazione all’incontro formativo Le parole contano. Comunicare la disabilità con rispetto e consapevolezza, promosso presso la propria sede dalla Cooperativa Sociale Centro Papa Giovanni XXIII di Ancona, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti delle Marche (se ne legga anche la nostra presentazione). L’evento ha potuto contare infatti sulla presenza di numerosi giornalisti, operatori sociali, comunicatori, cittadini e cittadine, interessati ad approfondire il ruolo del linguaggio nella costruzione dell’immaginario collettivo legato alla disabilità. Un’ottima risposta di pubblico, quindi, che ha confermato l’urgenza e l’interesse verso una comunicazione più consapevole, rispettosa e aderente alla realtà delle persone.

«Un dialogo aperto e stimolante – sottolineano dalla struttura organizzatrice – ha toccato temi centrali come il superamento degli stereotipi, la necessità di evitare semplificazioni e la responsabilità etica di chi comunica, in ogni àmbito, con e sulla disabilità. Attraverso testimonianze, esempi concreti ed esercitazioni, i partecipanti hanno potuto pertanto riflettere su quanto le parole che scegliamo possano influenzare la cultura, le relazioni e le opportunità delle persone con disabilità».
Pregevoli, in tal senso, sono stati gli interventi di Giorgia Sordoni, presidente del Centro Papa Giovanni XXII, di Asmae Dachan, consigliera dell’Ordine dei Giornalisti delle Marche e degli autorevoli ospiti Sara De Carli, giornalista di «VITA non profit magazine», specializzata in temi sociali, disabilità, welfare e Terzo Settore e Claudio Arrigoni, giornalista della «Gazzetta dello Sport» e del «Corriere della Sera», da anni impegnato nel raccontare lo sport paralimpico e i diritti delle persone con disabilità, firma anche di Superando.

L’incontro si è concluso con un pranzo condiviso presso Fricchiò, il servizio di ristorazione solidale del Centro Papa Giovanni XXIII, dove quotidianamente viene promossa l’inclusione sociale e lavorativa anche attraverso il cibo. (S.B.)

Per informazioni e iscrizioni: Marco Trillini (m.trillini@centropapagiovanni.it).

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“Il nostro Ciak”, un progetto in cui le persone con disabilità diventano protagoniste

Superando - 6 Giugno 2025 - 4:55pm

Durerà 14 mesi e vedrà coinvolti 100 destinatari in tutta Italia, afferenti a realtà che si occupano di diverse disabilità, per realizzare prodotti artistici, teatrali, giornalistici, cimentandosi anche nel fare gli speaker in una radio. Il progetto “Il nostro Ciak” ha preso il via da Mazara del Vallo (Trapani), promosso dalla UILDM locale, e terminerà a Monopoli (Bari), costituendo così una rete che punta all’inclusione sociale, con 11 partner nazionali e un’équipe multidisciplinare Un’immagine dell’incontro di Mazara del Vallo, che ha segnato l’avvio del progetto “Il nostro Ciak”

Il workshop intitolato Il nostro Ciak: il progetto e i suoi obiettivi, tenutosi il 29 maggio a Mazara del Vallo (Trapani), ha di fatto segnato l’avvio del progetto denominato appunto Il nostro Ciak, promosso dalla UILDM locale (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e selezionato attraverso un Avviso del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, riguardante iniziative promosse ai sensi del Codice per il Terzo Settore.
Strutturata per rispondere in maniera integrata ai bisogni di giovani tra i 18 e i 29 anni con disabilità e in situazioni di svantaggio socio-economico, l’iniziativa si articola su una serie di interventi educativi e culturali volti a promuovere l’inclusione sociale, attraverso percorsi di comunicazione, formazione e attività teatrali, il tutto avvalendosi del contributo di una rete composta da 11 partner nazionali (Circolo Legambiente Francesco Lojacono di Palermo; FIADDA Roma; FIADDA; AVI Umbria; Associazione Atlantis 27; ANIS Regione Puglia; FISH Nazionale; FISH Calabria; Associazione Insieme Verso Nuovi Orizzonti; Associazione Crescere Insieme; Fondazione Messina–Ente Filantropico) e da un’équipe multidisciplinare, per garantire la qualità metodologica e l’efficacia degli interventi.

«Questo è un progetto molto ambizioso – ha sottolineato durante il workshop Giovanna Tramonte, presidente della di Mazara del Vallo – un progetto importante, la cui bellezza sta nel fatto che ha saputo inserirsi lì dove le Istituzioni sono carenti, considerata la mancanza di servizi per una completa integrazione che vedono la persona con disabilità come soggetto passivo di iniziative spesso slegate fra loro. I destinatari del Nostro Ciak, infatti, diventano protagonisti. Ringraziamo pertanto la progettista dottoressa Giuseppa Adamo e benvenuti a bordo a tutti i partner».
«Il nostro Ciak -ha spiegato la citata project manager dell’iniziativa Giuseppa Adamo – è un progetto a misura delle diverse espressività e ha finalità ludico-aggregative, per rafforzare le competenze personali e relazionali dei beneficiari, valorizzandone le potenzialità e favorendone l’accesso attivo alla vita culturale e sociale. Ringraziamo dunque il Ministero delle Politiche Sociali e la UILDM di Mazara per la fiducia, oltre naturalmente a tutti i partner che si adopereranno per la riuscita del progetto».
«Fra le attività previste – ha aggiunto Adamo – vorrei segnalare anche la realizzazione di un cortometraggio con il noto regista Giuseppe Gigliorosso, da portare in festival nazionali e internazionali».
«In un momento così tragico come quello presente – ha concluso – ove la vita di migliaia di innocenti è quotidianamente a rischio, questo progetto vuole essere anche un momento di riflessione. Non si può infatti restare inermi di fronte a quanto di orribile sta avvenendo dall’altra parte del Mediterraneo».

Persone presenti all’incontro di Mazara del Vallo

A descrivere dettagliatamente le caratteristiche del progetto, in apertura del workshop di Mazara, che ha visto la partecipazione di molti ospiti della struttura gestita dalla UILDM locale e di una serie di beneficiari dell’iniziativa, è stata la coordinatrice, Anna Capra, presidente dell’ANIS Puglia (Associazione Nazionale di Inclusione Sociale), che ha spiegato: «Il nostro Ciak vedrà coinvolti 100 destinatari in tutta Italia che realizzeranno prodotti artistici, teatrali, giornalistici, cimentandosi anche nel fare gli speaker in una radio. Il progetto avrà una durata di 14 mesi, iniziando a Mazara del Vallo e terminando a Monopoli (Bari), con passaggi e il coinvolgimento di realtà che si occupano di diverse disabilità, costituendo così una rete con l’obiettivo l’inclusione sociale».

Tra gli altri esponenti di partner del progetto intervenuti all’incontro, Antonio Cotura, presidente della FIADDA (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone sorde e Famiglie), ha voluto evidenziare il tema dell’accessibilità e della fruibilità dei servizi nella partecipazione alla vita sociale. «Nell’immaginario collettivo – ha dichiarato a tal proposito – si pensa solo alle barriere architettoniche, ma l’accessibilità in senso lato riguarda le relazioni umane in generale, la fruizione di spazi pubblici. Con Il nostro Ciak, dunque, siamo chiamati tutti a portare conoscenze, esperienze, competenze per rendere questa progettualità conforme ai suoi obiettivi e per renderla divulgabile e replicabile attraverso un criterio di progettazione universale».
Dal canto suo, Emilia Del Fante, presidente della FIADDA Roma, ha aggiunto: «Questo progetto ci tocca il cuore perché rientra nella cultura della FIADDA Roma, impegnata da anni nella promozione delle tecniche cinematografiche fra i giovani, pertanto daremo il nostro forte contributo alla sua riuscita».
Infine, le parole di Andrea Tonucci dell’AVI Umbria (Associazione Vita Indipendente): «Ringraziamo per esser stati coinvolti in questa bellissima iniziativa, stimolante, di prospettiva nazionale. Porteremo la nostra esperienza nello sviluppo di forme di aggregazione, dal lavoro, al tempo libero, alla comunicazione con strumenti innovativi. In bocca al lupo a tutti noi!». (S.B.)

Ringraziamo Francesco Mezzapelle e Ciro Oliviero per la collaborazione.

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Avviso di fermo applicativo della piattaforma nei giorni del 7 e 8 giugno 2025 – Il fermo riguarda le piattaforme “PNRR FUTURA – Gestione Progetti” e Scuola Futura (sia area riservata sia portale pubblico)

Ultime da USR Calabria - 6 Giugno 2025 - 4:07pm

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Avviso 129479 del 6 giugno 2025 - Avviso apertura funzioni presentazione telematica istanze scioglimento riserva

Ultime dal MIUR - 6 Giugno 2025 - 3:20pm

Avviso 129479 del 6 giugno 2025 - Avviso apertura funzioni presentazione telematica istanze scioglimento riserva

Categorie - News Normativa

Il Registro della Sclerosi Multipla, strumento utile alla ricerca, alle persone e alla sanità pubblica

Superando - 6 Giugno 2025 - 1:49pm

Strumento utile sia per la ricerca scientifica che per la sanità pubblica, ha compiuto dieci anni il Registro Italiano Sclerosi Multipla, grande database clinico nato da un accordo tra la FISM, la Fondazione Italiana Sclerosi Multipla che opera a fianco dell’AISM e l’Università di Bari Aldo Moro. Uno strumento che continua ad evolversi, per generare evidenze scientifiche sempre più robuste e supportare una medicina personalizzata, al servizio delle persone con sclerosi multipla e patologie correlate L’intervento della professoressa Maria Trojano, presidente del Comitato Scientifico del Registro Italiano Sclerosi Multipla, durante il focus dedicato a quest’ultimo, all’interno del recente convegno di Roma promosso dalla Fondazione FISM, nell’àmbito della Settimana Nazionale della Sclerosi Multipla 2025

Ha compiuto dieci anni il Registro Italiano Sclerosi Multipla (RISM), grande database clinico nato da un accordo tra la FISM, la Fondazione Italiana Sclerosi Multipla che opera a fianco dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) e l’Università di Bari Aldo Moro, evolutosi nel tempo, estendendo la raccolta dati anche alle patologie affini alla sclerosi multipla (NMOSD e MOGAD) e includendo i casi pediatrici.
Oggi, dunque, il RISM si compone di circa 94.000 persone con sclerosi multipla e patologie correlate, caratterizzandosi come uno dei database più grandi d’Europa in tale àmbito, un risultato che è stato reso possibile grazie la lavoro della Struttura Tecnico Operativa e di Coordinamento (STOC) e al coinvolgimento della rete di 190 Centri Clinici distribuiti su tutto il territorio nazionale.
«La crescita del Registro – sottolinea la neurologa Maria Trojano, che ne presiede il Comitato Scientifico – è stata resa possibile dall’impegno scientifico, finanziario e organizzativo della FISM. Oggi il RISM si basa su una governance solida e strutturata, con commissioni dedicate e un forte supporto operativo e metodologico».

Nel dettaglio, il RISM raccoglie informazioni su: 94.000 persone con sclerosi multipla (circa il 70% della popolazione italiana con questa malattia); 882 persone con patologie correlate (NMOSD e MOGAD); 6.000 persone con sclerosi multipla a esordio pediatrico; 7.600 donne con gravidanza registrata; 13.400 persone con sclerosi multipla progressiva.
Dal 2014 a oggi, inoltre, il Registro ha supportato 65 studi scientifici (di cui 23 ancora in corso) e prodotto 47 pubblicazioni su riviste internazionali. I 190 Centri Clinici oggi aderenti (45 all’inizio) alimentano costantemente un database dinamico e affidabile, che consente di valutare nel tempo efficacia e sicurezza delle terapie e delle loro sequenze nella vita reale.
«I dati del Registro – aggiunge Trojano – hanno anche consentito l’osservazione di sottogruppi di soggetti che necessitano di campioni di numerosità accettabile per essere realizzate, come le persone over 50 o i ragazzi cui viene diagnosticata la malattia. Ora abbiamo inserito nel Registro anche le cartelle cliniche di persone con NMOSD e MOGAD, che sono patologie rare, ciò che presto consentirà nuovi studi sull’andamento di queste malattie e sull’efficacia e la sicurezza dei nuovi farmaci di recente autorizzati».

In sostanza, i dati longitudinali raccolti dal RISM, molti dei quali coprono un periodo superiore ai dieci anni, permettono di migliorare la qualità della presa in carico clinica, personalizzare i trattamenti, prevedere l’andamento della disabilità, supportare le decisioni regolatorie e sanitarie, orientare nuove sperimentazioni.
«Le ricerche sviluppate in questi anni grazie ai dati del Registro – dichiara Mario Alberto Battaglia, presidente della FISM – hanno offerto risposte concrete alla comunità scientifica, alle istituzioni e alle persone con sclerosi multipla. Gli studi pubblicati hanno dimostrato nella vita reale l’efficacia dei trattamenti ad alta intensità nel ridurre le ricadute e rallentare la progressione della disabilità».
Il valore scientifico del Registro è stato riconosciuto del resto anche dal Premio Rita Levi Montalcini 2025, assegnato, come abbiamo raccontato anche in altra parte del giornale, al professor Pietro Iaffaldano, proprio per le ricerche svolte sui dati del Registro stesso.
E ancora, va ricordato che la FISM è capofila del Big MS Data Network, che coinvolge i registri nazionali di Danimarca, Svezia, Francia, Repubblica Ceca e Australia (MSBase), con circa 300.000 cartelle cliniche complessive, una rete impegnata in studi PASS (Post Authorisation Safety Studies), che punta al riconoscimento da parte dell’EMA, l’Agenzia Europea del Farmaco, per la qualità dei suoi dati sulla sicurezza dei farmaci.
E da ultimo, ma non certo ultimo, il RIMNS è al centro del progetto BARCODING, che integra intelligenza artificiale, dati clinici, biobanche, imaging e Patient Reported Outcomes (PRO), per creare una mappa multidimensionale della malattia, favorendo una medicina sempre più predittiva e personalizzata. «Nei prossimi anni – spiega a tal proposito Battaglia -, i dati del Registro saranno determinanti per l’attuazione di BARCODING, che mira a integrare banche dati e intelligenza artificiale per offrire a ogni persona con sclerosi multipla una presa in carico su misura».

«Il progetto del Registro Italiano Sclerosi Multipla e patologie correlate – conclude il Presidente della FISM -, vista la sua duplice natura di strumento utile per la ricerca scientifica e per la sanità pubblica, risponde in pieno alla mission dell’Agenda della Sclerosi Multipla e Patologie Correlate verso il 2030 sia per la linea di missione relativa alla Ricerca sulla sclerosi multipla, sia per quella su Presa in carico, interdisciplinare e centrata sulla persona. Lanciamo dunque quest’anno la chiamata a tutti gli attori interessati a partecipare alla definizione delle priorità dell’Agenda 2026-2030 e siamo sicuri che la crescita continua del Registro, sempre più vicino a coprire le informazioni cliniche, epidemiologiche e socio-demografiche dell’intera popolazione italiana, possa diventare sempre di più uno strumento prezioso per il monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza e dell’applicazione dei PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali) per la sclerosi multipla». Parole, quelle di Battaglia, che fanno comprendere come ricordare il decennale del Registro non sia solo una celebrazione, ma segni l’inizio di una nuova fase, in cui tale strumento continuerà a evolversi, per generare evidenze scientifiche sempre più robuste e supportare una medicina personalizzata, al servizio delle persone con sclerosi multipla e patologie correlate. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa e Comunicazione AISM (Barbara Erba), barbaraerba@gmail.com.

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AVVISO N. 33 – Concorso per titoli ed esami per l’accesso ai ruoli del personale docente della scuola secondaria di I e II grado su posto comune e di sostegno, ai sensi dell’art. 3 comma 8, del Decreto ministeriale 26 ottobre 2023, n. 205 – Avviso...

Ultime da USR Calabria - 6 Giugno 2025 - 12:56pm

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Rapporto di Lavoro a tempo Parziale del Personale della scuola- Elenchi a.s. 2025/26 –

Ultime da A.T.P. Catanzaro - 6 Giugno 2025 - 12:50pm

m_pi.AOOUSPCZ.REGISTRO UFFICIALE(U).0004670.06-06-2025 Elenchi_PT _a.s. 2025_26_Firmato Allegati m_pi.AOOUSPCZ.REGISTRO UFFICIALE(U).0004670.06-06-2025 (396 kB)

Per diffondere al meglio tutti gli strumenti legislativi a tutela dei diritti delle persone con disabilità

Superando - 6 Giugno 2025 - 12:17pm

Migliorare la tutela dei diritti delle persone con disabilità, consentendo loro di godere di quanto previsto da ogni strumento legislativo europeo e internazionale, facilitando inoltre l’accesso a un’efficace tutela giurisdizionale, quando le stesse persone con disabilità sono soggette a discriminazioni multiple e intersezionali: a questo punta il progetto transnazionale “LITIS”, che vede quale partner italiano la CILD (Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti Civili) e nel cui àmbito vi sarà una conferenza online il 10 e l’11 giugno Una realizzazione grafica che recita “Disability Rights are Human Rights” (“I diritti delle persone con disabilità sono diritti umani”)

Avviato nel mese di marzo dello scorso anno e in fase di svolgimento fino al prossimo mese di dicembre, con il sostegno finanziario del programma europeo CERV (Citizens, Equality, Rights and Values, “Cittadini, Uguaglianza, Diritti e Valori”), il progetto LITIS (Enhance the knowledge and skills of legal professionals and other stakeholders in using strategic litigation to enforce the rights of persons with disabilities, ossia letteralmente “Migliorare le conoscenze e le competenze dei professionisti legali e di altri soggetti interessati all’uso del contenzioso strategico per far rispettare i diritti delle persone con disabilità”), è un’iniziativa transnazionale realizzata dall’Associazione Pro Refugiu (Romania), dall’Università di Bucarest (Romania), dall’Università di Salamanca (Spagna) e, per il nostro Paese, dalla CILD (Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti Civili).
L’obiettivo è quello di migliorare la tutela dei diritti delle persone con disabilità, consentendo loro di godere di ogni diritto previsto dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e da altri strumenti legislativi europei e internazionali, facilitando inoltre l’accesso a un’efficace tutela giurisdizionale attraverso controversie strategiche, quando le persone con disabilità sono soggette a discriminazioni multiple e intersezionali.

Nell’àmbito di LITIS, dunque, il 10 e l’11 giugno (ore 9.30-17) è in programma una conferenza in modalità online (piattaforma Zoom), durante la quale, come spiegano dalla CILD, verranno affrontati in particolare i seguenti temi: «Come e quando avviare un contenzioso strategico: fasi chiave, raccolta prove, strumenti legali; quadro giuridico internazionale ed europeo, con focus sul diritto dell’Unione Europea e sui meccanismi dell’ONU; strategie di advocacy e comunicazione; analisi di casi attuali e simulazioni giurisprudenziali; collaborazioni tra avvocati, organizzazioni della società civile e altri difensori dei diritti umani».

Durante la due giorni, va ricordato in conclusione, saranno anche presentati e discussi materiali formativi (esercitazioni, checklist, presentazioni) sviluppati dai partner di progetto, ossia, come detto in precedenza, dalla CILD, da Pro Refugiu, dall’Università di Bucarest e da quella di Salamanca. (S.B.)

Per ogni informazione e approfondimento: Elisa Leoni (elisa@cild.eu).

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Il voto delle persone con disabilità o in situazione di malattia: tutte le norme

Superando - 6 Giugno 2025 - 11:42am

In vista dei cinque referendum dell’8 e 9 giugno, dopo avere riferito nei giorni scorsi delle guide rivolte a persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, prodotte dalle Associazioni ANFFAS e AIPD, segnaliamo oggi, nel sito “Persone con disabilità.it”, una ricognizione sulle varie norme riguardanti il voto di persone con disabilità o in situazione di malattia, ove si parla tra l’altro di voto assistito e di seggi non accessibili

In vista dei cinque referendum per cui si voterà domenica 8 e lunedì 9 giugno (quattro sui temi del lavoro e uno su quello della cittadinanza: tutte le notizie sono disponibili a questo link, nel portale del Ministero dell’Interno), abbiamo riferito nei giorni scorsi (a questo e a questo link) delle guide rivolte a persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, prodotte da ANFFAS (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo) e AIPD (Associazione Italiana Persone con Sindrome di Down).

Per quanto riguarda invece tutte le altre norme riguardanti il voto di persone con disabilità o in situazione di malattia, segnaliamo senz’altro l’ottima ricognizione prodotta nel sito Persone con disabilità.it (a questo link), ove si parla innanzitutto del voto assistito, ossia della possibilità per le persone cieche, amputate delle mani, affette da paralisi o con altro impedimento di analoga gravità, che possono essere accompagnate all’interno della cabina elettorale da un altro elettore.
Ma si parla anche della possibilità, per elettori ed elettrici non deambulanti, di esprimere il diritto al voto presso un’altra sezione del proprio Comune, nel caso che il seggio assegnato non sia accessibile.
E da ultimo, ma non ultimo, c’è anche spazio per la possibilità, da parte delle persone ricoverate in ospedale o in casa di cura, di votare all’interno del luogo di ricovero. (S.B.)

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La scomparsa del regista Mirko Locatelli

Superando - 6 Giugno 2025 - 11:09am

È scomparso il 31 maggio il regista milanese Mirko Locatelli, che per alcuni anni era stato direttore artistico della Mediateca LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), e che nelle sue opere si era dedicato con particolare attenzione e delicatezza a storie che raccontano la disabilità e l’adolescenza Una bella immagine di Mirko Locatelli

È morto il 31 maggio, dopo una breve malattia, il regista milanese Mirko Locatelli. Aveva diretto film come I corpi estranei, realizzato nel 2013 con Filippo Timi, Isabelle (2018) e La memoria del mondo (2022). Per alcuni anni è stato anche direttore artistico della nostra Mediateca [di LEDHA, N.d.R.] ed era stato tra i promotori del LEDHA Spot Festival, un concorso aperto agli sceneggiatori under 30 per la realizzazione di tre spot pubblicitari per promuovere l’inserimento lavorativo di persone con disabilità. Lo stesso Locatelli aveva poi diretto i tre cortometraggi.

Nato a Milano il 22 ottobre 1974, Locatelli da tempo si era trasferito in provincia di Asti, dove aveva creato una factory con attori e registi e dove si stava preparando a girare il suo nuovo film.
Nelle sue opere, Locatelli ha toccato temi diversi, ma si è dedicato con particolare attenzione e delicatezza a storie che raccontano la disabilità e l’adolescenza. In I corpi estranei segue un padre (Filippo Timi) e suo figlio, aggredito da un cancro al cervello; al centro di Isabelle, interpretato dall’attrice francese Ariane Ascaride, ci sono invece una madre e una figlia, la cui vita viene stravolta dall’incontro con un giovane attraversato da una crisi profonda; La memoria del mondo, infine, è un progetto di ombre che incrocia identità smarrite, eredità e tracce da fare riemergere.

Locatelli viveva, viaggiava, lavorava in sedia a rotelle a causa di un incidente stradale avvenuto quando era adolescente. Ma non parlava quasi mai di questo episodio, ricorda un articolo pubblicato sul «Corriere della Sera». «Dirigere sulla sedia a rotelle non è un problema – ragionava Locatelli -. Allo spettatore, al selezionatore di un festival, non importa se sei agile, scattante, o se sei in carrozzina. Non lo sa e non gli interessa, perché è la tua poetica che viene valutata. Il cinema, da questo punto di vista, realizza la vera uguaglianza». (LEDHA-Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità)

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Pubblicazione richiesta di conciliazione mobilità, a.s. 2025/26 – scuola secondaria di primo grado

Ultime da A.T.P. Catanzaro - 6 Giugno 2025 - 8:49am

Sostegno, pubblicato l’avviso che disciplina le modalità di espressione della rinuncia alle domande di riconoscimento dei titoli sul sostegno conseguiti all’estero

Ultime da USR Calabria - 6 Giugno 2025 - 7:32am

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La scuola e gli studenti con disturbo dello spettro autistico: ciò che serve per un cambiamento reale

Superando - 5 Giugno 2025 - 6:15pm

«I dati più recenti – scrive Cristina Finazzi – evidenziano come l’autismo sia diffuso in tutte le fasce scolastiche e sottolineano l’importanza di interventi educativi personalizzati e specifici in ogni ordine e grado e di una programmazione strutturale della scuola adeguata, che sappia organizzarsi in anticipo per l’ingresso degli studenti con autismo, evitando atti discriminatori di non accettazione delle iscrizioni o si mostri impreparata quando l’anno scolastico è già avviato»

Noi famiglie con figli nello spettro autistico denunciamo da anni le difficoltà di inserimento e inclusione scolastica, segnalando casi concreti di esclusione e discriminazione.
La scuola, da luogo di crescita e accoglienza, è percepita sempre più come ambiente punitivo e respingente per gli studenti con disabilità e le loro famiglie e quando viene meno la fiducia nelle istituzioni scolastiche, le famiglie stesse sono costrette a rivolgersi anche alla magistratura, con il rischio che esse, stanche di lottare, rinuncino al diritto allo studio dei figli, soprattutto dopo l’obbligo scolastico.
Assistiamo costantemente alla sostituzione dell’alleanza educativa scuola-famiglia con logiche burocratiche e di tutela di meri interessi corporativistici e delle istituzioni, in un contesto scuola teso a valorizzare titoli e competenze, ma che manca spesso di una reale capacità relazionale ed empatica da parte degli adulti, oltre a una specifica formazione sulle diverse modalità di apprendimento e di conseguenza, sulle diverse strategie e approcci di insegnamento.

L’Italia viene spesso citata come esempio di scuola inclusiva, grazie alla Legge 517/77, che ha reso stabile la figura dell’insegnante di sostegno, trasformandola da ruolo itinerante e temporaneo, come previsto dal precedente Documento Falcucci del 1975, a una presenza fissa e imprescindibile nelle classi con alunni con disabilità. Questa scelta, se da un lato ha garantito una continuità e un supporto concreto, dall’altro ha innescato un meccanismo di delega e deresponsabilizzazione della comunità educante nel suo complesso. L’insegnante di sostegno, infatti, è diventato spesso l’unico riferimento per lo studente con autismo, mentre gli insegnanti curricolari e l’intero ambiente scolastico tendono a scaricare su di lui la responsabilità dell’inclusione. Questo modello rischia di ghettizzare lo studente, riducendo la sua partecipazione attiva alla vita della classe e alimentando un isolamento educativo e sociale, ben lungi, dunque, dall’intento normativo di avere figure educative e di sostegno destinate all’intera classe.

La situazione si aggrava ulteriormente per gli studenti con disturbi dello spettro autistico, che rappresentano oggi circa il 32% degli alunni con disabilità nelle scuole italiane, con una crescita esponenziale negli ultimi anni.
Le caratteristiche specifiche dell’autismo — difficoltà comunicative, comportamenti ripetitivi, resistenza al cambiamento — richiedono competenze specialistiche e una didattica flessibile e personalizzata, che spesso mancano a causa di una formazione insufficiente e non specifica del personale scolastico.
Secondo dati recenti, su circa 246.000 insegnanti di sostegno, ben 67.000 non hanno una preparazione specialistica adeguata ad affrontare le esigenze degli studenti autistici. La mancanza di risorse, di supporti tecnologici e di ambienti strutturati e prevedibili, unita a una scarsa interazione con le famiglie e i servizi territoriali, produce esperienze educative frammentarie e poco efficaci.

Nel dettaglio, la distribuzione degli studenti autistici nelle scuole italiane, secondo stime aggiornate, è la seguente:
° Scuola dell’infanzia: una quota significativa degli alunni con disabilità in questa fascia presenta disturbi dello sviluppo psicologico, inclusi i disturbi dello spettro autistico. Circa il 57% degli alunni con disabilità in questa fascia ha disturbi dello sviluppo.
° Scuola primaria: il 41,9% degli studenti con autismo presenta anche disabilità intellettiva. Gli alunni con autismo rappresentano una quota importante degli studenti con disabilità in questa fascia, con una crescita costante negli ultimi anni. Circa il 42% degli studenti con disabilità intellettiva si trova nella scuola primaria.
° Scuola secondaria di primo grado: il 49,8% degli studenti con autismo presenta disabilità intellettiva. Anche qui l’autismo è una delle disabilità più frequenti, con una percentuale rilevante di studenti con disturbi dell’apprendimento e dell’attenzione.
° Scuola secondaria di secondo grado: la presenza di studenti con autismo è inferiore rispetto ai gradi precedenti, ma comunque significativa, con una quota di studenti con disabilità intellettiva che arriva al 48%.
Pertanto, in termini numerici complessivi, gli studenti con autismo rappresentano circa il 32% del totale degli alunni con disabilità nelle scuole italiane.

Questi dati evidenziano dunque come l’autismo sia diffuso in tutte le fasce scolastiche, con una maggiore concentrazione nella scuola primaria e in quella secondaria di primo grado, e sottolineano l’importanza di interventi educativi personalizzati e specifici in ogni ordine e grado e di una programmazione strutturale della scuola adeguata, che sappia organizzarsi in anticipo per l’ingresso degli studenti con autismo, evitando atti discriminatori di non accettazione delle iscrizioni o si mostri impreparata quando l’anno scolastico è già avviato.

Per superare queste criticità, è per noi fondamentale introdurre in modo strutturato la figura del supervisore ABA come consulente stabile del plesso scolastico (come già si fa per lo psicologo o il pedagogista in molte scuole). Questo professionista, altamente specializzato e con formazione specifica in Applied Behavior Analysis (ABA, appunto, ossia “Analisi applicata del comportamento”), coordina e supervisiona i programmi educativi personalizzati, supportando non solo l’insegnante di sostegno, ma l’intero gruppo docente, dirigenze scolastiche incluse, il personale scolastico, la famiglia e persino i compagni di classe.
Grazie alle nuove tecnologie e ai mezzi di comunicazione — come video, piattaforme digitali e sistemi di monitoraggio a distanza — il supervisore ABA può intervenire efficacemente anche a distanza, offrendo formazione continua, consulenza personalizzata e monitoraggio costante degli interventi. Questo approccio consente di adattare tempestivamente le strategie educative alle esigenze specifiche dello studente con autismo, migliorando la qualità dell’inclusione e la coesione del team educativo.

Quali possono essere, quindi, le proposte per un cambiamento reale?
° Rafforzare la formazione specialistica di tutto il personale scolastico, non solo degli insegnanti di sostegno, con percorsi mirati sulle caratteristiche dell’autismo e sulle strategie educative basate su evidenze scientifiche come l’ABA.
° Promuovere una responsabilità condivisa tra tutti i docenti e il personale scolastico, superando la logica della delega al solo insegnante di sostegno e coinvolgendo attivamente la classe e la comunità scolastica.
° Integrare stabilmente la consulenza del supervisore ABA nel plesso scolastico, utilizzando le tecnologie digitali per garantire un supporto continuo e multidisciplinare.
° Creare ambienti strutturati e prevedibili, con spazi adeguati, materiali didattici personalizzati e supporti visivi e tecnologici, per ridurre l’ansia e facilitare l’apprendimento.
° Favorire la continuità didattica, evitando cambi frequenti di insegnanti e delle figure educative di riferimento, per costruire relazioni di fiducia fondamentali per gli studenti con autismo.
° Costruire una rete integrata tra scuola, famiglia, servizi sanitari e sociali, per garantire un percorso coerente e multidisciplinare.
° Sensibilizzare la comunità scolastica e promuovere una cultura inclusiva che valorizzi la diversità come risorsa, contrastando pregiudizi e isolamento.

Solo così riteniamo che la scuola potrà trasformarsi in vero spazio di crescita, partecipazione e inclusione per tutti gli studenti, garantendo il diritto allo studio e alla piena cittadinanza a tutti gli alunni, inclusi quelli con autismo.

*Madre di un ragazzo con disturbo dello spettro autistico, componente del Comitato Uniti per l’Autismo, organizzazione unitaria lombarda nata nel 2018, comprendente cinquanta Associazioni per l’autismo e migliaia di famiglie lombarde, rappresentandola con una sola voce nei confronti delle Istituzioni regionali e nazionali.

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